Premetto che non sono un fan di Marsalis(ma amo il jazz in maniera quasi viscerale) perciò non posso dirti se leggerò il libro in questione(ho anche un problema con alcuni libri targati Feltrinelli).
Quello che posso "darti", da amante della musica jazz(e del genere biografico ed autobiografico annesso)sono solo alcune idee che mi sono fatto in questo vasto campo letterario:
1) Le autobiografie sono quasi sempre la scelta ideale
2) Nel caso delle biografie, malgrado il valore dei soggetti trattati, la penna dello scrittore è una discriminante troppo grande.
Tra quelle che ho letto ce ne sono alcune imprescindibili,altre meno. In particolare, penso che:
1)L'autobiografia di Miles Davis sia un documento d'insestimabile valore. Viene nominato quasi ogni musicista della scena, questo perchè Miles ha suonato con chiunque. E di quasi ogni musicista si ha un giudizio (a volte anche dissacrante) da parte di uno dei più grandi musicisti di sempre. Si legge che è un piacere. Aspetto negativo è una visione forse troppo Daviscentrica della scena ma diciamo pure che non aveva tutti i torti
2) L'autobiografia di Dizzy Gillespie è forse il top dei top. Oltre ad essere un libro piuttosto voluminoso(ben oltre le 500 pagine) supera per veridicità e quindi importanza qualsiasi altro libro letto sull'argomento. Questo perchè, oltre a fare una panoramica su tantissimi jazzisti del periodo(tantissimi ma meno che nell'autobiografia di Davis) ha un dualismo fantastico negli aneddoti raccontati. Da un lato la versione dei fatti secondo Dizzy, dall'altro lo stesso evento raccontato da chi ha vissuto direttamente con lui il momento. Ogni volta quindi ci si ritrova con due versioni dei fatti o anche più. E ciò che emerge è che Dizzy spesso dica il vero e sia obiettivo circa i fatti raccontati ma non mancano delle smentite. Letteralmente divorato
3)Biografia di Coltrane. Il personaggio in questione è una leggenda ma il fatto che sia "semplicemente" una biografia si accusa a livello di mordente e presa che il libro fa sul lettore. è una biografia che può essere più apprezzata dal musicista che dall'ascoltatore medio. La vita di Coltrane infatti è tutta incentrata sullo studio, cercato con disperazione. Quindi le pagine abbondano di spartiti, nozioni sui metodi di studio usati e di stralci di scale o elementi che Coltrane studiava in un dato momento della sua vita. Evitabile
4)Biografia di Monk. Parte male, con un'introduzione troppo lunga e faraginosa che descrive le origini della famiglia Monk, partendo dall'ottocento e dai campi di cotone degli schiavi. Questo mattone di oltre 600 pagine non riesce ad essere scorrevole. La vita di Monk è stata forse meno romanzesca di altri jazzisti(nonostante fosse a dir poco un personaggio) ma basterebbe parlare della sua musica in maniera più diretta. Troppe volte ci si dilunga in riflessioni poco pertinenti. Rinunciabile
5)Biografia di Pastorius. Assai più breve delle solite, poco più di 100 pagine il che non è proprio il massimo per un libro che comunque costa parecchio. Vita interessantissima descritta in maniera didascalica ma efficace. a Fine volume una raccolta di punti di vista di tutti i bassisti principali della scena sulla figura di Pastorius. Da leggere solo dopo aver approfondito altro.
6)Autobiografia di Mingus: non sono altro che i pensieri di un folle. Scritta quando ormai aveva perso la cotenna(ultima parte della sua vita) al punto che si rivolge a se stesso come "Il mio piccolo Charlie". Di musica si parla poco o niente, più che altro vengono dette boiate, ecco. I punti nevralgici di questa autobiografia sono: la presunta abilità di Mingus nel menare le mani e la ancor più presunta abilità da latin lover. Da leggere solo se si vuole entrare nella mente di un pazzo. Come "documento" vale zero.
7)Biografia di Duke Ellington: partendo da un periodo antecedente rispetto ai jazzisti citati ma arrivando comunque ad un'epoca dove, i sempre sopracitati erano attivi, questo libro ben scritto,chiaro nell'esposizione, ci accompagna per mezzo secolo di musica. Promosso a pieni voti.
Infine c'è un libro che, mi sono sempre ripromesso di acquistare ma che ho sempre bypassato avendo poi virato verso altri autori ed altri generi. Premetto che ha pareri ottimi e quasi unanimi da parte di chi lo ha letto. Il titolo? Natura morta con custodia di sax di Geoff Dyver. Sono sette storie sul jazz o meglio su grandi personaggi della storia del jazz. Ognuna di queste storie è intervallata dallo scorrere di un viaggio in treno di Duke Ellington ed il suo sassofonista. Credo valga la pena leggerlo anche se in realtà è più un giudizio dato "a fiducia".