Mi sono procurato un cd di Feldman (credo sia quello citato da Mattia in apertura) contenente la
Rothko Chapel, quello che a detta dei più è il capolavoro più limpido del compositore americano.
E ovviamnete essendo un neofita di questo autore mi sono informato su quali siano le prerogative compostive di Feldman.
Ho ascoltao solo la Rothko Chapel, l'ascolto di
Why patterns? (l'altra composizione contenuta) lo lascio ancora in stand by. Composta nel 1971 per l'inaugurazione della cappella Rothko, l'opera in questione consiste in 5 movimenti della durata complessiva di 24 minuti ca. per ensemble di viola, percussioni e celeste.
Mi sono documentato sulle composizioni precedenti (non le conosco) a questa e ho appreso che Feldman utilizzava una tecnica compositiva molto più radicale dell'aleatoria di Cage; ovvero inseriva, (cito Mattia), una sorta di carteggio grafico, cioè delineava soltando il timbro della composizione e poco altro lasciando l'improvvisazione interpretiva più totale all'interprete. Importante è lo stretto rapoporto con il movimento pittorico espressionista astratto americano.
Mi pare quanto meno interessante cercare di legare a questo punto la
Rothko chapel con questo stile compositivo giovanile e con l'influenza determinante operata da artisti quali Pollock, Gorgky, de Kooning e per l'appunto Rothko. Mi sembra che la composizione suddetta sia leggermente meno ardita delle descrizioni che ho letto sulle opere giovanili. Almeno: penso che Feldman abbia abbia attuito il suo radicalismo per giungere a una composizione meno improvvisata e più razionale. Sento che Feldman conosce la musica colta europea (Xenakis per internderci) e abbia applicato tecniche matematiche di calcolo che investono la macrostruttura dell'opera, la quale mi pare ben delineata. Ovviamente internamente lo sviluppo tematico rimane libero e basato su tecniche aleatore quanto meno lasciate all'improvvisazione.
A questo punto rimane fondamentale studiare il background culturale/artistici dal quale sorge quest'opera: lo stretto rapporto d'influenza tra Feldman e l'espressionismo astratto.
Premessa: l'opera è stata scritta avendo questa opera come riferimento:
Mark Rothko, pittore russo emigrante in america, è stato uno dei maggiore esponenti di quel movimento cocktail a cui è stato affibiato il termine di
espressionismo astratto americano. Movimento cocktail perchè in tal movimento sono raccolti gli artisti americani del dopoguerra che hanno background artistico-cultarali diversi l'uno con l'altro. Tra le mie fonti del sapere, Feldman viene abbastanza indistintamente considerato essere stato influenzato in terminni macro da tutto il movimento: questo mi sembra riduttivo.
I tre grandi dell'espressionismo sono
Jackson Pollock,
Willem de Kooning (olandese emigrante) e
Mark Rothko: artisti che hanno premesse diverse. Il più noto e importante Pollock (fondatore dell'
action painting) si basa su influenze astratte di kandinskyiana memoria. De Kooning, la cui pittura è molto più materica e dominata da linee e colori ben marcati è più vicina ai maestri espresionisti fiamminghi: Kirchner, James Ensor e Franz Marc (il co-fondatore con Kandinsky del movimento "il cavaliere azzurro"). E anche l'ultimo Rothko fonda la sua arte su modelli diversi dai due pre citati.
Non a caso Rothko è uno dei precursori insieme al suo maestro
Arshile Gorgy del sotto movimento
colorfield painting, termine coniato proprio per non ridurre il movimento alla sola action painting. La pittuta di Rothko, così come quella di Gorsky prima e di
Franz Kline è una pittura che tende ad annichilire ogni sorta di grafismo; lunghe fasce cromatiche sovrapposte portano nell'osservatore una sorta di mistica comtemplazione attrraverso un rapporto fatto, non tramite la linea, ma tramite l'accostamento di vari valori tonali acidi, caldi e proprio attraverso questa voluta imprecisione del contorno.
Io mi sento di inserire questa composizione tenendo a riferimento la tecnica pittorica sopra citata. Sembra un quadro di Rothko: senza spigoli e dove le linne di demarcazione sono minime. Inomma; un lento fluire di musica lasciato libero di viaggiare. E il ponte col movimento minimale anni '70 è veramente corto.