Visto in antemprima ieri.
Zhang Yimou, il più celebre regista cinese, abbandona il wuxiapian e torna a tematiche a mio parere più interessanti, raccontando l'incomunicabilità tra padri e figli e la difficoltà di esprimere i propri sentimenti.
Con la consueta fiducia nella bontà antropologica dell'uomo e il noto talento visivo, che qui non cede mai all'estetizzante, il regista realizza un film articolato e commovente, riuscendo anche a infilare qualche fugace dettaglio critico verso regime cinese, come l'enorme burocratizzazione e la rigida disciplina cui sono sottoposti i carcerati.
Forse qualche lacrima in meno sullo schermo non avrebbe guastato, mentre il narratore diegetico utilizzato per spiegare le sensazioni - sempre molto profonde - vissute dal protagonista può sembrare una scorciatoia, tuttavia non si più negare la grande sincerità del film, molto lontano da opere come Hero e La foresta dei pugnali volanti, che strizzavano l'occhio al gusto esotico di certo pubblico occidentale.
Mille miglia... lontano
Iniziato da
satyajit
, nov 15 2006 20:31
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