4 replies to this topic

[nino#]

Io l'ho odiato profondamente (e immeritatamente) proprio all'università, per la laurea in lingue: il titolare di inglese, un maltese, aveva scritto un libercolo sulla comunicazione nelle opere di Pinter, che, per restare in tema, era decisamente assurdo e ci costringeva ad studiarlo praticamente a memoria! Se ne fregava della lingua e della letteratura (che delegava a lettori sprovveduti), ma guai a non ripetere a campanello quelle sue schifezze. Noi tutti immaginavamo la scena di un Harold Pinter, che tentasse di leggere quel saggio, per poi desistere, prenderlo con due dita e gettarlo schifato nel cestino... Non è improbabile che l'abbia fatto, anche se, a quanto pare, i due si conoscevano...

Solo dopo ho imparato ad apprezzare veramente Pinter, scoprendolo anche come sceneggiatore sopraffino (tra le altre cose, Tradimenti, Gli Ultimi Fuochi, Il Racconto dell'Ancella, La Donna del Tenente Francese...). Inoltre, sarebbe interessante leggere i romanzi (che sono tanti, a quanto vedo...).

The Dumb Waiter era uno dei drammi più toccati in quel famoso saggio: ricordo la scena surreale di questo montacarichi che si apriva ad intervalli regolari per rivelare gli oggetti più improbabili, mentre i due aspiranti assassini erano impegnati in un dialogo senza nè capo nè coda...

Io ho sempre avuto serie perplessità sul mio grado di comprensione di quel tipo di teatro, ma è anche vero che certe scene ti rimangono impresse per sempre...

[Lois]

Tantissimi anni fa "incontrai" Pinter a teatro, era in scena "Tradimenti". Fu un incontro strano, travolgente e affascinante.
Strano, perchè la storia di questa pièce si svolge dalla fine all'inizio; scena dopo scena, si assiste ad un viaggio a ritroso nel tempo, alla ricerca dell'identità di nascita della storia portante e alla ricerca della storia di vita di ogni singolo personaggio.
Travolgente, per forza di cose: l'impatto con una narrazione inusuale ti costringe a seguire con trasporto ogni battuta, attento a cogliere ogni sfumatura, che servirà nella scena successiva per collegarla alla scena precedente, in un surreale e arzigogolato filo conduttore solo all'apparenza sgangherato. Solo "apparente" perchè, invece, per Pinter la struttura così creata ha un senso preciso. (leggo e riporto una sua spiegazione:) «È solo il trucco della memoria, La memoria è così. Comincia tutto dall’ultimo istante, si riavvolge all’indietro. Solo che sopra c’è la testa o il cervello o la logica o l’abitudine a pensare. Mettendo tutto alla rovescia, in Betrayal, io ho preso la memoria alla lettera, la memoria senza logica, che è una macchina stupida, come tutte le macchine».
Affascinante, perchè riuscire a venirne a capo, alla chiusura del sipario, è la fine di un viaggio avventuroso nei ricordi degli altri che stimola all'incontro con se stessi, "dalle origini ai giorni nostri" (o forse il contrario).

[satyajit]

Io di un Tradimenti con regia di Lievi ho un ricordo traumatico. Una palla mostruosa.
(Non credo fosse colpa di Pinter, altre sue cose mi piacciono, anche molto. Oggi un po' meno di qualche anno fa, è un tipo di teatro che preferivo da giovincello).

[sokurov]

Lo amo, tutte le sue drammaturgie sono magnifiche. Ricordo che dopo aver letto "The Homecoming" due o tre anni fa, rimasi completamente estraniato per giorni...