Getto la maschera: mi piace da impazzire la word music, mi piace tantissimo il cantautorato ed ho un profondo rispetto per il pop quando è ben fatto ed evita la banalità. Ecco, se la logica non è un' opinione questo disco non posso non amarlo, ed in effetti è cosi.
Non sò se Paul Simon conoscesse il lavoro di Fabrizio de André, ma sta di fatto che Graceland esce due anni dopo un disco abbastanza simile a questo nell' idea di fondere world music e canzone d' autore che è ovviamente Creuza de Ma, a mio contestabilissimo avviso addirittura superiore al lavoro solista di Simon. Certo, a parte l' idea dell' impianto parliamo di due cose molto diverse, Graceland è un vera e propria elegia dell' allegria, sentimento che non viene fuori dalle grandi idee o da grande progetti, ma piuttosto dalle piccole cose, dal fatto, nonostante tutto, di esserci. La trovata geniale di Simon per me è proprio quella di trovare questo concetto all' Africa, alla sua musica e alla sua cultura, una trovata che può apparire banale, ma come per una buona pizza margherita sono le cose semplici a fare la differenza. Paul Simon è ancora una volta l' anti-punk, l' anti-negativo, il disco è un antidoto alla depressione, è l' inno alla gioia degli anni '80.
La recensione di Saran è un gran lavoro storiografico, e come giustamente fà notare nella recensione miliare: < Senza tante complicanze esegetiche, leggenda vuole che Simon lo concepisse ascoltando un misero nastro dei Boyoyo Boys, intitolato non a caso "Gumboots", un po' come Antonin Dvorak concepì il "Nuovo Mondo", suo capolavoro, ascoltando semplicemente una banda folkloristica di nativi indiani. Un Dvorak rock la chiamerebbe, assieme con la "Passion" una "Sinfonia dal Terzo Mondo">
E' un disco immediato, entra in testa con facilità, ma nelle vene con altrettanta semplicità. Forse è proprio nella semplicità che si trova il punto di forza dell' opera. Goduria.
http://www.youtube.com/watch?v=F5SdmvnAlWg