Un Piccione Seduto Su Un Ramo Riflette Sull'esistenza (Andersson, 2015)
#1
Inviato 06 settembre 2014 - 19:50
http://www.ondacinem..._existence.html
#2
Inviato 19 febbraio 2015 - 11:09
#3
Inviato 19 febbraio 2015 - 13:28
è uscito nelle sale
i miracoli allora esistono davvero!
panella is my co-pilot
#4
Inviato 22 febbraio 2015 - 20:54
L'ho visto ieri sera, idea molto bella, molto interessante il rendere il tutto così teatrale, mi ha ricordato Kaurismaki. Sul film e il suo senso, ci sono alcune scene molto forti ma anche dei punti difficili da interpretare (oltre al fatto che alcuni problemi della vita quotidiana di cui parla il film si rifà - ovviamente - a problemi sul come loro affrontano la vita - cosa che tra l'altro qua prendiamo in giro quotidianamente e per noi è un cliché sul loro modo di essere e affrontare le regole e gli imprevisti).
ci son tre scene particolarmente importanti e la bellezza del film sta nel riuscire in certi frangenti a lanciare i messaggi in maniera roboante: il ricco signore con in mano la pistola pronto a sucidarsi che esclama " sono contento di sapere che stai bene", il bambino nella culla e la mamma che gioca, e l'amicizia dei due venditori che finisce per motivi futili.
#5
Inviato 24 febbraio 2015 - 13:16
gran film, vi consiglio anche YOU THE LIVING e soprattutto il capolavorissimo CANZONI DEL SECONDO PIANO
panella is my co-pilot
#6
Inviato 01 marzo 2015 - 15:50
il mistico è soltanto la valvola di sfogo dei tuoi incubi peggiori oggi realizzati
#7
Inviato 08 marzo 2015 - 11:38
Schegge di cinema (finalmente). A volte Anderson sfiora il compiacimento e l'autoreferenzialità ma nel complesso il tutto regge grazie soprattutto ad alcuni momenti topici che aprono il ventaglio dei significati e dei rimandi, azzardo, nella contemporaneità. Impossibile non vedere le differenze tra il pub con il vecchio Alvin e il pub con il giovane Alvin, d'altronde "domani mattina la gente deve lavorare", un refrain continuo. Impossibile non scorgere analogie socio-economiche tra i venditori di "gadget per far divertire la gente" e il titolare del negozio che fanciullescamente si nasconde sotto le coperte urlando "non ho soldi!". Poi tutto esplode quando al ritmo blando del quotidiano subentra, nell'abbacinante bellezza simil-felliniana, l'incubo della fornace e il suo più feroce controcampo, un elitè che ascolta estasiata le note soavi di una melodia distillata dai corpi, per poi tornare implacabilmente alla quotidianità ("oggi è mecoledì? non è giovedi?") che schiaccia l'essere e lo assottiglia sulla linea temporale.
E poi ci sono jeau, sottili e mai sottolineati, che stanno lì nella stasi della macchina da presa e che emergono come epifanie. Ad esempio nella scena del pub una colonna campeggia al centro e sembra separare l'inquadratura. Una scelta strana ma che si rivelerà essenziale nel flashback: il giovane Alvin che negli anni della guerra sedeva al centro in primo piano e che osservava fugacemente la cameriera come un giovane innamorato, oggi vecchio e ricurvo con la sua birra in mano, siede dietro la colonna, nascosto e protetto dagli altri sguardi, dagli altri suoni.
#9
Inviato 13 dicembre 2020 - 12:24
Neanche a me era piaciuto molto, la formula non è più efficace come in Canzoni del secondo piano (scusate per il titolo in Italiano), quello sì capolavorissimo dove ogni scena era una sentenza.
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