La giovane regista Chloé Zhao, cinese che vive in America, dopo l'ottimo “The rider” si ripresenta con un altro ottimo film: “Nomadland”. Passando da un Western atipico ad un altrettanto atipico On the road la regista sazia ed appaga l'occhio con gli splendidi panorami dell'Arizona, del Nevada, del Nebraska. L'occhio di chi? Dello spettatore sicuramente si, molto meno quello della protagonista Fern, l'ottima pluridecorata Frances McDormand, che ne pare disinteressata e che ha altro da rimuginare. Deve elaborare un grave lutto, il marito, e vive alla giornata da nomade di ritorno, senza gravi difficoltà economiche e di indigenza, girovagando per i deserti ed accontentandosi di poco. Socializza con altri nomadi di diversa provenienza ed estrazione, che per vari motivi sono diventati tali, una comunità ad assetto variabile, che si incontra e poi si lascia per re-incontrarsi più in là, senza appuntamenti e date fisse; il rincontro che avverrà è l'unica certezza di questa atipica comunità. Empire è il microscopico villaggio di poche anime del Nevada da dove proviene e dove inevitabilmente ritornerà dopo un percorso che la porta in giro a conoscere persone luoghi; nuovo matrimonio? Non se ne parla, nuove amicizie? Anche si, ma meglio rinsaldare le vecchie. È un Film sul disagio sociale? Si ma senza insistere troppo sul tema, lo vedo soprattutto, al di là delle possibili metafore, come un solido film sulla persona. Leone d'oro 2020.
Voto mio: 8
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