Spero di essere nella sezione giusta, in caso contrario sentitevi pure liberi di spostarla in un'area del forum più consona.
Mi piacerebbe instaurare un dibattito sulla partnership tra i webmagazine e Amazon.it: molti siti ormai, tra cui anche OndaRock (e da questi giorni anche Sentireascoltare), oltre all'eventuale streaming da Soundcloud o Spotify offrono la possibilità di acquistare, con un click, il disco recensito.
Premetto che sono d'accordissimo con la scelta. Quando posso acquisto i dischi nei negozi, ma sempre più spesso mi rivolgo all'e-commerce (Amazon, ma anche i siti di Feltrinelli e IBS) perché o trovo prezzi migliori o una scelta più ampia. Pensiamo anche alle grandi catene di elettronica, come MediaWorld, in grado di offrire solo i titoli che *devono* arrivare in alto nella classifica FIMI degli album più venduti. Già sono partite le accuse, almeno dalle nostre parti: https://www.facebook...154761826735603 "Eccoli, 'sti stronzi, ammazzano i negozi di dischi e intascano soldi da una multinazionale" (certo, ho già prenotato le vacanze a Honolulu grazie a chi ha acquistato il disco di Robert Plant che ho recensito!). Ma forse siamo ormai assuefatti e abituati e critiche del genere, specie se seguiamo anche gruppi di Facebook di "addetti ai lavori": Youtube ha ammazzato la musica, bisogna chiuderlo, Spotify è il male.
Voi come la pensate? Io mi trovo in sintonia con l'analisi di un nostro commentatore, Gianpaolo d'Amico. Il discorso che fa su SA è applicabile anche a OndaRock e ad altri siti di informazione e critica musicale:
Perchè i negozi di dischi esistono ancora? Oramai ci sono solo quelli per appassionati di vinili che comprano con un obiettivo specifico. La musica in generale si vende online ora, direi anche per fortuna, altrimenti non si venderebbe nulla.
Ora mi vuoi dire che ascolto un brano su Sentireascoltare e poi vado nel negozio di dischi a qualche km da casa e mi compro il disco. Forza, dai, che stiamo tutti più davanti al computer che ad altri sistemi di visualizzazione/ascolto dei contenuti.
Se poi il team di SA in questa operazione ci guadagna qualcosa dobbiamo essere anche contenti. Che tantissimi dischi li conosciamo grazie a loro, che fanno un LAVORO, non una pratica artistica. Svegliamoci, che viviamo nel 2014 e le persone ascoltano Spotify, non la radio per trovare nuova musica.
Luca Giannico se vuoi ti invito a casa mia, dove trovi tanti bei dischi in vinile che compro nei negozi di dischi fisici. Amazon vende ora, come venderà tra tanti anni. Se apri un'etichetta online puoi vendere anche tu con numeri diversi. Il negozio di dischi vende comunque, con numeri diversi, perchè Amazon non è un suo competitor. Se il negozio di dischi chiude per Amazon, vuol dire che sta vendendo i prodotti sbagliati. Io vivo a Firenze: i due negozi di dischi più importanti sono in positivo perchè vendono dischi rari, edizioni limitate, vinile, quindi si riferiscono a clienti che, per quel tipo di prodotto, non sono interessati ad acquistare su Amazon.
In bocca al lupo ragazzi di SA, qualche giorno fa ho fatto una donazione a Stereomood che si trova in cattive acque. Sarebbe bene non vergognarsi di chiedere soldi quando si parla di musica. Un sito web costa in tecnologia e in contenuti.