Dopo infiniti thread sulla situazione del forum, intervallati da infiniti (meno uno) thread sulla condizione del sito, ecco finalmente... un thread sulla situazione del sito. E anche un po' del forum. E anche un po' di altro.
Ascolto l'ultimo album degli Smile - che per inciso mi sembra davvero il loro più interessante - e rimugino su una serie di osservazioni che ciclicamente mi sono ritrovato a fare in questi mesi e a ben vedere anche anni. Nella fase musicale che viviamo, ci sono numerosi artisti di buona fama e lunga carriera che sono riusciti a mantenere una produzione qualitativamente consistente, e soddisfacente per una buona parte della loro relativamente ampia fanbase. Ne cito alcuni che hanno pubblicato cose di recente (ognuna con le proprie vicende, iati, eventuali reunion): Radiohead/Smile, Nick Cave, Godspeed You Black Emperor, Cure, Peter Gabriel, Slowdive, Blur e dintorni, Yo La Tengo, Swans.
Alcuni di questi sono nomi a cui sono molto legato, altri per nulla: in nessun caso, ammetto, le loro recenti uscite mi hanno fatto gridare al miracolo, e men che meno convinto che questi artisti abbiano una qualche centralità negli sviluppi musicali di questi anni, anche soltanto in campo rock. Eppure, la risonanza e il consenso riscosso da questi nomi è, comparato alla gran parte delle nuove leve, ciclopico.
Premetto che la mia prospettiva risente di un inderogabile bias: baso le mie impressioni in larga misura su visite e interazioni di Ondarock e delle sue pagine social. Stando a queste, eccetto forse i bersagli d'odio tipo i Maneskin e una specifica assai ristretta fetta di (non-più-tanto) nuovi virgulti post-post-punk, nulla "tira" di più dei grandi vecchi: quelli che ancora pubblicano musica ritenuta valida, ma anche quelli che si limitano a annunciare tour, parlare del più e del meno, o andare in TV tramite un documentario d'archivio.
Il pubblico di Ondarock sarà particolarmente sclerotizzato, ma non mi pare che "fuori" le cose vadano tanto meglio: grossomodo gli stessi nomi di cui sopra sono spesso i pochi ricollegabili al rock a comparire nelle rassegne di fine anno sia delle testate musicali figlie della cultura indie/alternativa, sia spesso di quelle generaliste.
Accetto comunque che il mio punto di vista possa essere condizionato dall'aver a che fare con una comunità di appassionati specifica: visto però che l'ambiente in cui il sito opera è quello, mi chiedo come interpretare la cosa e, soprattutto, come ci si dovrebbe comportare a riguardo.
La mia principale fonte di crucci è che non penso affatto che in ambito rock non ci siano fenomeni recenti, interessanti ed emozionanti: senza dubbio oltre a quelli c'è molto altro di stimolante in campi altri che non hanno granché a che fare col rock, ma non mi sembra davvero uno di quei periodi (se mai ci sono stati) in cui l'ascoltatore rock non può fare altro che affidarsi al passato e alle solide garanzie dell'usato garantito.
L'altro elemento che mi sconcerta è come riguardo agli artisti sopra proliferino gli elogi. I loro non sembrano mai essere buoni dischi, album da ascoltare volentieri se si è fan consolidati del tal artista: no, sono inevitabilmente capolavori, segno di un genio incommensurabile, quasi doni divini lasciati per noi da creature mitiche lasciate a presidiare la cultura rock in via di inesorabile estinzione. Fra i termini maggiormente ricorrenti, indipendentemente dal mese d'uscita, si incontra nei commenti social "disco dell'anno": ogni volta che mi capita, mi domando quali siano gli altri dischi ascoltati da chi scomoda così agilmente l'espressione, se sono io ad avere un entusiasmo davvero volubile o questi ascoltatori a lasciare davvero poco spazio alla curiosità per stimoli altri rispetto al già noto.
La risposta me la danno, in parte, di nuovo le statistiche legate al sito: a prescindere dalla valutazione ricevuta dai dischi e dall'enfasi con cui il sito li raccomanda, gli artisti poco noti a chi ci segue suscitano pochissimo interesse. Non è raro che album scelti come "creste" per la rispettiva sezione ricevano zero commenti su Facebook e compaiano bassissimi (o non compaiano affatto) nella lista delle pagine più visitate del mese. O la curiosità, o la fiducia verso le proposte del sito, o una combo delle due, sono davvero scarse presso una fetta maggioritaria di chi ci segue.
Le discussioni, quando queste avvengono, sono poi spessissimo orientate a una riproposizione di dogmi e agiografismi inflessibili dei soliti tre-nomi-tre, condite di accuse di svendita se a essere trattati sono anche nomi non propriamente rock (o rock, sì, ma "troppo commerciali" per un ascoltatore di presunto buon gusto). Il tutto a conferma della sostanziale chiusura, non solo verso i nuovi ascolti ma anche verso il confronto, di chi partecipa sulle nostre pagine social.
Capiamoci, una parte di ciò che descrivo è fisiologica: si invecchia e invecchiano i gusti, il pool degli ascoltatori rock si riempie assai più lentamente di nuovi adepti di quanto lo facesse un tempo, è ovvio che chi è noto a molti attirerà l'attenzione di molti mentre chi deve ancora emergere si muova su numeri piccoli. Altri fattori mi sembrano più contingenti e nuovi: la macchina dell'hype, efficiente quasi in modo parossistico nei primi anni Duemila, sembra ampiamente rotta almeno per le uscite ricollegabili al rock, e l'economia delle piattaforme porta a dinamiche per cui se sei già grosso lo diventerai sempre di più mentre se non disponi subito della massa critica sei destinato al fallimento (a meno di sorprese virali e supporto di specifiche community), le pagine pubbliche di social network come Facebook sono diventate una cloaca di odio nemmeno più tanto represso, e i meccanismi di fruizione dettati dal mobile e dallo sminuzzamento dell'attenzione penalizzano le letture corpose e facilitano ulteriormente ciò che acchiappa perché già dotato di un suo proprio "slancio" legato al nome.
Il combinato disposto di questi elementi, però, determina una spirale che trovo mortifera: anziché spingere sulla diversità e tenere gli occhi aperti sui fenomeni emergenti (cosa che, coi suoi limiti, Ondarock risolutamente fa), il sito è incentivato a puntare su contenuti riguardanti i mostri sacri: approfondimenti, rianalisi sotto nuove prospettive, comparazioni e altri contribuiti di qualità, ristampe ma anche annunci di ristampe, classifiche di terze parti riguardo ai migliori dischi del tal artista, dichiarazioni pubbliche, ecc.
Posto che la dinamica questa è, ed è forse più saggio cercare di sfruttarla e incanalarla a proprio vantaggio (come il sito sta facendo, con successo in termini di visite), mi chiedo anche come e se si possa provare a controbilanciarla, a promuovere con efficacia anche un approccio più aperto, a stimolare curiosità.
Un'iniziativa lanciata durante l'estate, e finora capace di raccogliere buoni consensi, è stata creare su Facebook un "recap" mensile dei dischi su cui il sito ha scommesso: un classico carosello di copertine, con breve lancio e link alla recensione del disco del mese, di tutte uscite indicate come "sulla cresta dell'onda" e di tutte le pietre miliari del mese. È qualcosa, senz'altro non abbastanza; soprattuto, però, raggiunge solo chi segue Facebook che è probabilmente la fascia più sclerotizzata dell'utenza.
Che altri format si possono pensare, sia per solleticare un po' di curiosità da parte di chi si è impigrito che, eventualmente, per avvicinare un'utenza nuova, più giovane o anche soltanto più aperta alla novità? A me sono venuti in mente titoli paraculi tipo "Cinque dischi che devi ascoltare se ami 'Ok Computer'". Anche recapponi composti da nuclei sintetici e contenuti meno legati al testo scritto e/o destinati ad altri social potrebbero essere d'aiuto, ma si tratta in ogni caso di iniziative onerose (se non in termini di denaro, almeno in termini di progettazione e impegno) e non vale certamente la pena di lanciarcisi senza avere valutato bene a cosa convenga dare priorità.
Perché lo scrivo qui, visto che in fondo è una questione redazionale?
Beh, in primis perché in realtà non lo è davvero. Parto dal contesto che vivo, ma mi sembra che la dinamica sia più generale e riguardi, come da titolo, un diffuso calo di curiosità da parte degli ascoltatori di musica rock. Come tale, credo la discussione possa interessare un po' tutti qui visto che quello è il background che quasi tutti condividiamo - anche solo per concludere magari che no, che è tutto un abbaglio mio (ne sarei davvero lieto).
In secondo luogo, perché anche il forum risente da tempo (forse da più tempo ancora?) di questo calo di coinvolgimento attorno alle nuove proposte, ma benché non più vispo come quindici anni fa mi pare conservi, rispetto a ciò che vedo fuori, un interesse comunque maggiore, sia in termini di curiosità che di apertura al confronto. Insomma mi sembra un posto giusto per provare a ragionare su cosa sia possibile costruire: siamo dentro al fenomeno ma con un'intensità diversa, abbiamo un legame col sito ma da tempo non così forte come agli inizi, e possiamo insomma guardare al tutto con uno sguardo critico che in un altro ambito della rete non sarebbe scontato.
Grazie a chiunque vorrà dare un suo contributo.