
botte schiaffi pugni calci[o] in culo
#151
Inviato 13 dicembre 2011 - 01:10
voter negativity
Gozer il Gozeriano 119
reallytongues 112
#152
Inviato 13 dicembre 2011 - 08:36
#153
Inviato 13 dicembre 2011 - 08:56
Mah, sarò io particolarmente sensibile all'argomento, però ho trovato che il modo in cui è stata data la notizia non sottintendesse nemmeno troppo un certo velato giudizio morale sulla persona uccisa
Esatto. Per non parlare dell'elemento che (ricordiamolo) SPARÒ DA UNA PARTE ALL'ALTRA DELL'AUTOSTRADA RISCHIANDO NON SOLTANTO DI UCCIDERE QUALCUNO MA DI PROVOCARE ADDIRITTURA UNA STRAGE. Sotto sotto si sottintende che, in fondo, non avesse tutti i torti. Ma vaffanculo va...
Stefano
Sono stato ad un loro concerto in prima fila, impiedi. Ubriaco fracico ed erano convinte fossi un fan sfegatato, mi dedicavano le canzoni mentre io per quasi due ore urlavo: troieee!
#154
Inviato 28 dicembre 2011 - 10:30
Quei ragazzi, ricordiamolo, se ne andavano da una rissa con dei tifosi gobbi avuta nel parcheggio dell'autogrill. Come ha accertato la sentenza di primo grado, stavano fuggendo proprio dal poliziotto che gli intimava l'alt, nonostante la sirena e addirittura l'esibizione dell'arma. Scusate ma se a me un poliziotto anche solo mi ordina l'alt mi fermo immobile. Quest'ultimo episodio dimostra solo che nell'auto con Sandri non c'erano dei santi e nulla toglie né nulla aggiunge al gesto assolutamente sproporzionato, assassino e idiota di Spaccarotella in sé, che è stato giutamente condannato per omicidio volontario in appello (a febbraio la Cassazione).
Messaggio modificato da Number 6 il 28 dicembre 2011 - 10:31
#155
Inviato 09 gennaio 2012 - 20:34

#156
Inviato 23 gennaio 2012 - 14:35
Grida all'avversario «Finocchio»
Espulso, si difende: «È il suo nome»
È accaduto nel derby Primavera tra Bologna e Parma,
in campo il 18enne casertano Francesco Finocchio
“FINOCCHIO, VIA LA PALLA!”. Non un insulto, ma il nome proprio di un calciatore avversario, il casertano Francesco Finocchio, è costato l’espulsione dell’allenatore del Bologna Primavera sabato scorso. L'occasione, il derby emiliano con il Parma giocato all'ombra delle Due Torri. In campo, sul risultato di 2-2 e pochi spiccioli di partita ancora da giocare, un giocatore rossoblù resta a terra per infortunio mentre si avvia la ripartenza veloce del Parma. Il 18enne Finocchio, attaccante ex under 17 della Nazionale, avanza con la palla incollata al piede. L’allenatore bolognese Paolo Magnani non ci sta, così si alza ed esorta l’avversario a mettere il pallone a lato: ”FINOCCHIO! VIA LA PALLA!”. Peccato l’arbitro inviperito pensi a un insopportabile insulto e butti fuori il mister, «beccato» intanto anche dall’allenatore del Parma, De Patre. Inutile il tentativo di spiegare, l'arbitro Donati di Ravenna non vuole sentire ragioni ed espelle anche il tecnico parmense.
L'ALLENATORE: COME CHIAMARLO?- , Resta però una domanda, quella che ai taccuini del Corriere dello Sport ha lanciato Magnani: «Se non lo chiamavo Finocchio come avrei dovuto chiamarlo?».
... sei solo chiacchiere e Baraghini
#157
Inviato 24 aprile 2012 - 02:58
Ieri a Roma in curva Nord, quella della Lazio, si sono intonati ben alti e distinti cori antisemiti. «Giallorosso ebreo», erano le parole, rivolte sia ai tifosi leccesi (era in corso Lazio Lecce) sia, presumibilmente, ai tifosi romanisti. Il resto dello stadio non ha fischiato, non ha dato segni di disapprovazione o fastidio. Non risultano prese di posizione da parte del presidente Lotito né di altri dirigenti della Lazio.
Certo, è successo altro domenica 22 aprile, ben altro. È quello che tutti i giornali raccontano sotto il titolo di “Ricatto ultrà”, “Genoa in ostaggio”, “Giocatori costretti a togliersi la maglia”. È successo che gli ultras della curva nord di Marassi sono prima riusciti a interrompere la partita, poi a presidiare il tunnel degli spogliatoi dicendo: «Se volete passare di qui vi togliete la maglia, che state disonorando» (il Genoa stava perdendo in casa 0-4 con il Siena). I giocatori si sono tolti la maglia, “costretti”, scrivono i giornali.
Costretti? Già su questo ci sarebbe da discutere. Intendiamoci, ciò che è accaduto a Genova è gravissimo. Ma è anche l’ennesimo atto di una rappresentazione che va avanti sempre uguale. Quanto sono false e abusate le frasi dei telecronisti sportivi: «Questi personaggi non hanno nulla a che fare con il calcio». Peccato che all’inizio delle telecronache si parli di «meravigliose coreografie». E chi le fa le coreagrafie? Si fanno da sole? E di «tifo fantastico». Già, e chi li intona i cori? Si parla di «appassionati che si sobbarcano centinaia di chilometri per stare vicini alla squadra». Salvo poi dire, due giorni dopo, «che quelli non sono tifosi».
Si fa finta di non sapere che quegli ultras, proprio quei capi ultras, sono gli stessi che si vedono alla Pinetina, a Milanello, a Trigoria, a Formello. Provate a girare, la domenica sera o il lunedì, giorno di riposo dei calciatori, per i locali di corso Como, a Milano. Vedrete giocatori in compagnia di boss delle curve. E così a Roma, a Napoli, ovunque. I leader delle curve diventano accompagnatori, amici e guardie del corpo dei giocatori. Si conoscono, sono spesso amici, sono vasi comunicanti. Il coro più importante che una curva può intonare è «uno di noi». Quel giocatore è «uno di noi». Se smette di esserlo vuol dire che ha tradito, sono guai. E se sei «uno di noi», un amico, allora sarai nostro ospite in curva. Ma poi non potrai rifiutarti di venire alla nostra festa, alla nostra serata. Se sei uno di noi, se ci vediamo in discoteca o in quel locale, se facciamo magari qualche affare insieme, allora io mi sentirò libero di chiederti, come è successo a Bari, di perdere una partita, così noi capi ultras ci possiamo fare un po’ di soldi con le scommesse.
In una discussione andata in onda su Sky Massimo Mauro diceva che la scena peggiore vista a Marassi è stata quella di Sculli che parla con un capo della curva. Che cerca una soluzione. È una discussione tra persone che si conoscono, che convivono, che devono continuare a farlo. Nel 2004 le due curve unite interruppero il derby Lazio-Roma. «Sospendete la partita», intonavano. Sostenevano che un tifoso fosse morto, fuori dallo stadio, investito da un’auto della polizia. Non era vero, ma loro non arretravano. I giocatori, interpellati, dissero: «Non giochiamo, torniamo a casa». Per paura. Ma probabilmente non paura di conseguenze immediate ma paura di ciò che sarebbe accaduto dopo. C’è un accordo tacito tra giocatori e ultras, guai a farlo saltare. Lo stesso è accaduto ieri a Genova: è saltata una normalità apparente che però è stata ripristinata dopo il colloquio tra calciatore e capo ultras. Il pullman del Genoa ha lasciato lo stadio disturbato solo da qualche urlo di passaggio. La normalità era stata ripristinata.
C’è anche chi non si toglie la maglia. Ci ha provato ieri Sebastian Frey, portiere del Genoa. Diceva, rivolto ai tifosi, «Questa maglia è mia, non me la tolgo. È mia.» Gillet, portiere del Bari, si rifiutò di aderire alle richieste degli ultras: «Fatti passare un gol, che vuoi che ti costi? Tanto siamo già in B». Gillet disse di no. E gli ultras: «Guarda che tu vivi in questa città, ci incontri, ci vedi, frequentiamo gli stessi posti».
Per lungo tempo Clarence Seedorf, giocatore del MIlan, è stato fischiato dalla sua curva. Perché giocava male, si diceva. Ma non era così, o meglio, non era solo così. Quando morì Gabriele Sandri, Seedorf fu l’unico giocatore che si rifiutò di mettere la fascia nera a lutto. Non perché non ritenesse quella morte grave e assurda ma perché non capiva, non sapeva bene che cosa era accaduto. Gli dissero «Tu fallo», lui rispose «No, voglio prima capire». Ne ha pagato le conseguenze.
Le ambiguità, le contiguità, riguardano anche le società. Vogliamo far finta di non sapere che per anni i capi ultras hanno avuto i biglietti per le trasferte direttamente dalle società? Biglietti poi rivenduti a caro prezzo, biglietti con cui tanti leader delle curve hanno fatto molti soldi. E che i negozi ufficiali di merchandising delle squadre all’interno degli stadi sono spesso in gestione ai boss ultras? Ma poi, qualcuno si domanderà come mai all’ingresso degli stadi vengono sequestrati accendini e bottigliette, ma fumogeni e petardi riescono comunque a entrare. Da dove passano? Si dice spesso che le società sono ricattate dagli ultras. È vero anche questo, sicuramente. Ma è tutto molto più complesso, è un rapporto di ricatto e sudditanza, ma anche di convenienza. Perché gli ultras fanno comodo quando si tratta di fare pressioni sul mondo arbitrale. O su allenatori e giocatori. Gli ultras fanno comodo quando la tua squadra finisce in Lega Pro, e loro sono sempre lì, a fare il tifo.
Succederanno ancora cose come quelle di Genova. E ci saranno ancora cori razzisti e antisemiti. A Dortmund, in Germania, il Borussia ha proibito per tre anni l’accesso a un gruppo di tifosi che aveva intonato cori razzisti. Lo stesso aveva fatto due anni fa il Chelsea. In Italia siamo ben lontani. Cori razzisti sono consuetudine di molte curve. La Juventus è stata avvertita più volte: se i vostri tifosi continuano con questi cori, scatterà la squalifica. Ma poi la domenica dopo la storia continua e non succede nulla. Chissà poi se l’arbitro di Lazio-Lecce ha scritto delle urla antisemite nel suo referto. Se sì, la Lazio si beccherà un paio di migliaia di euro di multa, non di più. Lotito continuerà probabilmente a non dire nulla.
E continueranno naturalmente i commenti in coro di tutto l’ambiente, stretto e unito: «Ma questi non c’entrano nulla con il calcio». Un po’ come un tempo qualcuno rispondeva: «La mafia? Ma la mafia non esiste».
http://www.ilpost.it...23/tifosi-e-no/
Alfonso Signorini: "Hai mai aperto una cozza?"
Emanuele Filiberto: "Sì, guarda, tante. Ma tante..."
(La Notte degli Chef, Canale 5)
"passere lynchane che finiscono scopate dai rammstein"
"Io ho sofferto moltissimo per questo tipo di dipendenza e credo di poterlo aiutare. Se qualcuno lo conosce e sente questo appello mi faccia fare una telefonata da lui, io posso aiutarlo"
(Rocco Siffredi, videomessaggio sul web)
"Ah, dei campi da tennis. Come diceva Battiato nella sua canzone La Cura"
#158
Inviato 24 aprile 2012 - 17:21
Ferma restando la scontata presa di distanze dai comportamenti denunciati, etc. etc., mi sono sinceramente fracassato le scatole nel vedere tutta questa attenzione al minimo volare di mosca intorno alla Lazio, società che per una serie di motivi politico-sportivi vive una sorta di vero e proprio accerchiamento, ivi compresa la vulgata che la vuole condurre un campionato "virtuale" poiché invischiata nel calcioscommesse in base a voci di corridoio o a dichiarazioni di dichiaranti che diventano più o meno attendibili a seconda delle società che vanno a toccare.
Tanto per rimanere alla questione sopra riportata, succede che poi uno va ad aprire il comunicato ufficiale del giudice sportivo e scopre che, in merito ai "gravissimi" fatti denunciati, il giudice sportivo si occupa della Lazio soltanto per non adottare provvedimenti sanzionatori circa una possibile violazione della normativa sui fumogeni, mentre poco sotto si legge testualmente:
"Ammenda di € 20.000,00 : alla Soc. FIORENTINA per avere suoi sostenitori, al 42° del primo tempo ed al 12° del secondo tempo, indirizzato a due calciatori della squadra avversaria grida costituenti espressione di discriminazione razziale; per avere inoltre, al 30° del secondo tempo, lanciato verso l'Arbitro, che ne veniva sfiorato, una moneta; entità della sanzione attenuata ex art. 14 comma 5 in relazione all'art. 13 comma 1 lettere a) e b) CGS, per avere la Società concretamente operato con le Forze dell'Ordine a fini preventivi e di vigilanza."
Si sono forse letti stracciamenti di vesti da parte dei soliti sepolcri imbiancati circa i tifosi razzisti della Fiorentina o la civiltà della città di Firenze?
Come sempre in Italia, due pesi, due misure. E tantissima gente in malafede.
#159
Inviato 04 maggio 2012 - 13:45
In riferimento alla partita ALBALONGA DARCO SPORT - THUNDER ROMA giocata il 28/04/10, vengo assegnate n. 3 giornate di squalifica ai giocatori sig. CANTALINI GIANLUCA, FERRANTE MARCO della società ALBALONGA DARCO SPORT, per ripetuti insulti verso gli avversari e il pubblico.
Inoltre vengono date n.3 giornate di squalifica al campo di casa, Palestra scuola elementare Carlo Collodi (Albano Laziale), della società ALBALONGA DARCO SPORT, in quanto a fine partita, parte del pubblico della società ALBALONGA DARCO SPORT, minacciava e intimidiva con ripetuti insulti e con gesti plateali gli avversari, tirando calci al tavolo del ristoro, rovesciando tutto, sputando nei piatti che poi venivano offerti provocatoriamente agli avversari. Inoltre venivano dati calci alle protezioni e lanciate sedie in campo.
Al termine dell'incontro è intervenuta la Polizia di Stato, per scortare fuori dalla palestra la squadra THUNDER ROMA.
the music that forced the world into future
#160
Inviato 08 maggio 2012 - 20:16

Immagino che Repubblica ci abbia fatto l'apertura e che i vari Cerqueti l'abbiano adeguatamente stigmatizzato, facendo di tutta la tifoseria....un fascio.
#161
Inviato 08 ottobre 2012 - 20:43
#162
Inviato 15 ottobre 2012 - 20:42
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