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Juliana Hatfield, la riot-girl con la mastercard


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21 replies to this topic

#1 Reynard

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Inviato 11 maggio 2012 - 15:24

*
POPOLARE

Ho sempre amato Juliana Hatfield, ma solo di recente sono arrivato a capire perché: perché è una che non sa cosa vuole dalla vita. O almeno dalla musica.

Che fare infatti se sei stata dotata da madre natura di una struttura fisica delicata, un visino angelico, una voce fragile da bambina, un animo fragile da adolescenza perenne? La cantautrice folk-dreampop da altissimo tasso di glucosio.
A meno che non ci si ribelli così, un po' a caso, e si tenti testardamente di infilare grinta e piglio deciso nel proprio college rock bene educato, a fare la riot girl come se la può immaginare una diciottenne dei sobborghi snob di Boston.

Il bello è che alla Hatfield questa grinta viene fuori. Timidissima e come paurosa di rompere qualcosa, ma eccola che di punto in bianco si mette in testa di pestare come un hardrocker che sia stato a scuola di buone maniere. E quel tentativo testardo di fare qualcosa per cui non ha il physique du role si scontra con la tenuità da confessione sentimentale che è nel DNA di una come lei. Il miracolo è che tutto funziona.

Only Everything è l'album in cui questa miracolosa schizofrenia si esprime al massimo. Tanti gioiellini di college rock a cuore aperto, ma anche tanti brani che sarebbero degli esempi perfetti di rock aggressivo se il massimo di aggressività che si riesce a concepire è uno schiaffo a forza media. Apre le danze con What a Life, quasi hard rock proprio come io che faccio jogging sono un quasi maratoneta, e poi si passa a Fleur de Lys, basso ossessivo e distorsione trascinata per tutto il brano alla "tanto rumore per nulla" - solo che non è nulla ma un brano dal fascino micidiale. E che dire della chiusura? Vi propongo un esperimento: prendete un brano dei Gathering epoca Mandylion, fatelo cantare da una Anneke van Giersbergen non ancora uscita dalla pubertà e fate sedare pensantemente il resto del gruppo mentre qualcuno gli urla di abbassare il volume, e che ottenete? Una merda, direte voi, e invece no: ottenete la splendida e incantevolmente distesta You Blues.
Alle volte prova pure a fregarti, la Hatfield: fa partire Bottles and Flowers con un arpeggio da folk sostenuto, ma non resiste e tenta l'entrata rozza dell'elettricità; ma non resiste e canta sognante e quasi psichedelica; ma non resiste e prova a fare il ritornello epico. Un disastro? Manco per nulla. Semplicemente, Juliana ha trovato un altro modo di declinare l'epicità; riesce ad essere epica non perché possente, ma perché fragile e orgogliosa.
Svacca pure, intendiamoci. Che c'entra il finale da rock da stadio in Dying Proof con l'andamento pigro e altalenante del resto del brano? Eppure, tant'è: la canzone è stupenda, pure nella sua imperfezione.

D'altra parte non è in questo album che la Hatfield scopre di avere un metallaro perso da qualche parte dentro di sé. Sunburn dei Blake Babies è abbastanza ruvido, ma soprattutto è ansioso. La Hatfield canta come se dovesse dimostrare, prima di tutto a se stessa, di avere spina dorsale. Il suo basso intanto riesce benissimo nella bisogna e costruisce brani quadrati e solidi anche là dove l'atmosfera si fa più rarefatta (A Million Years). Ma Juliana non vuole rarefazione, vuole urlare, e lo fa anche (Sanctify), anche se sembra più una ragazzina che si sfoga (ed è bello così, intendiamoci). Vuole macinare riff (Gimme Some Mirth) ed è quasi commovente.
Il trucco è questo: potrebbe sussurrare le sue canzoni, e sarebbe come mille altre cantanti. Invece desidera urlare, desidera spaccare i culi (e sarebbe come mille altre cantanti); l'effetto che fa è di un animo timido che improvvisamente rompe gli argini, un tono che è sublime per come gioca sempre al suo limite (e svaccando di rado).
Aggiungeteci una grande capacità di scrittura e uno stile efficace col basso e otterrete un risultato unico, inconfondibile.

Ok, lei ha questa strana percezione di sé per cui sarebbe più efficace come musicista se fosse la Joan Jett della situazione. Ciò che ottiene, e che mi fa sbavare come un cinghiale, è un mix difficilmente definibile di introversione sentimentale, esuberanza pop e dilatazione sonora. Se non capite quel che intendo, non preoccupatevi, non lo capisco bene neanch'io asd . Ma ascoltate l'album Become What You Are, forse il suo più equilibrato, e vi sarà chiaro. Soprattutto la finale I Got No Idols. La sublimazione di questa ragazzina che avrebbe voluto leccare l'asfalto e si accontenta di leccare la moquette della sua cameretta.
  • 10
La firma perfetta dev'essere interessante, divertente, caustica, profonda, personale, di un personaggio famoso, di un personaggio che significa qualcosa per noi, riconoscibile, non scontata, condivisibile, politicamente corretta, controcorrente, ironica, mostrare fragilità, mostrare durezza, di Woody Allen, di chiunque tranne Woody Allen, corposa, agile, ambiziosa, esperienzata, fluente in inglese tedesco e spagnolo, dotata di attitudini imprenditoriali, orientata alla crescita professionale, militassolta, automunita, astenersi perditempo.

#2 cerezo

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Inviato 12 maggio 2012 - 13:25

di' la verità
quanto ti fa incazzare aver perso un'ora a scrivere un tema su una delle tue eroine senza ricevere manco una risposta dopo un giorno? asd

della hatfield ricordo che aveva un sacco di pagine sull'enciclopedia di scaruffi e un bell'EP delle blake babies preso usato
Immagine inserita

http://www.youtube.com/watch?v=lVVvIX8o6uU

però era la tipa che si bombava evan dando, mica niente
secondo te lui l'ha influenzata tanto?
mi sto ascoltando only everything su spotify e mi ricorda più liz phair che i lemonheads (le babies ci somigliavano di più)
  • 1

#3 Reynard

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Inviato 12 maggio 2012 - 13:30

di' la verità
quanto ti fa incazzare aver perso un'ora a scrivere un tema su una delle tue eroine senza ricevere manco una risposta dopo un giorno? asd

asd asd

però era la tipa che si bombava evan dando, mica niente
secondo te lui l'ha influenzata tanto?

Probabile.
Mi chiedo pero' se l'influenza non sia stata reciproca, a un certo punto.
Dei Lemonheads ho solo "It's a Shame About Ray" e li' lo stile di basso della Hatfield e' inconfondibile e caratterizzante.
Dovrei fare un confronto con gli album precendenti.

Il paragone con Liz Phair non mi era venuto in mente, ci sta tutto.
  • 0
La firma perfetta dev'essere interessante, divertente, caustica, profonda, personale, di un personaggio famoso, di un personaggio che significa qualcosa per noi, riconoscibile, non scontata, condivisibile, politicamente corretta, controcorrente, ironica, mostrare fragilità, mostrare durezza, di Woody Allen, di chiunque tranne Woody Allen, corposa, agile, ambiziosa, esperienzata, fluente in inglese tedesco e spagnolo, dotata di attitudini imprenditoriali, orientata alla crescita professionale, militassolta, automunita, astenersi perditempo.

#4 cerezo

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Inviato 12 maggio 2012 - 13:46

a me il college rock piace quand'è bello epico e drammatico (non solo il college rock, sono pacchiano)
juliana hatfield mi sembra abbastanza controllata invece per quel poco che ho sentito
linkami qualche pezzo dove urla col cuore in mano, magari fa colpo
  • 0

#5 Reynard

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Inviato 12 maggio 2012 - 14:48

What a life
http://www.youtube.c...h?v=MhNp9UHupOw

My Protegee
http://www.youtube.c...h?v=qmslLVdSuGQ

Gimme Some Mirth
http://www.youtube.c...h?v=MLJxH78oZJw

I Got No Idols
http://www.youtube.c...h?v=tsfak7y_LXQ

A Dame With A Rod
http://www.youtube.c...h?v=XFZHjN5nKyw

Sanctify
http://www.youtube.c...h?v=2Ole-9-eCbM

(che poi "urlare" è relativo, come sottolineato la potenza intrinseca di questi brani non scandalizzerebbe un seminarista. Ma non è questo il punto).
  • 1
La firma perfetta dev'essere interessante, divertente, caustica, profonda, personale, di un personaggio famoso, di un personaggio che significa qualcosa per noi, riconoscibile, non scontata, condivisibile, politicamente corretta, controcorrente, ironica, mostrare fragilità, mostrare durezza, di Woody Allen, di chiunque tranne Woody Allen, corposa, agile, ambiziosa, esperienzata, fluente in inglese tedesco e spagnolo, dotata di attitudini imprenditoriali, orientata alla crescita professionale, militassolta, automunita, astenersi perditempo.

#6 Tom

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Inviato 22 luglio 2015 - 23:43

Non so come me l'ero persa questa splendida discussione.
Julietta Hatfield è stata la mia ragazza dei sogni dei primi anni 90, un po' perché era tipo bellissima, un po' perché era un talento mostruoso, un po' perché era un tipetto unico. Le sue splendide contraddizioni le ha già ben illustrate Reynard, aggiungerei un aneddoto che all'epoca fece abbastanza scalpore, quando già molto sopra i vent'anni confessò candidamente durante un'intervista alla radio di essere ancora vergine, in quanto aveva grossi problemi a rapportarsi con chiunque. Una psicologia quanto meno problematica che gli causerà poi problemi molto seri e che sicuramente non gli ha facilitato la carriera. Ma la sua evidente fragilità era ed è uno dei tanti motivi per adorarla.

 

Juliana%252BHatfield%252B93selectimages.

"adorarla" :ossequi:

 

Poi c'è il suo talento musicale a diciotto carati. Una vena compositiva esagerata che l'ha portata a una sovrapproduzione che rende complicato approcciarsi alla sua discografia. Anche se continuo a seguirla tramite le recensioni, me la sono persa all'altezza di Beautiful Creatures del 2000. Da allora ogni tanto mi dico di mettermi in pari, e intanto sono passati 15 anni e lei nel frattempo ha pubblicato qualcosa come 12 album, contando anche le collaborazioni. Eppure ogni volta che incappo in una sua nuova canzone non è mai men che interessante.

 

Scrivo queste cose perché ho risentito dopo secoli Become What You Are, album potente e immacolato, che gli anni hanno ulteriormente impreziosito. Dovessi far capire a qualcuno che aria si respirava tra molti appassionati di rock alternativo tra il '91 e il '95 consiglierei la sua esauriente trilogia Hey Babe (1992), Become What You Are (1993) e Only Everything (1995), dove c'era dentro di tutto, dall'approccio intellettuale alla Suzanne Vega / Kim Gordon ai chitarroni del grunge, dal college rock con gli occhialini alla REM al folk rock sciamanico alla Neil Young, con quella voce da eterna bambina che comunque dava al tutto i colori e l'innocenza del pop.

 

Su Become c'è anche una delle sue rare quasi-quasi-hit, la molto novantina My Sister...


  • 5

#7 Sleepyhead

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Inviato 22 luglio 2015 - 23:57

Ma è tipo la ragazza di Evan Dando, o tipo lo è stata e lui poi ne è uscito fuori di testa?

 

Cosa fa adesso?


  • 0

"Dovete vedere noi, perché la televisione non vi fo' far crescere quando fa le sue trasmissioni, ve vo' tene boni; la televisione non ve vo' fa capire, ve vo' addormentà. Questa trasmissione discute e vi fa discutere dei vostri problemi, perché vedete - guardate che bell'abito che c'ho, ho una casa al mare - HO mi guardate o io me ne vado, ma me dovete guardà in tanti e vi dovete sentire il dovere IL DOVERE, perchè io a causa VOSTRA c'ho rimesso MILIARDI per divve aaverità."


#8 PinkFreud

    Jung Last

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Inviato 23 luglio 2015 - 06:18

beh lei suonava il basso su It's a shame about Ray.

Mi ricordo di avere ascoltato Only Everything , ma di non essere rimasto paricolarmente colpito, proverò a riascoltarlo nuovamente questi giorni.


  • 0

Ja196z8.jpg

superstereo!

*lastfm*

 

 


#9 Guest_Pimlico Boys_*

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Inviato 23 luglio 2015 - 06:25

Eccezionale ai tempi dei Blake Babies, band da riscoprire assolutamente.

 


  • 2

#10 Tom

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Inviato 23 luglio 2015 - 09:12

I Blake Babies mi mancano completamente e credo sia una mancanza gravissima.

Stamattina tra i consigli di youtube c'è questo, God's Foot un albo perduto della Hatfield del 1996, mai pubblicato dalla Atlantic perché secondo loro privo di singoli adatti al lancio....

 


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#11 jap zero

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Inviato 23 luglio 2015 - 12:33

Eccezionale ai tempi dei Blake Babies, band da riscoprire assolutamente.

 

 

 

meravigliosa, qui c'è pure una versione acustica con evan (<3)

https://www.youtube....h?v=numkO1Rhnbs

 

 

la migliore di earwig per me pero' è  "you don't give up" : immaginate joni mitchell che cazzeggia guardando fuori dalla finestra in un college bostoniano

 

 

 

 

 

Ma è tipo la ragazza di Evan Dando, o tipo lo è stata e lui poi ne è uscito fuori di testa?

 

Cosa fa adesso?

 

 

 sono rimasti amici....lei non gliela dava, lui era soprannominato evil dildo ( mi pare sia stata courtney love a chiamarlo cosi dopo un rovente incontro asd), non poteva durare

 

 

l'epopea della sua verginità pero' è andata avanti a lungo

 

http://www.stereogum...heres-the-beef/


  • 2

#12 Tom

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Inviato 24 luglio 2015 - 21:16

img016.jpg
img017.jpg
 
1992 Hey Babe
Quando l'ho comprato credo nel '93 avevo già sicuramente Nevermind, Siamese Dream, Leisure dei Blur, il primo dei Charlatans e qualche altra roba del presente. Ma Hey Babe fu davvero il mio primo disco "alternativo" anche su un piano personale, un disco che mi sembrava di conoscere solo io, sconosciuto anche ai miei amici appassionati di musica e di cui non si parlava neanche nelle riviste che seguivo. Su Videomusic passava raramente il video di I See You, che attirava l'attenzione visto che si vedeva una bella ragazza che si faceva camminare addosso uno schifoso bacherozzo, e ancor più raramente quello di Everybody Loves Me But You una sinfonia killer di immagini del musetto della Hatfield (ma c'è anche credo uno dei primi piani di "vecchio in b/n", poi un must dei video dell'epoca). Quindi avevo sentito qualcosa, ma molto poco e di sfuggita. Probabile che avessi letto qualcosa da qualche parte, probabile che il fatto che la trovassi gnocca abbia parecchio influito sull'acquisto. Fu comunque un CD preso quasi a scatola chiusa. Mi colpiva la spartanità della confezione. In quel verde acido e le foto sfocate ravvisai per la prima volta i segnali di qualcosa di nuovo. Non immaginavo, credo, che in futuro l'ascoltare dischi totalmente sconosciuti al mio ambiente sociale sarebbe stata quasi la regola fissa.

Hey Babe, l'esordio da solista, è un disco inappuntabile. Miscela praticamente perfetta tra riffoni rock, attitudine college, sottofondo di classico folk rock, spezie psichedeliche. Adorabili delicatezze accostate a ruvidezze varie. E quella vocina da timida sempre al limite dell'implosione usata con tanta espressività e personalità da trovare un'intensità che tante secchione con l'ugola spianata non troveranno mai.
  • 3

#13 lasa

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Inviato 25 luglio 2015 - 13:07

video bizzarro con lei e Dando in mutande:

 


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#14 jap zero

    Banned in Spain

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Inviato 21 gennaio 2016 - 20:26

fermi tutti!!! reynard,  c'è pane per i tuoi denti.

 

nuovo progetto Paul Westerberg/Juliana Hatfield   <3

 

si chiamano The I Don't Cares

 

 

:wub:  :wub:  :wub:

 

04edb801.jpg

 

 

classico college rock anni 90, che volere di piu'?

 

 

 

disco a breve in uscita

 

cover1400x1400-602x602.jpeg

 

 

 

 

 

un altro estratto si puo' ascoltare qui

 

http://blog.thecurre...e-i-dont-cares/


  • 4

#15 Kerzhakov91

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Inviato 22 gennaio 2016 - 18:22

Non male "King of America", ritornello che rimane subito in testa, tipicamente westerberghiano  :ossequi:

La voce di Paul è decisamente invecchiata, ma è sempre un bel sentire  :wub:


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Firma-Damon-2005.jpg

 

 


#16 Reynard

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Inviato 22 gennaio 2016 - 18:49

Ma che bella notizia!

 

(Non male il singolo)


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La firma perfetta dev'essere interessante, divertente, caustica, profonda, personale, di un personaggio famoso, di un personaggio che significa qualcosa per noi, riconoscibile, non scontata, condivisibile, politicamente corretta, controcorrente, ironica, mostrare fragilità, mostrare durezza, di Woody Allen, di chiunque tranne Woody Allen, corposa, agile, ambiziosa, esperienzata, fluente in inglese tedesco e spagnolo, dotata di attitudini imprenditoriali, orientata alla crescita professionale, militassolta, automunita, astenersi perditempo.

#17 Guest_Daria Costner_*

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Inviato 22 gennaio 2016 - 20:12

 

 

04edb801.jpg

 

 

 

 

 

Santo cielo che brutta foto. Da questa immagine Juliana sembra che stia facendo un betone!  :D 


  • 0

#18 Kerzhakov91

    Born too late

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Inviato 26 aprile 2021 - 13:39

Per me "Become What You Are" > "Only Everything" e "My Sister" è la sua miglior canzone, però in questo periodo sono in fissa con questo pezzo:

 


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Firma-Damon-2005.jpg

 

 


#19 Tom

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Inviato 08 novembre 2023 - 14:17

Da allora ogni tanto mi dico di mettermi in pari, e intanto sono passati 1523 anni

 
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1987 BLAKE BABIES: Nicely, Nicely
Autoproduzione carbonara, nove canzoni per 23 minuti. Lo fi duro e puro, che iniza pop-punk e finisce quasi psych. Piu' documento sonoro che prodotto artistico finito, e' comunque un divertente e graffiante flash back in certi 80s. "I don't wanna' be a cocaine slut" primo inno scazzato di JH.
 
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1989 BLAKE BABIES: Earwig
[Ind]i[e]nnocenza allo stato puro. Pur gia' con una vena chitarrona piu' spiccata, si infila gli stessi metaforici occhialini da studentessa intellettuale delle sorelle maggiori Vega, Brickell, Tikaram e Chapman e tira su canzoni pop fintamente lineari, storte come le casette simpaticamente weird della cover fumettistica. Un disco di sigle di immaginarie sitcom dolceamare, con una vaga arietta 50s nel tiro, come usava ai tempi, e con un'atmosfera di vitalita' giovanile pero' in un autunno molto 80s.
 
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1990 BLAKE BABIES: Sunburn
Risuona lo stesso scampanellante art pop, ma l'atmosfera si e' gia' un po' incupita. Mentre nel mondo la' fuori i fidanzatini vanno a vedere "Eward mani di forbice", le famiglie si radunano davanti alla tv a vedere "Twin Peaks" e in tutte le radio passa "Nothing compares 2 U", nella casa della confraternita dei Blake Babies gira un disco-party in cui si avverte la nevrosi di quel disagio generazionale che musicalmente esplodera' (diventando business) nel giro di un paio d'anni.
 
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1992 Hey Babe
Si mette in proprio e trova quella solitudine che diventera' la cifra della sua arte e probabilmente della sua vita. Trova subito il capo d'opera passando dall'indie pop intellettuale dei Blake Babies a un alt rock romantico e abrasivo. Fregandosene dei limiti della sua fragile vocina processa senza soggezioni mezza storia del rock, portando tutto nella sua Stanza delle Meraviglie da eterna bambina inquieta e inquietante, forse col Bianconiglio in frigo a putrefarsi come in "Repulsion".
 
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1993 THE JULIANA HATFIELD THREE: Become What You Are
"Maps and Legends" cantavano dieci anni prima i migliori cartografi musicali dell'Altra America, a cui questo album-mappa deve molto con il suo rock di enigmatica semplicita'. A essere cartografata era un'Isola Che Non C'e' che ora davvero non c'e' piu', sparita da tutti gli atlanti: cioe' quell'attimo dimenticato in cui brillarono artisti che odoravano di marginalita' senza la tetraggine grunge, un po' white trash da catapecchie su ruote, ma nelle periferie misteriose di Sleepy Hollow e Spoon River.
 
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1995 Only Everything
Una quasi fama la coglie nel momento in cui sta dipingendo il bufalo americano del rock alternativo con i colori acrilici dello shoegaze inglese. Tra cantilene sospese e accensioni soniche, una densa passeggiata nel (oggi) confortevole sconforto del Sick Sad World dei 90, quando a tarda sera tante finestre erano illuminate dagli schermi che trasmettavano Daria, serie cult che potrebbe funzionare da Yellow Submarine hatfieldiano, tanto quei disegni e colori erano affini al suo mondo musicale.
 
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1996/1997 God's Foot [bootleg]
Sembrava ben avviata a un suo piccolo successo, ma i little piggies della Atlantic Records le segano la gambe impedendole la pubblicazione di un intero album. Sarebbe stato il suo album notturno e melloncollieano, ma a sentir i produttori non aveva potenzialita' radiofoniche: prego prendere assolutamente a caso una delle perfette ballad power pop dell'opera e inserirgliela violentemente su per il culo; tipo "Mountains of Love", una delle sue canzoni migliori in generale? Messo in streaming nel 2015 dalla Hatfield stessa, poveramente rippato da una cassetta, oggi circolano versioni migliori, giusto per meglio indignarsi della cancellazione insensata del lavoro di un'artista ancora in stato di grazia. Uno sgarro discografico da cui la sua carriera non si riprendera' piu'.
 
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1997 Please Do Not Disturb [ep]
Ovvio cambio di etichetta e sfogo con un sentito EP incazzato e depresso. Un po' un suo piccolo Hotel California, la cui copertina potrebbe essere presa a simbolo del resto della sua carriera.
 
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1998 Bed
Reagisce alle malefatte discografiche subite asseragliandosi in una stanza del suo Blue Hotel. Le foto del booklet la ritraggono bellissima e triste, musicalmente la troviamo sprofondata in un sogno dove passa in rassegna tutti i santi, poeti e navigatori della vintaggeria rock. Al risveglio butta giu' un gran trip di elettrica classicita', che sembra piu' un album di cover che non una raccolta di inediti. Un disco da rockstar in paraonoia, forse poco star, certamente molto rock e un po' paranoica.
 
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2000 Beautiful Creature
Come tanti altri all'epoca si fa tentare dalla svolta Summerland, ma la copertina rivelatrice alla "For Sale" dice quanto l'operazione fosse nelle sue corde. Il suo primo album morbido, il suo primo e ultimo con concessioni alle mode radiofoniche. Non ce la fa a essere una creatura solare, resta una creatura da cameretta che evoca il sole al massimo in gioiellini acustici. Se le sue in fondo sono sempre "Songs from a Room", stavolta la stanza e' almeno quella di "In Your Room" delle Bangles.
 
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2000 Juliana's Pony: Total System Failure
Insieme al disco alla Jekyll pubblica il disco alla Hyde di umore opposto, coi riffoni stoner e toni stregheschi da getta-incantesimo-su-di-te. Eppure la copertina bucolica non e' ironica, in fondo e' blues e i crocicchi del blues sono in campagna, per cui mi sa che nel suo mondo sottosopra il disco solare per bighellonare nei prati fioriti e' questo. Lo avesse pubblicato tipo sei anni prima avrebbe fatto un figurone, ma non sarebbe lei non fosse sempre quella giusta al momento sbagliato.
 
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2001 BLAKE BABIES: God Bless The Blake Babies
Album/cena-di-classe con i vecchi compagni del liceo Blake Babies, Evan Dando compreso. Un folk rock di notturno incanto 60s che sembra davvero la colonna sonora perfetta di una di quella serate con amici ritrovati dopo anni, che meglio riescono e poi piu' lasciano l'amaro in bocca. Un album corale, chiaramene dominato dal carisma della Nostra, che dalle sue canzoni fa emergere definitivamente quel senso di irriducibile solitudine che permeera' il resto della discografia.
 
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2004 In Exile Deo
Il titolo sembra voler amaramente ironizzare sulla sua ormai certificata marginalita' discografica, ma non e' un album astioso e men che mai depresso. Anzi, a dispetto della copertina monocromatica (ma dalla giusta luce dorata) e' uno delle sue cose piu' colorate e divertenti. "Biondo" artigianato country rock con i pantaloni a zampa, una parata per celebrare la musica che, a di la' di tutto, salva la vita. Tra i tanti momenti da ricordare il soffice inno allo shampoo di "Singing in the Shower".
 
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2005 Made in China
Spesso pubblica uno dopo l'altro album opposti: tanto lieve e lavorato era il precedente tanto questo e' imbronciato e in cruda e polemica presa diretta. Invita l'ascoltatore a poggiare l'orecchio sul suo mirabile pancino e non a sorpresa la musica piu' intima e "viscerale" che gli risuona dentro e' un infervorato alternative rock, un po' freak e pentecostale, con lei che ci crede ancora, ma ormai forse conscia che sta facendo dimenare un piccolo pubblico di fantasmi, tutti isolati nelle loro stanze.
 
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2008 How to Walk Away
E se invece che seguire la strada della rocker inquieta negli anni 80 avesse seguito le orme di una, tipo, Suzanne Vega? Avrebbe sempre sfornato album seducenti come questo, il suo capolavoro anni zero? Ma forse doveva arrivarci a 40 anni, e a modo suo, a questo nitido autoritratto fatto di sinuose e sofisticate ballate pop rock dagli arrangiamenti cool, intriso di un senso di solitudine e fatalismo degno degli ultimi giorni di una Marylin Monroe (potrebbe anche essere lei quella di "So Alone").
  • 7

#20 Reynard

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Inviato 08 novembre 2023 - 18:11



 

 

 
 

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1996/1997 God's Foot [bootleg]
Sembrava ben avviata a un suo piccolo successo, ma i little piggies della Atlantic Records le segano la gambe impedendole la pubblicazione di un intero album. Sarebbe stato il suo album notturno e melloncollieano, ma a sentir i produttori non aveva potenzialita' radiofoniche: prego prendere assolutamente a caso una delle perfette ballad power pop dell'opera e inserirgliela violentemente su per il culo; tipo "Mountains of Love", una delle sue canzoni migliori in generale? Messo in streaming nel 2015 dalla Hatfield stessa, poveramente rippato da una cassetta, oggi circolano versioni migliori, giusto per meglio indignarsi della cancellazione insensata del lavoro di un'artista ancora in stato di grazia. Uno sgarro discografico da cui la sua carriera non si riprendera' piu'.
 

 
 

 

"Mountains of Love" è stato pubblicato in una raccolta dei primi anni '00 ("Gold Stars 1992-2002") insieme a "Fade Away" sempre da God's Foot e a parecchi altri brani mai editi su album - è una raccolta mezzo greatest hits e mezzo rarità.


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La firma perfetta dev'essere interessante, divertente, caustica, profonda, personale, di un personaggio famoso, di un personaggio che significa qualcosa per noi, riconoscibile, non scontata, condivisibile, politicamente corretta, controcorrente, ironica, mostrare fragilità, mostrare durezza, di Woody Allen, di chiunque tranne Woody Allen, corposa, agile, ambiziosa, esperienzata, fluente in inglese tedesco e spagnolo, dotata di attitudini imprenditoriali, orientata alla crescita professionale, militassolta, automunita, astenersi perditempo.

#21 Tom

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Inviato 22 dicembre 2023 - 19:08

Discendendo il fiumiciattolo in piena della discografa di Julianotta ci si trova a mappare l'opera di un'artista che non ne vuole sapere di assecondare la necessita' "critica" di stabilire che ogni percorso artistico abbia apici, declini e data di scadenza obbligatoria. Fa testo il Papa Re di quell'approcio Scaruffi, mai carente in fatto di predicozzi sprezzanti sugli artisti, che passa dai voti alti di inizio carriera alle solite insufficienze successive in nome di un non meglio motivato spirito del "perché sì!". E del resto che potrebbe motivare? L'ispirazone e' sempre salda, il discorso sempre coerente e ogni disco trova la sua atmosfera e dimensione...

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2010 Peace & Love
Per amore o per forza inizia a fare tutto da sola. L'autarchia le ispira un acustico acquarello 60s, tra folk revival ed echi beatlesiani. Un album pacificante e pacifista, dove la pace auspicata e' quella esistenziale ed emotiva. Un'opera col cuore in mano, forse in gran parte dedicata alla tormentata relazione con Evan Dando, a cui indirizza esplicitamente la sconsolata dichiarazione d'amore di "Evan". Sensibilita' melodica per intenditori da meditabonde passeggiate su spiagge al crepuscolo.

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2011 There's Always Another Girl
Come le capita a volte un album dalla doppia anima. Musicalmente toglie il poncho beatnick del precedente, riattacca la spina alle chitarre, si infila un tubino optical, carica il "revolver" e allestisce un adorabile microcosmo merseybeat. A livello tematico gli risale invece un'amarezza decadente, come nella splendida title track, una specie di manifesto poetico pare ispirato a Lindsay Lohan. Il suo immaginario lennonmccartneyoso messo a nudo come un'isola non trovata da sorvolare e mappare.

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2012 Juliana Hatfield
Album di cover con accostamenti bizzarri, che salta di palo in frasca anche come arrangiamenti. Un'accozzaglia, a dirla tutta. A tratti di una convenzionalita' pop talmente smaccata e insolita per lei da sembrare ricercata sciocchineria. Seguiranno piu' coerenti album tributo dedicati a idoli della sua gioventu' (Olivia Newton-John, Police, ELO) che le restituiscono un po' di visibilita', ma che non vanno mai oltre il diligente. Decisamente non e' come interprete di roba altrui che le si vuol bene.

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2013 Wild Animals
Un'inquietante copertina e un titolo ermetico per un intenso e intimo autoriratto fatto di brevi pezzi minimalisti suonati in spartana presa diretta. Dopo gli anni 60 forse vuol rievocare i 90, anzi, piu' puntigliosamente certi 90 che rievocavano certi 60 e 70. Un curioso amarcord dove sembra rifarsi a anime affini come Elliott Smith o Sparklehorse, i cui fantasmi suicidi echeggiano spesso. Ossi di seppia pop che evocano ancora meditazioni su spiaggie deserte, ma stavolta sotto un cielo livido.

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2015 THE JULIANA HATFIELD THREE: Whatever, My Love
Opera legata alla precedente, di cui riprende ed elettrifica tre brani. Riforma dopo 22 anni i Three, si mette la maschera della rockstar sul viale del tramonto e con scioltezza spiazzante butta li' un buon numero di canzoni che vent'anni prima avrebbero potuto piazzarla al fianco di un Sheryl Crow o al limite proporla come meteora generazionale alla Meredith Brooks o Joan Osburne. Un omaggio che e' anche una verifica delle affinita' e delle divergenze tra lei le sue colleghe chitarramunite dei 90.

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2017 Pussycat
Torna al presente e trova l'angoscioso nocturama dei Trump e dei Bill Cosby. La metafora e' bella cruda: quella di un'America "gattina" che si fa scopare dai "rinoceronti". Ma (anacronisticamente?) non fa un discorso vittimista e canta, al suo solito, anche della necessita' di fare i conti con se stessi. Un'elettrica parata di american rock in salsa alternativa: probabilmente non e' mai suonata cosi' simile alla sua coetanea speculare Liz Phair, che pero' non tira fuori una grinta cosi' almeno dal '98.

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2019 Weird
Ogni tot mette in musica un manifesto di solitudine, stavolta con umore vitale e sereno, anche se la sostanza e' un'assorta perplessita'. In una (memorabile) annata in cui molte giovani voci femminili dell' indie sceglievano l'arty e il barocco, lei fa la veterana che va al sodo senza troppi fronzoli con un album asciutto, seducente e rotolante. Forse un'esplorazione del perduto paradosso della canzone rock capace di intrufolarsi nel quotidiano borghese ed essere allo stesso tempo conforto e veleno.

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2021 Blood
Titolo, copertina splatter e booklet con immagini stile thriller anni 70 ben introducono la sua opera piu' angosciata. Come in "un incubo da cui e' impossibile svegliarsi" il mondo è "controllato da fascisti succhiasangue" e tutti ricadiamo senza speranza nei nostri sbagli. Un cinismo che stavolta contagia anche la musica, colorata da insoliti tocchi elettro e cut-up sonori alla Beck/Eels, e che in contrasto con l'umore dei testi mai è sembrata tanto we-can-work-it-out e tanto poco life-is-so-short.


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#22 happiness stan

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Inviato 23 dicembre 2023 - 15:07

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