E' anche abbastanza comune che i musicisti di formazione accademica non siano interessati alla musica pop, non riescano ad apprezzarla, o abbiano dei gusti osceni che qualsiasi ondarocker condannerebbe.
Io non condanno i gusti di nessuno, condanno l'idea un attimino più reazionaria che senza studi accademici non si possa produrre musica di alto livello. Poi è chiaro che Morricone arriva anche da una generazione di musicisti precedente, è più facile magari pensarla diversamente avendo oggi 30 anni.
Sì, ma non essere letteralista sul "condannerebbe". Significa che certa gente raffinatissima nel campo della classica ha poi apprezzamenti che si fermano a quella parte di radio e mainstream che generalmente è ritenuta priva di qualsiasi interesse se non fastidiosa.
E qui parte un off topic. Desumo che:
- i due tipi di musica sono quasi due tipi d'arte diversa, con metodi compositivi e risultati diversi. Ovviamente ci sono zone grigie, tu stesso "componi" molto più della media della musica pop o rock, se il mio orecchio non erra. Ma di molti non si può dire neanche che "compongano": Dylan, i Rolling Stones componevano? Direi di no. Brian Wilson sì, ma è un'eccezione.
- Il non essere avvezzi alla diversità dei due tipi di musica porta a non saper distinguere tra cose che sembrano simili. Brahms o Beethoven possono sembrare uguali: e se uno non ascolta classica è così. Stesse atmosfere, stesso sound (grazie: nella classica lo studio di registrazione non è un musicista aggiunto come nel pop, vedi alla voce Phil Spector, Steve Albini ecc.). Allo stesso modo l'accademico potrebbe buttare Alberto Camerini, Battiato e (esagero) Ruggero dei Timidi nello stesso calderone. O i Velvet Underground con i Galaxie 500, o le 15 canzoni che usano la stessa progressione di Palchebel, dai Belle & Sebastian ai Maroon 5. Dirà: usano le stesse progressioni, gli stessi ritmi, melodie simili. E chiaramente ci si sta perdendo l'immaginario creato da ogni artista, tutti i significati che vanno oltre le note, l'importanza dell'esecuzione, della voce, dei suoni di ogni strumento ecc.
Chiaramente ho polarizzato il discorso in due estremi, ma senza fare dell'astrazione: ho davvero sentito parlare compositori e direttori che analizzavano e valutavano canzoni da questo punto di vista, traendone giudizi e preferenze che mi sembravano assurde.
Per quanto riguarda la questione dell'idea "reazionaria", ho pensato che questa idea in realtà è stata forse scardinata neanche troppo tempo fa. Dalla fine dell'Ottocento presumo. Pensa all'antiaccademismo degli impressionisti o di un Satie (oggi la rottura è molto meno percepibile). Insomma, l'idea che si possa arrivare all'Arte senza un certo tipo di formazione è piuttosto moderna se non contemporanea. Nell'ambito della musica (classica/colta) probabilmente si è anche più indietro rispetto a certe altre arti (nella letteratura lo scrittore che proviene da esperienze "altre" ormai è affermato persino in Italia).
Questo non per "scusare" Morricone (a parte che mi importa poco se gli piaccia o no il pop), ma per inserirlo in un contesto che mi pare ragionare come lui.