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My son, my son, what have ye done?


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2 replies to this topic

#1 bowman

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Inviato 15 settembre 2010 - 13:02

L'ho trovato un bellissimo film.
In ??My son, my son, what have ye done?? il titanismo herzoghiano è presente in tutte le sue sfaccettature. Grattacieli, foreste, montagne, struzzi, esseri umani ai margini o apparentemente normali, suoni, rumori, echi, sono l??esito di un connubio primordiale, mitico, senza alcuna possibilità di elaborazione razionale, tra natura, cultura e tecnologia. La cultura, o se preferiamo, la civiltà, così come la tecnologia, non sono il frutto della ragione umana ma di una pulsione primitiva, naturale, che è fatta della stessa sostanza con cui è stata prodotta la natura stessa. La follia di Brad (stupenda la sequenza in cui si sente visto da tutto il mondo), protagonista del film, che lo porta al matricidio, non è solo individuale, cioè ascrivibile alla sua biografia che nel film è ricostruita attraverso i racconti della fidanzata e del suo insegnante di teatro, ma appare come un pezzo di un ingranaggio cosmico che si muove sulla base di leggi caotiche in quanto non esplicitabili. Se esiste Dio, più che ad un architetto somiglia ad un drammaturgo greco.
Narrativamente tutto quello che bisognava sapere lo sappiamo all??inizio del film. Brad ha ucciso sua madre ed è chiuso in casa con due ostaggi (noi spettatori sappiamo da subito che i due ostaggi sono i suoi due fenicotteri). Il ??dialogo? tra i poliziotti fuori e Brad dentro, è meraviglioso. La casa di Brad appare come una gigantesca creatura parlante con due bocche: le tende di una grande finestra e la porta del garage. I poliziotti schierati fuori, rappresentano l??ordine e la razionalità, ma anche loro, nell??insieme, con i fucili spianati e le divise nere, appaiono come una cupa incomprensibile gigantesca creatura.
I racconti in flash-back della fidanzata e dell??insegnante di teatro di Brad dovrebbero gettare luce su come il giovane sia diventato folle ed invece, col procedere della pellicola, sentiamo di avere sempre meno chiare le idee, sentiamo come se una forza caotica sia la sola chiave di lettura del tutto. Una forza caotica che a volte prende direzioni drammatiche che portano un giovane uomo ad uccidere la propria madre, altre volte invece si tinge di forme poetiche come quella di un pallone di basket  lasciato su un alberello spoglio (un pallone piccolo, indifeso, stagliato sui grattacieli di San Diego) in attesa di un bambino, magari talentuoso, che lo prenda per giocare.
Nella follia di Brad ci sono Aguirre e Woyzeck, ma impossibile non pensare anche allo sguardo di personaggi fuori del cinema di Herzog, come Palla di lardo o a Jack Torrance. Così come è difficile non pensare al fatto che Lynch non sia semplicemente il produttore del film ma anche una fonte di ispirazione per quanto riguarda le riprese degli interni, o l??uomo nano infiocchettato nella foresta (anche se bisogna ricordare che i nani fanno parte dell??immaginario herzoghiano), o la figura stessa dello zio di Brad.
All??inizio del film, quando partono i titoli di testa ??David Lynch presenta un film di Werner Herzog? è impossibile non emozionarsi. 
Voto: 9
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#2 nicholas_angel

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Inviato 23 settembre 2010 - 10:55

C'era molta attesa per l'incontro tra i due più pazzi cineasti degli ultimi 20-30 anni: Lynch alla produzione, Herzog alla regia. Uno inserisce qualcosa dei suoi vari trip onirici, l'altro cerca di mettere in mezzo un discorso sulla natura e sull'uomo, da sempre tema fondamentale di tutta la sua opera. Il tocco di entrambi si puo' sentire a tratti, in particolare in alcuni monologhi decisamente assurdi, ma il film non convince a fondo. In particolare sembra che i due folli abbiano messo un freno al loro genio, non riuscendo né a dare motivazioni particolari al protagonista, né a creare qualcosa di particolare a livello estetico.
La storia riguarda quella di un attore, Brad, che talmente preso dal suo ruolo in un adattamento dell'Orestea, decide di uccidere la madre (interpretata da un'inquietante Grace Zabriskie) esattamente come il suo personaggio.
Il film potrebbe essere interessante per com'è costruito e all'inizio riesce addirittura a convincere: il protagonista, dopo l'omicidio, è dentro la propria casa con due ostaggi (?) e fuori ci sono i poliziotti che cercano di ricostruire la storia del personaggio grazie agli interventi della fidanzata e del suo regista teatrale. E da qui partono flashback a manetta: dal viaggio in Perù del protagonista (e qui si sente l'Herzog vecchia maniera) alle storie dello zio Ted, interpretato da un folle Brad Dourif. Momenti divertenti come questi ultimi sono alternati a sequenze abbastanza pretenziose in cui il regista decide di fermare il tempo. Attori immobili e musica di violoncello in sottofondo come a ricreare un trip onirico à la Lynch. Lo spettatore sta però lì a chiedersi cosa significhi ciò e la stessa cosa avviene anche per il resto del film. Peccato però, perché il cast a partire dal protagonista Michael Shannon è particolarmente ispirato e pure le musiche tra lenti assoli di violoncello e vecchie canzone spagnole lasciano il segno. Eppure all'uscita dalla sala hai l'impressione di aver assistito a un'occasione mancata. Le buone motivazioni c'erano, mancava l'ispirazione.
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#3 sokurov

    Bambino Adattato +

  • Redattore OndaCinema
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Inviato 28 novembre 2010 - 01:03

"La follia del mito antico intrecciata alla follia postmoderna: un tema suggestivo che Herzog coglie nei simbolismi figurativi (la natura selvaggia della California meridionale solo in apparenza domata dal lindore consumistico), ma poi spreca nella didascalica e un po' goffa piattezza narrativa"
(Valerio Caprara, 'Il Mattino', 6 settembre 2009)

Per la prima volta, forse, mi trovo completamente d'accordo con questo scemo.
Voto: 5
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