Sono giorni molto ma molto particolari, quelli che stiamo vivendo.
Personalmente, forse lo si è capito perfettamente, mi sento privato del famoso orsacchiotto di Benedetto Croce, in poche parole mi manca profondamente Franco Battiato.
Molto probabilmente vengo letto non solo dalla cortese utenza, ma anche da altri scienziati che mi hanno scritto privatamente (non è la prima volta) per ringraziarmi per le parole amorose dedicate a Franco e Manlio.
Ieri sera ho postato proprio una intervista di Gianni, il Gianni comunque classico, affermato leader amministrativo della democrazia apparente della RAI, che intervistava dapprima Franco Battiato, poi si alzava quasi in piedi, cosa che MAI aveva fatto prima nemmeno un Maurizio Costanzo durante una famosa puntata dello show, quella con il pingue simpaticissimo SPADOLINI, per salutare l'altro Maestro, quello non cattedratico della filosofia del sole morente, ovvero MANLIO SGALAMBRO.
Gianni non è più un ragazzino, scrive solamente aforismi la sera tardi, mentre la sua compagna gli butta sulla tavola del soggiorno lindo, il solito piatto di maccheroni con la salsa, che l'uomo divora con la faccia quasi dentro il piatto profumatissimo.
Gianni è stato ovunque, Gianni è stato persino citato da OLIVER STONE in una delle sue pellicole più crude e selvagge, quell'incredibile ASSASSINI NATI. Questo basterebbe per far capire anche al meno aperto di chi legge, che Minà è stato un giornalista nel senso più vero: abbandonando lo scranno della redazione per farsi camaleonte nella giungla amazzonica e nella sua amata Cuba: non so esattamente se Gianni è comunista, di una ortodossia comunista simile a quella del Bertinotti, di sicuro girano dei filmati amatoriali di un Minà irriconoscibile e in lacrime durante i funerali di Togliatti.
Cuba dicevamo: per tutto il mondo, compreso quello del cinema-monstre degli anni novanta, Minà è quel giornalista che intervista Castro.
Castro è stato un personaggio davvero unico, il proprietario di Cuba colui che volle trasportare il suo credo politico ovunque e non a caso si è incontrato (furono dei giorni splendidi e irati) con Giovanni Paolo II in un meeting che non faceva altro che confermare le tesi del Cusano: COINCIDENTIA OPPOSITORUM.
Le interviste all'amico CASTRO purtroppo non ci hanno rivelato segreti di Stato, ma hanno posizionato Minà e il giornalismo italiano in una posizione privilegiata, vista appunto dagli americani con un certo sospetto..
L'America era quella che non permetteva a DARIO FO e a FRANCA RAME di "visitarla" in quanto pericolosi comunisti..
L'altro grande amore (penso anche di natura sessuale) è stato quello di un noto calciatore argentino morto poco tempo fa: DIEGO ARMANDO MARADONA. Se la memoria non mi inganna questo amore non solo è stato documentato ampiamente dalla televisione italiana di stato ma anche in un lungometraggio passato quasi sotto silenzio ma presente a Cannes fuori concorso: questo ci fa capire una cosa fondamentale, non bisogna mai giudicare una persona soprattutto un camaleonte come Gianni da un solo punto di vista, costui ha la testuggine polimorfa, che cambia ad ogni minuto la sua posizione geografica, il suo DNS più che il suo DNA.
Fondamentale per capire la sua vena sociologica, sono le opere che volevano battezzare le Colombiadi ma che furono solamente un pretesto per dichiarare all'Italia la sua passione astrale per il SUDAMERICA.
Gianni in quel 1992 dominato calcisticamente parlando, dal MILAN F.C. (Fabio Capello) che non perse un incontro e fu anche arma politica per la scalata al Potere del presidente rossonero Silvio Berlusconi ci snocciolò quattro reportage che sconvolsero ulteriormente l'italiano medio (erano tanto per dire gli anni ruggenti delle stragi di stato di matrice mafiosa, di Tangentopoli, dell'ascesa mass mediatica di Simona Ventura..):
LA STORIA DI RIGOBERTA, IMMAGINI DAL CHIAPAS, MARCOS: AQUI ESTAMOS e l'ultimo parto di questa quadrilogia wagneriana, ovvero IL CHE QUARANTA ANNI DOPO.
Come se non bastasse, il nostro avventuriero della carta stampata trovava il tempo per incantarci con il suo programma televisivo sempre per la RAI, mi riferisco all'adamitico STORIE un complesso excursus sui maggiori protagonisti della Storia Mondiale.
Il filmato che avrete il piacere di vedere, è una sintesi dell'intera carriera di Gianni, un tachicardico con la passione per la musica brasiliana, come ebbe a definirlo il Bocca.
Questo invece è il Minà più popolare, sbavante e sudato che intervista una delle più grandi attrici italiane di sempre, se non la migliore.
come potrete notare si tratta del Gianni più Arlecchino di sempre, una ripresa televisiva sperimentale che cercava nel neo digitale di appiattire ulteriormente l'immagine alla ricerca di una zona neutra, tra geometria euclidea e geometria proiettiva.
Gianni adesso si gode la pensione nobiliare e si sente solo. anche se curato amorevolmente da uno staff di lecchini che lo viziano fino ad una certa ora, l'ora in cui si ricorda di essere stato una CALA-Minà e ingobbito si siede in soggiorno, la mano pelosissima e giallastra che trema ma che non molla la penna a biro: sono i classici aforismi che dopo la sua morte, verranno raccolti dalla vedova e dati in beneficenza alla causa colombiana, come la chiama il passionario Minà.
Raccontateci le vostre esperienze con Gianni, onorandone la memoria e cercando di creare un monumento virtuale vivente a questa dignitosa personcina che sotto sotto poteva anche essere nominato senatore a vita, ma non volle.