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[Pietra Miliare] Don Caballero What Burns Never Returns


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11 replies to this topic

#1 slothrop

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Inviato 15 aprile 2015 - 11:11

http://www.ondarock....everreturns.htm

 

Nessuno la apre, lo faccio io. Bella pietra del Palozzo nazionale su un album controverso e forse non così famoso. Scelta coraggiosa e insolita, se si considera che:

1 - non riesco a pensare a un genere più fuori moda del math-rock

2 - i dischi più celebrati dei Don Caballero sono alternativamente la raccolta dei primi singoli (per i duri e puri ancora però troppo legati all'hard-core) o il secondo, tipicamente il favorito.

 

Che poi "2" a ben guardare è pure il mio favorito ma sposo la linea Palozzo perchè in effetti "What Burns Never Returns", che comprai ancora imberbe e digiuno di altra discografia della band (della quale avevo solo letto qualcosa) fu un piccolo ma intrigantissimo trauma. Lo ascoltai molto, al netto del fatto che non capivo quella masochistica fusione di potenza di fuoco assurda ma abortita sul nascere, e repentini sgretolamenti di minuzie chitarristiche laddove una band più convenzionale avrebbe scatenato l'inferno (sempre con quella potenza a disposizione). Ancora non conoscevo gli Storm&Stress, che avrebbero fornito parecchi indizi sulla strampalata transizione in corso dei Don Caballero. Non era nemmeno scontato che pubblicassero una roba del genere, uno dei dischi più transitori di tutti i tempi, sputato fuori quando il math-rock era al culmine e i DonCab erano la bandiera (anche perchè gli Aburadako rimanevano confinati in Giappone e avevano sempre troppo punk nelle vene) e che però non si capiva se fosse talmente oltre nella follia algebrica da essere incomprensibile per i seguaci del filone oppure se, come pareva a me, tutta questa matematica poi non ci fosse, o comunque ne uscisse sbrindellata dalle strampalate idee chitarristiche e compositive di Ian Williams, che in quella fase si era imposto come mente-guida dell'ensemble.

In origine (questo Michele non lo dice) pare che il primo chitarrista Mike Banfield fosse il leader, e significativamente verrà estromesso dal gruppo dopo questo disco. Facile invece capire come mai il vero leader del gruppo fosse (prima e dopo questo album) il portentoso e fin troppo impattante batterista Damon Che, che in questa fase però subisce l'influenza del'ultimo arrivato Williams al punto di produrre un album inclassificabile e stilisticamente "drammatico" come questo, per poi proseguire sulla medesima strada nel disco successivo, arrivando a dichiararla apertamente con la sostituzione del bassista originario Pat Morris con Topolsky degli Storm&Stress. A quel punto l'inevitabile (?) rottura tra Damon e Williams, il sublime commiato degli Storm&Stress, la laboriosa nascita dei Battles e l'altrettanto lento riassemblamento dei Don Caballero con Damon, che però ormai è fuori tempo massimo.

 

I dischi di questa gente dal '98 al 2000 sono la chirurgica e impietosa cronaca di una rottura, umana, stilistica e musicale. Un trionfo di creatività che va in brandelli.


  • 9

#2 paloz

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Inviato 15 aprile 2015 - 13:09

Oh, grazie!
Ho fatto questa scelta consapevole del fatto che molti preferiscano "2", che ha dalla sua una maggior compattezza e direzione degli intenti: lì c'era davvero tanta eredità del minimalismo americano e una visione artistica rigorosa; in WBNR tutto si sfalda ed è ciò che lo rende affascinante e "miliare", è la rottura in tempo reale di un meccanismo perfetto, che mantiene coerenza in maniera quasi miracolosa, considerando come vengono trattati i tempi e le melodie.
C'è poi una questione affettiva: li ho scoperti con questo album e, anche scoprendo tutto il resto della produzione, era impossibile per me non vederlo come l'occhio del ciclone, il momento cruciale della loro vicenda artistica, la loro scommessa più ardita. Ed è una bomba.
  • 2

esoteros

 

I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.

 

(Samuel Beckett, Malone Dies)


#3 markmus

    cui prodi

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Inviato 15 aprile 2015 - 13:10

non sono un super-esperto del genere, ma questo e' uno dei dischi preferiti nell'ambito (o almeno era, devo riprenderlo che e' una vita che non l'ascolto).

 

e' il primo loro che ascoltai e poi andai a ritroso, ma con poco successo. di questo mi piace la produzione cristallina che esalta l'algidita' della musica. la batteria sicuramente la fa da padrona, ma devo dire che e' la chitarra limpida e percussiva che mi ha conquistato.


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#4 slothrop

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Inviato 15 aprile 2015 - 13:37

beh, credevo che quasi tutti fossero partiti con "2". Io What Burns lo ascoltai in diretta e a quei tempi era così che si faceva, poi col web ho dato per scontato che le preferenze andassero altrove. Ad ogni modo mi ritrovo nelle parole di entrambi, non credo che sia solo perchè fu il mio primo approccio alla band che condivido con Michele l'idea - benissimo figurata - dell'occhio del ciclone del gruppo. Al tempo stesso come markmus avevo ben chiara la centralità impetuosa della batteria, ma furono le chitarre - anche loro in realtà onnipresenti e originalissime - a conquistarmi. L'amore folle per gli Storm&Stress fu la logica conseguenza.


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#5 vuvu

    الرجل المكرسة لقضية المرأة ويقع في

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Inviato 15 aprile 2015 - 14:02

Pietra angolare del movimento che riascolterò con piacere per l'occasione. E complimenti a Paloz per la bella recensione. Ad essere sincero, sono secoli che non bazzico più nei pressi di questo particolare filone "rock", e per me poteva starci benissimo anche uno tra "2", l'esordio omonimo degli Storm&Stress, ma soprattutto "Under Thunder And Fluorescent Light", disco che per quanto mi riguarda fonde al meglio l'esperienza acquisita nei lavori precedenti con punte sontuose in cui tutto diventa possibile (vedi "The 1st Our Layd Of Burning Thorns"). 


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"L'intensità del rumore provoca ostilità, sfinimento, narcisismo, panico e una strana narcosi." (Adam Knieste, cit.)

 

"Deve rimanere solo l'amore per l'arte, questo aprire le gambe e farsi immergere dal soffio celeste dello Spirito." (Simon, cit.)

 

La vita è bella solo a Ibiza (quando non c'è nessuno).


#6 paloz

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Inviato 15 aprile 2015 - 14:31

Ma io penso che quasi nessuno bazzichi più quei lidi, almeno non con assiduità, era sicuramente una tendenza molto anni 2000 (o fine '90 per chi si aggiornava come sloth). Però insomma, pensavo a un disco che mancava nelle pietre e credo di aver fatto bene a ricordarmene.
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esoteros

 

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#7 vuvu

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Inviato 15 aprile 2015 - 14:38

Ma io penso che quasi nessuno bazzichi più quei lidi, almeno non con assiduità, era sicuramente una tendenza molto anni 2000 (o fine '90 per chi si aggiornava come sloth). Però insomma, pensavo a un disco che mancava nelle pietre e credo di aver fatto bene a ricordarmene.

 

Benissimo, direi! E adesso non sarà più ricordata solo come una "tendenza", ma anche e soprattutto come qualcosa di miliare, di importante, al di là dei momenti, degli andazzi musicofili personali, dei gusti e via discorrendo.


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#8 slothrop

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Inviato 15 aprile 2015 - 14:45

Era di sicuro una musica che guardava al futuro, come del resto la coeva elettronica degli anni '90, dalla techno e derivati fino al più problematico glitch. Qualcosa di molto diverso dalla retromania che sarebbe venuta. Anche per questo motivo è un recupero importante. E ribadisco che hai scelto un disco centrale per raccontare l'apice di un "sentire", di un piccolo ma significativo movimento estetico. Non il disco più bello, quasi certamente il più problematico, ma sicuramente un disco "centrale".


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#9 Diamond_Sea

    Glooming in the wind

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Inviato 16 aprile 2015 - 19:00

Stratosferico, una gioa per le orecchie. Anche Don Caballero 2 è un masterprice, più post-hardcore, What Burns meno d'assalto e più cervellotico e Crimsoniano ma cmq eccezzionale. Difficile per me scegliere fra i due, ognuno mi piace per le sue diversità e caratteristiche uniche.


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#10 bosforo

    ¬`¬`

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Inviato 16 aprile 2015 - 22:28

masterprice.


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#11 Dudley

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Inviato 20 aprile 2015 - 19:20

Stratosferico, una gioa per le orecchie. Anche Don Caballero 2 è un masterprice, più post-hardcore, What Burns meno d'assalto e più cervellotico e Crimsoniano ma cmq eccezzionale. Difficile per me scegliere fra i due, ognuno mi piace per le sue diversità e caratteristiche uniche.

 

Quoto,e bravo paloz per il bell'articolo.

Disco memorabile di una band finita un po' nel dimenticatoio (... chissefrega ...).


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#12 Bugskull

    Been going to bed early

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Inviato 23 aprile 2015 - 17:31

Band troppo poco conosciuta secondo me. Questo disco poi è fantastico (anche se avrei preferito il loro secondo album), la prima traccia in particolare è sublime.
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