Diciamo che capisco una pietra per García, Spinetta o i Soda Stereo, molto meno per Paez.
Semplicemente sei ancora fermo alla boutade che venne sparata nella cloaca, quando venne paragonato a Ligabue, e ce ne vuole di impegno per credere davvero che la cosa abbia anche solo lontanamente senso.
Basterebbe aver ascoltato le voci dei due, Ligabue ha una voce talmente ruvida che più che cantare scatarra, la voce di Paez invece è limpida e armoniosa, pulitissima.
Poi ci sarebbe il piccolo particolare che uno ha fatto la stessa canzone per tutta la carriera mentre l'altro ha variato di continuo.
Ah, quelli che la pietra se la meritano, ossia Garcia e Spinetta: il primo volle un Paez giovanissimo a suonare per lui ritenendolo il miglior tastierista in circolazione e in seguito ha continuato a chiamarlo o ad andare direttamente lui nei dischi di Paez, il secondo volle farci un disco insieme quando lui era già uno dei giganti della musica argentina mentre Paez aveva pubblicato appena due album, e lo definì "il più grande poeta della nazione".
Entrambi quelli che la pietra se la meritano sono presenti in questo disco fra l'altro.
Paez è un GIGANTE della musica latinoamericana, coverizzato da gentucola come Milton Nascimento, Caetano Veloso, Mercedes Sosa, Paralamas do Sucesso, Miguel Bosé, oltre che dai due di cui sopra che la pietra se la meritano, e solo per dirne alcuni.
Le sue canzoni sono a livello di armonia e composizione fra le più ricche del panorama sudamericano, i suoi arrangiamenti sempre raffinatissimi, negarne la statura semplicemente significa non avere neanche la più pallida idea di cosa si sta dicendo.