Temporeggiavo, perché ne abbiamo già parlato in altri topic senza creare grandi reazioni, ma la verità è che con "On the romance of being", il sudafricano Buyani Duma - in arte Desire Marea - è attualmente uno dei nomi più eccitanti dell'anno e non riesco a smettere di ascoltarlo:
a cura di Vassilios - Desire Marea - On The Romance Of Being :: Le Recensioni di OndaRock
Di là dicevo che:
Tutto quel che mi aspettavo da lui dopo i pezzi in anteprima. Sensualissimo e possente ma estasiato ed elegiaco, intonato col cuore in mano da una voce mai così espressiva come adesso. Un suono a cavallo tra il jazz spirituale e il rock da prateria, coltri di chitarre e mantelli sintetici che si infrangono su una sezione ritmica sempre in bella vista. L'ascolto si compone di otto brani spesso mediamente lunghi e compositi (un paio sopra gli otto minuti), dall'andazzo talvolta ondivago, ma necessario per dare ad autore e strumentazione il tempo di dipanarsi a piacimento. Una sorta di rilettura delle tradizioni locali, smembrate e riassemblate con impianto cameristico e nervosismi punk/free jazz. Bello, bello, bello.
E con qualche mese di ascolti sulle spalle posso solo riconfermare. Spazi lunghi, mantra possenti e un massimalismo emotivo mai invadente né retorico. Variando la formula, e chiudendo l'ascolto in bellezza a tre quarti d'ora, non l'ho inserito nel topic del "mappazzone magmatico" perché manca l'aspetto "mappazzone", ma in quanto a "magma" anche qui schizzano lapilli incandescenti da tutte le parti - come altro definire gli otto minuti e mezzo di Rah, tra dilatazioni ambient pastorali, ottoni ruggenti e chiosa di canto lirico?
Ma se apro il topic adesso è perché l'avventura fortunatamente non finisce qui; due giorni fa, il nostro ha tirato fuori un nuovo brano, che farà parte di un Ep di accompagnamento in arrivo a novembre:
Un pezzo dei suoi, ipnotico e spiritato, ma con in sottofondo un tappeto elettronico che pare rimaneggiato da James Murphy e per un momento almeno sembra soffiare pure gli ottoni di "Blind" degli Hercules & Love Affair. Una connessione spiritual jazz sudafricano/house made in NYC alla DFA che, in verità, non sarebbe campata per aria se davvero si fosse realizzata, anche solo visti i risvolti queer che animano grossa parte del progetto.
Tra un mese vado a vederlo dal vivo, non sto nella pelle..