Tutta la vita davanti
#1
Inviato 08 aprile 2008 - 07:52
Il legame tra esserci di Heidegger, le telefoniste di un call center, i personaggi di un reality. Si ride, e si piange. Ci si indigna, e ci si specchia. Il film di Virzì, così efficace quando racconta le vicende del mondo del lavoro, ha il merito di riportare sugli schermi un affresco pungente della nostra situazione lavorativa, e lo fa nel modo più autentico e allucinato possibile.
L?? atmosfera del film è allucinata, irreale, ma la realtà del film è vera, reale, come veri e reali sono le alienazioni, le amarezze, le frustrazioni dei protagonisti.
Chi c??è dall??altra parte del filo quanto qualcuno ci rompe le scatole con una promozione? Non che non ci avessi mai pensato, anzi me lo ero immaginato proprio così come rappresentato in questo film, questo mondo assurdo e disumano, un mondo senza fondamenta, senza un progetto di vita, scritto sulla sabbia; e mi è piaciuto molto alla fine l??incontro tra le due realtà che normalmente sono destinate a non conoscersi ed a diffidarsi reciprocamente. Una luce di speranza in un film triste ed amaro.
#2
Inviato 08 aprile 2008 - 10:16
L'unica nota negativa per me, ma forse neanche tanto, e' la troppa coralita' voluta dare al film e la volonta' di toccare molteplici argomenti che porta un po' di dispersione in un film comunque riuscitissimo.
Ottimi gli attori/attrici dalla protagonista ad Elio Germano, riuscitissimo il personaggio interpretato da Mastrandrea.
p.s.
Consiglio anche la visione di "Non Pensarci" sempre con Mastrandrea, quando avro' tempo apriro' un 3d su questo film
#3
Inviato 08 aprile 2008 - 10:33
In realtà secondo me John Lurie non aveva tante cose da dire... ma molto belle
#4
Inviato 08 aprile 2008 - 22:29
p.s.
Consiglio anche la visione di "Non Pensarci" sempre con Mastrandrea, quando avro' tempo apriro' un 3d su questo film
visto oggi, ma mi è piaciuto molto meno, perchè la nevrosi deriva troppo verso il melodrammatico ed a me non piace;
#5
Inviato 10 aprile 2008 - 00:43
I riferimenti ad Heidegger e Platone sono frutto della volgarizzazione di una cultura che banalizza i grandi autori pensando di smitizzarli e di renderli popolari (Benigni per spiegare Dante al grande pubblico si è fatto prima un mazzo così a studiarlo). Frutto della stessa volgare cultura è l'idea che Kaurismaki (vergognosamente sfottuto nel film) sia intellettualistico ed invece un film come questo sia per il grande pubblico. In realtà un film come questo può piacere solo all'Italietta e se varcasse i confini dell'Italietta verrebbe fischiato (ed infatti non li varca). Kaurismaki invece fa il giro del mondo, magari non con una distribuzione capillare, ma rimane comunque un autore amato in tutto il mondo. Inoltre la critica che Kaurismaki fa alla società contemporanea è seria e profonda, e non superficiale e televisiva proprio come la superficialità e la "televisizzazione£ che Virzì vuole denunciare ma di cui il suo film è totalmente imbevuto.
Siamo alle solite. in Italia si pensa che se si fa un film di critica sociale mostrando il problema, allora quel problema lo si è raccontato. Ed invece per affrontare, per raccontare una denuncia bisogna scavare, scrivere una storia vera, uscire dai facili stereotipi e dai macchiettismi, costruire personaggi solidi.
#6
Inviato 13 aprile 2008 - 19:27
Grande cast-finalmente il ritorno di Ghini alla commedia seria-, temi 'tosti' e nessun attimo di tregua, non una stonatura. Quasi perfetto. Dico quasi perché ci sono molte scene telefonate. E' un film che all'uscita dalla sala lascia a metà contenti, pieni di euforia a metà con un certo magone. Bellissime coreografie tra l'assurdo dei Monty Python e il fiabesco onirico di Fellini-il ballo con la madre morta-. Forse ancora più bello di Ferie d'agosto.
Devo recuperare Ovosodo.
#7
Inviato 14 aprile 2008 - 07:44
---cut---
Devo recuperare Ovosodo.
Si si ti consiglio vivamente la visione di Ovosodo
Josef K.
#8
Inviato 16 aprile 2008 - 11:42
Soprattutto per chi (come me) parte spesso molto prevenuto nei confronti del cinema nostrano.
Un film ironico, a tratti surreale e dai toni grotteschi; ma anche molto amaro (in particolare, il personaggio -agghiacciante- della Ferilli e tutto l'ambiente di lavoro al call center), nel tratteggiare un mondo del lavoro, quello precario, decisamente assurdo: dipendenti in costante bilico tra promozione e licenziamento. Una regia varia (non sembra nemmeno un film italiano!), non banale, al servizio di personaggi magari un pò statici (e prevedibili nelle loro scelte o nella loro reale natura), ma dipinti in modo chiaro e convincente. Ed un ritmo che per tre quarti di pellicola è a dir poco travolgente.
Bellissima l'apertura, con lo sguardo disincantato della giovane protagonista, che immagina il mondo che la circonda intento in una festosa danza.
Ottimo il cast: su tutti, bravi Isabella Ragonese e Valerio Mastandrea, bravissimo (un pò gigione nel suo istrionismo) Elio Germano.
P.S.: ma chi se ne frega se un sempliciotto critica il cinema di Kaurismaki chiedendosi chi (cazzo) sia...non sarà mica un problema come lo era anche il fatto che la povera Juno criticasse i Sonic Youth.
"Beh, devo essere ottimista. Va bene, dunque, perché vale la pena di vivere? Ecco un’ottima domanda. Beh, esistono al mondo alcune cose, credo, per cui valga la pena di vivere. E cosa? Ok. Per me... io direi... per Groucho Marx tanto per dirne una, e Willie Mays e... il secondo movimento della sinfonia Jupiter... Louis Armstrong, l'incisione Potatoehea Vlues... i film svedesi naturalmente... L’educazione sentimentale di Flaubert... Marlon Brando, Frank Sinatra, quelle incredibili... mele e pere di Cézanne, i granchi di Sam Wo, il viso di Tracey"
"Saigon. Merda. Sono ancora soltanto a Saigon. Ogni volta penso che mi risveglierò di nuovo nella giungla"
#9
Inviato 05 maggio 2008 - 12:25
Come dice bene anche Luca Mosso su Repubblica Milano, perchè soffermarsi sul risvolto umano e sulle patetiche debolezze di quei personaggi? Così facendo, la ferocia si stempera e soprattutto non permette di cogliere davvero "il senso di spersonalizzazione implicita nella nuova organizzazione del lavoro". Un surrealismo solo accennato, invece, annegato in una scrittura fredda e "chirurgica" (alla Garrone o alla Gaglianone), avrebbe provocato, secondo me, un risultato molto più potente mantenendosi, tra l'altro, in linea con l'approccio più corretto per questo delicato e drammatico tema.
Isabella Ragonese, comunque, è splendida: i suoi occhi scuri e veri e il suo sguardo curioso c'azzeccano più di qualsiasi altro espediente. Film riuscito solo a metà.
#10
Inviato 17 agosto 2008 - 17:07
#11 Guest_eustache_*
Inviato 17 agosto 2008 - 18:34
P.S.: ma chi se ne frega se un sempliciotto critica il cinema di Kaurismaki chiedendosi chi (cazzo) sia...non sarà mica un problema come lo era anche il fatto che la povera Juno criticasse i Sonic Youth.
si in effetti indipendentemente dalle critiche a kaurismaki e sonic youth Juno è un film di merda e tutta la vita davanti è discreto (per me)
#12
Inviato 17 agosto 2008 - 19:20
A me è sembrato, tuttavia, il suo lavoro più riuscito assieme a "Ferie D'Agosto". La riflessione sul mondo del lavoro e l'italietta di oggi, con i suoi mostri (la Ferilli, brava) e le sue storture, sarà pure un po' facilotta, ma è messa in scena con un tono estremamente sarcastico e pessimista, ben lontano dall'indulgenza di altri film del regista.
Non so...è un film che ho sentito molto, forse l'italiano che ho preferito nel 2008 assieme a "Non Pensarci" e "Gomorra"
#13
Inviato 18 agosto 2008 - 06:36
prima di esprimere un giudizio definitivo sul film di Virzì (ottimo regista, troppo spesso sottovalutato) vorrei rivederlo una seconda volta.
A me è sembrato, tuttavia, il suo lavoro più riuscito assieme a "Ferie D'Agosto". La riflessione sul mondo del lavoro e l'italietta di oggi, con i suoi mostri (la Ferilli, brava) e le sue storture, sarà pure un po' facilotta, ma è messa in scena con un tono estremamente sarcastico e pessimista, ben lontano dall'indulgenza di altri film del regista.
Non so...è un film che ho sentito molto, forse l'italiano che ho preferito nel 2008 assieme a "Non Pensarci" e "Gomorra"
In sostanza è quello che penso io del film. Certo, a volte i personaggi potrebbero sembrare un pò delle macchiette e lo sviluppo della trama prende strade un pò prevedibili. Ma il film ha un ottimo ritmo e la scelta di raccontare vicenda e personaggi a tratti in modo grottesco e surreale, a tratti con un fondo di pessimismo, si rivela alla fine vincente.
Altro punto a favore del cinema nostrano in questo 2008!
P.S.: bravissimo Valerio Mastrandrea
"Beh, devo essere ottimista. Va bene, dunque, perché vale la pena di vivere? Ecco un’ottima domanda. Beh, esistono al mondo alcune cose, credo, per cui valga la pena di vivere. E cosa? Ok. Per me... io direi... per Groucho Marx tanto per dirne una, e Willie Mays e... il secondo movimento della sinfonia Jupiter... Louis Armstrong, l'incisione Potatoehea Vlues... i film svedesi naturalmente... L’educazione sentimentale di Flaubert... Marlon Brando, Frank Sinatra, quelle incredibili... mele e pere di Cézanne, i granchi di Sam Wo, il viso di Tracey"
"Saigon. Merda. Sono ancora soltanto a Saigon. Ogni volta penso che mi risveglierò di nuovo nella giungla"
#14
Inviato 18 agosto 2008 - 09:08
Siamo alle solite. in Italia si pensa che se si fa un film di critica sociale mostrando il problema, allora quel problema lo si è raccontato. Ed invece per affrontare, per raccontare una denuncia bisogna scavare, scrivere una storia vera, uscire dai facili stereotipi e dai macchiettismi, costruire personaggi solidi.
dal trailer mi ha dato questa cattiva impressione... poi voi ne avete parlato molto bene, spero di vederlo per farmi anch'io un idea...
Napoleone Bonaparte
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#15
Inviato 19 agosto 2008 - 06:24
Il film è pieno di grossolanità (un esempio per tutti: la battuta ??è una strana, è laureata? è così banale), ma mi è piaciuto per il tono pienamente grottesco e iperrealista, per una certa cura nelle riprese (molto belle a mio parere tutte quelle del deserto cementificato del call center, con i bus che vanno e vengono), per la scelta della cornice della voce della Morante che mi ha suggerito il tono da favola, del ??ora vi racconto una storia?, e le favole sono eccessive, piene di mostri e di semplificazioni, con allacci al reale, ma poi forse no...Insomma il film non è davvero male se si sceglie di abbandonarsi al registro scelto da Virzì, dell??ellisse, dell??eccesso, della caricatura, del sogno, dei personaggi da incubo.
E non è propriamente un film sulla precarietà, o meglio, se ne serve per rappresentare un??idea: se ci facciamo catturare da una rappresentazione non realistica della realtà, da una visone costruita (che ha una finalità sfruttatoria ed economica), fantastica, univoca, rimarremo chiusi in quell??immaginario, con aspirazioni, sogni, moventi che di ciò si nutriranno. Per questo è insistita la presenza della televisione, di cui però si svela subito il carattere anaturalistico e per nulla realistico.
Virzì è uno schierato, non è una novità, ma lancia fendenti a destra e a manca, non caratterizza politicamente i manager, i motivazionisti, i figli bene, ma lo fa con il sindacalista, quello più massacrato durante il film a cui non perdona praticamente nulla, neppura la retorica nostalgica della tuta blu.
Le facce nuove sono sempre il suo forte e non sbaglia neppure in questo film (ma la Ferilli è troppo magra).
E il finale non è buonista, certo molto rosa, ma non buonista, è una favola, è un sogno e il finale è adeguato, un piccolo gruppo trincerato in un giardino minuscolo, una pausa dal turbinio della vita che riprenderà da lì a poco e nessuno sa come.
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