scopro oggi che esiste un decreto salva-italia
me cojoni
dice il giornale che, tra le misure previste, ci sarebbe l'obbligo nel commercio di rispettare un certo numero minimo di giornate di chiusura
'ntu culu a monti e alla sua liberalizzazione
e i Grandi Della Distribuzione si indignano
"perderemo 1 miliardo di euro di incassi! dovremo tagliare 70.000 posti di lavoro!"
idiozia
come se la ggente, siccome non può più fare la spesa di domenica, non la facesse nemmeno il sabato o il lunedì
e da lì ho fatto una riflessione tutta mia, più personale che economica, e la condivido con voi:
quando ero piccolo io, negli anni 80, e vivevo nella ridente provincia italiana, ricordo che nel mio paesello, e in tutti i paesi che conoscevo, c'era un'imprenditorialità diffusa
ogni piazza, ogni quartiere, aveva il suo supermarket, il suo negozio di abbigliamento, la sua ferramenta, il suo fotografo e così via
ogni garage era una fabbrichetta
il posto dove vivevo io era stato ribattezzato "la valle dell'eden", eravamo dei campioni nell'industria manifatturiera (le avete mai sentite nominare la wampum e la casucci?)
c'erano tante piccole e medie imprese (PMI), settori floridissimi, un indotto pazzesco
per ogni fabbrica che faceva i jeans ce n'erano altre di fasonisti che facevano le asole e i rivetti, grossisti e negozi di abbigliamento
tanti erani imprenditori, tutti lavoravano, tutti compravano, circolo virtuoso
poi negli anni 90 sono arrivate la liberalizzazione e la globalizzazione
i centri commerciali
grande opportunità per i clienti italiani, più offerta, più concorrenza, prezzi più bassi per ovvie economie di scala
ma nei centri commerciali di tutta italia le insegne sono quasi sempre le stesse, ci avete fatto caso?
ci sono mediawordl, marcopolo, kasanova, avanzi
la benetton, stefanel, piazzaitalia, pimkie, terranova, spagnoli, francesi
quasi tutti articoli prodotti all'estero, in economia
le fabbriche locali chiudono, l'indotto muore, il piccolo commercio perde la battaglia contro il gigante
non ci sono più tutti gli imprenditori che c'erano prima
non ci sono più nemmeno tutti i posti di lavoro che c'erano prima
più produttività = meno necessità di lavoro, disoccupazione, meno potere d'acquisto
circolo vizioso
da ignorante mi sono fatto l'idea che la crisi, in una qualche misura non proprio piccola, sia cominciata anche da lì
ma voi che ne sapete di più di me cosa ne pensate?
al di là dell'esposizione da "vecchio che guarda i lavori in corso", vi sembra tanto folle il concetto che la liberalizzazione e la maggior concorrenza abbiano in realtà soltanto favorito i grandi gruppi ammazzando le PMI che erano il vero motore economico di tante aree italiane?
e, facendo il giochino "OndaRenzi: siamo tutti premier dell'Italia", quanto sarebbe fattibile e quanto sarebbe sensato fare un passo indietro?
togliere ai colossi della distribuzione alcuni dei loro vantaggi (l'apertura 24/7, per esempio) per sperare di rianimare l'imprenditoria periferica?
che l'ascia degli esperti si abbatta su di me