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Hunger Games: Il Canto Della Rivolta - Parte 1 (Lawrence, 2014)


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2 replies to this topic

#1 William Blake

    Titolista ufficiale

  • Redattore OndaCinema
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  • 17712 Messaggi:

Inviato 21 novembre 2014 - 09:50

Prima parte del capitolo conclusivo della trilogia di Suzanne Collins: nei limiti di genere, un prodotto più cupo e politico dei precedenti

 

mockingjay_poster.jpg

 

http://www.ondacinem...ta_parte_1.html


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Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#2 tiresia

    Sue Ellen

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Inviato 25 novembre 2014 - 09:24

Sono andata. Ancora una volta premetto che qui siamo molte spanne sopra, che ne so,rispetto a film tipo Divergent,  Maze runner etc e che chi ha prodotto questi film ha un'attrice protagonista che è davvero brava e credibile, soprattutto credibile. Posto questo, io non ho neppure visto il primo (mi sono addormentata, ma ci riprovo eh), quindi inserirsi in qualcosa che nasce seriale è già molto difficile, però a mio parere rimane un prodotto così così, massacrato dai coprotagonisti, faccia di merluzzo e mascella picassiana, con una sorta di prevedibilità abbastanza leggibile (io a Julianne/Crudelia non affiderei in custodia neppure un criceto). Immagino che il gap generazionale qui influisca non poco.

 

Come avevo scritto altrove ripeto che i film di crescita sono diventati tutti uguali sulla traccia della storia di formazione in cui la sofferenza fisica, e non solo psichica e morale, è un momento di passaggio essenziale, in cui è necessario che ci sia in gioco la propria vita, letteralmente, o quella dei propri amati, insomma i ragazzi fanno "veramente" la guerra. IL che è curioso, come se fosse l'estremizzazione della catene ai polsi che Mimì la pallavolista si metteva per fare bene il bagher, ossia fino a sanguinare, in quella ottica orientale per cui il successo deve passare per il sacrificio, il sangue, il dolore fisico.


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#3 Disposable Hero

    Classic Rocker

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  • 3768 Messaggi:

Inviato 04 dicembre 2014 - 01:58

L'ho visto stasera per adempiere a doveri coniugali (ormai visto il primo mi tocca completare la serie, non posso fare come con quella cacata di Harry Potter di cui vidi il primo e basta).
Una cosa che trovo molto interessante di questo terzo episodio che finalmente archivia la cazzata stile American Gladiators dei giochi che danno il titolo e lo spunto al tutto (anche se la citazione più immediata era L'Implacabile con Schwarzy) è che viene mostrato un aspetto molto importante delle rivoluzioni: la costruzione programmata di idoli e icone. La foto di Guevara (che non è certo il primo esempio storicamente, ma il primo che mi viene in mente nell'immediato) ci dice che non è un fenomeno contemporaneo, ma di fatto la grande diffusione delle immagini in tempo reale ha ulteriormente incentivato la ricerca di un fotogramma, un simbolo che possa veicolare (e imporre) il messaggio; che possa unire le masse. Pensate al bacio durante gli scontri con la polizia a Vancouver (poi rivelatosi un mezzo falso), i video dell'ISIS, le immagini di tutti i piccoli fenomeni del momento che hanno rappresentato in modo quasi sempre strumentale, i sentimenti della rivolta di turno.
Altro aspetto affine è quello della manipolazione dei media, ma quello è già un tema più comune e comunque è ben evidenziato il fatto che chi vive sotto il controllo di un regime ha accesso solo a determinate informazioni e di conseguenza agisce spinto da emozioni indotte.
 
Per il resto, i limiti sono nei cardini della trama. Il mondo presentato, al di là del nome un po' ridicolo - perché chiamare Panem la nazione in cui si tengono i giochi è un po' come storpiare i nomi in un articolo, come fa Travaglio - presenta delle incongruenze/superficialità di troppo. La sensazione è che l'autrice non avesse le capacità di Orwell nell'immaginare una società distopica. Sembra che in tutto il mondo ci siano solo i 13 distretti*. Sembra che tutta la tecnologia e l'economia di Panem si reggano solo sui sette nani minatori e boscaioli nei distretti sfigati e in generale ci sia solo il primario come tipo di economia. In generale Capitol City e i suoi cittadini restano un bozzetto.


* poi il fatto che l'umanità si stesse estinguendo in passato può giustificare che non ci sia molta gente sul pianeta, ma non mi è chiaro se ci sia qualcosa oltre la nazione.


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