Non ho letto il libro.
Il film ha una grave pecca, è come se nel raccontare qualcosa si usassero solo frasi paratattiche e nessuna subordinata. Il risultato sarebbe una continua enunciazione di situazioni l'una accanto all'altra cumulando magari avvenimenti in bell'ordine, ma provocando un bel po' di noia. La storia del responsabile delle risorse umane di un panificio che deve occuparsi della scomparsa di una dipendente uccisa in un attentato dovrebbe essere un modo per costruire o scoprire una identità: attraverso la scoperta di chi sia quel numero in una busta paga, il protagonista riscopre se stesso e un mondo largo e diverso. Ma tutta la storia è trattata in maniera poco convincente, forse la chiave di volta, che sfugge a mio parere, è proprio nel suo ruolo: la responsabilità in lui cresce proprio nel momento in cui è formalemnte meno coinvolto; la risorsa umana via via si illumina di istantanee che restituiscono una persona, la sua storia unica, la sua vita singolare e irripetibile.
Ben fotografato e anche ben recitato il film manca di passione e si perde almeno nel passaggio del privato del protagonista che rimane alquanto confuso. E' almeno divertente nel raccontare il parossismo della burocrazia.
Il responsabile delle risorse umane
Iniziato da
tiresia
, dic 29 2010 19:18
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