Esbjörn Svensson r.i.p. :-(
#1
Inviato 15 giugno 2008 - 23:56
Purtroppo non è il solito necrologio di un jazzista di 130 anni che credevo morto da vent'anni.
Esbjörn Svensson, 44enne pianista svedese, è morto ieri durante un'immersione.
Peccato, il suo trio era una delle poche cose jazz recenti che mi piacevano, soprattutto l'album Viaticum.
:'(
rym |
#2
Inviato 16 giugno 2008 - 10:40
r.i.p.
#3
Inviato 16 giugno 2008 - 12:52
Mi dispiace davvero tanto.
non sono asociale...sono socialmente selettivo
#4
Inviato 16 giugno 2008 - 20:50
Era una voce originale della musica di oggi, un musicista di talento che aveva trovato una formula originale di approccio al trio jazz (mescolando allo spirito improvvisativo tipico del jazz un po' di elettronica, elementi rockeggianti, riff veri e proprii... ).
Sono molto dispiaciuto anch'io.
«Ciò che l'uomo può essere per l'uomo non si esaurisce in forme comprensibili».
(k. jaspers)
Moriremotuttista
#5
Inviato 17 giugno 2008 - 09:13
r.i.p.
#6
Inviato 20 giugno 2008 - 12:37
li avevo scoperti mesi fa durante la visione di Dans Ma Peau di Marina de Van... alcuni pezzi della colonna sonora erano tratti da un loro disco... un gran disco!
#7
Inviato 24 giugno 2008 - 11:08
sono stato molto impegnato per lavoro e problemi personali negli ultimi 15 giorni, e questa bruttissima notizia l'avevo proprio persa.
Avevo visto il trio forse tre anni fa a Milano: musicisti di classe, che mi avevano anche un po' stupito per il controllo dei timbri e dei "live electronics".
Svensson era una persona gentile, modesta e amante dell'Italia... mi dispiace veramente tanto!
#8
Inviato 14 ottobre 2008 - 21:19
Bello anche se non all??altezza di altri lavori. Forse qualche tocco di rifinitura in più non avrebbe guastato?.Rimane il rimpianto di aver perso un grande protagonista del jazz contemporaneo e delle sue evoluzioni.
#9
Inviato 11 giugno 2011 - 15:47
#10
Inviato 13 settembre 2018 - 16:02
Un Trio davvero enorme, recuperato postumo. Così, da non espertissimo, direi una delle "voci" jazz più emozionanti. Una capacità di improvvisazione mostruosa. Eppure così "facili".
#11
Inviato 03 maggio 2019 - 08:13
Ier sera mi son andato a sentire loro:
Che son i due degli E.S.T. + Bugge Wesseltoft.
Tutto molto prog, molto space, abbastanza jazz.
Manici da paura, pure un po' tamarri. Insomma, da vedere!
Ora mi cerco il disco e capiamo come sono...
#12
Inviato 14 gennaio 2021 - 18:53
Comunque sia, oggi riascoltavo "Seven Days of Falling".
Io giuro, lo capisco il successo di sta band. Quando questa roba è uscita, nessuno suonava così — dove per "così" intendo quel mix di piano ipermelodico ed easy listening, spavalderie jazz-rock, batteria quasi drum'n'bass, deciso tocco jazzistico: insomma, la formula che domina le tracce riuscite, quelle che restano impresse.
Solo che, diamine, mettendole insieme si arriva a metà disco. Il resto è una broda da ristorante con atmosfere soffuse e molta voglia di darsi un tono. Due coglioni così, siamo sinceri.
E pure i pezzi a fuoco, quelli entusiasmanti, agli occhi di oggi sono una versione approssimata di ciò che i GoGo Penguin avrebbero iniziato a fare in modo assai più incisivo di lì a poco. Senza la stessa verve improvvisativa, ok, magari anche con un lirismo di tipo diverso... Ma andando a fondo assai di più sulla scommessa di ibridazione qua intrapresa (pure troppo, per quei jazzofili "puristi" che Svensson lo digerivano ma il nu jazz propriamente inteso non lo mandano giù).
Insomma, si ascolta volentieri, ma non è che sia invecchiato bene.
Tutt'altro discorso i Rymden citati poco sopra: intanto perché Wesseltoft è un pianista piuttosto edgy e non ha la tendenza di Svensson a darci dentro colle paraculate, ma poi perché appunto c'è quel tocco space/prog che è in grado di rivitalizzare con un taglio unico una formula che oggi, altrimenti, suonerebbe sentita e strasentita.
#13
Inviato 15 gennaio 2021 - 10:24
Io sono combattuto sempre con loro. Dalla folgorazione iniziale, quando li metto su ho a volta la sensazione che descrivi.
Svensson secondo me alla fine aveva delle derive un po' pacchiane con cui da ascoltatore devo farci i conti.
Ma ha quella roba che ogni tanto trova delle note sorprendenti, e applica la tecnica di improvvisazione davvero in maniera superlativa (son sensazioni, non saprei disegnare degli schemini, prendila così come la dico).
Secondo me i GoGo Penguin, che pure mi piacciono, non hanno nulla di quella grandezza lì. Sicuramente han preso quel filone che gli EST han creato (boh, forse si l'han creato loro), portandolo alle conseguenze naturali di diventare pop invece che jazz (per quel che valgono queste etichette).
Per altro credo che gli EST godano di grandissima stima e amore nell'ambiente Jazz, mentre credo non si possa dire la stessa cosa dei GGP.
Dei Rymdem tra l'altro è uscito nel 2020 il disco nuovo eh!
#14
Inviato 15 gennaio 2021 - 11:22
Per averlo evocato tempo fa mi sono preso del c*** e forse anche del boomer rattrappito.
Conoscendo poco entrambi i gruppi evocati,posso concordare con Lazlotoz,ho apprezzato un poco i GGP ma che ho trovato di un'insostenibile leggerezza forse per via della poca e irrilevante improvvisazione,che per me è quello che fa rientrare nell'alveo "jazz" anche la proposta più lontana dagli stilemi del genere
Per quanto poco possa contare l'etichetta,ovviamente.
#15
Inviato 15 gennaio 2021 - 11:43
Sì, il disco nuovo dei Rymden è molto bello. Invero preferisco tutti i loro dischi a tutti quelli degli EST (almeno fra quelli che ho ascoltato), pur riconoscendo che rispetto ai secondi i Rymden sono più formulaici, più prevedibili. Semplicemente, però, trovo il modo di strutturare i brani e (soprattutto) di suonare il pianoforte molto più avvincente nel loro caso che con Svensson, che del terzetto è quello che mi piace meno (o zero — diciamo che quando i brani mi sembrano a fuoco lo fanno malgrado lui).
Capisco il discorso che fate sull'improvvisazione, ma devo dire che è un aspetto che m'interessa molto poco. Per me il jazz è reso tale dagli stilemi, e quelli possono esserci allo stesso modo in un pezzo improvvisato e in uno integralmente composto. Di contro, esiste musica improvvisata che del jazz non ha davvero nulla. Sarà per questo che tutto il lotto del nu jazz "poco improvvisato" (o per nulla improvvisato, perché la norma in realtà è quella) non mi crea alcuna difficoltà estetica o di accettazione nell'alveo del jazz, mentre il classico momento — presente in gran parte delle performance jazzistiche — dell'assolo di batteria improvvisato mi risulta come un rituale stanco e senza senso che nel 99.9% dei casi sarebbe da eliminare per il bene di tutti quanti.
#16
Inviato 15 gennaio 2021 - 13:23
https://youtu.be/8932Mr-aXaw
che ad un certo punto c'è proprio un'assolo di batteria a mani nude,tutt'altro che inutile.
Da (ex) batterista non concordo ma posso capire,ma direi che dipende dall'attitudine ed attenzione che si ha nell'ascoltare musica.
Per me,la peculiarità di questa musica è nel particolare linguaggio funzionale alla improvvisazione,che sia sotto forma del classico assolo accompagnato o da altre modalità più complesse,ma l'impro è imprescindibile,possono esserci brani scritti in stile,ma è ben distante dallo spirito jazz
Parlo perlopiù di musica "recente"(dagli 80'in poi)più ibridata con lo stilema rock/pop/ambient/contemporáneo ecc ecc
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