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Spaghetti Western. Non Di Solo Leone Si Può Campar.


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157 replies to this topic

#51 Tom

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Inviato 12 aprile 2012 - 09:47

Sergio Corbucci


:ossequi:

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1966 I CRUDELI di Sergio Corbucci con Joseph Cotten, Norma Bengell, Juliàn Mateos, Angel Aranda, Claudio Gora,Aldo Sambrell, Benito Stefanelli, Al Mulock

Il più misconosciuto tra i western maggiori di Sergio Corbucci è uno dei suoi capolavori. Teso come un thriller, malsano come un dramma sudista, pessimista e acidamente satirico come tutti i suoi film.
Confezione di lusso, a partire dalla solita memorabile colonna sonora di Morricone, qui più assorto e malinconico del suo solito.

Rarissimo caso di western all’italiana tratto da un racconto già esistente, “Guns Of North Texas” di Will Cooks. Poco latino e cattolico, molto anglosassone e protestante.
Visivamente sembra un western americano, con i suoi bei deserti gialli e i limpidi cieli azzurri.
Il fango e i colori pop tipici di Corbucci, arrivano solo verso la fine, con una scena quasi horror in un cimitero.
Una grossa infrazione alle regole degli “spaghetti” è la mancanza di un personaggio centrale, o più in generale di personaggi coloriti e stilizzati.
Splendido il personaggio della donna, addolorata e impotente testimone del Male praticato e subito da tutti gli uomini che gli stanno attorno. La interpreta la bellissima attrice brasiliana Norma Bengell, dall’aria affascinate e sciupata, alla Jean Moreau.

http://www.youtube.com/watch?v=dCbYPoZBqpA&feature=related
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#52 signora di una certa età

    old signorona

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Inviato 12 aprile 2012 - 09:55

non sapevo che con corbucci avessero lavorato fior fior di attori... questi dovrò recuperarli
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In realtà secondo me John Lurie non aveva tante cose da dire... ma molto belle


#53 bluetrain

    Fourth rule is: eat kosher salamis

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Inviato 13 aprile 2012 - 21:01



1966 I CRUDELI di Sergio Corbucci con Joseph Cotten, Norma Bengell, Juliàn Mateos, Angel Aranda, Claudio Gora,Aldo Sambrell, Benito Stefanelli, Al Mulock



Questo non lo trovo da nessuna parte, né in dvd né il altri formati carbonari... solo qualcosina in inglese senza sottotitoli di alcun tipo... :(
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#54 Tom

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Inviato 14 aprile 2012 - 12:15

solo qualcosina in inglese senza sottotitoli di alcun tipo... :(

Io l'avevo beccato in spagnolo ed era perfettamente comprensibile.
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#55 bluetrain

    Fourth rule is: eat kosher salamis

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Inviato 14 aprile 2012 - 13:05


solo qualcosina in inglese senza sottotitoli di alcun tipo... :(

Io l'avevo beccato in spagnolo ed era perfettamente comprensibile.


Grazie per la dritta, come "Los spiadados" qualcosina si trova...!
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#56 bluetrain

    Fourth rule is: eat kosher salamis

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Inviato 14 aprile 2012 - 15:25

E per tetto un cielo di stelle
(Giulio Petroni, 1968)

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Petroni è un regista dotato di gran classe, e lo si capisce fin da subito, dalla splendida e sanguinosissima ouverture del film, che culmina nella meravigliosa – e per me poetica – scena in cui Gemma ed Adorf, senza proferire verbo, si improvvisano becchini.
Ciò detto, è d’uopo rimarcare che il film è senza dubbio stato uno dei primi (se non il primo) a mescolare toni più consoni alla commedia con gli stilemi più canonici (e “seriosi” – anche se spesso ironici – e violenti) dello spaghetti western delle origini, e non penso di essere eretico nell’affermare che la ben assortita coppia Gemma-Adorf abbia rappresentato qualcosa in più che una vaga ispirazione per la nascita dell’assai più celebre duo Hill-Spencer, che sarebbe esploso da lì ad un paio d’anni con “Lo chiamavano Trinità” di Enzo Barboni.
Premesso che le parti più scanzonate sono ottime e divertenti, e che, come ho detto, quelle più violente e dai toni più cupi sono assolutamente perfette, forse l’unico difetto del film, è la mancanza di un perfetto raccordo tra i registri diversi, tra la scazzottata acrobatica o i dialoghi brillanti ed i morti (cruentemente) ammazzati (qua i cattivi sono cattivi veri, e anche ben caratterizzati, non parodie di villains a totale servizio della commedia).

http://www.youtube.com/watch?v=z_rg2iVLEZM
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#57 Moreno Saporito

    burzumaniaco

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Inviato 16 aprile 2012 - 10:11

quando c'è in streaming intero me lo linkate perfavore?
o anche facilmente scaricabile

vabbeh chq cmq costano poco
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#58 bluetrain

    Fourth rule is: eat kosher salamis

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Inviato 17 aprile 2012 - 20:42

quando c'è in streaming intero me lo linkate perfavore?
o anche facilmente scaricabile

vabbeh chq cmq costano poco


Streaming non so, non è mia abitudine, ma con un po' di pazienza, tra muli e torrenti trovi quasi tutto. E poi, come dici, molti dvd te li tirano dietro.
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#59 bluetrain

    Fourth rule is: eat kosher salamis

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Inviato 19 aprile 2012 - 22:15

Tepepa
(Giulio Petroni, 1968)

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Probabilmente il più bello fra c.d. tortilla western, con un Tomas Milian in stato di grazia, in quella che, a mio avviso, è la sua migliore interpretazione in ambito “spaghetti”, impreziosita dal fatto che l’attore cubano ha provveduto per la prima volta anche al doppiaggio del suo personaggio, con quel suo peculiare ed istrionico (ma efficacissimo) accento.
Il film, splendidamente diretto da Petroni, che si conferma una volta di più uno degli autori di maggior spessore apparsi nel panorama del western italiano (eccezionale e modernissimo per l’epoca, tra il resto, l’uso del flashback e il modo in cui si dipana ed intreccia la struttura narrativa), poggia su una solidissima sceneggiatura, che pur mantenendo il solito canovaccio (il confronto / scontro tra il peone rivoluzionario e il “gringo”) e la spinta “ideologica” propri dei film sulla rivoluzione messicana, è capace da un lato di indagare alcuni aspetti psicologici dei personaggi, e dall’altra di mitigare e smussare gli intenti più dichiaratamente politici (è un film comunque figlio del ’68 e la somiglianza fisica di Tomas Milian con Ernesto “Che” Guevara in questa pellicola non penso che sia casuale), grazie ai chiaroscuri costruiti intorno alla figura di Tepepa ed al finale crepuscolare, quasi pessimista, anche in chiave rivoluzionaria (d'altronde, il fantasma del "tutto cambi affinché nulla cambi" gattopardesco aleggia per tutto il film).
Infine, come non menzionare la partecipazione al film di Orson Welles – nella sua unica apparizione in un western italiano – straordinario nella parte del Colonnello Cascorro.

http://www.youtube.com/watch?v=KmjC6qoJ3KE
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#60 Tom

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Inviato 20 aprile 2012 - 09:12

come non menzionare la partecipazione al film di Orson Welles – nella sua unica apparizione in un western italiano

Di più: il suo unico western in assoluto (se si esclude un piccolo noir-western d'ambientazione moderna degli anni 50).
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#61 Dudley

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Inviato 20 aprile 2012 - 09:23

A pensarci bene, non é pazzesca la capacità che il genere aveva di attrarre / utilizzare (grandi) attori stranieri? Oltre ai leggendari Eastwood e Van Cleef, come scordarsi di Kinski, Trinitignant, Craig Hill, William Berger, Eli Wallach, Jack Palance, Burt Reynolds? E ne sto certamente dimenticando tanti altri ... Una situazione, oggi, impensabile ...
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#62 Tom

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Inviato 20 aprile 2012 - 09:59

A pensarci bene, non é pazzesca la capacità che il genere aveva di attrarre / utilizzare (grandi) attori stranieri? Oltre ai leggendari Eastwood e Van Cleef, come scordarsi di Kinski, Trinitignant, Craig Hill, William Berger, Eli Wallach, Jack Palance, Burt Reynolds? E ne sto certamente dimenticando tanti altri ... Una situazione, oggi, impensabile ...

Hai citato alcuni di quelli che vennero lanciati, ma si potrebbe fare l'elenco delle vecchie glorie che furono riciclate, o quelli solo di passaggio (come appunto Welles). Un elenco infinito.
Era una capacità generale del cinema italiano degli anni 50 e 60, quando Cinecittà era la "Hollywood sul Tevere", quando poteva capitare che Montgomery Clift e Jennifer Jones potessero essere protagonisti di un flm di De Sica, con un titolo come "Stazione Termini". Capacità che il cinema di genere degli anni 60 e 70 seppe sfruttare al massimo.
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#63 bluetrain

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Inviato 21 aprile 2012 - 11:01

Vamos a matar, compañeros
(Sergio Corbucci, 1970)

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Tortilla western picaresco ed avventuroso, a tratti quasi fumettistico, sempre in bilico tra il tono farsesco da commedia e il dramma dell'abbondanza di morti ammazzati. Ottima e ben assortita la coppia Franco Nero-Tomas Milian, lo Svedese e il Basco, e bravissimo ed efficace Jack Palance nei panni del perfido John che, con il suo grifone Marshall, sembra direttamente uscito da una striscia de "L'uomo mascherato". Molto bella (e brava) Iris Berben nel ruolo della rivoluzionaria dura e pura e notevole, come sempre, il commento musicale di Morricone. Impeccabile la regia di Corbucci, non a caso uno dei maestri del genere.
Il film è complementare a "Il mercenario", sempre di Corbucci, del 1968, dove Nero interpretava il Polacco e Palance il perfido "Ricciolo". Se nel primo, però, il regista aveva messo maggiormente a fuoco gli avvenimenti in chiave rivoluzionaria, in "Vamos a matar, compañeros" ha preferito lasciare le vicende zapatiste come sfondo, quasi un pretesto per il dipanarsi dell'avventura in chiave picaresca.

http://www.youtube.com/watch?v=JRFHeH7oi_I&feature=related
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#64 nicholas_angel

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Inviato 21 aprile 2012 - 11:33

Mi sapete dire se su youtube c'è un canale che posta film Completi di questo genere?
Per i Classici del cinema italiano (da Totò a Monicelli, passando per Blasetti) ce ne sono troppi
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#65 gigirictus

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Inviato 21 aprile 2012 - 12:00

su cinemageddon si trovano questi:

Spoiler


è un misto di dvd, roba videoregistrata dalla rai e film in tedesco con sottotitoli in cecoslovacco, ma è una lista abbastanza ampia
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rym |


#66 Tom

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Inviato 21 aprile 2012 - 12:12

Gigiriva Santo Subito! :ossequi:
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#67 bluetrain

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Inviato 21 aprile 2012 - 12:46

Io non riesco a registrarmi... dice che ci vuole un invito.
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#68 nicholas_angel

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Inviato 21 aprile 2012 - 12:49

Stessa cosa. Qualche utente registrato che ci puo' fare questo piccolo favore?
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#69 gigirictus

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Inviato 21 aprile 2012 - 12:50

se mi date le vostre mail mi sono rimasti ancora degli inviti (peraltro nei prossimi tre giorni si può scaricare a sbafo senza obblighi di ratio)
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rym |


#70 bluetrain

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Inviato 22 aprile 2012 - 13:21

Le colt cantarono la morte e fu... tempo di massacro
(Lucio Fulci, 1966)

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Primo dei tre western diretti da Fulci, mostra già in fieri il gusto per il particolare truculento del regista, che si sarebbe poi manifestato il tutto il suo "splendore" da lì a pochi anni con le pellicole horror. Il film, ovviamente, è violentissimo e quasi del tutto privo dell'ironia (nera) tipica degli spaghetti western, fatte salve un paio di battute del personaggio interpretato da Hilton (perennemente sbronzo ma preciso come un cecchino con la Colt) e del tuttofare cinese. Franco Nero, va beh, è Franco Nero, il Clint de noantri. Molto peculiare la fotografia, a tratti straniante, con le tonalità bianche luminosissime contrappuntate da colori cupissimi nelle scene buie e un cielo perennemente grigio, e non per fattori meteorologici.
La sceneggiatura è di Di Leo e sembra ricercare alla lontana ispirazione dalla tragedia greca, visti gli ammazzamenti vari di padri e fratelli e relative implicazioni, per altro inconsuete per un western.

http://www.youtube.com/watch?v=wQSuNncIGoY
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#71 bluetrain

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Inviato 24 aprile 2012 - 14:43

10.000 dollari per un massacro
(Romolo Guerrieri, 1967)

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Apparentemente il più classico dei western all'italiana, visti i tanti riferimenti ai maestri del genere (a partire dal nome del protagonista, l'ennesimo Django apocrifo), in realtà la pellicola presenta una serie di peculiarità più uniche che rare. Sin dall'incipit, quando il Nostro si trova in un'insolita ambientazione marittima (ma questo rappresenta poco più che un colore), per poi sviluppare una trama infarcita di elementi melo e romantici, che culminano simbolicamente nel pianto del bounty killer per la morte dell'amata, cose dell'altro mondo. E anche sul versante villains, non mancano drammi di vario tipo, amorosi o famigliari. L'innesto funziona alla perfezione, anche grazie alla regia di Romolo Guerrieri, misurata e del tutto funzionale alle intenzioni.

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#72 Dudley

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Inviato 24 aprile 2012 - 16:01

"10'000 dollari" é senza dubbio uno dei miei preferiti ...
"le colt cantarono" lo cerco da tempo, purtroppo non mi pare ci siano DVD in circolazione! roba da matti ...
bluetrain, hai già visto "Bandidos" di Dallamano?
in caso negativo, te lo consiglio caldamente, a me pare uno dei migliori del filone (PS: si trova facilmente su DVD tedesco (audio italiano presente), la qualità video é quella che é, ma oramai tocca accontentarsi)
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#73 bluetrain

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Inviato 24 aprile 2012 - 16:30

"Bandidos" non l'ho ancora visto, per ora ne ho trovato solo una copia in francese (meglio di niente). Se mi dici che il dvd tedesco ha anche l'italiano lo cerco subito (non sarebbe il primo, anche "Ognuno per sè" e "Il ritorno di Ringo" li ho in edizione crucca, l'unica reperibile!).
Grazie per il consiglio.

Edit: "Tempo di massacro" ho fatto non poca fatica a trovarlo anche in rete (dvd manco a parlarne), in una versione decente (se ne trova più facilmente una inguardabile per la pessima qualità del video).
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#74 bluetrain

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Inviato 25 aprile 2012 - 19:56

1000 Dollari sul nero
(Alberto Cardone, 1966)

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Film nerissimo, di ispirazione biblica, come testimonia anche la citazione finale dal Levitico. Per la prima volta appare il personaggio di Sartana - già interpretato qui da (un notevole) Gianni Garko che fa il pazzoide manco fosse Kinski, a cui assomiglia anche fisicamente - ma slegato da quello che diverrà poi il celebre protagonista della nota serie (qua infatti è un folle, cattivissimo e sanguinario che utilizza come rifugio un tempio precolombiano e che bacia un medaglione prima di freddare qualcuno). Da notare, la copiosa presenza di personaggi femminili (almeno quattro quelli rilevanti ai fini della storia), solitamente assenti o molto marginali nei western all'italiana, a fare da collante e da propulsore a questa libera trasposizione tra polvere e pistole della vicenda di Caino e Abele.
Fondamentalmente un western di un pessimismo estremo, dove l'idea del male - vincente sul bene - presente in ogni essere umano, domina la pellicola dall'inizio alla fine.
Il finale, nonostante a morire sia "Caino", è di un'amarezza infinita.

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#75 bluetrain

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Inviato 27 aprile 2012 - 13:44

Django il bastardo
(Sergio Garrone, 1969)

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Western all'italiana piuttosto classico, dal taglio a tratti decisamente fumettistico per l'uso delle inquadrature e del montaggio (in particolare, l'incipit, tra le parti migliori del film), in cui le fattezze del protagonista, interpretato dal non eccessivamente espressivo Anthony Steffen, si rifanno in maniera sfacciata all'Eastwood leoniano e al Django di Corbucci, al quale ultimo scippa anche il nome (usanza piuttosto comune nel genere per attirare pubblico al cinema, dato che i nomi dei protagonisti non venivano registrati quali proprietà intellettuali).
La peculiarita del film risiede nel fatto che Django è assolutamente disinteressato al denaro (e alle donne, ma quest'ultimo è un topos) e agisce utilizzando la vendetta quale unico carburante per le sue azioni, muovendosi ed apparendo con le modalità di un fantasma. E parlando come un fantasma "Vengo dall'inferno e ti assicuro che non si sta affatto bene", "Ho già avuto una vita".
Non un capolavoro, ma godibilissimo per gli amanti del genere.

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#76 Tom

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Inviato 27 aprile 2012 - 13:53

Sì molto carino "Django il bastardo", anticipa parecchie ideucce di alcuni film di Eastwood ("Lo straniero senza nome", "Il cavaliere pallido") portando alle estreme conseguenze l'aria sulfurea di quel tipo di personaggi. Ancora meglio però il leggendario Luciano Rossi che fa uno dei suoi innumerevoli cattivi psicopatici e deliranti.
Nel genere è il miglior film di Sergio Garrone (fratello del più noto attore Riccardo), un regista di seconda (forse terza) fila che ficcava sempre dentro ai suoi western qualche spunto surreale o thriller. Peccato che gli altri suoi western siano però dei filmetti abbastanza trascurabili.
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#77 gigirictus

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Inviato 27 aprile 2012 - 19:41

da un vecchio account di youtube che avevo dimenticato di avere ho ripescato questa scena fantastica tratta da Keoma


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rym |


#78 bluetrain

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Inviato 28 aprile 2012 - 09:43

Dove si spara di più
(Gianni Puccini, 1967)

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Bislacca e curiosa trasposizione in salsa western del "Romeo e Giulietta" shakespeariano (e manco tanto tra le righe: a un certo punto la prostituta francese innamorata di Johnny, pervasa dalla gelosia, dice papale papale ad uno dei fratelli di Giulietta, per rivelargli l'esistenza della relazione proibita: "Hai presente Shakespeare?").
In realtà la vicenda amorosa viene a galla nella seconda parte del film, la parte iniziale si sviluppa di più decisamente attorno alla divertente ed azzeccata figura di Left Gun e del suo rapporto con Johnny.
Più grottesco che allegorico il finale, con la morte in persona che compare nerovestita, con tanto di cappellaccio da cowboy, e che fredda senza pietà a colpi di colt i pochi superstiti del massacro conclusivo.

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#79 bluetrain

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Inviato 30 aprile 2012 - 18:57

Il mercenario
(Sergio Corbucci, 1968)

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Film gemello di "Vamos a matar, compañeros", uscito due anni dopo, con Franco Nero questa volta nei panni del Polacco, Jack Palance sempre nei panni del villain e Tony Musante nella parte del peone rivoluzionario (che sarà invece di Milian nel 1970).
I toni da commedia, rispetto a "Vamos a matar, compañeros", sono più stemperati, cosi come gli aspetti picareschi, seppur presenti in embrione, atteso che la vicenda si concentra maggiormente sullo spaccato della rivoluzione tout court (che invece sarà più di contorno e di pretesto nel film successivo), con relative implicazioni vagamente ideologiche, soprattutto nel finale.
A ben vedere, comunque, al di là delle vicende e dei contenuti rivoluzionari tipici del tortilla western, sembra il più leoniano dei film di Corbucci, e per l'impostazione stilistica, e per la caratterizzazione dei personaggi principali (Nero e Musante, ispirati in larga parte a Eastwood e Wallach). Il culmine, durante il duello nell'arena, mutuato da quello di "Per qualche dollaro in più" in tutto e per tutto: la sospensione temporale - quasi irreale - dell'attesa, fortemente supportata dal commento musicale di Morricone, i primissimi piani, il Polacco a far da "giudice", i tre colpi di campana in luogo del carillon, lo spazio circolare. In più, la trovata geniale di far partecipare al duello Paco travestito da pagliaccio, che conferisce alla scena un'ulteriore valenza tragicomica.
Il film funziona in ogni suo aspetto: la fotografia è notevole, i dialoghi brillantissimi, Giovanna Ralli è al culmine del suo splendore e Franco Nero, nei panni di Sergei Kowalski, in quanto a coolness, è secondo solo al Clint della Trilogia del Dollaro.
Citatissimo da Tarantino in Kill Bill, e non solo per la colonna sonora.

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#80 signora di una certa età

    old signorona

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Inviato 02 maggio 2012 - 20:57

dovreste piantare delle roselline in questo topic
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#81 bluetrain

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Inviato 06 maggio 2012 - 18:37

Il ritorno di Ringo
(Duccio Tessari, 1965)


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IIl titolo è il classico specchietto per le allodole, nel senso che vorrebbe far intendere che il film è il sequel di "Una pistola per Ringo", uscito lo stesso anno con un ottimo successo di pubblico. In realtà, la pellicola in oggetto non ha nulla a che spartire con la precedente in termini narrativi, ma neanche stilistici, nonostante il regista (Duccio Tessari), gli attori e la troupe siano praticamente gli stessi.
Il ritorno del protagonista, si riferisce, per contro, al rientro a casa del nostro eroe (nel film Montgomery Brown, detto Ringo, per altro un'unica volta in tutto il film...) dopo aver preso parte alla guerra di secessione con la giubba blu dei nordisti (nonostante la sua patria sia il New Messico, e questo forse proprio per sottolineare maggiormente la lontananza da casa). Un esplicito rifacimento in chiave western dell'Odissea di Omero, con Gemma nei panni dell'Ulisse Colt-munito, che ha inaugurato una tendenza non certo secondaria del western italiano, quella di trarre ispirazione dai classici del passato per lo sviluppo della sceneggiatura (ad esempio, la tragedia greca in “Tempo di Massacro” di Lucio Fulci, Shakespeare in “Dove si spara di più” - “Romeo e Giulietta” - di Gianni Puccini e “Quella sporca storia del West” - “Amleto” - di Enzo G. Castellari, oltre ai vari riferimenti biblici in “E Dio disse a Caino” di Antonio Marghriti, “1.000 Dollari sul nero” di Alberto Cardone, “Keoma” di Enzo G. Castellari, e via discorrendo).
Come accennato, il film, oltre a non essere il seguito di "Una pistola per Ringo", atteso i che i due omonimi protagonisti non hanno davvero nulla in comune se non il ghigno di Giuliano Gemma, cambia anche decisamente registro rispetto al precedente. Qua i toni si fanno più seriosi e drammatici, mentre le parti più leggere ed umoristiche sono ridotte all'osso.
L'unico trait d'union tra i due Ringo, a conti fatti, sembra essere l'utilizzo del tormentone: "Poi ti spiego" nel nostro caso, "è una questione di principio" nel primo.

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Messaggio modificato da bluetrain il 07 maggio 2012 - 12:29

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#82 bluetrain

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Inviato 09 maggio 2012 - 18:19

Navajo Joe
(Sergio Corbucci, 1966)

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Tra le tematiche trattate dai western italiani, quella degli "Indiani" è sempre stata quasi del tutto assente, per motivi pratici anzitutto: i budget spesso ridottissimi non consentivano certo alle produzioni di andare a girare in America o assoldare oltreoceano attori che fossero credibili in tal senso.
Non è un caso, per contro, l’abbondanza di Messicani, somaticamente più imitabili, pescando tra attori del bacino mediterraneo.
In questo contesto, “Navajo Joe” rappresenta certamente un’eccezione, presentandoci addirittura un Indiano quale protagonista, anticipando le tematiche antirazzisite che saranno care al western revisionista americano degli anni ’70, che avrà il suo culmine in tale ambito con capolavori quali “Soldato Blu” di Ralph Nelson e “Piccolo grande uomo” di Arthur Penn.
A suo modo, un film politico, accostabile da questo punto di vista, fatti i debiti aggiustamenti, al terzomondismo degli zapata western.
Ciò detto, il film – sceneggiato da Di Leo – offre alti e bassi: Corbucci è un fuoriclasse e a tratti lo fa vedere, Morricone (qua accreditato, seconde le usanze dell’epoca, come Leo Nichols) sfodera una colonna sonora eccezionale (ripresa in larga parte da Tarantino in Kill Bill), Aldo Sambrell (un habitué degli spaghetti western, grande caratterista) è davvero bravissimo nell’impersonare il perfido cacciatore di scalpi indiani Duncan e Nicoletta Machiavelli (altra figura non trascurabile del western nostrano) è bellissima e piuttosto credibile nei panni della mezzosangue.
Le nota più dolente – sostanzialmente l’unica, ma troppo precipua per essere trascurata – risiede proprio nell’interpretazione dell’allora sconosciuto Burt Reynolds, acerba e piuttosto sciatta. A ciò si aggiunga la poca credibilità dell’attore nei panni di un Indiano Navajo, nonostante le sue remote origini Cherokee, e la frittata è fatta. Certo, il film non ne risulta del tutto compromesso, ma la presenza della futura super star Reynolds (che in questo film, tra l’altro, ricorda in modo inquietante, anche nell’espressività, Ron Moss, il Ridge di “Beautiful”!) proietta un’ombra comunque ingombrante su una pellicola che, per contro, vanta ottimi spunti e non pochi aspetti degni nota, come rimarcato in precedenza.

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#83 bluetrain

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Inviato 18 maggio 2012 - 12:42

I quattro dell'apocalisse
(Lucio Fulci, 1975)

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"I quattro dell'apocalisse" fa parte di quel ristretto gruppo di film che, ad anni '70 abbondantemente inoltrati, quando il western italiano era ormai irrimediabilmente compromesso su tutti i fronti (quello qualitativo innanzitutto), ha provato – e con successo, per chi scrive – ha ridare linfa al genere proprio al suo crepuscolo, un po’ come a dire: “almeno chiudiamo in bellezza”. Basti pensare a “Keoma”, “California”, ma anche “Mannaja”.
In questo contesto, Fulci, al suo secondo western (il terzo, “Sella d’argento” sarà proprio, per convenzione, uno degli ultimi “spaghetti” prodotti), gira quello che di fatto è un originalissimo e nerissimo road movie (ridotto per il grande schermo da alcuni racconti di Francis Brett Harthe), caratterizzato da una narrazione singhiozzante, una fotografia ricercata e a tratti luminosissima e soprattutto dalla crudelissima cifra stilistica del regista, che se in “Le colt cantarono la morte e fu … tempo di massacro” era già presente in fase embrionale, qua esplode in tuo il suo perfido splendore. E, per chi come me non ama gli zombies e l’horror in generale, in quello che rappresenta il suo più alto picco qualitativo.
I personaggi a cui fa riferimento il titolo, un gruppo disomogeneo di disperati (un gambler un po’ dandy, una prostituta incinta, un nero toccato che parla con i morti e un alcolizzato), sono ottimamente caratterizzati e decisamente ben interpretati, ma una menzione a parte ed un’attenzione particolare vanno concesse al Chaco di Tomas Milian (eccezionale, in una delle sue migliori interpretazioni, e che pare essersi ispirato a Charles Manson per questo ruolo), un villain assolutamente fuori dagli schemi e decisamente in linea con la poetica della crudeltà di Fulci, la cui malvagità non è il veicolo per raggiungere un obiettivo di qualsivoglia tipo (nel western, usualmente, un vantaggio economico), ma è il fine, la sostanza stessa del suo essere: decisamente il più sadico, pazzo, bastardo, figlio di puttana che abbia mai calcato le scene di un western italiano, e forse non solo.
È infine opportuno spendere due parole per la colonna sonora, che si discosta in maniera radicale da quelle più tipiche dei classici western (sia americani che europei) e si appropria per contro di sonorità di chiara matrice country-rock e west coast, conferendo all’opera un tono molto yankee, anche per i brani cantati (e già questa, da sola, sarebbe una peculiarità) in inglese.

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#84 Perfect Prey

    Fumettaro della porta accanto

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Inviato 18 maggio 2012 - 13:43

Un :wub: per i 4 Cavalieri. E Mannaja, allora (ri- :wub: ), con un Merli enorme :cool2: ?
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L'amour physique
Est sans issue

#85 Tom

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Inviato 20 maggio 2012 - 23:12

Qui perdonatemi ma vado direttamente di spam, perché io e i soci del blog credo che siamo davvero gli unici in Italia ad aver dedicato una monografia ad un gigante del western (e occhio che dico solo "western" non solo e non tanto "spaghetti-western") come Joaquìn Luis Romero Marchent. Un autore spagnolo pre-Leone che meriterebbe di essere ricordato tra i più grandi, ma praticamente sconosciuto in Italia.

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Assolutamente da recuperare almeno...
1963 EL SABOR DE LA VENGANZA (I tre spietati)
1963 ANTES LLEGA LA MUERTE (I sette del Texas)
1965 MANI DI PISTOLERO (El ocaso de un pistolero)
1967 IO NON PERDONO... UCCIDO (Fedra West)
1971 CONDENADOS A VIVIR (Cut-Throats Nine)
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#86 bluetrain

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Inviato 22 maggio 2012 - 19:05

Gli specialisti
(Sergio Corbucci, 1969)

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Film tipicamente corbucciano, che può essere accomunato al gruppo di pellicole del regista romano aventi quale protagonista l’antieroe disilluso e un po’ tragico, che ha avuto il suo apice nei capolavori “Il grande Silenzio” e “Django”.
Hud (interpretato dalla rock star francese Johnny Hallyday), agisce per vendetta (a seguito al linciaggio del fratello da parte di alcuni abitanti di Blackstone, “specialisti” nel giustiziare le persone senza un regolare processo), anche se il realtà l’obiettivo finale delle sue azioni sembra essere non tanto il singolo, quanto un’intera comunità, o ancor meglio, un’intera classe sociale, la ricca e avida borghesia, disposta a tutto pur di difendere il proprio denaro e la propria posizione. In tal senso, è assolutamente significativo il fatto che il finale sia messo in scena non con il classico duello (ed anzi in tal senso si assiste ad uno sfasamento narrativo rispetto alle “regole” dello spaghetti western: l'assassino più efferato del fratello di Hud, viene fatto fuori dopo mezz’oretta di pellicola in una banale rissa da saloon, e il deus ex machina di tutta la vicenda criminosa, la perfida Virginia Pollywood, viene freddata dal capobanda messicano El Diablo), ma con il rogo del denaro degli abitanti del villaggio, faticosamente e sanguinosamente recuperato.
Di tutto rispetto i comprimari: Gastone Moschin nei panni di uno sceriffo progressista e pacifista (dunque assolutamente fuori luogo in un posto del genere: si può facilmente immaginare quale sorte lo attenda) e Mario Adorf che, da grande caratterista quale è, riesce a interpretare nel migliore dei modi il vanaglorioso bandito messicano El Diablo, che pare interessato più a lasciare ai posteri un epico ricordo di sé che non al denaro.
Bislacca e molto pop, infine, la presenza nel film del gruppo dei giovani ribelli, dei veri e propri "freakettoni" ante litteram, salva la immancabile caratterizzazione western: libertini, stravaganti e ribelli, d’accordo, ma pur sempre interessati al denaro e non scevri dall’uso della violenza. Suggestiva e particolare (molto pop, come accennato), la scena quasi finale, nella quale i giovinastri prendono in ostaggio l’intero paese, facendo spogliare nudi tutti gli abitanti e facendoli stendere a terra (quando Hud li affronta con la pistola scarica e il giubbotto con le maglie d'acciaio, per altro, è più che evidente l’omaggio di Corbucci al collega Leone e al suo “Per un pugno di dollari”).
Splendida la fotografia, così come la colonna sonora, che regala dei picchi qualitativi incredibili, quando diventa minimale e valorizza l’uso della chitarra elettrica con un fuzz da far impallidire una garage band degli anni ’60.

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#87 Tom

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Inviato 22 maggio 2012 - 20:36

Film girato dalle mie parti, a Madonna di Campiglio.
Il che è parecchio straniante. In qualche location mi è parso di esserci stato... mai beccata però a vivere in un maso isolato un strafiga come Sylvie Fennec.

C'è un tipico spunto del cinema americano di quegli anni: l'arrivo dello straniero (un Johnny Hallyday superfigaccione e perfetto, peccato non abbia fatto altro nel genere) che destabilizza l'equilibrio di una piccola comunità, facendo esplodere le tensioni sotterranee e svelandone le ipocrisie (titoli come "La calda notte dell'ispettore Tibbs", o "La caccia" di Arthur penn). Ma al dramma e alla seriosità dei modelli americani, Corbucci risponde con un film cinicamente pop, dove si diverte a fare a pezzi qualsiasi aspettativa degli spettatori. Un film per altro cupamente pessimista, dato che se il regista massacra mirabilmente la morale borghese, dall'altra bastona anche i finiti rivoluzionari (anche se l'esplosivo e spassosissimo bandolero di Mario Adorf è di gran lunga il personaggio visto con maggior simpatia) e gli ancor più finti contestatori. In questo senso assolutamente ge-nia-le il "duello" finale, ma tutti gli ultimi venti minuti sono da applausi. La scena in cui in pochi secondi il protagonista fa fuori tutta la banda dei messicani è una delle migliori sparatorie che ho visto nel genere. Si vede benissimo che Corbucci scriveva la sceneggiatura giorno per giorno. I continui passaggi dal grottesco alla commedia, dal drammatico all'inquietante, e l'ambientazione montana di serena e misteriosa minacciosità, mi hanno fatto pensare ad una specie di Twin Peaks vent'anni prima. Di sicuro uno degli spaghetti western più folli e originali mai girati.

Corbucci era davvero un grande, incredibile che al di fuori degli spaghetti abbia fatto praticamente solo film mediocri.
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#88 bluetrain

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Inviato 23 maggio 2012 - 12:32

Corbucci era davvero un grande, incredibile che al di fuori degli spaghetti abbia fatto praticamente solo film mediocri.


Questa è una cosa sulla quale mi sono interrogato anch'io. Qualche commediola appena decente, qualche episodio della premiata ditta Spencer-Hill, neanche i migliori, e poi monnezza vera e propria (leggi "Rimini Rimini", "Roba da ricchi" ecc.). Esigenze alimentari, esaurimento di idee e di talento o incapacità di e spremersi al di fuori di un genere?
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#89 bluetrain

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Inviato 25 maggio 2012 - 18:35

Vado un po' fuori tema, ma tanto sono il dominus del topic e quindi mi autorizzo.

Per un pugno di Dollari
(Sergio Leone, 1964)

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Tutto è cominciato da qui, quasi per caso. Certo, “Per un pugno di dollari” non è stato il primo western italiano in assoluto. Se si va scavare nel passato, si trovano i primi tentativi, seppur parodistici fin dagli anni quaranta, ed anzi fin dal 1913, con quel “La vampira indiana” diretta dal padre di Leone, Roberto Roberti, ed interpretato dalla madre Bice Valerian. Ed anche restringendo l’ambito ai primi anni sessanta, qualcosa era già stato fatto (vedasi, ad esempio, la produzione italo-spagnola “Duello nel Texas” di Ricardo Blasco del 1963 o “Le pistole non discutono” di Mario Caiano del 1964, il fratello maggiore in chiave produttiva dell’esordio leoniano), sulla scorta del combinato disposto della crisi del cinema western americano (tanto quantitativa quanto qualitativa) e della contemporanea richiesta di film western da parte del pubblico europeo, ed italiano in particolare. A ciò si aggiunga che la Spagna e la Germania (quest’ultima con i film sulla saga di Winnietou, tratti dai romanzi del Salgari tedesco Carl May, in alcuni dei quali, per inciso, fece le sue prime apparizioni Mario Girotti, alias Terence Hill) già da un paio d’anni avevano intrapreso la via del western europeo, con un più che discreto successo di pubblico. Insomma, le condizioni erano mature affinché anche in Italia, dove il peplum era ormai agli sgoccioli, si tentasse la via del cinema di genere yankee per eccellenza.
Per altro, proprio i pepla rappresentarono una fucina di artigiani e addetti ai lavori del cinema dalla quale il western all’italiana attinse a piene mani (così come, negli anni settanta, il poliziottesco a sua volta attinse dal western ormai decotto): registi, sceneggiatori, operatori, direttori della fotografia, attori (Giuliano Gemma, uno dei simboli del western italiano. iniziò la carriera proprio in ambito “sandaloni”).
Anche Leone non fa eccezione: co-diresse “Gli ultimi giorni di Pompei” e diresse “Il colosso di Rodi”; poi, la folgorazione: dopo aver visto al cinema, su consiglio dell’amico Duccio Tessari, il film di Kurosawa “La sfida del samurai”*, gli venne l’idea di farne un western… per farla breve, dopo varie peripezie il film si fece, ma come “lato b” del citato “Le pistole non discutono” di Mario Caiano (considerato potenzialmente migliore e con maggiori prospettive d’incasso dai produttori), cioè riutilizzando, per ottimizzare il già risicatissimo budget, la medesimatroupe (compresi quasi tutti gli attori), i costumi di scena, le scenografie e via discorrendo.
La cosa curiosa, è che anche la scelta del protagonista fu dettata in parte da mere ragioni di low cost: Leone, propose il film, nell’ordine: ad Henry Fonda (l’agente non gli fece neanche leggere la sceneggiatura), Charles Bronson (che rifiutò, poiché ritenne la sceneggiatura orrenda) e James Coburn (che accettò, ma che era troppo caro). La scelta cadde sull’allora sconosciuto Clint Eastwood** (apparso solo in alcuni episodi del telefilm americano "Rawhide"), che pur non convincendo affatto Leone, aveva il grossissimo pregio di costare poco (e di portarsi dagli States alcuni dei costumi di scena!).
Ancor più curioso è il fatto che Morricone stesso (allora un giovane musicista come tanti, che aveva già composto le musiche di “Duello nel Texas” e “Le pistole non discutono”), l’altro simbolo del successo di “Per un pugno di dollari”, non fu la prima scelta del regista (che voleva per contro Angelo Francesco Lavagnino), il qaule fu anzi sul punto di scartarlo. La leggenda vuole che i due si incontrarono per volere della produzione e a quel punto scoprirono di essere stati compagni di scuola alle elementari. Dopo questa “carrambata” iniziale, però, Leone dimostrò il suo disappunto per le musiche, molto classiche, proposte da Morricone, il quale, per tutta risposta, tirò fuori dal cassetto alcuni componimenti ed arrangiamenti più alternativi e sperimentali, che teneva nel cassetto da un po’ di tempo…
La storia è nota. Questo western italiano da due lire (che per altro non bastarono: il soldi finirono negli ultimi giorni di riprese e si dovette ricorrere ad ogni espediente per riuscire a terminarle), al quale non credeva nessuno, prodotto con gli scarti di un'altra pellicola, ebbe un inspiegato ed inspiegabile successo di pubblico (ma, ovviamente, non di critica, che si “accorse” di Leone solo molti anni dopo, dimostrandosi sempre sul pezzo…) e rappresentò la molla, il detonatore per la nascita di un genere che nel giro di pochissimo tempo si diffuse a macchia d’olio, in maniera financo eccessiva (dal 1964 al 1978 ci contano circa 600 pellicole!), dando vita d uno dei più prolifici ed incredibili episodi del cinema italiano, non solo di genere.
Ovviamente, “Per un pugno di dollari” non è stato solo un b-movie (nell’accezione economico-produttiva del termine, ça va sans dire) dall’insperato successo, ma è stato il film che per primo ha rigirato come un calzino la poetica del western americano, fondata sull’accezione epica, a volte celebrativa, del pionierismo e della conquista del west (storicamente, uno dei momenti fondanti per lo sviluppo e il consolidamento degli USA), introducendo elementi di novità tanto sul piano formale che su quello sostanziale.
In questa “favola per adulti” (come Leone stesso amava definire i suoi western), vengono a galla innanzitutto una violenza mai vista e un realismo del particolare che si contrappone agli elementi più favolistici, per l’appunto, a volte quasi fumettistici, portati dal piano narrativo.
Anche (e soprattutto?) per motivi di carattere pratico, spariscono le grandi praterie, gli Indiani, il Gran Canyon, e lo scenario diventa un assolato e polveroso paese (calustrofobico, si potrebbe azzardare, rispetto ai classici d’oltreoceano) ai confini con il Messico, che diventa teatro delle vicende di un vero e proprio antieroe, non più un puro, un simbolo della grandezza e della magnificenza della nascita di un paese, ma un individuo violento, amorale e sostanzialmente interessato solo al denaro ed alle proprie sorti personali. Il west non è più il simbolo di un’epopea, ma una giungla dove sopravvivono il più astuto e, soprattutto, chi spara più veloce.


* I rappresentanti della Jolly Film, casa produttrice della pellicola, pare che avessero assicurato Leone di aver acquistato i diritti per girare questa sorta di remake del film di Kurosawa (a sua volta tratto da un romanzo), ma convinti del fatto che “Per un pugno di dollari” sarebbe passato assolutamente inosservato, proiettato per lo più in qualche cinema parrocchiale o in qualche programmazione estiva, fecero a sua insaputa questo ulteriore taglio al budget, con tutte le note conseguenze: dopo alcune deboli difese (la più brillante: gli sceneggiatori del film si sarebbero ispirati all’“Arlecchino servitore di due padroni” di Goldoni), furono costretti a cedere a Kurosawa i diritti per il film in Giappone, oltre ad una percentuale sui restanti incassi.

** Clint Eastwood che, per chi scrive, deve condividere gli onori del suo successo italiano con Enrico Maria Salerno, che nella Trilogia del Dollaro gli ha dato la voce, tirando fuori dal cilindro il più clamoroso doppiaggio di tutti i tempi, in termini di efficacia.


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#90 Tom

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Inviato 25 maggio 2012 - 21:36

Ed anche restringendo l’ambito ai primi anni sessanta, qualcosa era già stato fatto


Diciamo anche più di qualcosa, dato che parliamo di oltre una trentina di titoli tra Spagna e Italia. Senza contare i western tedeschi e le parodie.
Dei western europei pre-Leone,oltre alla trilogia capolavoro di Marchent (Tres hombres buenos, El sabor de la venganza, Antes llega la muerte), consiglio il piccolo e divertente La furia degli apache (El hombre de la diligencia), l'ottimo e già citato Duello nel Texas (El Gringo) (il cui protagonista Richard Harrison sarebbe stato il protagonista del film di Leone non avesse rifiutato lui stesso la parte!), e soprattutto il bellissimo e fiammeggiante Gli uomini dal passo pesante.

Comunque per dare un'idea di cosa rappresentò il fenomeno "spaghetti western" un dato impressionante è quello legato ai peplum: nel 1964 ne erano stati prodotti più di trenta, nel 1965 solo tre, dal '66 in poi più nessuno.

Un'altra curiosità. Contemporaneamente e parallelamente ai western spaghetti in Italia esplose il fenomeno dei "007 all'italiana" che tra il 1964 e 1967 produsse più di cento titoli(!), per altro girati dagli stessi registi e produttori dei western. Un filone che a differenza degli "spaghetti" è però totalmente sparito dall'immaginario collettivo (nonostante gli incassi all'epoca non fossero indifferenti). Il benemerito Giusti ha dedicato un dizionario anche a loro...


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Marco Giusti - 007 all'Italiana (Dizionario del Cinema Spionistico Italiano con tutte le Locandine più Belle)
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#91 bluetrain

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Inviato 25 maggio 2012 - 22:24

Sapevo del libro di Giusti sugli 007 italici... pare per altro che la stragrande maggioranza di essi siano di difficilissima reperibilità e che molti siano addirittura andati perduti... tu ne ha visto qualcuno?
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#92 bluetrain

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Inviato 30 maggio 2012 - 12:10

Yankee
(Tinto Brass, 1966)

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Curiosissimo esperimento pop di Tinto Brass, che in questo film porta alle estreme conseguenze i tratti stilistici, tanto sul piano formale che sul piano sostanziale, del western all’italiana, girando il film come se fosse un fumetto, puntando tutto o quasi sul linguaggio visivo: inquadrature spericolate ed estreme (a tratti raffinatissime) – con primissimi piani sia dei protagonisti (ottenuti inquadrando spesso un solo occhio) che degli oggetti (evidenziati con un gusto quasi eccessivo del dettaglio) – massima stilizzazione dei personaggi (che utilizzano anche un linguaggio che assomiglia molto a quello dei fumetti, in particolare lo spagnolo quasi maccheronico e le imprecazioni del Grande Concho di Adolfo Celi, che sembrano essere presi a prestito da un nuvoletta di un villain di Tex!), tagliati con l’accetta nella loro caratterizzazione e privi di qualsivoglia accenno di approfondimento psicologico, un utilizzo parossistico (ma affascinante ed efficasissimo) del controluce e situazioni al limite dell’incredibile, con uno sviluppo narrativo anch’esso estremo nella stilizzazione.
Evidente il richiamo alla pop art visiva nella scena in cui vengono mostrati per la prima volta il Grande Concho e il suo rifugio (mi ha ricordato molto lo spirito figurativo che aleggia nel “Diabolik” di Mario Bava, di due anni successivo, guarda caso tratto proprio da un fumetto).
In embrione, si può già intravedere il gusto per il particolare erotico del buon Tinto, che in un paio di occasioni omaggia il décolleté (rectius: le tette) di Mirella Martin.
Pare che il produttore abbia messo pesantemente mano alla pellicola in fase di montaggio, cercando di darle una connotazione più convenzionale, snaturando di fatto quelli che erano i propositi iniziali di Brass, decisamente più sperimentali, e che questi abbia addirittura tentato, infruttuosamente, di far eliminare il suo nome dai titoli di testa, disconoscendo di fatto il progetto.

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#93 signora di una certa età

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Inviato 30 maggio 2012 - 12:30

quindi Philippe Leroy e Adolfo Celi avevano già una storia prima di Sandokan :)
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In realtà secondo me John Lurie non aveva tante cose da dire... ma molto belle


#94 Tom

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Inviato 30 maggio 2012 - 12:45

Sapevo del libro di Giusti sugli 007 italici... pare per altro che la stragrande maggioranza di essi siano di difficilissima reperibilità e che molti siano addirittura andati perduti... tu ne ha visto qualcuno?


Lo scorso autunno Iris ha trasmesso un piccolo ciclo di questi film. Quando ho potuto ne ho visto qualcuno, anche se nessuno era tra i titoli considerati più interessanti.
Sono pellicole simpatiche e naif, che sprizzano "anni 60" ad ogni fotogramma. Ovviamente non hanno il fascino, la varietà e la complessità degli spaghetti-western.
Il difetto principale del filone è che partivano come imitazione di pellicole già sensazionalistiche di loro, quindi non era possibile portare all'estremo le caratteristiche del genere come era abitudine del cinema italiano di quegli anni. Per dire, i primi film di James Bond per la loro epoca erano film quasi erotici, ovvio che le imitazioni italiane non potevano spingersi più in là (e quando avrebbero potuto il genere era già defunto), anzi sono spesso molto più morigerate.
Comunque sì, è un genere molto "esoterico", con quasi tutti i titoli di difficile reperibilità.
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#95 bluetrain

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Inviato 01 giugno 2012 - 00:02

Bandidos
(Massimo Dallamano, 1967)

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Western misconosciuto anche tra la gran parte degli appassionati del genere, e, a mio avviso, assolutamente sottovalutato.
Esordio alla regia di Massimo Dallamano (qua accreditato come Max Dillmann), che approda alla direzione dopo essersi fatto le ossa per vari anni come direttore della fotografia, prima in alcuni peplum (rectius:pepla) e poi in ambito “spaghetti” (tra i quali, niente di meno che i primi due capitoli della trilogia del dollaro di Leone).
Il film, pur rifacendosi in buona parte alla lezione leoniana, è ben diretto, con alcuni spunti eccellenti (l’assalto al treno che apre i giochi è notevole), ben fotografato e poggia su una sceneggiatura solida, originale quanto basta e senza sbavature.
Stratosferica l’interpretazione di un grandissimo Enrico Maria Salerno (alla fine il vero valore aggiunto del film), nei panni del più patetico e perdente dei super pistoleri che abbiano calcato i solchi della metaforica via tracciata dal western all’italiana.
Non memorabile la colonna sonora di Egisto Macchi (che in altri ambiti, soprattutto sperimentali e nel campo della c.d. library music, ha fatto cose davvero eccelse), che sembra rifarsi a tratti più alle sonorità tipiche del western classico americano che non a quelle del caposcuola Morricone.


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#96 Dudley

    mainstream Star

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Inviato 01 giugno 2012 - 07:33

Bandidos
(Massimo Dallamano, 1967)

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Western misconosciuto anche tra la gran parte degli appassionati del genere, e, a mio avviso, assolutamente sottovalutato.
Esordio alla regia di Massimo Dallamano (qua accreditato come Max Dillmann), che approda alla direzione dopo essersi fatto le ossa per vari anni come direttore della fotografia, prima in alcuni peplum (rectius:pepla) e poi in ambito “spaghetti” (tra i quali, niente di meno che i primi due capitoli della trilogia del dollaro di Leone).
Il film, pur rifacendosi in buona parte alla lezione leoniana, è ben diretto, con alcuni spunti eccellenti (l’assalto al treno che apre i giochi è notevole), ben fotografato e poggia su una sceneggiatura solida, originale quanto basta e senza sbavature.
Stratosferica l’interpretazione di un grandissimo Enrico Maria Salerno (alla fine il vero valore aggiunto del film), nei panni del più patetico e perdente dei super pistoleri che abbiano calcato i solchi della metaforica via tracciata dal western all’italiana.
Non memorabile la colonna sonora di Egisto Macchi (che in altri ambiti, soprattutto sperimentali e nel campo della c.d. library music, ha fatto cose davvero eccelse), che sembra rifarsi a tratti più alle sonorità tipiche del western classico americano che non a quelle del caposcuola Morricone.




Ciao "Blu" e complimenti per la segnalazione di "Bandidos", che considero pure io uno dei vertici del genere. Uhm ... davvero non ti é piaciuta la colonna sonora? Onestamente non l'ho in mente tutta quanta, ma perlomeno la musica sui titoli di testa me la ricordo come una delle più belle mai sentite! Aaaah, quella tromba, quel tema epico e malinconico ...
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#97 Tom

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Inviato 01 giugno 2012 - 11:17

Su youtube c'è tutto JOHNNY YUMA, dimenticato piccolo capolavoro alla Aldrich dell'ottimo Romolo Guerrieri.
Versione in inglese, ma quella in italiano temo sia andata perduta, o comunque attualmente è irreperibile.
E' per gioielli come questo che mi dispiace che la maggior parte delle persone pensino che gli Spaghetti western si esauriscono nei capolavori di Leone e pochi altri titoli.

http://www.youtube.com/watch?v=lCGsA2yEsvY&feature=fvwrel
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#98 bluetrain

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Inviato 01 giugno 2012 - 23:27

Su youtube c'è tutto JOHNNY YUMA, dimenticato piccolo capolavoro alla Aldrich dell'ottimo Romolo Guerrieri.
Versione in inglese, ma quella in italiano temo sia andata perduta, o comunque attualmente è irreperibile.
E' per gioielli come questo che mi dispiace che la maggior parte delle persone pensino che gli Spaghetti western si esauriscono nei capolavori di Leone e pochi altri titoli.

http://www.youtube.com/watch?v=lCGsA2yEsvY&feature=fvwrel


io ce l'ho in italiano, se vuoi in qualche modo posso fartelo avere.
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#99 bluetrain

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Inviato 10 giugno 2012 - 10:25

Requiescant
(Carlo Lizzani, 1967)

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Più che onesto western dai toni terzomondisti, diretto dal regista "impegnato" Carlo Lizzani con la partecipazione niente di meno che di Pier Paolo Pasolini, nella parte del prete rivoluzionario Don Jaun (con Ninetto Davoli e Franco Citti al seguito), quasi a voler sussidiare la fusione simbolica tra le istanze della sinistra radicale e quelle del mondo cattolico più puro, a ulteriore dimostrazione del fatto che nel quinquennio d'oro degli spaghetti un po' tutti, per vocazione o per costrizione, si approcciavano al genere.
Bravo Lou Castel nella parte del pistolero un po' ingenuo e timorato di Dio, che intona il requiescant in pace dopo aver freddato il malcapitato di turno, sempre nel nome della giustizia e delll'affrancamento degli oppressi penoes dal perfido latifondista yankee.

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#100 bluetrain

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Inviato 12 giugno 2012 - 00:14

Per 100.000 dollari ti ammazzo
(Giovanni Fago, 1967)

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Film "gemello" di 10.000 dollari per un massacro, con il quale condivide quasi tutto il cast e la troupe (ivi compresa Nora Orlandi, caso più unico che raro di musicista donna prestata al western all'italiana per la composizione della colonna sonora, per altro bellissima).
Cambia solo il regista. Giovanni Fago, dirige – con un taglio molto elegante e francamente impeccabile - un film che, come il precedente, sperimenta l'amalgama tra la violenza più efferata degli spaghetti e uno spiccato sentimentalismo dai tratti melodrammatici, incentrato segnatamente sulla figura del bounty killer tormentato da rapporti amorosi e drammi famigliari, Johnny Forest, impersonato da un impeccabile Gianni Garko. Assolutamente all’altezza anche il piccolo Volonté Caludio Camaso, che interpreta la parte di “Caino” in modo assolutamente convincente (ricordando in più di un occasione lo stile sublimemente sopra le righe del fratello).
Pregevole e spassoso, il poco più che cameo dell’immarcescibile Fernando Sancho.

http://www.youtube.com/watch?v=HnzqrQMYjOI


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