Ne avevamo parlato già tempo fa, anche se in un contesto meno consono all'argomento.
Avendo abbastanza chiaro come la pensi in proposito, temo però che a volte confonda diritto con diritti. Siamo d'accordo sull'idea di diritto come portato storico-culturale e sociale del contesto nel quale è inserito, ma è proprio in seguito all'applicazione di questo metodo su scala mondiale che si è arrivati all'individuazione di diritti universali (se non ti piace il termine potremmo dire: riconosciuti in via ampiamente maggioritaria).
Quindi, se siamo d'accordo sul fatto che il diritto è legato alle condizioni storiche e non è "trascendente" rispetto ad esse, dovresti essere d'accordo nel pensare che in futuro queste condizioni potrebbero cambiare di nuovo, rendendo inattuale l'idea (ad esempio) che la pena di morte vada abolita, cosa che rientra nel
diritto. E in effetti è così, dato che in Russia si sta parlando della reintroduzione: il diritto non è mai "buono" o "cattivo" in senso assoluto, ma solo in senso relativo al contesto storico-geografico. Quello che scrivi tra parentesi secondo me è una differenza non di forma, ma di sostanza: qualsiasi diritto è tale solo finchè è un concordato, un patto socio-politico. E questo vale anche per il riconoscimento dei
diritti umani. Qualsiasi patto può essere anche sciolto, o non sottoscritto da tutti. I diritti universali sono validi soltanto finchè c'è un reciproco accordo nel fatto che siano tali. Nel 2001 ad esempio il "patriot act" di Bush ha dimostrato che - laddove cambiano le condizioni storiche - tutto può essere riveduto e corretto, anche da parte delle democrazie promotrici dei diritti (per quanto poi sia stato dichiarato incostituzionale, il suo lavoro l'ha fatto per sei anni).
L'universalità dei diritti non è assolutamente un qualcosa di predeterminato e imposto dall'alto, bensì la risultante di una convergenza di fondo tra i principi informatori di gran parte degli Stati.
Sai bene che, storicamente, non nascono come iniziativa comune di "gran parte degli stati": i paesi che stilarono i diritti furono la Francia post-rivoluzionaria (che tentò di esportarli con Napoleone, tra mille contraddizioni) e poi gli Stati Uniti. Dalla rivoluzione francese in poi, i diritti umani si fondano sul sangue: nel Novecento, si sono affermati sopratutto per colpa di Hitler (quindi
grazie al nazismo?), e poi grazie al deterrente bellico delle bombe sganciate sul Giappone.
E il fatto stesso che questi diritti non siano riconosciuti in pratica da tutti ne smentisce la forza cogente e in buona parte la stessa effettività, in assenza di strumenti idonei a garantirne un'applicazione uniforme.
Curioso, poi, che nel tuo richiamare una concezione giusnaturalistica (peraltro proprio una di quelle sottese all'idea di universalità),
Se per "giusnaturalismo" intendi quello erede di Rousseau (e che effettivamente ispirò molti principi dei diritti umani), allora è una posizione filosofica lontanissima dalla mia, anzi è proprio quella che contesto: la concezione del diritto naturale illuminista per me non ha niente di "naturale", non è affatto fedele alla natura, ma è un'idea parecchio snaturata.
citi invece alcuni diritti "di quarta generazione", che discendono da altri universalmente consacrati e dei quali da quasi due decenni a questa parte si è vista l'elaborazione, in particolare in Carte di Paesi di recente democrazia.
Secondo me sarebbero dovuti essere di "prima generazione", perchè sono quelli che tutelano l'esistenza "naturale" dell'essere umano come animale-uomo, prima che tutto il resto. Tutti gli altri "diritti" (locali o presunti universali che siano) sono invece una sospensione del diritto naturale: una sospensione che è utile solo in certe condizioni storiche e in certi contesti limitati, ma che non può essere estesa a tutta la specie umana e al divenire storico nella sua complessità.
Ci tengo a precisare che io non sostengo che i diritti umani siano "sbagliati". Quello che sostengo è che non sono universalmente "giusti". Non sono nè giusti nè sbagliati in senso assoluto; sono relativi e pertanto non "universali".