Araki è il più grande fotografo del Novecento, ho la fortuna di possedere l'immancabile tomo Taschen dedicato interamente al Sommo Artista Nipponico (SAN).
Sfogli il lussuoso catalogo dedicato a colui che seppe trasformare la banalità dell'osceno in virtù percettiva di stampo rinascimentale e ti rendi conto, soprattutto se hai amato visceralmente il cinema di Mizoguchi, che Araki è il cinema senza movimento, così come Bernhard (recentemente ripescato proprio in questo forum nella sua spietata crudeltà morale) lo è stato per la letteratura: dinamicizzando il coma somatico che è la vita, cinema-tempo senza cascami romantici e a maggior ragione, kantiani.
Bondage, nick's movie a profusione, vaginopolis, THE FALL sempre e comunque in un bianco e nero apocalittico che riesce a sintetizzare tutto il clitoride del cinema in una sintetica manifestazione patologica del genio che si (auto)rivela.
I critici parlano di Bataille sfiorando anzi affondando nella codardia dell'omologazione, del comunicare a prescindere. Se di filosofi bisogna parlare, ritrovo la stessa ossessione mortuaria dI Klossowski che molesta l'anima di Federico Nietzsche o... rimanendo in campo visivo, prettamente (in)vasivo siamo dalle parti degli affreschi mortuari del Leonardo Da Vinci "tecnicamente doloroso", null'altro.