Per la serie: te li do io i "nuovi" Dead Can Dance. Capisco l'euforia che vi fu per la reunion di "Anastasis", ma questo album se lo mangia a colazione e in un sol boccone! La voce aliena e stratosferica della sirena di Melbourne spazza via ogni residuo di concorrenza - a patto che ve ne sia mai stata - plasmando nella sua visione etno-dream-folk-noir (cit. Marmoro) le suggestive e ipnotiche partiture elettroniche dell'ottimo compositore irlandese Jules Maxwell (già al lavoro in passato con Elvis Costello, David Bowie e Van Morrison), cui va dato il merito di aver trovato un nuovo terreno d'elezione per i vocalizzi ultraterreni di Lisa.
Un disco maestoso, che se fosse uscito a nome Dead Can Dance farebbe piangere di gioia milioni di fan e invece ha rischiato addirittura di non vedere mai la luce (era stato pubblicato in maniera non ufficiale sul finire del 2019 ed è disponibile solo ora grazie alla meritoria etichetta Atlantic Curve).
Otto tondo tondo e un posto già prenotato tra le migliori uscite dell'anno.
La recensione di Gianfranco Marmoro.