Sei troppo catalogatore, anche se capisco quello che vuoi dire, quella che definisci "fusion come genere" è quella che poi sarà presa a modello successivamente e diventerà uno stereotipo (easy listening o riccardone, o entrambe le cose ), con le radici jazz che diminuiscono visibilmente.
prima però un sacco di gente che partiva dal jazz si inserì nel flusso del momento e tirava fuori dischi più o meno fusion a inizio 70s, parlo per esempio di straight life di freddie hubbard e altra roba che usciva per l'etichetta CTI, multiple di joe henderson, next album di sonny rollins, sostanzialmente jazz pieno di groove con ritmi funk o latini, percussioni, piano elettrico, spesso con gente del giro di miles a suonare (dejohnette hancock holland carter ecc.)
Poi c'è anche da dire che dei soliti noti assolutamente non bisogna fermarsi ai soliti album perché altrimenti ci si perde un agharta di miles o un mwandishi di hancock.
Dimenticavo anche una cosa "fusion" tra molte virgolette, praticamente incatalogabile (lo definirei un disco soul fatto da un compositore jazz), come attica blues di archie shepp, segnalato in un altro topic qui qualche mese fa
io trovo sempre più difficile stare a distinguere tra jazz rock, jazz elettrico e fusion, anche perchè ci sono dischi chiamati jazz rock che di rock dentro ne hanno poco, l'elettricità c'era da un sacco di tempo e le influenze folk/etniche pure e la maggior parte di queste cose si mescolavano in modo non così netto da dire questo è jazz rock, questo è fusion. Finchè si usano i termini per indicare certe sfumature o magari una diversa collocazione cronologica ci sta anche, ma vederli come scatole diverse (se il senso del discorso è questo ) mi sembra un po' forzato.
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dai manichei che ti urlano o con noi o traditore libera nos domine
Ma no, non sono scatole diverse, però se di un disco uno mi dice "più che la classica fusion ricorda il jazz elettrico" io un'immagine mentale me la faccio (poi magari è diversa da quella di chi parla, ma vabbé).
Io le trovo etichette comode, nella mia testa è abbastanza chiaro che tipo di sound prototipuco designi ciascuna di esse.
Quello che tu chiami fusion, mi sa: Davis, Hancock e quella scuola lì. Nella mia mente: suono molto liquido ma struttura ancora jazzistica, e-piano, tromba post-bop, chitarra elettrica ancora piuttosto disciplinata nonostante i timbri che si fanno hendrixiani. Mi sa che è soprattutto un'espressione italiana.
no aspetta sulla distinzione fra fusion e jazz-rock ci arrivo, con il jazz elettrico no, che sarebbe?
vabbè non mi sembra così difficile, tutto il jazz con strumenti elettrici, non lo intendo come sottogenere, ma di sicuro c'è molta roba che non è jazzrock nè fusion ma ha comunque quel timbro diverso e anche le possibilità diverse degli strumenti elettrici.
Quello che tu chiami fusion, mi sa: Davis, Hancock e quella scuola lì. Nella mia mente: suono molto liquido ma struttura ancora jazzistica, e-piano, tromba post-bop, chitarra elettrica ancora piuttosto disciplinata nonostante i timbri che si fanno hendrixiani. Mi sa che è soprattutto un'espressione italiana.
in parte anche quello, ma appunto non ne faccio una cosa di sottogeneri, se c'è lo strumento elettrico ci rientra per me. Che poi dico sicuramente una grossa banalità, non è un dettaglio perchè l'elettricità cambia proprio non solo il timbro ma anche le tecniche (tipo il video sopra) quando non proprio gli strumenti.
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dai manichei che ti urlano o con noi o traditore libera nos domine
no aspetta sulla distinzione fra fusion e jazz-rock ci arrivo, con il jazz elettrico no, che sarebbe?
vabbè non mi sembra così difficile, tutto il jazz con strumenti elettrici, non lo intendo come sottogenere, ma di sicuro c'è molta roba che non è jazzrock nè fusion ma ha comunque quel timbro diverso e anche le possibilità diverse degli strumenti elettrici.
no aspetta sulla distinzione fra fusion e jazz-rock ci arrivo, con il jazz elettrico no, che sarebbe?
vabbè non mi sembra così difficile, tutto il jazz con strumenti elettrici, non lo intendo come sottogenere, ma di sicuro c'è molta roba che non è jazzrock nè fusion ma ha comunque quel timbro diverso e anche le possibilità diverse degli strumenti elettrici.
eh ma quello che hai postato è un solo di chitarra elettrica, e la chitarra elettrica (semiacustica ma comunque elettrica) nel jazz c'era da una vita.
Certo, ma cambia qualcosa il fatto ci fosse da tanto? Per esempio con l'elettricità la chitarra si è affermata come strumento solista anche in gruppi con fiati, mentre prima era soprattutto uno strumento ritmico (oltre al fatto che cambiava l'estensione della tastiera e la maneggevolezza).
Ma poi anche il basso elettrico o le tastiere elettriche c'erano da parecchio, c'è roba di Sun Ra tra gli anni cinquanta e i primi sessanta dove usa basso, chitarra e tastiere varie, rhodes, clavinet, wurlitzer. Difficile definire quella roba semplicemente jazz acustico per dire.
Da un disco dove ci sono cose del genere e passaggi free (e Marion Brown viene solitamente associato al free) ma praticamente niente rock e pochissimo che faccia pensare alla fusion come si intende normalmente
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dai manichei che ti urlano o con noi o traditore libera nos domine
sì ma "jazz elettrico" in questo senso si riferisce, più che a uno stile o un sound, a delle caratteristiche tecniche. Giustamente citi il wurlitzer ma anche l'hammond è elettrico. Sarebbe, paragone un po del cazzo ma mi viene questo, distinguere fra elettronica analogica e elettronica digitale: si può fare, ma non sono due generi.
Comunque vi odio, state riportando la discussione sul periodo e i personaggi di cui non mi interessa in alcun modo parlare, quelli soliti da jazzofili
ma non è vero , la roba che ho citato io è tutta groove, i jazzofili non mi sembra che l'abbiano mai amato. a te piacciono le pacchianate con i synth di plastica
Comunque vi odio, state riportando la discussione sul periodo e i personaggi di cui non mi interessa in alcun modo parlare, quelli soliti da jazzofili
ma non è vero , la roba che ho citato io è tutta groove, i jazzofili non mi sembra che l'abbiano mai amato. a te piacciono le pacchianate con i synth di plastica
Anche, ma non solo: metà delle robe che ho citato sono più in area Soft Machine post-third/Nucleus/Uk/Isotope e altre cose così --> il jazz-rock bello.
Anche a dick comunque diverse cose abbastanza kitsch e riccardoniche nel campo non spiacciono, stando almeno ai post suoi nel resto del thread... Ora tira in ballo Sun Ra ma l'ho riletto giusto due giorni fa che aveva citato gli Steps Ahead
e neanche mwandishi e agharta sono roba da jazzofili, peraltro. Il jazzofilo standard si e no sopporta in a silent way e pensa che hancock abbia fatto le cose migliori a metà anni 60.
e neanche mwandishi e agharta sono roba da jazzofili, peraltro. Il jazzofilo standard si e no sopporta in a silent way e pensa che hancock abbia fatto le cose migliori a metà anni 60.
Agharta è una ciofeca anche per me, e forse ho un'immagine errata dei gusti dei jazzofili; comunque mi pare che si tratti di dischi che godono di una certa considerazione critica, laddove invece gran parte delle formazioni di "seconda generazione", che si sono lanciate subito in territori jazz-rock/fusion senza provenire da un background da musicisti post-bop consolidati, è sostanzialmente vista come prodotto di serie B, di cui raramente si ricorda perfino l'esistenza.
e neanche mwandishi e agharta sono roba da jazzofili, peraltro. Il jazzofilo standard si e no sopporta in a silent way e pensa che hancock abbia fatto le cose migliori a metà anni 60.
Agharta è una ciofeca anche per me, e forse ho un'immagine errata dei gusti dei jazzofili; comunque mi pare che si tratti di dischi che godono di una certa considerazione critica, laddove invece gran parte delle formazioni di "seconda generazione", che si sono lanciate subito in territori jazz-rock/fusion senza provenire da un background da musicisti post-bop consolidati, è sostanzialmente vista come prodotto di serie B, di cui raramente si ricorda perfino l'esistenza.
per me è più facile che agharta piaccia ad un ascoltatore "indie" o hiphop che a uno jazz. Sulla considerazione critica in generale, non solo jazz, mi sembra ovvio, il kitsch, le riccardonate e l'easy listening non sono mai piaciute alla critica con rare eccezioni (qualche tempo fa su blow up c'era un articolo su pat metheny)
(poi per dire a me romantic warrior dei return of forever piace anche perchè è una specie di archetipo del riccardonismo, e non ho niente contro i synth di plastica in generale, direi che ci sono synth di plastica che mi piacciono e altri che fanno cagare. qualche problemino con il pacchiano ce l'ho, lo ammetto)
Comunque vi odio, state riportando la discussione sul periodo e i personaggi di cui non mi interessa in alcun modo parlare, quelli soliti da jazzofili
ma non è vero , la roba che ho citato io è tutta groove, i jazzofili non mi sembra che l'abbiano mai amato. a te piacciono le pacchianate con i synth di plastica
Anche, ma non solo: metà delle robe che ho citato sono più in area Soft Machine post-third/Nucleus/Uk/Isotope e altre cose così --> il jazz-rock bello.
Anche a dick comunque diverse cose abbastanza kitsch e riccardoniche nel campo non spiacciono, stando almeno ai post suoi nel resto del thread... Ora tira in ballo Sun Ra ma l'ho riletto giusto due giorni fa che aveva citato gli Steps Ahead
Si se non l'ho detto io considero Grolnick proprio uno dei migliori in assoluto tra i compositori fusion e del jazz in generale tra settanta e ottanta, sopra di lui ci metto giusto Shorter. E pochi altri se la giocano, Corea probabilmente ma non molti altri. Uno che ha scritto cose tipo Pools, Nothing Personal, Persimmons o Just be ourselves non si trova facilmente. Comunque tra Steps ahead e Sun Ra il secondo mi sembra decisamente più kitsch, e lo dico da superfan
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dai manichei che ti urlano o con noi o traditore libera nos domine
appena messo anche nel topic sulle percussioni ma ci sta bene anche qui, un disco difusion particolare con decise influenze salsa, samba, merengue altre robe latine tipo bomba plena che manco so che sia
la fender gialla, il pubblico jappo in delirio, la magliettina strapponata, la tastiera tracolla, il brano che ha un non so che di godzilliano, gli assoli di Beck sono la quintessenza del suo stile aggressivo, con stilettate da copgiro
una botta di turbocapitalismojazzrock
pure la band è da delirio con Simon Philips alla batteria e Jan Hammer alla tastiera
Strano ma fino a poche settimane fa non avevo mai letto alcunché in giro di Barbara Thompson, valente fiatista nonché bandleader britannica che nei Seventies lavorò con Colosseum e Isaac Hayes, Neil Ardley (è in tre album che adoro: A Symphony of Amaranths, Kaleidoscope of Rainbows, Harmony of the Spheres), Manfred Mann.
Ho rimediato ascoltando il terzo album a suo nome (secondo coi Paraphernalia), e devo dire che mi chiedo come sia possibile che la sua musica circoli così poco, o — nel caso invece circoli — come mai io non l'avessi mai incontrata. Sarà che l'album è dell'81, il genere era ormai démodé e il ripescaggio integrale di quella roba non c'è mai stato per davvero.
Lo stile è da qualche parte fra il jazz-rock e la fusion, diciamo fra Nucleus e tardi Soft Machine, ma volendo calare un riferimento più da insider posso dire che mi sono venuti in mente i turco-svedesi Oriental Wind di Okay Temiz, sia per le frequenti incursioni world che per il piglio dei brani. A entusiasmarmi è soprattutto il mix raro di focosità e leggiadria, con un sound sempre bello teso e corposo (Rhodes e basso fretless danno il loro contributo) ma un brio coinvolgente dato tanto dagli svolazzi balcanici di fiati e synth quanto dalla batteria scoppiettante.
Qua Temple Song, uno dei pezzoni del disco (con assolo di batteria, non fate quelle facce, c'è che apprezza):
Questa ricorda il riff introduttivo di Facelift un pochino più velocizzata.
Come Fusion rimane ancora legata al jazz-rock anni 70, insomma più rock che jazz, direi prog.
Non sapevo che fosse sposata con Jon Hiseman e che avessero suonato assieme (lui è qui alla batteria infatti, l'ho subito riconosciuto).
Questa ricorda il riff introduttivo di Facelift un pochino più velocizzata.
Sì, molto. Devo ammettere che ho un debole proprio per quel sound e quel pezzo, ho una mia categoria mentale "band/pezzi/album/suoni che ricordano Facelift" e la applico abbastanza indiscriminatamente; nel loro caso però mi sembra che il paragone calzi più del solito.
Enon Kawatani ha formato da qualche tempo un nuovo gruppo (il suo quarto ), che si chiama Ichikoro.
Oltre a lui, che vi suona la chitarra elettrica ritmica, nella formazione ci sono altri due Gesu no Kiwami Otome (bassista e tastierista), un Indigo La End (il batterista) e due membri fino a quel momento estranei al suo giro: Kanade Kageyama alla chitarra acustica (proviene da una band chiamata Nabowa, che però non ho mai ascoltato) e Ichika Nito alla chitarra elettrica solista.
Quest'ultimo è un chitarrista di un livello tecnico mostruoso che è noto sostanzialmente per i suoi brevi video su Instagram, in cui suona alla velocità della luce.
Ha anche registrato qualche EP con brevi brani strumentali in cui però emerge drammaticamente il problema della sua figura: cresciuto a suon di trovate circensi, quando deve mettersi a fare roba strutturata non ne cava molto (ma immagino Enon debba aver visto l'enorme potenziale, perché con quella tecnica se vieni messo in mani buone tanti saluti a tutti).
La collaborazione è una discreta prova di umiltà per Kawatani, che finora è sempre stato il centro assoluto dei propri progetti e che, da rockstar affermata, accetta di fare da seconda chitarra per un ragazzo che all'infuori di Instagram non esiste.
Neanche a dirlo, il materiale degli Ichikoro è di gran lunga la cosa migliore a cui Nito abbia messo mano, ma è di elevata qualità anche per la media di Kawatani. Finora han pubblicato solo singoli sfusi, ma se fanno un album per me può venirne fuori la cosa migliore dai tempi dell'esplosione dei Gesu (sempre che ci arrivino comunque, stanno in giro da quattro anni ormai e ancora non sembrano averne l'intenzione).
Dimenticavo, li metto qui perché fanno sostanzialmente un misto di math e jazz-rock, esclusivamente strumentale.
Un po' OT: ma dei Genie High che opinione hai? Io li ho ascoltati solo di striscio e poi accantonati. Non so se ho fatto bene o meno.
Sono bravi e molto strambi, ma non so se su album li reggo del tutto. Del resto vale lo stesso per gli Indigo La End. Solo che con i Genie High ho provato di meno, quindi mai dire mai.
La brasiliana Flora Purim.
Gran bel jazz rock di metà settanta. Bellissima voce, tanta energia e una certa innovazione, sembra molto più moderno del 1974
Personale al suo servizio di grande caratura:
Miroslav Vitous
Santana
Airto Moreira
George Duke http://youtu.be/nMcfpQElL_o