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Birdman (Iñárritu, 2015)


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43 replies to this topic

#1 cinemaniaco

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Inviato 22 gennaio 2015 - 12:10

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POPOLARE

birdman_bts_a_l.jpg

 

c'è stato molto clamore dietro a birdman di alejandro g. iñárritu, sicuramente uno dei film più acclamati del 2014 da parte della critica. la mia opinione ovviamente conta meno di zero in confronto a quella di empire, del boston globe, del washington post, del new york times, di variety, dell'hollywood reporter, del telegraph, ma siamo nel 2015 e nel bene e nel male ogni stronzo qualunque può dire la sua su internet sentendosi dio, quindi iñárritu - che a vedere il suo film un po' dio della cinepresa si sente - un minimo mi comprenderà (e perdonerà) se mai finirà a leggere questa pagina

 

birdman, ovvero un vacuo e sterile esercizio di stile di 2 ore. mi sono subito tolto il dente perché la messinscena è sicuramente uno degli aspetti più apprezzati. iñárritu ha infatti deciso di girare il film come fosse un unico lungo pianosequenza. ovviamente il risultato è la somma di più pianosequenza uniti al montaggio con sapienza per dare l'idea di un continuum ininterrotto. il riferimento più diretto è nodo alla gola di hitchcock, anche perché come il film di hitch pure birdman è quasi tutto girato in interni, come fosse uno spettacolo nello spettacolo. ma per l'esuberanza della cinepresa - che segue gli attori, che si muove su e giù, fluttua nell'aria come un occhio sospeso - viene in mente in particolare brian de palma, e pure un altro regista messicano, tra l'altro amico di iñárritu, alfonso cuaron, che aveva tentato di fare una cosa analoga con i figli degli uomini. insomma tutti ad eccitarsi per il brio visivo, ma in fondo iñárritu non ha fatto assolutamente nulla di veramente innovativo

 

anzi, come spesso succede in questi casi, dopo mezz'ora di giravolte, di steadi-cam, di movimenti spericolati, il giochino diventa abbastanza stucchevole. tutto perché non adeguatamente supportato da una consistente materia filmica. e qui arrivo all'altro aspetto apprezzato, quello dei contenuti. si è detto e scritto che birdman parla della crisi di idee del cinema hollywoodiano di oggi, del mestiere dell'attore, della fama e del successo, della dicotomia arte vs prodotto. anche qui nulla di nuovo che viene giusto aggiornato al 21° secolo citando le implicazioni di internet e dei social (twitter, facebook, youtube), e portando come metafora dell'industria cinematografica la moda del momento ovvero i cine-comics. ecco sulla carta questo metafilm avrebbe potuto davvero essere l'instant-movie del nostro tempo, capace di fare la radiografia ad un momento cinematografico ben preciso, catturare lo spirito del tempo. invece disperde tutte le buone intenzioni in un calderone informe di temi e tematiche che fanno completamente girare a vuoto il film. da questo punto di vista 2 ore di dialoghi a raffica su tutto e niente (le migliori battute sono quasi tutte all'inizio), un gigionismo insopportabile degli attori, un grottesco spinto che porta all'esasperazione quasi tutte le sequenze per mantenere e supportare il ritmo indiavolato della messinscena

 

quel che è un vero peccato è che la traccia metacinematografica rimanga quasi sempre sullo sfondo, preferendo invece molto spesso abbozzare una caratterizzazione abbastanza stereotipata dei personaggi. e così seguiamo riggan thompson (michael keaton) muoversi avanti e indietro per il teatro di posa, tra palco e camerino, mentre deve gestire una relazione con una collega che gli dice di essere incinta (ma poi smentisce), occuparsi di una figlia (emma stone) appena uscita dal rehab, che ci fa poi così sapere che si è sempre comportato come un padre di merda ed è per questo che ha divorziato da una moglie che però gli è ancora affezionata e viene a trovarlo in camerino... mentre un attore dall'ego smisurato (edward norton) gli continua a sabotare lo spettacolo con le sue impertinenze, e si scopre poi essere un dio sul palco mentre è una frana nella vita reale (la fine metafora: sul palco riesce ad avere una enorme erezione mentre nella vita di tutti i giorni è impotente)

 

ora michael keaton molto probabilmente vincerà pure l'oscar: il suo infatti è il tipico "ruolo della vita" ma in tutti i sensi. questa prova mi ha ricordato quella di mickey rourke in the wrestler, uno di quei casi in cui non si capisce bene dove inizi il personaggio e dove finisca la persona, in un cortocircuito metacinematografico che sicuramente impressiona. riggan thompson che nei primi anni 90 ha intepretato il supereroe birdman e poi è abbastanza caduto nell'oblio dopo aver rifiutato un quarto capitolo del franchise, ricorda decisamente keaton e il suo batman. ed è interessante vedere come i critici che lo intervistano non riescano a capire come mai in un'epoca in cui tutti gli attori più blasonati interpretano un supereroe, lui che è stato il primo, l'apripista, si rifiuti e cerchi una affermazione da "vero attore" portando a teatro raymond carver - "un libro di 60 anni fa che non interessa a nessuno" gli dice la figlia. e i momenti migliori del film sono proprio quelli in cui c'è keaton da solo davanti alla cinepresa, tormentato dalla voce interiore di birdman (sempre keaton che sembra rifare la voce di batman) che come un diavolo tentatore cerca di convincerlo a rimettersi il costume, ad abbandonare ogni velleità. diamo al pubblico quello che vuole, azione brainless invece di questa merda di dialoghi filosofici. e iñárritu in questi frangenti si sbizzarrisce mettendo in scena in tempo reale lo spazio mentale del protagonista, e quindi lo vediamo utilizzare dei superpoteri, volare, oppure assistiamo all'attacco di un mostro alato in piena new york. c'è anche spazio quindi per squarci di fantastico anche se sempre in una ottica di riflessione sul cinema fantastico e spettacolare

 

a mio avviso il regista avrebbe dovuto spingere maggiormente in questo senso, ma il film è invece alla fine un grosso caos che dice molto e non dice nulla. troppa energia, troppo tutto, troppa voglia di fare e di stupire. però stando all'accoglienza che ha ricevuto, iñárritu è riuscito nel suo intento. io invece sono sempre più convinto che da quando abbia perso la penna di guillermo arriaga, iñárritu proceda come per tentativi nella speranza di trovare un nuovo corso da dare alla sua filmografia. ora ha tentato la carta della commedia "meta" sopra le righe. secondo me non è il suo genere e si vede


  • 10

#2 kristofferson

    Giù la testa, coglioni

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Inviato 22 gennaio 2015 - 14:31

birdman, ovvero un vacuo e sterile esercizio di stile di 2 ore.


Noto un miglioramento rispetto ai precedenti film di Inarritu. Con quelli non ce se la cavava mica solo in 2 ore...
  • 1

#3 William Blake

    Titolista ufficiale

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Inviato 22 gennaio 2015 - 15:33

tranchant, cine, troppo tranchant :P  il film ha dei meriti, a partire dall'estetica impressa da quel genio di Lubezki, alle interpretazioni che annullano il confine persona-personaggio o comunque sono pieni di autoriferimenti (la Watts ha la scena saffica, come nel film che la lanciò). vere le similitudine con i film gemelli di Aronofski (sicuramente più marcato "The Wrestler", per il discorso su Rourke, ma anche la psicosi di "Black Swan" ci sta come variante cupa). il punto è che un film meta impostato così, scritto così non è poi così interessante: quante "nevrosi d'attore" abbiamo ormai visto? e ogni possibile riflessione teatro-cinema-vita è diventata superflua dopo "Synecdoche, New York". forse avrebbero dovuto davvero puntare di più sugli squarci nel fantastico per contrapporre Birdman al mondo intellettuale di Broadway...

 

sul pianosequenza: gli stacchi dovevano essere evidenziati anche perché non cambiava niente. ma di per sé l'idea non è errata, perché si cala nella frenesia adrenalinica dell'anteprima/prima, anche considerando che Riggan dorme solo in una scena


  • 1
Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#4 An Absent Friend

    We're happening

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Inviato 22 gennaio 2015 - 16:44

Succederà esattamente come con Rourke: Golden Globe, il grande rientro e poi fregato da Milk/Turing/Hawking e compagnia biopic bella.


  • 0

 

Talmente brutto che e' da considerare 90

 

 
In pratica vogliono il magical negro senza i poteri magici, sai che palle.

 

 

I voti sono sull'attività svolta e sulle iniziative dichiarate o parzialmente avviate

 


#5 cinemaniaco

    FЯEAK ON A LEASH

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Inviato 22 gennaio 2015 - 19:00

alle interpretazioni che annullano il confine persona-personaggio o comunque sono pieni di autoriferimenti (la Watts ha la scena saffica, come nel film che la lanciò)

 
si, è pieno anche di rimandi allo star system hollywoodiano e ai film che partorisce, tanto da sembrare un film indirizzato proprio a chi si ciba quotidianamente di questo mondo. ed è un po' paradossale visto che il pubblico di riferimento di un film come birdman è proprio chi cerca qualcosa di altro rispetto a quel modello di cinema. ma poi in realtà chi è questo pubblico? critici e cinefili? bè i primi per mestiere, i secondi per passione, sono divoratori onnivori di cinema, quindi hanno visto tanto gli avengers quanto mulholland drive. perché se ci pensiamo per capire ad un (primo? secondo? terzo?) livello birdman, bisogna avere una certa dimestichezza con la hollywood attuale e i suoi prodotti. uno degli scambi di battute che ho trovato più riusciti è quella tra keaton e galifianakis subito all'inizio dopo che un attore rimane ferito in un incidente (voluto) di scena, e thomson chiede al suo amico di trovargli come sostituto un vero attore, ed inizia a snocciolare nomi tipo michael fassbender e l'altro risponde "no, è impegnato a girare il prequel del prequel degli x-men", e thomson "allora jeremy renner" e l'altro "no, lui è negli avengers", al che thomson sbotta "sono riusciti a mettere un costume pure a lui!" asd ed è una battuta riuscitissima ma come volevo far capire è un film che non si sottrae al mondo nel quale vive, non fa una critica distaccata e superiore, predilige invece questo cortocircuito meta-pop molto divertente che è infatti il lato che mi è piaciuto di più del film e che avrei preferito fosse stato più battuto invece di diventare l'ennesima "nevrosi di attore" come dici tu


  • 0

#6 William Blake

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Inviato 06 febbraio 2015 - 00:35

In concorso alla 71esima Mostra del Cinema di Venezia, il nuovo film di Alejandro Gonzàlez Inàrritu è un viaggio nella mente dell'attore tra le ambizioni e il narcisismo dell'uomo di spettacolo che cerca il salto da divo ad autentico attore

 

birdman-locandina.jpg

 

http://www.ondacinem...n_inarritu.html


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Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#7 Bandit

    Lorenzo Righetto

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Inviato 06 febbraio 2015 - 11:35

D'accordo con la recensione e con cinemaniaco, il film si vede anche ma l'aria consapevole che dà questa "sottile" ironia dell'autoriferimento me lo ha reso abbastanza antipatico. I dialoghi nelle scene clou sono anche abbastanza banali (la tirata della figlia, lo scontro con la critica, il flirt tra Norton e la figlia, etc).


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#8 Melquíades

    aspirante indie

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Inviato 06 febbraio 2015 - 14:43

A me invece è parso un gran film con una sceneggiatura esaltata dalla regia mirabolante.

E l'unico altro film del regista messicano che ho visto è Amores Perros che al contrario non mi era piaciuto per niente.

Questo mi è sembrato un bel cambio di rotta, con la commedia satirica è riuscito a lasciarsi alle spalle quella pesantezza che pensavo lo contraddistinguesse.


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#9 tiresia

    Sue Ellen

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Inviato 06 febbraio 2015 - 15:29

A me è piaciuto, ammetto che Cine abbia centrato il punto di un eccesso di maestria registica tale che alla fine, la scelta di farne un falso piano sequenza, mostra un po' la corda. Ok, è un po' autoreferenziale, ma chi oggi non può sapere chi sia Renner? o Fassbender? Almeno fra i fogati di cinecomics dico. Quello che mi cattura in questi film è il discorso intorno alla verità e alla sua inesistenza, è vero che sembra che i film sul cinema/teatro, insomma, sulla rappresentazione, ossia questo e Synecdoche, siano particolarmente adatti a parlare di verità (ma anche un Sylas Maria no?), ovviamente tendono ad essere autoreferenziali. E' quella citazione sullo specchio di Keaton, così tanto spesso inquadrata, Una cosa è una cosa, non quel che si dice di quella cosa. Ma davvero? Certamente no. Cosa cerca Norton nel giochino di parole con la Stone? Cerca sempre la verità, non vuole mai l'obbligo, lui, da attore, vuole la verità. E chi mente per mestiere (nel senso di dire cose non proprie, di essre altro da sè) vive questo problema in maniera più esasperata. In un mondo di finzione si acuisce il problema della finzione: quando gli attori piombano nella realtà (cosa ben diversa dalla verità) sono fuori contesto e ne vedono l'assurdo; noi no, noi siamo dentro l'assurdo. Che poi il film infili anche troppi temi, l'arte e lo showbuissness, la frustrazione, la paranoia e il successo, è forse anche vero, ma lo fa secondo me bene, parlandosi addosso in maniera brillante. Ci sono stereotipi scontati, fra tutti il rapporto padre figlia, ma forse è un modo per aggredire ciò che è scontato, ossia ciò che è comune. Il film riesce ad essere autoironico, molto ben recitato, divertito.

 

Ritornando al tema della verità, la verità non esiste perchè una non può mai essere, si può solo fare finta di essere veri, rappresentarsi come tali (sul palcoscenico l'erezione è vera, lo sparo è vero, il sangue anche), ma quando si vive senza una cornice che ci contestualizza la moltiplicazione è infinita. E poi alla fine non si sfugge al proprio ruolo: la Watts è il personaggio di Beth di Lynchiana memoria, nel film di Inarritu la sua parte "vera" è in verità il suo ruolo di un altro film


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#10 An Absent Friend

    We're happening

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Inviato 06 febbraio 2015 - 20:16

Comunque "la consuetà fissità della sua maschera di attore" riferito a Keaton è da antologia, mi vengono in mente pochi attori più ipercinetici.


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#11 ucca

    CRM

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Inviato 07 febbraio 2015 - 02:48

Per me è un capolavoro, capisco ma dissento quindi dalla critica del sito.. E' un capolavoro perchè personalmente vado al cinema per vedere cose eccessive, intense, incoerenti, libere, e ricche insomma di talento. Qui la storia conta poco..è bellissimo quando dice questo spettacolo che sta facendo è come un martelletto minuscolo che gli batte senza sosta sui coglioni. E' in effetti una crisi, un girare in tondo in preda alla vita e alla disperazione. Mi ha ricordato la grande bellezza in molti punti..Non ho visto alcuna critica "seria" sui blockbuster, etc. c'è una riflessione sulla vita, sull'amore, sul rapporto padre e figlia, ad un certo punto la ragazzina chiede ad Edward Norton "cosa mi faresti?" quando fanno il giochino verità/obbligo..la risposta è magnifica e ispirata. Non conta il successo, la fama, l'ammirazione, conta cercare un "modo diverso". E alla fine, quando si pensa di trovarlo, ci si ritrova di nuovo nella macchina (SPOILER: twitter), e quindi si ricomincia a fuggire. La regia, gli attori, tutto fantastico. Davvero un film che mi ha riempito gli occhi, e mi ha anche messo di buon umore.


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www.crm-music.com

 

Mettere su un gruppo anarcho wave a 40 anni.


#12 An Absent Friend

    We're happening

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Inviato 07 febbraio 2015 - 03:26

 

ad un certo punto la ragazzina chiede ad Edward Norton "cosa mi faresti?" quando fanno il giochino verità/obbligo..la risposta è magnifica e ispirata

 

Sì, quello è un gran momento, bisognerebbe ricordare che questo è un semi-ritorno alla ribalta anche per Norton.


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#13 Twin アメ

    pendolare pre post attilio lombardo

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Inviato 07 febbraio 2015 - 08:59

personalmente vado al cinema per vedere cose eccessive, intense, incoerenti, libere, e ricche insomma di talento. 

 

Piùissimo per questa frase.

 

Dal tipo di critiche e dal tipo di elogi che sta ricevendo penso che potrebbe piacermi.


  • 0

“Era un animale difficile da decifrare, il gigante di Makarska, con quella faccia da serial killer e i piedi in grado di inventare un calcio troppo tecnico per essere stato partorito da un corpo così arrogante." (Marco Gaetani  - UU)

 


#14 lazlotoz

    Enciclopedista

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Inviato 07 febbraio 2015 - 10:41

Io invece sto un po' a metà strada. 

L'ho trovato coinvolgente, a tratti pure travolgente... con un ritmo serratissimo (che a momenti lo è pure troppo serrato) e due attori semplicemente straordinari (forse più contento di rivedere Norton con uno smalto straordinario, ma pure Keaton non scherza per nulla).

Le tematiche toccate interessanti, anche se francamente non è che vada mai a fondo rispetto a nulla... sì la fama, sì i rapporti genitoriali, si il teatro come vita. Ma alla fine non è che ne rimangono molte (il prefinale in teatro l'ho trovato banalissimo, il finale in ospedale sebbene riesca a tirare su un pochino la scena precedente alla fine è proprio un finale stupidino). Quello che rimarrà è la strabordante bravura di Lubezki, mette in scena una serie di immagini che fa spavento senza mai risultare banale (che belli i tetti di New York).

 

Si dovrebbe poi discutere della questione piano sequenza: quando si fa una scelta del genere, che potremo definire programmatica, forte dal punto di vista stilistico, il rischio di fare un pippone enorme ai cervelli degli spettatori smaliziati (ma non troppo) è alto. Si è citato Arca Russa, ma dove Sokurov sceglieva l'estremo rappresentando il tempo unico del girato al tempo sfaccettato della Storia qui Inarritu mi sembra più fare un giochetto che funziona, certamente, ma pur sempre un giochetto... non per nulla mi son venuti in mente più volte dei videoclip, chessò, di Spike Jonze.

 

Peccato perché poteva essere davvero una bomba questo film e invece per me rimane lì e non spicca il volo. Anche se ho l'impressione che è uno di quei film che cresce nel tempo.


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#15 solaris

    Simmetriade.

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Inviato 07 febbraio 2015 - 12:37

Metà strada anche per me, anche se non penso sia un "peccato", è tutto piuttosto riuscito rispetto a quelle che penso fossero le intenzioni. Non è un film che vuole essere definitivo e universale, sceglie una strada laterale e cerca di percorrerla fino in fondo, e come diceva ucca è un bene che ci siano di queste digressioni del talento.

Anche il piano sequenza, più che una masturbazione per amatori (e in parte lo è) è usato per non farti scappare un secondo dall'ossessione del personaggio, dal suo stato mentale – e infatti è fin troppo ansiogeno, specie con quell'ost di percussioni, e appena cambia registro verso il finale sembra una liberazione.

Messa in scena e fotografia eccezionali, mentre della critica ai media/blockbuster più che la profondità delle argomentazioni (non ci sarebbero potuti essere spazio e modo per farlo, in quell'impianto) mi sono piaciute la puntualità (ok, sono 10-5 anni almeno che va così, ma oggi mi sembra si sia a un picco negativo da segnalare, specie visti gli annunci dei prossimi film del lustro), il fare nomi e cognomi (Ironman, il Transformer bello evidente) e l'ingresso del fantastico per raccontare il conflitto interno all'attore. Lo sappiamo tutti e concordiamo tutti –meno cinemaniaco, di cui mi stupisce poco la reazione–, ma che sia detto anche in questa cornice è importante, così come è importante che sia stato fatto tenendo in considerazione l'elemento umano e usando questo per mostrare le critiche, piuttosto che un j'accuse diretto e inefficace.

Da ultimo, l'aver scritturato Keaton è stato un colpo di genio degno dell'operazione Mattarella e aggiunge una forza quasi disturbante all'operazione.


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#16 cinemaniaco

    FЯEAK ON A LEASH

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Inviato 07 febbraio 2015 - 14:11

Lo sappiamo tutti e concordiamo tutti –meno cinemaniaco, di cui mi stupisce poco la reazione

 
ma veramente le mie critiche al film vanno in tutt'altra direzione

a te, che sei particolarmente talebano nei giudizi e vedi solo il bianco o il nero, ti piace vedermi in un certo modo, come l'entusiasta acritico del cinema commerciale. a parte il fatto che di tutta la produzione commerciale che si fa in america, io guarderò giusto 1/3 (c'è tutto il settore delle commedie e dei drammi che non mi interessa e in cui raramente mi imbatto). comunque sta di fatto che sono il primo a denunciare quelli che sono, per così dire, i "mali" verso cui incappa spesso il cinema commerciale, ovvero la saturazione e lo spolpamento senza idee e senza freni di determinati franchise. non mi trovi di certo d'accordo se per te - è un "tu" generico - fare una critica al cinema commerciale equivale al dire che il cinema commerciale è IL "male", e che basta va solo ignorato. ognuno poi fa quello che vuole, se vuole ignorare 3/4 della produzione cinematografica faccia pure

io avrei voluto che birdman fosse stato ancora più critico, nel senso che avesse maggiormente articolato la propria argomentazione. in verità non è un film polemico, non stimola granché la discussione su questo tema. è furbo a lasciare lo spettatore con la stessa idea con cui era entrato in sala, sia che pensasse tutto il male possibile del cinema commerciale di oggi o che non ne pensasse nulla
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#17 ravel

    mon cœur est rouge

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Inviato 07 febbraio 2015 - 14:12

Per me è un capolavoro, capisco ma dissento quindi dalla critica del sito.. E' un capolavoro perchè personalmente vado al cinema per vedere cose eccessive, intense, incoerenti, libere, e ricche insomma di talento. Qui la storia conta poco..è bellissimo quando dice questo spettacolo che sta facendo è come un martelletto minuscolo che gli batte senza sosta sui coglioni. E' in effetti una crisi, un girare in tondo in preda alla vita e alla disperazione. Mi ha ricordato la grande bellezza in molti punti..Non ho visto alcuna critica "seria" sui blockbuster, etc. c'è una riflessione sulla vita, sull'amore, sul rapporto padre e figlia, ad un certo punto la ragazzina chiede ad Edward Norton "cosa mi faresti?" quando fanno il giochino verità/obbligo..la risposta è magnifica e ispirata. Non conta il successo, la fama, l'ammirazione, conta cercare un "modo diverso". E alla fine, quando si pensa di trovarlo, ci si ritrova di nuovo nella macchina (SPOILER: twitter), e quindi si ricomincia a fuggire. La regia, gli attori, tutto fantastico. Davvero un film che mi ha riempito gli occhi, e mi ha anche messo di buon umore.

 

 

La penso così anch'io.

 

A proposito: a quando un thread sul riccardonismo riferito al cinema...  asd 


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«Ciò che l'uomo può essere per l'uomo non si esaurisce in forme comprensibili».
(k. jaspers)

 

Moriremotuttista


#18 solaris

    Simmetriade.

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Inviato 07 febbraio 2015 - 15:06

 

Lo sappiamo tutti e concordiamo tutti –meno cinemaniaco, di cui mi stupisce poco la reazione

 
ma veramente le mie critiche al film vanno in tutt'altra direzione

a te, che sei particolarmente talebano nei giudizi e vedi solo il bianco o il nero, ti piace vedermi in un certo modo, come l'entusiasta acritico del cinema commerciale. a parte il fatto che di tutta la produzione commerciale che si fa in america, io guarderò giusto 1/3 (c'è tutto il settore delle commedie e dei drammi che non mi interessa e in cui raramente mi imbatto). comunque sta di fatto che sono il primo a denunciare quelli che sono, per così dire, i "mali" verso cui incappa spesso il cinema commerciale, ovvero la saturazione e lo spolpamento senza idee e senza freni di determinati franchise. non mi trovi di certo d'accordo se per te - è un "tu" generico - fare una critica al cinema commerciale equivale al dire che il cinema commerciale è IL "male", e che basta va solo ignorato. ognuno poi fa quello che vuole, se vuole ignorare 3/4 della produzione cinematografica faccia pure

io avrei voluto che birdman fosse stato ancora più critico, nel senso che avesse maggiormente articolato la propria argomentazione. in verità non è un film polemico, non stimola granché la discussione su questo tema. è furbo a lasciare lo spettatore con la stessa idea con cui era entrato in sala, sia che pensasse tutto il male possibile del cinema commerciale di oggi o che non ne pensasse nulla

 

 

 

Ti ho letto, quel che dico è che se apprezzi un certo cinema –pur con le tue legittime riserve e punti di vista personali– non m'aspetto che tu "senta" come tue le accuse che gli sono mosse.

 

Circa la tua critica, ho visto poca propensione a capire le intenzioni dell'autore, fermandosi al suo non aver agito come avresti voluto tu.

In quest'ottica il fatto, come dicevo prima, che non sia un'accusa di 2 ore filate al cinema supereroistico, ma che integri questa critica in un impianto di relazioni umane, in un discorso con la propria coscienza (pur nel tono assai poco serioso della pellicola), nel rapporto con l'immagine che si dà di sé agli altri (e vale anche per i non divi) e con le conseguenze dell'andar contro alle aspettative altrui è una scelta che dà maggior solidità alla pellicola, che la fa vivere da sé a prescindere dall'effetto che avrà sul suo bersaglio (probabilmente nullo, a maggior ragione apprezzabile).

 

L'accusa di pretenziosità ad un film che si presenta come 2 ore di piano sequenza (così come lo smascherarne il trucchetto) fa parte del pacchetto critica di default su un film così: tu sai, lui sa che tu sai, possiamo prenderlo per quello che è, ovvero una scelta espressiva con delle motivazioni alla base, e capire se funziona o meno in quel senso?

 

Non mi sento un talebano né uno particolarmente "letterato", non vengo dai cahiers du cinema, e proprio per questo la disputa commerciale vs intellettuale dal pdv della posizione (v. il critico cinematografico del film) non mi coinvolge, non ho da difendere né ruolo né posizione. Transformers, Superman & co. non mi infastidiscono in quanto commerciali, mi infastidiscono in quanto stupidi.


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#19 cinemaniaco

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Inviato 07 febbraio 2015 - 17:43

non vengo dai cahiers du cinema, e proprio per questo la disputa commerciale vs intellettuale dal pdv della posizione (v. il critico cinematografico del film) non mi coinvolge

 
ma sì pure io mi sono stufato di questi argomenti, anche perché si finisce sempre col semplificare in etichette e dicotomie

per la cronaca, quando parlo di "cinema commerciale" mi riferisco ad un cinema esplicitamente commerciale, ovvero un cinema che mette da parte finalità ed ambizioni artistiche per configurarsi unicamente come prodotto di consumo. ad es: il cinema di michael bay, i cine-comics dei marvel studios, i prodotti YA tipo hunger games, ma anche film di generi più "classici" come il sentimentale, il drammatico, la commedia (ora sta per uscire 50 sfumature di grigio)

questa precisazione, che può sembrare una sottigliezza, in realtà fà molto. tutti i film in un modo o nell'altro devono incassare. soltanto che alcuni nascono con il solo scopo di incassare


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#20 vegeta851

    Enciclopedista

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Inviato 08 febbraio 2015 - 23:03

Filmetto microscopico nascosto dietro una roboante messa in scena tutta frizzi lazzi, piani sequenza infiniti, recitazione sopra le righe. Temi risaputi, l'arte che imita la vita e bla bla bla, Raymond Carver tirato in ballo tanto per, Hollywood che critica la Hollywood dei blockbuster per poi essere incoronata dalla stessa industria che finge di ripudiare. Vabbè, qualche risatina, qualche affondo grottesco riuscito (invece gli effetti digitali cheap sono orridi, poi non criticate "Walter Mitty"), ma in definitiva un film narcisista e superficiale come il suo regista. A Inarritu preferisco Alejandro Ramirez Inariditu.


  • -2

#21 Twin アメ

    pendolare pre post attilio lombardo

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Inviato 08 febbraio 2015 - 23:34

E' stato come me l'aspettavo, forse un pelo peggio, ma in generale ormai sono piuttosto bravo a prevedere come saranno i film.

Qualcuno ha citato The Wrestler, mi sembra che il paragone ci stia tutto perché anche qua abbiamo a che fare con problemi di autostima, di celebrità, di riscatti, di figli problematici e anche la regia ossessiva sempre addosso agli attori, spesso da dietro, ricorda Aronofsky.

Fermo restando che The Wrestler è un capolavoro e questo non si avvicina nemmeno. 

In fin dei conti la vita di Riggan è tutt'altro che uno schifo, sta un paio di file dietro a Clooney, deve ipotecare la casa a Malibù, poverino, che disgrazia.

Film incredibilmente logorroico ma nel complesso funziona e diverte a sufficienza. 

 

P.S. sarà che dei supereroi in generale me ne frega una cippa ma è un aspetto che ho notato proprio poco, come sfondo. La critica poi boh, appena appena un pretesto.


  • 0

“Era un animale difficile da decifrare, il gigante di Makarska, con quella faccia da serial killer e i piedi in grado di inventare un calcio troppo tecnico per essere stato partorito da un corpo così arrogante." (Marco Gaetani  - UU)

 


#22 Zpider

    Procrastinatore

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Inviato 09 febbraio 2015 - 10:35

Visto giusto ieri sera. Non avendo letto nulla prima non mi aspettavo un film del genere, mentre uscendo mi aspettavo di leggere più o meno le critiche che ho letto... che non condivido se non in minima parte.

 

Il film non mi pare tratti di cinema o teatro, nè di relazioni padre figlia o matrimoni falliti e non vuole raccontare una storia o mettere in scena personaggi particolarmente credibili... il protagonista è la sottile linea che divide talento e mediocrità, grandezza e presunzione, ambizione e illusione e del ruolo che gioca l'approvazione e il giudizio esterno in questo.

Le macchiette e i clichè sono parte integrante del soggetto, non un errore. Il protagonista teme di essere visto come macchietta e a tratti il regista lo fa diventare tale. Il padre assente. La moglie. Sono tutte banalità nelle quali Inarritu "minaccia" di far deviare il film senza mai farlo.

In tutto la durata si alternano punti alti a punti bassi sia nella scrittura che nelle scelte tecniche, così come i personaggi (quasi tutti) alternano ego smisurato a totale insicurezza.

 

In diversi punti il film sembra sbracare completamente o esagerare... ma poi si trattiene e torna sui suoi passi, così come Riggan che passa dal voler mollare all'esaltazione per un paio di parole.

I paragoni con Aranofsky ci stanno ma si esauriscono rapidamente... qualche scelta di regia e una certa ossessione per il corpo, ma A. vorrebbe scarnificare letteralmente il personaggio e la sua mente... in Birdman gli si svolazza intorno con molta più ironia e distacco, giocando - e alla grande - con il mezzo.

 

Ci sarebbero tante altri aspetti minori che mi son piaciuti, altri effettivamente discutibili.... ma il mio giudizio è: avercene...


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#23 thom

    The infrared insert of memory encouragement immersion

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Inviato 10 febbraio 2015 - 15:53

 

Per me è un capolavoro, capisco ma dissento quindi dalla critica del sito.

 

se fosse stato tutto all'altezza della prima parte probabilmente sarei anch'io di tale opinione; il prologo finale e la conclusione vera e propria mi hanno deluso non poco; difatti nello script primigenio il finale era un altro (anche se - invero - anch'esso tutt'altro che convincente)

 

criticandolo si è parlato di sterile virtuosismo mentre io raramente ho visto una tecnica (indiscutibilmente eccelsa, fluttuante con millimetrico garbo, con quel grandangolo sapientemente violentato al fasciante) così funzionale alla narrazione; si è esagerato? può darsi, io (nella prima e finora unica visione) non ne ho avuto sentore alcuno

 

me ne sono andato dalla sala con un sapore nuovo in bocca (e non erano i popcorn al caramello) e non succedeva da tempo; non mi pare si sia detto, ma ho trovato i passaggi comici sempre perfettamente a fuoco ed efficaci; la corsa per times square (a braccia rigorosamente aperte) mi ha spalancato gli occhi sulle capacità comiche gestuali di michael keaton

 

quoto zpider, è un film sull'ego di una star, sulle sue debolezze, sui suoi cliché e sugli sforzi ridicoli, perlopiù inutili e quasi sempre convulsi di superarli; spero non vinca alcun oscar, visto la dozzinalità degli ultimi film premiati, non lo merita affatto (ma di converso sarebbe anche la perfetta coronazione, col sconfinamento della trama del film nella vita reale, rispetto la sua riflessione portante sull'invincibile dipendenza del protagonista dal consenso altrui [e come lui, forse di tutti, pure del stanislavskiesto personaggio di edward norton, che infatti ne fa menzione in un passaggio di raro tatto]

 

voti alti, almeno 8


  • 2

#24 Melquíades

    aspirante indie

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Inviato 10 febbraio 2015 - 16:46

Il finale con Depp sarebbe stato bellissimo


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#25 popten

    Classic Rocker

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Inviato 10 febbraio 2015 - 21:54

Nel bene e nel male un film figlio di questa epoca.
Per i miei gusti, il male sta soprattutto nel dire troppo (tanta carne a cuocere) e anche con un po' di confusione,direi. In questo difetto mi ha ricordato il film d'animazione L'arte della felicità .
Per una certa parte con considerazioni sui rapporti familiari o sul mondo dell'arte, mi ha fatto pensare a maps To the stars,per quanto lo stile è molto diverso, cronenberg l'ho trovato più asciutto e diretto.
Nel suo essere un po ' giovane, di questo film ho apprezzato alcuni aspetti di regia, la musica in 'diretta' col batterista, i titoli di testa e coda, le interpretazioni (interessante il parallelo che avete fatto tra keaton e rourke in the wrestler, altro film per me 'giovane') , l'essere in certi punti eccessivo e 'fantastico' (cosa apprezzabile nel cinema, d'accordo in questo con altri commenti ) , il coinvolgimento ambientale che mi ha dato, nel senso che ho percepito qualcosa all'uscita dalla sala, tra il corridoio e la biglietteria, una sensazioni di star continuando il discorso, in questo ho apprezzato quindi la forza del linguaggio / estetica del film.
A mio avviso quindi interessante , ma con difetti.
  • 0

#26 paloz

    Poo-tee-weet?

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Inviato 13 febbraio 2015 - 10:14

C'è The Wrestler ma secondo me anche Black Swan! E non mi riferisco (solo) al piumaggio di Birdman ma alle visioni di Riggan, alle ambizioni che sfociano nell'autodistruzione... Io l'ombra di Aronofosky l'ho sentita vicinissima.
  • 2

esoteros

 

I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.

 

(Samuel Beckett, Malone Dies)


#27 Ganzfeld

    In un certo senso

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Inviato 13 febbraio 2015 - 10:32

C'è The Wrestler ma secondo me anche Black Swan! E non mi riferisco (solo) al piumaggio di Birdman ma alle visioni di Riggan, alle ambizioni che sfociano nell'autodistruzione... Io l'ombra di Aronofosky l'ho sentita vicinissima.

Ma anche per l' attesa performance sul palco dei due protagonisti (con relativa morte del proprio personaggio), che sembra debba inevitabilmente mandare a puttane lo spettacolo quando invece si rivelerà un successo.


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#28 PinkFreud

    Jung Last

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Inviato 13 febbraio 2015 - 10:36

io ho trovato alcune analogie con Synecdoche, New York...


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superstereo!

*lastfm*

 

 


#29 neuro

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Inviato 14 febbraio 2015 - 01:02

mi è piaciuto ma è veramente una strizzata d'occhio continua...

 

l'errore è stato fare IL TERZO birdman (keaton ovviamente di batman ne ha fatti due)

 

iron man e i transformers che fanno a cazzotti fanno ridere ma finita lì

 

keaton e norton bravi, la emma stone bravina, il finto piano sequenza all'inizio irritante ma poi ci sta (tipo quando è ubriaco)

 

prima del voto ci dormo su


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apri apri, apri tutto!

#30 Twin アメ

    pendolare pre post attilio lombardo

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Inviato 14 febbraio 2015 - 09:58

io ho trovato alcune analogie con Synecdoche, New York...

 

Synechdoche è un film di tutt'altro spessore, Birdman è un blockbuster che finge di criticare i blockbuster.


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“Era un animale difficile da decifrare, il gigante di Makarska, con quella faccia da serial killer e i piedi in grado di inventare un calcio troppo tecnico per essere stato partorito da un corpo così arrogante." (Marco Gaetani  - UU)

 


#31 Zpider

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Inviato 15 febbraio 2015 - 15:03

dove sarebbe che finge di criticare i blockbuster?


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#32 Twin アメ

    pendolare pre post attilio lombardo

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Inviato 15 febbraio 2015 - 16:47

dove sarebbe che finge di criticare i blockbuster?

 

La contrapposizione fra il teatro impegnato e Birdman che era la porcata commerciale per fare soldi. Nella scena finale del volo di fantasia si ridicolizza bonariamente il genere robottoni/esplosioni ("è quello che vuole lagggente"), ma è come quando fai una battutina a qualcuno su un suo difetto dandogli un colpetto di gomito come per dire ma sì dai, non prendertela sto scherzando.


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“Era un animale difficile da decifrare, il gigante di Makarska, con quella faccia da serial killer e i piedi in grado di inventare un calcio troppo tecnico per essere stato partorito da un corpo così arrogante." (Marco Gaetani  - UU)

 


#33 Zpider

    Procrastinatore

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Inviato 17 febbraio 2015 - 12:37

A me pare che anche il teatro venga dipinto come una possibile porcata e uno strumento di riscatto personale. La linea non è così definita, ma di certo lui non risulta preoccupato dal valore artistico di ciò che sta facendo... quanto dal riscontro personale che ne deriverà.

 

Tutto il film ruota attorno proprio al giudizio/pregiudizio/autogiudizio, all'etichettatura e al tentativo di liberarsene.

 

Fin dalla prima scena, con il biglietto che dice "Una cosa è una cosa, non ciò che viene detto di quella cosa", a cui segue un film che pare dimostrare tutto l'opposto, in cui tutti sono alla ricerca di approvazione costante e incapaci di autodefinirsi:

 

- lui che a ogni cosa che gli viene detta passa dall'esaltazione alla depressione.

- la figlia schizzata perchè il padre "mi ha sempre detto che ero speciale".

- la nuova compagna che si offende perchè sottovalutata

- l'attrice che delusa dal compagno arriva a baciare la collega per il solo fatto che le dice due stronzate gentili.

- la moglie che lo aveva lasciato perchè "confondeva l'amore con l'approvazione"

- Il personaggio di Norton che non scopa per paura di non riuscire ad avere erezioni... and so on

 

La telecamera più che gli eventi pare seguire in modo fluido la catena di giudizi/conseguenze che ogni personaggio lancia su quello che gli passa accanto. Il giochino mi pare quello, non certo fumettone buono/fumettone cattivo. Quella contrapposizione rientra tra le etichette e le paranoie stupide che vengono messe in scena.

 

Alla fine del film tu ritieni che tra il fare altri soldi con Birdman 4 e farsi saltare il naso per ottenere rispetto in teatro ci sia una qualche reale differenza in termini di dignità?


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#34 tiresia

    Sue Ellen

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Inviato 25 febbraio 2015 - 09:26

Recensioni alternative, attenzione spoiler

una mia amica:

Un gruppo di maschi in crisi, anche le donne sono in crisi, ma gli uomini di più, hanno difficoltà ad avere l’erezione. C’è chi non la ha, chi la vuole avere a tutti i costi, chi ce l’ha durante una anteprima teatrale davanti al pubblico. Alla fine il protagonista regista/attore si evira (vabbè si fa esplodere il naso con la pistola) e finalmente liberatosi del pensiero si può librare in volo

 

Io ribatto:

un gruppo di donne in crisi, meno degli uomini, ma in crisi, ha problemi ad avere un orgasmo,  una si scontra con Edipo in continuazione e quindi non vede nulla oltre paparino; una, in alternativa, si contende una vagina con il proprio compagno, decide quindi che donna è meglio; una pensa ad un figlio, ma in fondo la maternitá è cosa di un altro secolo e vai con il sesso non procreativo; un'altra è madre dentro, fa da madre all'ex marito mai cresciuto, per questo il matrimonio è fallito; l'ultima è proprio anorgasmica, quindi sublima distruggendo ogni pièce teatrale come surrogato. Alla fine l’ultima, di fronte all’evirazione sul palcoscenico, si libera e scrive una buona recensione, vai con la castrazione del maschio


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#35 thom

    The infrared insert of memory encouragement immersion

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Inviato 25 febbraio 2015 - 10:13

Recensioni alternative, attenzione spoiler

 

theview.jpg


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#36 tiresia

    Sue Ellen

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Inviato 25 febbraio 2015 - 10:19

SIA IL REGISTA CHE LO SCENEGGIATORE SONO MASCHI ;D  ;D  :firuli:


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#37 Jack DiSpade

    Critico proto-punk

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Inviato 25 febbraio 2015 - 13:50

Dopo la consacrazione agli oscar, mi son deciso a vederlo anche io. Non sapevo che aspettarmi, dato che ne avete detto tutto e il contrario di tutto, ma ero preparato al peggio, avendo maldigerito alcuni film di Inarritu. Invece, sono stato piacevolmente sorpreso: alla fine dei conti, le riflessioni ci sono, la classe pure e non diventa mai pedante. Sulla cosa del piano sequenza credo che sia sostenitori che detrattori vi si siano concentrati oltremodo: alla fine è solo una tecnica, che di per sé non basta a qualificare o squalificare un film; forse gli effetti ricercati (rivelare la mdp, disorientamento, pedinamento ecc..) non giustificano del tutto lo sforzo profuso nella realizzazione, ma detto questo, a me interessa più quello che ne viene fuori (dissì qualcosa di simile anche a proposito di Boyhood). Si è detto che Birdman mette molta carne al fuoco senza prendere una posizione netta, questo non lo rende un opera ignava, ma un'opera aperta, come tutte le grandi opere; i film vili sono propio quelli che non lasciano spazio alle interpretazioni. Ottima tutta la scelta del comparto attoriale: da Keaton, in cui giustamente si vede qualche identificazione col personaggio, all'istrionico Norton, per non parlare di Naomi Watts. Per quel che vale, imho il migliore tra i 9, quindi giusto il premio.


  • 1

#38 William Wilson

    Doppelgänger

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Inviato 27 febbraio 2015 - 12:08

L'articolo definitivo su Birdman:

http://www.panorama....an-vinto-oscar/

Tenta tra l'altro una spiegazione della contraddizione "critica a Hollywood vs. premiazione a Hollywood".


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#39 Reynard

    No OGM

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Inviato 28 febbraio 2015 - 23:01

 

Fin dalla prima scena, con il biglietto che dice "Una cosa è una cosa, non ciò che viene detto di quella cosa", a cui segue un film che pare dimostrare tutto l'opposto, in cui tutti sono alla ricerca di approvazione costante e incapaci di autodefinirsi:

 

- lui che a ogni cosa che gli viene detta passa dall'esaltazione alla depressione.

- la figlia schizzata perchè il padre "mi ha sempre detto che ero speciale".

- la nuova compagna che si offende perchè sottovalutata

- l'attrice che delusa dal compagno arriva a baciare la collega per il solo fatto che le dice due stronzate gentili.

- la moglie che lo aveva lasciato perchè "confondeva l'amore con l'approvazione"

- Il personaggio di Norton che non scopa per paura di non riuscire ad avere erezioni... and so on

 

Condivido parecchio questa chiave di lettura.

 

 

In generale mi ha lasciato combattuto. Bene, anche benissimo in certi aspetti, molto meno in altri. Non insisterei sull'aspetto di critica al blockbuster contemporaneo, non è essenziale; è un pensiero, un pregiudizio se vogliamo, dei personaggi, non il focus del film. C'è perché è quello con cui il pubblico identifica il cinema al giorno d'oggi; in altra epoca non sarebbero stati i film superomistici ma altro, in fondo il film mi sembra molto meno calato nell'attualità e molto più 'astratto' di quel che parrebbe a prima vista. 

Gioca su altri modelli, più classici. Da un lato il protagonista, con l'ossessione di riscattare con l'arte quel che sente come una carriera all'insegna della futilità, ha qualcosa del Sullivan di Preston Sturges*: ma in negativo. D'altra parte è l'ennesima reincarnazione di Norma Desmond. Insomma, parte del film è un dramma psicologico che fa variazioni sul tema della star che non sa affrontare il declino: con la spezia del suo confronto con un mondo, il teatro, che vuole credere capace di redimerlo (artisticamente) ma che in realtà mostra la sua pochezza e la sua compiaciuta autosufficienza. Il tutto con un tocco di "Black Swan".

Altra parte del film (la parte che personalmente ho preferito) invece è una storia, classica quant'altre mai, di una troupe alla prese con uno spettacolo. Storia collettiva, grottesca e divertente sul mondo del teatro visto 'da dentro'. 

Insomma, molti fili che si intrecciano e forse il difetto principale del film sta in questo. Paradossalmente il film respira di più quando, invece che concentrarsi sul solo Riggan, cerca di dare spazio un po' a tutti. Gli aspetti più stridenti, per me, sono state le visioni del protagonista, anche se è da ammirare il modo particolarmente fluido con cui si è riuscito ad incastrarle nel film.

Infine, devo dire che è stato principalmente una gioia per gli occhi per la sua tecnica. Uno stile registico molto evidente, molto invadente anche, ma ben utilizzato. Il trucco del falso piano sequenza è stato usato con maestria, soprattutto visto che non cercava di simulare un 'in tempo reale'. Ma la metodologia che veramente ha dato il tono al film è stato il passare da movimenti di macchina ampi e articolati nello spazio a improvvisi primissimi piani, con una grande efficacia di scavo psicologico e (stranamente ma neanche tanto) un effetto di straniamento. Come gli 'a parte' nel teatro, o come un monologo interiore all'interno di una narrazione da un punto di vista esterno. Non capita spesso di vedere lo stile e addirittura la 'voce narrante' di un film cambiare solo per un movimento di macchina.

 

 

*Se non avete mai visto "Sullivan's Travels" ("I dimenticati"), fatelo.


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La firma perfetta dev'essere interessante, divertente, caustica, profonda, personale, di un personaggio famoso, di un personaggio che significa qualcosa per noi, riconoscibile, non scontata, condivisibile, politicamente corretta, controcorrente, ironica, mostrare fragilità, mostrare durezza, di Woody Allen, di chiunque tranne Woody Allen, corposa, agile, ambiziosa, esperienzata, fluente in inglese tedesco e spagnolo, dotata di attitudini imprenditoriali, orientata alla crescita professionale, militassolta, automunita, astenersi perditempo.

#40 hexen

    the nameless uncarved user

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Inviato 01 marzo 2015 - 16:08

L'ho visto in una sala minuscola della mia città dieci giorni addietro più o meno, con tutta la trafila degli Oscar l'hanno portato al multisala in una sala gigantesca, a saperlo prima avrei aspettato asd
Il film, a mio parere, non si vuole sobbarcare in chissà quali meditazioni e/o critiche (anti)Hollywoodiane, prende a pretesto (Anche un po' ruffianamente) il mondo dei cinecomics per parlare assolutamente d'altro. La colonna sonora di Sanchez mi è piaciuta tantissimo, è il giusto contrappunto a questo Benedetto piano-sequenza posticcio di cui tutti hanno parlato. Come scrive qualcun altro quà sopra la tecnica usata da Inarritu è un modo come un altro per sviluppare un film, in questo caso ho trovato ben riuscita la regia e quindi sensato lo sfoggio virtuosistico del regista (e non capisco l'indignazione di molti e l'entustiamo di altri per questo santissimo piano-sequenza, neanche fosse sceso Gesù in terra a dividere le plebi). L'ho trovato un film divertentissimo (anche grazie alla narrazione frenetica e nervosa) e ben recitato (Keaton e Norton bravissimi), forse l'unica cosa che mi è piaciuta poco è stata il finale, un po' troppo approssimativo forse. Non so se meritasse davvero di vincere come "miglior film" (devo recuperare ancora Boyhood e Whiplash) ma non voglio neanche imbarcarmi nella polemica asd
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il mistico è soltanto la valvola di sfogo dei tuoi incubi peggiori oggi realizzati

 


#41 Infinite dest

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Inviato 26 giugno 2015 - 10:08

Visto ieri, finalmente

 

Per me è un lavoro enorme, enormemente ambizioso, e enormemente riuscito; pantagruelico, onnivoro, folle, sferzante, magniloquente, e via con tutte le esagerazioni che vi pare. Quando si parla di esercizio di stile riferendosi a una tecnica narrativa quanto mai azzeccata e funzionale (nel teatro non ci sono scene, stacchi e montaggio, così come nella vita: è tutto un flusso interrotto e irripetibile, dove la dimensione spazio-tempo non può essere in alcun modo controllata) si dimostra di non aver colto l'idea di fondo: un nichilismo ghignante, un prometeismo smisurato che accozza tra di loro le grandezze e le miserie delle umane ambizioni; il racconto della grandezza dell'arte attraverso la quale un esercito di disperati alla deriva nelle loro esistenze cerca una redenzione e una catarsi - che non troverà.

 

Come su una giostra impazzita i protagonisti di questa pantomima sbilenca salgono e scendono senza soluzione di continuità, si incontrano, si scontrano, toccano l'abisso e il paradiso di volta in volta uscendone miracolosamente illesi; la finzione va avanti, lo spettacolo mastica tutto, coscienze, rimorsi, dolori, successi, fallimenti, tutto.

 

L'unico paragone possibile è quello con il portentoso Moulin Rouge dell'alltrettanto ambizioso e talentuoso Baz Luhrmann: affinità di intenzione e di emozione, vale a dire la grandezza del Cinema in tutto il suo folle splendore.


  • 3

 mi ricorda un po' Moro.

 

 

 

 

Con trepidazione vivo solo le partite dell'Inter.

 

 

 

Io non rispondo a fondo perchè non voglio farmi bannare, però una cosa voglio dirla: voi grillini siete il punto più basso mai raggiunto dal genere umano. Di stupidi ne abbiamo avuti, non siete i primi. Di criminali anche. Voi siete la più bassa sintesi tra violenza e stupidità. Dovete semplicemente cessare di esistere, come partito (e qui non ci si metterà molto) e come topi di fogna (e qui sarà un po' più lunga, ma cristo se la pagherete cara).

 

 


#42 100000

    Enciclopedista

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Inviato 26 giugno 2015 - 11:01

Non l´avevo ancora commentato (comunque visto di recente), ma mi accodo abbastanza a Dest.

Mi ha ricordato persino un po´ Beckett per la possibilità di (de)ridere della disgrazia umana di tutti questi personaggi miseri, oltre che ovviamente per la ricerca teatrale e fallimentare di dare un senso a queste vite vuote.

Poi tutto quello detto prima da reynard etc.

Insomma, molti temi, meta-meta, disperazione divertita. Merita.


  • 0

#43 bELLE ELLEish

    TOPAZIO

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Inviato 26 giugno 2015 - 11:33

Però il nichilismo mi cade un po' a vedere la figlia estasiata mentre mira L'uomo uccello volare nell'aria, no?
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A proposito del Maurizio Costanzo show, a me l'ospitata del Joker al programma del personaggio di De Niro ha ricordato una di Aldo Busi, ma proprio uguale, compreso il balletto con cui si presenta al pubblico. Dubito che Phoenix si sia ispirato a quella, ma in certe parti, quando si mette a checcheggiare, la somiglianza era impressionante.

il primo maggiorenne che vedrò vestito da joker a carnevale, halloween o similia lo prendo per il culo di brutto
minimo un A STRONZOOOO, ANCORA STU JOKER? STRONZOOOO, vieni a casa mia che ho bisogno di una mano a sgomberare la mansarda, STRONZOOOO

There is a duality between thought and language reminiscent of that which I have described between dreaming and play

Man the sum of his climatic experiences Father said. Man the sum of what have you


#44 Jack DiSpade

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Inviato 25 marzo 2016 - 03:03

Rivisto ieri, migliora alla seconda visione e ha scalato diverse posizioni nelle mie classifiche personali (comunque mi era già piaciuto, come apprendo dal mio post precedente asd ). Alcune considerazioni sparse:

L'opposizione cinecomics/essai è furviante. O meglio, è presente, ma all'interno di un discorso più ampio sull'Arte, su come viene prodotta e percepita. Ironizza, sì, sui cinecomics, ma non simpatizza certo per l'enclave teatrale. L'artista è succube del suo desiderio di approvazione, tanto da cercarne di ulteriore anche quando ce l'ha; Keaton, benché enormemente popolare, è proprio per questo snobbato dalla critica, di cui vuole l'approvazione. Quindi sceglie di fare teatro serio, non per eprimere sé stesso (non ha nemmeno capito il testo che ha adattato), ma per il bisogno infantile di ritrovare quell'apprezzamento prestigioso che gli era vnuto su un tovagliolo scritto da Carver ubriaco fradicio. Keaton non è ancora un artista e questo suo provare a piacere agli altri lo porta inevitabilmente ad essere disprezzato. Norton invece ha successo proprio perché se ne sbatte di tutto e di tutti, non gli interessa piacere agli altri. Sia Hollywood che Broadway lo costringono ad indossare una maschera per compiacere il pubblico, cambia il tipo di pubblico, ma il risultato è lo stesso: cercare l'Arte nell'altro-da-sé. Solo quando riuscirà a denudarsi (simbolico l'abbandono dell'accappatoio che lo imprigiona e la successiva passeggiata a Time Square) si mostrerà agli altri e diverrà veramente un artista. L'epilogo mostra come arte bassa/arte alta siano facce di una stessa medaglia che dipendono da logiche esterne all'artista, che una volta approvato dall'intellighenzia, diviene subito oggetto di culto mainstream e mercificato (infatti gli attori di valore sono tutti già presi per i cinecomics). Altra questione portata avanti è l'intentio autoris vs recezione (infatti Carver non riconosceva le etichette affibiateli), ma si aprirebbe un'altra parentesi troppo lunga.

Oltre alle sue ossessioni e ai suoi demoni, l'artista è ingabbiato anche da limiti oggettivi che il sistema-arte pone. Non si possono spendere soldi a caso, non si può mandare a cagare Norton, non si può rinunciare una volta che la macchina è partita. Il produttore, figura amica e spesso complice, è sempre lì come costante memento dei limiti esterni. C'è la vita privata, da cui Keaton si allontana sempre più mentre si avvicina al proprio obbiettivo. Ci sono i fallimenti, la sfortuna, le tentazioni, la vecchiaia, i critici snob: tutto concorre a rendere la realizzazione dello spettacolo un'impresa quasi impossibile. E anche dopo, per arrivare al pubblico è necessario passare per la mistificazione dei media. Un esempio lampante è l'intervista felliniana a Keaton, dove il critico duro e puro sovrainterpreta snocciolando Barthes e la giornalista di costume sottolinea dettagli sensazionalistici ostentando impudica ignoranza. La comunicazione col mondo esterno è sempre filtrata e distorta, l'interazione più genuina sono le volgarità del coro newyorkese in risposta  a parole urlate al cielo.

L'ammore è un altro nucleo tematico importante, non a caso lo spettacolo è Di cosa parliamo quando parliamo dell'amore. è un motore sotterraneo che guida le azioni e le vite dei personaggi, sempre confusi e incapace di distinguere le sue mille declinazioni: ammirazione, passione, attrazione, approvazione, invidia, compassione e spesso semplice finzione. Avvicinandosi al finale, poi, si insinua il dubbio che tutte queste emozioni non siano altro che eufemismi per esorcizzare un'unica forza motrice: la paura. Paura di fallire, paura della mediocrità, paura di essere incompresi,della solitudine, di essere dimenticati, della morte. Solo dopo aver perso ogni speranza Keaton potrà risorgere come artista, trasfigurato nella mente e nel corpo. La dedizione dell'attore è totale e lo porta a trascurare o danneggiare gli affetti privati (esemplare la scema in cui sgama la figlia a drogarsi, incazzandosi non per la sua salute, ma perché rischia di compromettere lo spettacolo). Il sesso è spesso un palliativo per colmare frustrazioni (scena lesbo e Norton-Stone), è visto nel film più come un teatro dell'amore che un suo coronamento. Il sentimento comunque agisce e spinge ognuno verso il proprio destino, benché nessuno riesca a capirlo e razionalizzarlo, come ben simboleggiano i ripetuti e inconcludenti dialoghi sulla natura dell'amore.

Sul riccardonismo del piano sequenza c'è da dire che conferisce un andatura troppo sfuggente e disinvolta per l'abbondanza di temi, per cui la sensazione di "troppa carne al fuoco" è reale (ma non significa che il film sia dispersivo o vacuo). D'altra parte è una scelta eccellente per rendere lo stato psicologico ossessionato del protagonista, travolto da eventi con cui deve tenere il passo senza avere il tempo di risolvere il proprio conflitto interiore. La mdp segue un piccolo uomo imprigionato nel suo personalissimo infernetto, che vuole a tutti i costi riscattarsi facendo "qualcosa di importante". Importante per chi? Solo per l'artista stesso, ovviamente. Il suo è un disperato tentativo di travalicare i propri limiti di individuo e ricongiungersi col tutto, diventare eterno, fare la differenza nel mondo esterno; ma è tutto nella sua testa, a nessuno importa, le sue ossessioni non contano nulla. La figlia cercherà di spiegarglilo in tutti i modi, prima con il pistolotto sullo spettacolo, poi con i puntini sulla carta igenica (un quadro di grandissima efficacia esplicativa). Quindi direi che i virtuosismi della mdp hanno pregi e difetti che si neutralizzano a vicenda, anche se alla fine aggiungono  una cornice di lusso che non dispiace.

Queste sono solo alcune delle interpretazioni possibili di un opera molto aperta e c'è anche molto altro su cui non mi sono soffermato molto: il rapporto artista-critica, la psicologia dell'attore, la morte dell'Autore, i sempre banali ma pur presenti rapporti padre-figlia-ex moglie- alcol di un divo decaduto ecc... sicuramente merita una terza visione, magari tra qualche anno, nel frattempo mi vedo Revenant che ancora non ho recuperato.


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