Inviato 26 settembre 2014 - 11:33
allora, la Noriko era un nome chiacchieratino una decina d'anni fa, ma l'ho ascoltata molto poco. Ricordo che piaceva a Pablito e sicuramente tmtd ne sa parecchio, è proprio il suo campo.
Stessa cosa su Tokumaru, che però ho ascoltato un po' di più. E' bravo, soprattutto come arrangiatore. Diciamo che se il punto di forza sono soluzioni strumentali e timbriche spettacolari, dal punto di vista del cantato e della scrittura secondo me non eccelle sempre. Insomma, quando azzecca anche la melodia immediata è veramente notevole, quando la melodia non è perfetta per me tende ad arrampicarsi un pelo sugli specchi e poi ha quella tipica svenevolezza canora che di solito l'orecchio occidentale (mi ci metto anch'io ma mi sembra proprio un dato comune) preferisce nelle donne anzichè negli uomini.
Diciamo che stiamo andando a sviscerare un Giappone che non è underground ma è "alternative", nel senso di non troppo sperimentale ma nemmeno spudoratamente commerciale, anzi tipicamente fatto da gente che "sa suonare" e molto bene. Per me Eiko svetta sia perchè ha un solidissimo background sperimentale, jazz e rock (e si sente, suonava la batteria in un gruppo math-rock e pestava parecchio anche se nessuno lo direbbe mai), sia perchè proprio eccelle nella scrittura, nell'esecuzione e negli arrangiamenti. Un livello qualitativo simile per me non ce l'ha nessuno.
Nell'articolo di prossima pubblicazione parlerò anche di Nikaido Kazumi che è un talento più schizofrenico (però, per capirci, la canzone della Principessa Kaguya di Isao Takahata dello Studio Ghibli è sua, incastonata nella colonna sonora del gigante Joe Hisaishi) e poi segnalo l'ottimo Shintaro Sakamoto, ex leader degli Yura Yura Teikoku (il loro album di commiato, del 2007, è un capolavoro in quota Television e rock-boogie in levare), che ha appena pubblicato un bel disco in direzione Haruomi Hosono metà anni '70.
Giubbo in privato mi citava i Tenniscoats, peraltro collaboratori di Nikaido Kazumi. Diciamo che il loro profilo è leggermente più underground, sarebbero bazzecole ma questo ad esempio gli permette di essere più conosciuti all'estero (sembra paradossale ma è così, incidono per etichette straniere). Quindi se usciamo dalle grandi produzioni oltre ai Tenniscoats segnalo anche gli Eddie Marcon, il cui album del 2009 tra brasile e psych-folk è veramente bellissimo (occhio che il più reperibile è quello del 2005, non male ma già più depresso).
PS: poi magari si può approfondire la questione del cantato svenevole e del melodismo zuccheroso, immagino che le perplessità di Tom riguardino i brani più intimisti e dolci di Eiko, meno quelli in cui il valore strumentale è palese.