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Barthelme.


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6 replies to this topic

#1 captino

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Inviato 19 dicembre 2009 - 23:01

Che ne dite? Vorrei leggere qualcosa di suo.

Consigliate/dite.

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#2 Jerda

    aspirante indie

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Inviato 22 dicembre 2009 - 16:20

Io proverei Ritorna, dottor Caligari oppure Biancaneve.
In italiano c'è poco altro: Atti innaturali, pratiche innominabili e, se lo trovi, Il padre morto.
A me sono piaciuti soprattutto i primi due che ho nominato: devi essere ben disposto nei confronti della scrittura post-moderna, però.  :-\ :-*
(Barthelme è comunque leggermente meno autoreferenziale di Barth)
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#3 captino

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Inviato 24 dicembre 2009 - 16:38

E di Barth, invece, cosa mi consigli?
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#4 Guest_telegram_*

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Inviato 24 dicembre 2009 - 18:42

"Atti innaturali, pratiche innominabili" è una raccolta di racconti geniali, trame assurde e filosofia semiseria a manetta, vai pure tranquillo!
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#5 captino

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Inviato 25 dicembre 2009 - 19:40

Che teneri che siete, allora mi prendo due raccolte di Barthelme, e di Barth "L'opera galleggiante".
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#6 Jerda

    aspirante indie

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Inviato 27 dicembre 2009 - 13:34

L'opera galleggiante mi ha annoiato assai.
Se riesci a trovarlo, ti consiglio calorosamente La casa dell'allegria.
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#7 Bateman

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  • LocationPoggiomarino (Na)

Inviato 05 gennaio 2010 - 14:16

Di Barth consiglio vivamente La fine della strada che ho preferito all'Opera galleggiante
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“La poesia del lirico non può dire nulla che nella sua più immensa universalità e validità assoluta non sia stato già nella musica che costringe il lirico a parlare per immagini. Appunto perciò il simbolismo cosmico della musica non può essere in nessun modo esaurientemente realizzato dal linguaggio, perché si riferisce simbolicamente alla contraddizione e al dolore originari nel cuore dell’uomo primordiale, e pertanto simboleggia una sfera che è al di sopra di ogni apparenza e anteriore a ogni apparenza. Rispetto a tale sfera ogni apparenza è piuttosto soltanto un simbolo: quindi il linguaggio, come organo e simbolo delle apparenze, non potrà mai e in nessun luogo tradurre all’esterno la più profonda interiorità della musica, ma rimarrà sempre, non appena si accinga ad imitare la musica, solo in un contatto esteriore con la musica, mentre neanche con tutta l’eloquenza lirica potremo avvicinarci di un solo passo al senso più profondo di essa.”
F.Nietzsche, La nascita della tragedia




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