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Le Impasse Della Critica Cinematografica, Dai Cahiers Du Cinéma In Poi.


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68 replies to this topic

#1 captino

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Inviato 28 dicembre 2020 - 14:20

Stavo leggendo alcuni commenti piuttosto freddi sulla filmografia di Robert Wise, su FilmTv.it, che mi hanno fatto pensare ancora una volta alla boria infinita di molta critica cinematografica, dai Cahiers du cinéma in poi. Ho pensato di aprire un thread per collezionare queste perle, che siano firmate o che siano anonime (magari limitandoci alle redazioni, perché gli utenti possono commentare quello che vogliono). Partirei proprio dal povero Robert Wise, uno dei miei registi preferiti, se non sbaglio quasi sempre stroncato dai Cahiers e come prevedibile liquidato come mestierante anche dalla redazione di FilmTv.

 

Qualche esempio:

 

«Nella sua lunga carriera Robert Wise ha fatto di meglio. Nonostante le lungaggini, però, questo film non deluderà del tutto i patiti dell'horror».

Su Gli invasati (The Haunting, 1963)

 

«Diretto da un regista di solido mestiere e interpretato da un'attrice di grosso temperamento, il film è una robusta requisitoria».

Su Non voglio morire (I Want to Live!, 1958)

 

«Kolossal di tre ore gestito con mano sicura e bella fotografia da Robert Wise. Non mancano le sequenze spettacolari. Di buona qualità il lavoro degli interpreti».

Su Quelli della San Pablo (The Sand Pebbles, 1966)

 

Quindi un buon mestierante, niente di più, e anche quando devono fargli dei complimenti, li fanno a denti stretti. Trovo particolarmente ridicola la tripletta "solido mestiere, grosso temperamento, robusta requisitoria" nella recensione di Non voglio morire, tesa a ribadire quanto sia prosaico, sebbene di buona fattura, il lavoro, attori compresi (parliamo di Susan Hayward, una delle più grandi di Hollywood, e che per questa interpretazione ha vinto un meritatissimo premio Oscar).

 

Subito dopo sono andato a vedere la recensione di Full Metal Jacket di Stanley Kubrick per avere una conferma dell'immortale contrapposizione tra grandi autori e validi mestieranti che tutt'oggi piaga il ragionamento di molti critici, e ovviamente:

 

«È un film senza eroi, senza nessuno in cui identificarsi, senza speranze e soprattutto senza retorica, in un Vietnam minuziosamente ricostruito eppure quasi astratto. E, come sempre per Kubrick, un capolavoro.»

 

Non penso ci sia altro da dire.

 

Per fortuna internet permette di spaziare molto di più, di avvicinare con meno pregiudizi film di tutti i tipi, addirittura di recuperare film che nemmeno i Cahiers (o Mereghetti, o Ebert*, o chi vi pare) avevano avuto la fortuna di vedere, e di sputare su canoni e atteggiamenti discutibili, ma penso che siamo ancora lontani dalla completa "sconfessione", quindi un bel thread-sputacchiera secondo me ci sta. Contribuite se potete, sia con esempi di vergognose stroncature e analisi patetiche, sia con ragionamenti vostri sull'argomento.

 

*So davvero poco di Mereghetti e Ebert, sono solo due esempi di critici famosi.


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#2 Matthew30

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Inviato 28 dicembre 2020 - 14:24

Sarei curioso di leggere qualche giudizio critico su John Carpenter o Michael Mann.  :firuli:

 

Passi per il secondo (che mi risulta parecchio amato dalla critica), ma Carpenter viene anch'egli considerato un buon mestierante o poco più?


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#3 Mr. Atomic

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Inviato 28 dicembre 2020 - 18:45

Ebert veramente pessimo, in Italia i peggiori erano quelli "politicizzati"

Non scordiamoci anche dei registri-critici, che erano quasi sempre registi mediocri
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#4 captino

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Inviato 28 dicembre 2020 - 19:01

in Italia i peggiori erano quelli "politicizzati"

 

Ti va di fare qualche esempio? Non ho mai approfondito i singoli casi, ma immagino la critica abbia avuto un ruolo cruciale nella quasi totale damnatio memoriae di registi importanti come Mauro Bolognini e Carlo Lizzani, e se non ricordo male la fecero penare a lungo anche a Elio Petri, che però per fortuna è stato del tutto riabilitato dai cinefili.

 

Non scordiamoci anche dei registi-critici, che erano quasi sempre registi mediocri

 

Io sono quasi tentato di cominciare a detestare Jacques Rivette dopo aver letto alcune delle sue stroncature ai tempi dei cahiers, in cui fa a pezzi registi che amo, tra cui Masaki Kobayashi, Satyajit Ray e Kaneto Shindo. Ci sono film di Rivette che mi piacciono molto, ma di Kobayashi il solo Kwaidan vale l'intera carriera del francese, se dobbiamo metterla in questi termini.


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#5 dick laurent

    ...

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Inviato 28 dicembre 2020 - 20:13

Ebert veramente pessimo

 

se trovi Ebert pessimo (io l'ho scoperto perchè praticamente adora tutti o quasi i miei film preferiti e mi piace un sacco come scrive) mi chiedo chi consideri ottimo


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dai manichei che ti urlano o con noi o traditore libera nos domine


#6 Matthew30

    Classic Rocker

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Inviato 28 dicembre 2020 - 20:21

Per curiosità sono andato sulla pagina Wikipedia per vedere quali sono le loro top 10 per decennio. Già vedere le loro scelte in quanto a registi (le liste vanno dal 1950 al 2020 https://en.wikipedia...al_Top_10_Lists) dicono tutto:

 

Filmmakers with 3 or more works on the lists

 

 

Godard ha quasi il doppio dei film nella top 10 del secondo regista (che poi è Bergman).  asd Ma sapendo del suo passato proprio nella rivista c'è poco da stupirsi. Ah, neanche un film di Tarkovskij, an passant, per onestà va detto che non ci sono liste negli anni Settanta.

 

P.s: ci sono Stalker e Il Sacrificio.  :shifty:

 

Per rispondere alla mia precedente domanda... senza gli anni Settanta, ho controllato quanti film di Carpenter o Mann sono citati. Ebbene c'è solo In the Mouth Of Madness, nella lista del 1995, neanche uno di Mann..


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#7 selva

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Inviato 28 dicembre 2020 - 20:32

 

Intervengo solo per evidenziare che c'è filmtv e filmtv: FilmTv.it (pessimo, d'accordo) e FilmTv.press (che ultimamente acquisto, anche se l'impaginazione peggiora sempre di più). 

Quando acquistavo SegnoCinema un critico che detestavo parecchio era Adriano De Grandis, borioso e brutta penna per me, la cui unica riflessione era "La morte del cinema".
In generale comunque non mi interessa partecipare al rito della sputacchiera, anche perché qualsiasi giudizio (così come qualsiasi film) può a sua volta aprire varchi e spazi d'indagine. Ad esempio, è interessante andare a leggere cosa scrivevano de La Dolce Vita e/o cosa pensava Aristarco.

Tutti, prima o poi, scrivono stronzate. 


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#8 captino

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Inviato 28 dicembre 2020 - 22:09

In generale comunque non mi interessa partecipare al rito della sputacchiera, anche perché qualsiasi giudizio (così come qualsiasi film) può a sua volta aprire varchi e spazi d'indagine. Ad esempio, è interessante andare a leggere cosa scrivevano de La Dolce Vita e/o cosa pensava Aristarco.

Tutti, prima o poi, scrivono stronzate. 

 

Non deve per forza essere il rito della sputacchiera, anzi è interessante se si aprono "varchi e spazi di indagine" e ne esce qualcosa di costruttivo. Poi è vero che tutti, prima o poi, scrivono qualche stronzata, ma vogliamo negare che alcuni, per esempio i critici dei Cahiers, ne abbiano scritte più di altri?


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#9 paloz

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Inviato 29 dicembre 2020 - 09:00

Sono cresciuto leggendo FilmTv, con la scusa che mio padre lo comprava come guida ai programmi - chissà quanto sarebbe stata diversa la mia vita se avesse preso Sorrisi & Canzoni ashd

 

Per molti anni (almeno sino ai 18) è stato quindi il mio unico (e quotidiano!) riferimento in termini di critica cinematografica, e penso che abbia svolto un buon lavoro sul quale mi ritrovo in larga parte: di fatto, una volta accertato che seguiva criteri di giudizio affidabili, mi sono fidato ciecamente. Ci scrive gente competente e appassionata, poi di sbagliare o strafare capita veramente a chiunque faccia critica (o giornalismo, se per questo).


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I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.

 

(Samuel Beckett, Malone Dies)


#10 captino

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Inviato 29 dicembre 2020 - 09:18

Sono cresciuto leggendo FilmTv, con la scusa che mio padre lo comprava come guida ai programmi - chissà quanto sarebbe stata diversa la mia vita se avesse preso Sorrisi & Canzoni ashd

 

Per molti anni (almeno sino ai 18) è stato quindi il mio unico (e quotidiano!) riferimento in termini di critica cinematografica, e penso che abbia svolto un buon lavoro sul quale mi ritrovo in larga parte: di fatto, una volta accertato che seguiva criteri di giudizio affidabili, mi sono fidato ciecamente. Ci scrive gente competente e appassionata, poi di sbagliare o strafare capita veramente a chiunque faccia critica (o giornalismo, se per questo).

 

Attenzione, parlo del sito, che si limita a recensioni telegrafiche e spesso superficiali, se non sbaglio la versione cartacea è molto più articolata (la compravo da ragazzino, e ricordo poco, ma ne parla anche selva nel suo post).

 

Il thread è più che altro su alcuni preconcetti diffusi che si vedono anche in quei commenti redazionali su FilmTv.it che ho preso come esempio, e in generale su certe impasse critiche, che solo a volte possiamo identificare con nome e cognome o con una linea editoriale granitica.

 

Non capisco l'urgenza di ribadire che capiti a chiunque di strafare, non sto accusando nessuno a parte Truffaut, Godard, Rivette e gli altri, che non hanno bisogno di avvocati  ashd


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#11 paloz

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Inviato 29 dicembre 2020 - 09:29

I commenti redazionali sul sito riportano quelli che erano/sono i giudizi brevi che accompagnavano la guida tv: riquadri minuscoli nei quali doveva rientrare l'opinione "redazionale" sul film che passava in tv. Esistevano casi particolari in cui si dilungavano di più (e lì infatti facevano la differenza), ad esempio le robe che trasmetteva Ghezzi, ma per il resto il responso doveva essere breve e dritto al punto - più che superficiali, forzosamente tranchant. Poi c'è tutta la parte di giornale vero e proprio, con approfondimenti e recensioni lunghe sulle uscite in sala.


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#12 Earl Bassett

    se ci dice bene finiamo nella merda

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Inviato 29 dicembre 2020 - 09:33

Film tv lo compravo anch'io all'epoca, a livello critico però era tremendo dai, ricordo in particolare le stroncature ad Argento e all'horror in generale e una particolare fissa astiosa contro il regista Alan Parker che non ho mai capito cosa cazzo ha fatto di male.


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#13 captino

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Inviato 29 dicembre 2020 - 09:37

Se volete comunque possiamo cambiare il titolo in Le IMPASSE Della Critica Cinematografica, Dai Cahiers Du Cinéma In Poi, o qualcosa del genere, così già dal titolo il discorso si presenta un po' più ampio e, ehr, critico. Fate voi moderatori in caso?


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#14 paloz

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Inviato 29 dicembre 2020 - 09:40

Film tv lo compravo anch'io all'epoca, a livello critico però era tremendo dai, ricordo in particolare le stroncature ad Argento e all'horror in generale e una particolare fissa astiosa contro il regista Alan Parker che non ho mai capito cosa cazzo ha fatto di male.

 

 

Abbiamo gusti diametralmente opposti quindi non mi metterò a discutere nel dettaglio, ma l'Argento classico è sempre stato ben visto da filmtv (L'uccello..., Quattro mosche, Profondo rosso, Suspiria), i più tardi con ogni probabilità meritavano di essere stroncati.

 

 

Se volete comunque possiamo cambiare il titolo in Le IMPASSE Della Critica Cinematografica, Dai Cahiers Du Cinéma In Poi, o qualcosa del genere, così già dal titolo il discorso si presenta un po' più ampio e, ehr, critico. Fate voi moderatori in caso?

 

 

Puoi modificarlo tu nell'editor completo del primo messaggio.


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#15 Earl Bassett

    se ci dice bene finiamo nella merda

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Inviato 29 dicembre 2020 - 09:47

Occhio che poi hanno retificato molti giudizi (su Eastwood per esempio) ma da lettore della prima ora ricordo molte stroncature stile dizionario del cinema per bene.

Non serbo rancore ma erano tutto sommato abbastanza pessimi.


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#16 captino

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Inviato 29 dicembre 2020 - 09:58

Puoi modificarlo tu nell'editor completo del primo messaggio.

 

Ah, wow. Fatto!

 

Abbiamo gusti diametralmente opposti quindi non mi metterò a discutere nel dettaglio, ma l'Argento classico è sempre stato ben visto da filmtv (L'uccello..., Quattro mosche, Profondo rosso, Suspiria), i più tardi con ogni probabilità meritavano di essere stroncati.

 

Stavo anche pensando che i casi sono tanti, e sarebbe interessante affrontarli tutti, alcuni esempi:

 

- autori che sono diventati cult e quindi a un certo punto chi se ne importa di eventuali stroncature d'epoca che non scalfiscono né noi né loro, e in questo caso al massimo storciamo il naso lo stesso, ma un giudizio tranchant sui loro film è del tutto innocuo perché il resto del mondo li considera ormai dei grandi registi.

- autori (o film) che forse proprio per colpa della critica non sono mai entrati nel canone, per esempio, del grande cinema italiano, nonostante avessero tutte le carte in regola (e questo forse il caso dei "critici policizzati" di cui parlava Tana?)

- autori che sono stati molto popolari e importanti e nei cui confronti la critica ha invece operato un revisionismo storico snobistico che ne ha ribaltato la considerazione, e qui il caso più lampante è ancora una volta quello del cinéma de papa tanto deriso dai cahiers (per esempio Julien Duvivier, grandissimo regista e radicale anche nella forma nel periodo di passaggio tra muto e sonoro, ma che stando a Truffaut e soci sarebbe un bello schifo).

- autori che passano alla storia come validi mestieranti perché qualcuno (chissà chi...) ha deciso che Nicholas Ray era dio sceso in terra e invece Robert Wise era giusto bravino.

 

E così via, ci sono di sicuro altre categorie.


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#17 Edgewalker

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Inviato 29 dicembre 2020 - 12:25

Sia Ebert che la Kael sicuramente per il trattamento riservato a Heaven's Gate, poi la seconda anche tremenda in quello di Milius.


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The core principle of freedom
Is the only notion to obey


#18 Matthew30

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Inviato 29 dicembre 2020 - 12:43



Sia Ebert che la Kael sicuramente per il trattamento riservato a Heaven's Gate, poi la seconda anche tremenda in quello di Milius.

 

The initial critical reception to the film was almost universally negative. The New York Times critic Vincent Canby panned the film, calling it "something quite rare in movies these days - an unqualified disaster," comparing it to "a forced four-hour walking tour of one's own living room." Canby went even further by stating that "[i]t fails so completely that you might suspect Mr. Cimino sold his soul to the devil to obtain the success of The Deer Hunter and the Devil has just come around to collect."

On April 24, 1981, the film opened in 810 theatres in a "director's cut" two-hour-twenty-nine-minute (149 minute) version that Cimino had recut for a third time.Reviewing the shorter cut in the Chicago Sun-TimesRoger Ebert criticized the film's formal choices and its narrative inconsistencies and incredulities, concluding that the film was "[t]he most scandalous cinematic waste I have ever seen, and remember, I've seen Paint Your Wagon." He also called the film one of the ugliest films he'd ever seen. Kevin Thomas of the Los Angeles Times issued a dissenting opinion when he reviewed the shortened film, becoming one of its few American champions and calling it "a true screen epic" while stating that in two decades as a critic, he had never felt "so totally alone."

 

In compenso Kevin Thomas è stato uno dei pochi a parlarne bene, almeno stando alla pagina inglese di Wiki dedicata a Heaven's Gate


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#19 pooneil

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Inviato 29 dicembre 2020 - 12:43

forse non é lo stesso sito, ha cambiato grafica e non lo riconosco, ma filmtv era quello che per un periodo metteva anche le recensioni d'epoca? grazie a quelle era un piacere da leggere.


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#20 Gozer

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Inviato 29 dicembre 2020 - 13:01

Ecco i voti dei Cahiers ad alcuni dei classici del cinema. Altro che "tutti spariamo qualche scemenza": qui ci si dà alla pazza gioia. asd

 

P.S. I punteggi andavano da 0 a 4, senza mezzi voti, dove in sostanza 0 e 1 erano i filmetti, 2 i guardabili, 3 i belli e 4 i capolavori. 

 

 

 

"L'arpa birmana": 0 di Rivette, 1 di Truffaut
 
"12 Angry Men": 1 di Godard
 
"The Ladykillers" (commedia capolavoro del cinema britannico con Guinness, Sellers e altri): 0 di Rivette
 
"The Bridge on the River Kwai": 1 di Rohmer
 
"Rapina a mano armata": 1 di Godard
 
"Mon oncle": 1 di Rivette
 
"Il grido": 1 di Rohmer, 2 di Rivette
 
"The Unvanquished" di Satyajit Ray: 2 di Rohmer
"The Philosopher's Stone" sempre di Ray: 0 di Godard, Rohmer e Rivette (praticamente un cinepanettone asd )
 
"The Big Country" di Wyler (uno dei più bei western di sempre): 0 di Godard e Rivette
 
"Vynalez Kzazy" di Karel Zeman (uno dei capolavori del cinema cecoslovacco): 1.6 di media (paradossalmente il 2 di Rivette lo alza)
 
"I soliti ignoti": 1.6 di media (2 di Rivette, 0 di Chabrol)
 
"Ossessione": 2 di Rohmer e Godard
 
"Anatomia di un omicidio": 1 di Godard
 
"Imitation of Life" di Sirk: 2 di Godard
 
"A qualcuno piace caldo": 1.6 di media (0 di Godard, 2 di Rohmer)
 
"Old Czech Legends" di Trnka (uno dei capolavori della puppet animation): 2 di Rivette
 
"24 Eyes" di Kinoshita: 0 di Rivette
 
"Improvvisamente l'estate scorsa" di Mankiewicz: 0 di Rivette e Melville  :-X
 
"La grande guerra": 1.2 di media (0 di Truffaut, 1 di Rivette)
 
"L'appartamento": 1.5 di media (i 2 di Rivette e Rohmer lo rialzano)
 
"Zazie dans le metro": 0 di Rivette, 1 di Rohmer
 
"La maschera del demonio": 2 di Rivette e Rohmer (di lusso visto il genere)
 
"La ciociara": 0.5 di media da otto critici (no stroncature celebri, ma lo stesso assurdo)
 
"Cane randagio" di Kurosawa: 0 di Rivette
 
"I cannoni di Navarone" di Thompson (classicone con Niven/Quinn/Peck): 1 di media, 0 di Rivette
 
"L'isola nuda" di Shindo: 1 di Rohmer
 
"La carica dei 101": 0.3 di media
 
"Colazione da Tiffany": 1.4 di media (lo alzano i 2 di Rivette e Rohmer)
 
"Accattone": 1.2 di media (lo alza il 2 di Rivette)
 
"La ragazza con la valigia": 1.4 di media (lo alza il 2 di rivette)
 
"The Children's Hour" di Wyler (primo film apertamente lesbo di Hollywood, con colossale coppia Hepburn/MacLaine): 0.7 di media (0 di Rivette)
 
"Divorzio all'italiana": 1 di media (1 di Rivette, 0 di Tavernier)
 
"Cape Fear" di Thompson (Peck/Mitchum): 0.5 di media (1 di Rivette e Godard)
 
John Frankenheimer nemico pubblico numero 1 (  :facepalm: ): 
"Birdman of Alcatraz" (con Lancaster): 0.4 di media (1 di Rivette, 0 di Godard)
"The Manchurian Candidate" (con Sinatra/Lansbury): 0.4 di media (1 di Rivette)
"The Train" (con Lancaster): 0.5 di media (1 di Rivette)
 
"Lolita": 0.8 di media (ma 3 di quel cagacazzi di Rivette asd )
 
"Il posto" di Olmi: 1 di Rohmer, 2 di Rivette
 
"Salvatore Giuliano": 2 di Rivette, guardabile insomma...
 
"Lawrence d'Arabia": 1 di Rivette
 
"L'angelo sterminatore": 1 di Rohmer 
 
"Il coltello nell'acqua": 2 di Rohmer
 
"8 e mezzo": 1 di Rohmer
 
"Che fine ha fatto Baby Jane": 1 di media (1 di Rohmer, 2 di Rivette)
 
"Il buio oltre la siepe": 0.4 di media (0 di Rohmer, 1 di Rivette)
 
"Il gattopardo": 1 di Rivette, 2 di Rohmer
 
"Il sorpasso": 1 di Rohmer, 2 di Rivette
 
"Harakiri" di Kobayashi: 1 di Rivette
 
"Gli invasati" di Wise 1 di Rivette
 
"House of usher" di Corman (con Vincent Price): 0 di Rivette
"Pit and the Pendulum" di Corman: 0.5 di media
 
"Asterix il gallico": 0.1 di media (ok non è fra i migliori della serie, ma 0.1?)
 
"Il buono il brutto il cattivo": 1.1 di media 
 
"Operazione San Gennaro": 0.2 di media
 
"Il demonio" di Brunello Rondi (il capolavoro italiano dell'horror rurale): 0,25 di media,
 
"Quella sporca dozzina": 0.8 di media
 
"La decima vittima" di Petri 0.8 di media
 
"Quelli della San Pablo" di Wise (con McQueen): 0.5 di media
 
"Dottor Zhivago": 0.6 di media
 
"The Sound of Music: 0.2 di media
 
"Obchod na korze" (uno dei classici della new wave cecoslovacca): 1.3 di media
 
"Kwaida" di Kobayashi (capolavoro dell'horror giappo): 1.7 di media, quasi guardabile!
 
"Onibaba" di Shindo: media dell'1
 
"Uno sparo nel buio" di Edwards (con Sellers): 1.5 di media
 
"Limonádový Joe aneb Koňská opera" (capolavoro dell'ostern e della new wave cecoslovacca): 0.8 di media

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RYM ___ i contenuti

"SOVIET SAM" un blog billizzimo


7 ottobre 2020, il più grande esperto di tennis del forum su Sinner al Roland Garros:

Tra due anni torniamo per vincere.


#21 Matthew30

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Inviato 29 dicembre 2020 - 13:13

Mamma mia, alcuni fanno spavento. Non mi pare di aver visto neanche una citazione di Peckinpah, Herzog o Fassbinder (tra i nomi noti che mi vengono in mente), per il resto ce ne sono parecchi, americani, inglesi, italiani e pure asiatici.

 

La carica dei 101 con 0.3 poi..  :blink:


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#22 John Trent

    Genio incomprensibile

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Inviato 29 dicembre 2020 - 13:37

Ah ah ma dai mitici, gli faceva tutto così schifo (senza distinzione di genere, epoca, stile e nazionalità) che hanno deciso di diventare loro stessi registi. In quest'ottica va bene così.


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#23 paloz

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Inviato 29 dicembre 2020 - 13:55

Ah ah ma dai mitici, gli faceva tutto così schifo (senza distinzione di genere, epoca, stile e nazionalità) che hanno deciso di diventare loro stessi registi. In quest'ottica va bene così.

 

 

Sì, è ciò che pensavo una pagina fa. Bisogna apprezzare il fatto che all'epoca fosse ancora possibile uno scenario del genere: il critico esigente e insoddisfatto che si butta nella mischia per cambiare le regole del gioco. Godard è sicuramente un nazi cinematografico, ma perlomeno è stato coerente e ha fatto qualcosa di completamente diverso da tutti gli altri - anche di certi pur coraggiosi comparucci della nouvelle vague - mettendo in pratica un radicalismo meta- e iper-testuale senza precedenti.


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(Samuel Beckett, Malone Dies)


#24 William Blake

    Titolista ufficiale

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Inviato 29 dicembre 2020 - 20:56

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a me sembra che semplicemente non si capisca il lavoro pionieristico dei Cahiers du cinema: hanno praticamente inventato lo stereotipo del cinefilo snob asd il cinefilo snob, contrariamente a quanto si crede, non è quello a cui piacciono solo i fatidici film in b/n ungheresi sottotitolati in polacco, ma quello che schifa Wyler (che in realtà non era un regista così pazzesco eh, come disse Welles era soprattutto un ottimo produttore) e Lean, perché venivano letti in continuità col "cinema di papà" francese, e ama i b-movie, perché Ulmer, Ray, Fuller (e in parte anche Hawks e Hitchcock) questo facevano per molta critica coeva. secondo me per i film giapponesi non erano proprio attrezzati culturalmente, non a caso l'unico da loro amato se non erro era Mizoguchi, elegantissimo nella forma e spesso moderno nei contenuti. mentre chiaro come Olmi e Pasolini fossero per loro "competitor" (d'altra parte erano già registi e nel giro di pochi anni nessuno ha continuato a fare critica, eccetto Truffaut... vabè e Godard nei film asd). 

a parte la loro carriera anche più brillante da registi, l'apporto "teorico" dei Cahiers fu influente tanto quanto la Nouvelle vague, prescindendo dai singoli giudizi che però fanno venire un pensiero: la loro libertà oggi è semplicemente impensabile, gli uffici stampa non ti manderebbero gli accrediti alle anteprime e verresti seppellito dai commenti di fuoco dei cinefili da tastiera. 


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Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#25 Earl Bassett

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Inviato 29 dicembre 2020 - 21:42

Tutto quello che volete ma preferisco l'approccio più eterogeneo (nouvelle vague compresa) e meno supercilioso che ha dato origine alla New Hollywood.
Poi perché no? viva anche la libertà di essere stronzi, per me rimane uno di quei movimenti di rottura la cui importanza (per l'approccio, per il coraggio, per l'influenza sui cineasti successivi) è di molto superiore all'effettiva qualità delle opere prodotte, anche se ce ne sono parecchie che mi piacciono e che trovo comunque interessanti.
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#26 William Blake

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Inviato 29 dicembre 2020 - 21:53

aggiungo un'altra considerazione: il critico che apprezza un largo spettro di opere è un traguardo recente degli ultimi venti/trent'anni, dovuto a un contesto socio-culturale totalmente mutato. nel migliore dei casi, ciò avviene perché il critico è competente, ha studi di cinema alle spalle, quindi ha gli strumenti teorico-metodologici per leggere i film in maniera diversificata, magari trovando del buono anche laddove molti non ce lo vedono o sapendo criticare quanto esaltato da altri. nella peggiore e più diffusa delle ipotesi, invece, si scambia il critico con il cinefilo o, peggio, col nerd che pensa di poter fare critica perché ha visto la filmografia di Kubrick, Tarr e Tarko o tutti i film Marvel. ricollegandomi alla prima affermazione: una volta i critici ci andavano coi piedi di piombo e raramente gridavano al miracolo, anche film clamorosi e capolavori non necessariamente avevano recensioni in cui si andava in delirio mistico. i "giovani turchi" erano a metà del guado, erano intellettuali, ma alla fine il cinema l'avevano studiato solo vedendo film, quindi chiaramente c'erano bias grandi quanto una casa.

 

ps: non capisco il parallelo con la New Hollywood, dove invece erano in larga parte studenti di cinema, ma nessuno aveva alle spalle un lavoro "teorico" di critico, eccezion fatta per Paul Schrader e Peter Bogdanovich.


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#27 Earl Bassett

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Inviato 29 dicembre 2020 - 22:07

Beh sono probabilmente i due movimenti di rinnovamento cinematografico più importanti di sempre, personalmente preferisco l'approccio da studente degli americani a quello di critici spietati dei francesi.
Sto ovviamente parlando delle opere cinematografiche che hanno prodotto e non del lavoro critico che nella New Hollywood è come giustamente osservi molto relativo (aggiungerei ai nomi citati anche Scorsese, non critico in senso stretto ma grande intellettuale e archiviatore del cinema internazionale).
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#28 Earl Bassett

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Inviato 29 dicembre 2020 - 22:10

Comunque avrei forti dubbi anche che dietro i giudizi dei Cahiers ci fosse un grande lavoro teorico di critica, c'era un approccio molto politico e radicale soprattutto ed è quello che ha fatto la loro fortuna.
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#29 William Blake

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Inviato 29 dicembre 2020 - 22:26

beh il fatto che il loro approccio fosse anche politico (spesso manifesto) mica sminuisce l'elemento teorico: la teoria dell'autore ha origine nella critica francese, dai seminali Bazin e Astruc fino alla redazione dei Cahiers e a Truffaut. solo nel '62 Andrew Sarris (che di Truffaut e Godard era amico, avendo vissuto a Parigi) ha coniato la definizione di "auteur theory" e l'ha esportata nei Film Studies in America. poi pacifico che non tutti i loro giudizi fossero mossi da una riflessione teorica, ma la celebre stroncatura di Rivette a "Kapo" di Pontecorvo, ad esempio, non era solo un giudizio di pancia.


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#30 Earl Bassett

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Inviato 29 dicembre 2020 - 22:39

Su quella aveva ragione asd

Comunque non sono un superesperto ed è passato un bel po' di tempo ma li ho leggiucchiati un po' tutti, spesso piuttosto indisponenti, a memoria direi che Truffaut è di gran lunga il mio preferito come critico e pure come regista (ma tu che ne sai è lui che ha scritto quel famoso articolo in morte di Jimmy Dean o forse era una roba di Bogdanovich? Ce l'avevo in un libercolo che ho prestato e non è più tornato indietro).
Comunque in generale tendo a perdonarli tutti in fondo bisogna pur tener conto che sono francesi asd
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#31 Earl Bassett

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Inviato 29 dicembre 2020 - 22:57

Era Truffaut, al giorno d'oggi per fortuna basta cercare su internet.
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#32 Gozer

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Inviato 29 dicembre 2020 - 23:41

 il cinefilo snob, contrariamente a quanto si crede, non è quello a cui piacciono solo i fatidici film in b/n ungheresi sottotitolati in polacco, ma quello che schifa Wyler (che in realtà non era un regista così pazzesco eh

 

Direi che con la frase in grassetto ti ci qualifichi abbastanza come cinefilo snob. asd

 

Comunque scherzi a parte, se ritenete 'sto gran merito aver inventato il cinefilo snob buon per voi: per me difficile immaginare demerito maggiore, oserei quasi dire che hanno sabotato la storia del cinema.


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#33 captino

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Inviato 30 dicembre 2020 - 00:14

a me sembra che semplicemente non si capisca il lavoro pionieristico dei Cahiers du cinema: hanno praticamente inventato lo stereotipo del cinefilo snob asd il cinefilo snob, contrariamente a quanto si crede, non è quello a cui piacciono solo i fatidici film in b/n ungheresi sottotitolati in polacco, ma quello che schifa Wyler (che in realtà non era un regista così pazzesco eh, come disse Welles era soprattutto un ottimo produttore) e Lean, perché venivano letti in continuità col "cinema di papà" francese, e ama i b-movie, perché Ulmer, Ray, Fuller (e in parte anche Hawks e Hitchcock) questo facevano per molta critica coeva. secondo me per i film giapponesi non erano proprio attrezzati culturalmente, non a caso l'unico da loro amato se non erro era Mizoguchi, elegantissimo nella forma e spesso moderno nei contenuti. mentre chiaro come Olmi e Pasolini fossero per loro "competitor" (d'altra parte erano già registi e nel giro di pochi anni nessuno ha continuato a fare critica, eccetto Truffaut... vabè e Godard nei film asd). 

a parte la loro carriera anche più brillante da registi, l'apporto "teorico" dei Cahiers fu influente tanto quanto la Nouvelle vague, prescindendo dai singoli giudizi che però fanno venire un pensiero: la loro libertà oggi è semplicemente impensabile, gli uffici stampa non ti manderebbero gli accrediti alle anteprime e verresti seppellito dai commenti di fuoco dei cinefili da tastiera. 

 

Guarda, tutto quello che scrivi è risaputo, il punto è che molte delle loro prese di posizione sono arbitrarie e fuori fuoco, già che vedano tutto il "cinéma de papa" come un blocco monolitico la dice lunga, e glielo concedo perché in un certo senso volevano liberarsi dei loro genitori, ma appena usciamo dalla Francia mi sembra proprio il trionfo dell'arbitrario: Ray va bene, Wise non va bene, perché mai? Il cinema statunitense ha prodotto grandissimi mesterianti, se non addirittura grandi autori, quello britannico invece è solo merda, perché mai? Il cinema giapponese (Kobayashi, Kinoshita, Shindo) tracciato a pesci in faccia, perché mai? Come posso credere che non fossero attrezzati culturalmente? Non capisco il tuo discorso su Mizoguchi, l'unico apprezzato perché "elegantissimo nella forma e modernissimo nei contenuti", certo che lo era, ma lo erano pure gli altri, cosa avevano di tanto indigesto? Gente che poi caccerà fuori "La chinoise" o "Out 1" non riesce a digerire un film di Shindo? Non lo so, per quanto si cerchi di trovare una coerenza a questi giudizi a me sembrano dei capricci belli e buoni. Poi avranno pure contribuito alla fama di registi americani che altrimenti sarebbero rimasti in secondo piano, ma non vedo perché non possiamo riconoscerne le intuizioni e allo stesso tempo ammettere che la maggior parte del tempo erano dei gran buffoni.

 

Secondo me tra l'altro anche la nouvelle vague va un attimo ridimensionata: c'è gente in ogni dove convinta che qualsiasi film uscito dopo la prima metà degli anni sessanta, o addirittura contemporaneo ai capisaldi della nouvelle vague, sia per forza influenzato da quest'ultima.


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#34 William Blake

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Inviato 30 dicembre 2020 - 00:38

non ho letto i testi, quello che volevo dire è che forse in Mizoguchi riconoscevano l'impronta dell'artista-autore, Shindo era più facile collocarlo all'intero dell'industria. senza considerare che parliamo di alcuni autori come Shindo, Kinoshita o Ichikawa che hanno fatto una caterva di film e non penso che fossero tanto frequentati dai cinefili degli anni 50, primi 60.

 

sui discorsi "rivalutiamo la nouvelle vague, non è stata poi così influente" o l'ancor migliore HANNO SABOTATO LA STORIA DEL CINEMA non mi imbarco asd

 

Gozer, te eri quello che lanciò strali per il 10 a "M - Il mostro di Dusseldorf" nella monografia di Fritz Lang, perché non ti capacitavi come non lo avesse "La tigre di Eschnapur", quindi come cinefilo snob ho solo da imparare asd


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#35 Kerzhakov91

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Inviato 30 dicembre 2020 - 01:11

non ti capacitavi come non lo avesse "La tigre di Eschnapur", quindi come cinefilo snob ho solo da imparare asd

 

Il sequel (che preferisco) meriterebbe un 10 anche solo per questa scena:

 


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Firma-Damon-2005.jpg

 

 


#36 captino

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Inviato 30 dicembre 2020 - 11:04

Da una tesi sui Cahiers du cinéma e il cinema giapponese che si può leggere su Academia.edu:
 
Dopo la scoperta negli anni ’60 delle cinematografie dette del "Terzo mondo", la domanda che ci si iniziò a porre era se il cinema fosse o meno un’arte esclusivamente occidentale.
 
ROHMER: "Je ne conteste pas plus à l’Inde ou au Japon le droit de faire des films que celui de construire des gratte-ciel ou de fabriquer des automobiles, mais je crois que les traditions auxquelles ces peuples restent encore attachés sont moins fécondes que la nôtre: le cinéma est un vêtement si bien adapté à la forme de notre propre corps que d’autres ne peuvent l’endosser sans faux plis ni craquements aux coutures. [...] Nous sommes les plus aptes au cinéma, parce que l’écran répugne à l’artifice et que nous avons, nous européens, un sens plus aigu du naturel".
 
Secondo Rohmer, quindi, le terre d’elezione erano Hollywood, l’Italia e la Francia, affermando così la piena “occidentalità” del cinema. Fu inoltre in modo particolarmente innovativo che decretò tale superiorità in nome del cinema americano: «Les plus beaux films américains qu’il m’a été donné de voir ont, avant toute chose, excité en moi une violente envie, eveillé ce regret que la France ait renoncé à poursuivre une prétention à l’universalité qu’elle afferma, jadis et naguère, avec tant de force, […] que’elle doive s’avouer battue sur un terrain dont elle est légitime propriétaire»
 
L’occidentalità del cinema non negava tuttavia l’accesso a creatori esterni al classicismo, ma li obbligava a seguire determinate regole, tra cui quella dell’universalità classica. Secondo tale regola, «se Mizoguchi ci tocca così da vicino, non è perché plagia l’Occidente, ma perché, partito da tanto lontano, giunge alla stessa concezione dell’essenziale». Kurosawa, al contrario, fu uno dei vari registi denunciati dai critici dei “Cahiers” per la superficialità con cui mimava l’Occidente, cercando di sedurlo e come gli altri fu accusato d’artificiosità.
 
André Bazin nel recensire "Kumonosujo" (Il trono di sangue, 1957), ultimo film di Kurosawa in concorso al Festival di Venezia del 1957: "Questo film ha deluso le aspettative di tutti coloro che dal creatore di "Shichinin no samurai" e "Rashōmon", «films pleins de bravoure et lieux d’une synthèse parfois trop intelligente de la tradition orientale et de l’esthétique occidentale», si aspettavano di vedere tutt’altra cosa. Il cineasta amante dell’azione si perde in un manierismo della violenza vide et vaine, regalandoci solo dei «morceaux de bravoure qui se succèdent, toujours éblouissants, à la fois inattendus et monotones, parce que placés dès le début dans le paroxysme".
 
:facepalm: 

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#37 Gozer

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Inviato 30 dicembre 2020 - 11:26

 

:facepalm: 

 

Ma perché il facepalm? Voglio dire, è a questo punto evidente che i Cahiers facessero schifo, però il merito del cinefilo snob, il fare loro i film perché non gli piaceva il resto, e poi c'era una certa coerenza di fondo, se la leggi così anziché colà ti accorgi che posterdati per due come con vicesindaco. Insomma viva i Cahiers intoccabili perché intoccabili, ecco.

 

 

Gozer, te eri quello che lanciò strali per il 10 a "M - Il mostro di Dusseldorf" nella monografia di Fritz Lang, perché non ti capacitavi come non lo avesse "La tigre di Eschnapur", quindi come cinefilo snob ho solo da imparare

 

Sì va beh gli strali. A questo punto perché non gli anatemi e le pestilenze? asd Poi oh, se volete ridurre un regista come quello sempre al solito film fate pure, non è snob per niente...

 

 

 

Sicuramente non sono così estremo come il giovane Rohmer ma tendenzialmente sono d'accordo: Mizoguchi era decisamente più squisitamente giapponese nella messa in scena, nel filmico.

 

Anche fosse (e avrei da ridire), non è una giustificazione per stroncare gli altri, altrimenti finiamo come chi stronca gli africani che provano a fare pop perché se sei africano devono sentirsi "le tue radici". 

Invece no, non devono, hai tutto il diritto di fare cose con stile occidentale, se sei bravo e le sai fare meglio di molti di loro.

 

Voglio dire, nessuno nel mondo della musica classica si sogna di stroncare Seiji Ozawa perché fa cose "occidentali" (e la musica classica in Giappone è totalmente importata dall'Occidente).


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#38 Mr. Atomic

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Avete detto tutto voi, tra i terribili critici-registi occidentali però aggiungo uno veramente mediocre, ovvero il buon Straub. Regista con pochissime idee, stronco tutti i colleghi non abbastanza "devoti alla causa"

Ovvio poi ognuno è libero di dire tutte le stronzate che vuole eh, però pubblicare ste critiche non si è rivelata una buona scelta aziendale, in quanto ad oggi, invecchiati malissimo, non li leggerebbe più nessuno per una eventuale ristampa.
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#39 Edgewalker

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Avete detto tutto voi, tra i terribili critici-registi occidentali però aggiungo uno veramente mediocre, ovvero il buon Straub. Regista con pochissime idee, stronco tutti i colleghi non abbastanza "devoti alla causa"

Ovvio poi ognuno è libero di dire tutte le stronzate che vuole eh, però pubblicare ste robe critiche non si è rivelata una buona scelta aziendale, in quanto ad oggi, invecchiati malissimo, non li leggerebbe più nessuno per una eventuale ristampa.

 

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#40 Signor Armando

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"Tu pensi che la storia abbia le sue eccezioni; invece non ne ha nessuna. Pensi che la razza abbia le sue eccezioni; neanche per sogno.

  Non esiste alcun particolare diritto alla felicità, né esiste un diritto alla sventura. Non esiste tragedia, non esiste genio.

  La tua sicurezza e i tuoi sogni non hanno fondamento. Se su questa terra appare qualcosa di eccezionale, una particolare bellezza o una particolare

  manifestazione del male, la natura lo scova subito e lo estirpa."

 

"Sei benvenuto come una merda dentro una piscina."

 

L'intelligenza di cui ero dotato ha suppurato per mancanza di materia a cui applicarsi e ha preso strade diverse.


#41 selva

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Inviato 30 dicembre 2020 - 12:53

Bisognerebbe fare pace con i giudizi dei Cahiers e degli altri, cercando se possibile di collocarli all'interno di un determinato contesto politico-culturale, senza la necessità di affibbiare patenti di credibilità o medagliette di valore. Tra l'altro parliamo dei Cahiers come blocco monolitico, mentre in realtà le sensibilità erano diverse, le lotte all'interno della redazione c'erano eccome. Truffaut ne La Sirène du Mississippi fa morire il detective Comolli, stesso nome del capo-redattore dell'epoca. 

Son d'accordo comunque: hanno sabotato la storia del cinema, hanno strappato il sipario e mostrato che ne esistono di diverse, personali, non istituzionali. Un po' come Warburg vs. Winckelmann. 


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#42 Gozer

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Inviato 30 dicembre 2020 - 13:00

Son d'accordo comunque: hanno sabotato la storia del cinema, hanno strappato il sipario e mostrato che ne esistono di diverse, personali, non istituzionali. 

 

Hanno semplicemente sostituito l'istituzione precedente con una che preferivano, ma sempre di istituzione si tratta, tant'è vero che molta cinefilia snob ancora oggi ne segue i dictat alla lettera. Non facciamoli passare come gli anarchici che assolutamente non erano, suvvia.


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#43 William Blake

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Inviato 30 dicembre 2020 - 14:26

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erano degli anarchici rispetto allo status quo, alla fine degli anni 50. poi sono diventati loro l'istituzione, come poi è accaduto ai registi della nuova Hollywood dove però sono stati anche prestissimo riassorbiti dal sistema industriale (ma volendo è sotto sotto la critica che Godard faceva a Truffaut quando si scannarono). in tal senso l'esperienza della Nuberu Bagu è stata altrettanto dirompente ma ha mantenuto una carica antisistema attraverso diverse personalità, da Oshima e Imamura a Wakamatsu, da Terayama a Matsumoto (tra l'altro alcuni di questi chiaramente debitori di JLG asd). certo, molti lavoravano però proprio in delle nicchie ai margini delle grandi produzioni.

comunque a me dell'intoccabilità dei Cahiers du cinema frega pochissimo, mi fa sorridere l'equazione "hanno dato 1 a quel capolavoro di Kwaidan = erano solo dei mentecatti". tra l'altro il virgolettato di Rohmer conferma quanto dicevo, ossia che non erano attrezzati culturalmente: quello è un esempio abbastanza cristallino di visione etnocentrica della Settima arte, roba che ti censurerebbero in qualsiasi rivista un pelo sopra "Tv, Sorrisi e Canzoni". si dimentica che noi abbiamo accesso anche al cinema muto giapponese (quel poco che ne è rimasto) e ne possiamo seguire l'evoluzione peculiare, ma per loro "Rashomon", "I sette samurai", "L'intendente Sansho" erano probabilmente le prime cose che vedevano provenienti dal Sol Levante. aggiungo, tanto per fare altri esempi, che fino agli anni (credo) 80  movimenti importanti come il cinema novo brasiliano o i cineasti africani erano etichettati da gran parte della critica come "terzomondismo cinematografico" (probabile che fossero apprezzati soprattutto dalla critica di ispirazione marxista che vi vedeva il carattere rivoluzionario e anti-imperialista). quando nell'82 Marco Muller fonda "Ombre elettriche" sulla storia del cinema cinese o un paio di anni dopo Assayas vola a Hong Kong per fare un reportage sulla New Wave (guarda caso per i "Cahiers du cinema"), scoprendo poi il nascente New Taiwan Cinema Movement (le cui lontane basi teoriche furono proprio le traduzioni degli articoli dei Cahiers, oltre ai film studies americani), erano tutti dei pionieri, perché erano cinematografie in larga parte ignote in Occidente. e il cinema di Hong Kong negli anni 90 in Italia era roba per giovani critici e nerd asd


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#44 Gozer

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Inviato 30 dicembre 2020 - 14:36

William Blake: comunque a me dell'intoccabilità dei Cahiers du cinema frega pochissimo, mi fa sorridere l'equazione "hanno dato 1 a quel capolavoro di Kwaidan = erano solo dei mentecatti".

Scusa, ma ne avrei postati decine di giudizi assurdi, non uno isolato, per cui evidentemente nessuno si sarebbe scandalizzato. Quando sono tutti quelli invece evidentemente un problema sorge. Se il cinema blockbuster non va bene, i b movie non vanno bene, il cinema di genere non va bene, i giapponesi non vanno bene, che rimane? Un po' di cinema d'autore e manco tutto.

Non possiamo giustificare tutto ciò con l'epoca e il contesto, ci sono cose che all'epoca avrebbero dovuto già essere comprensibili, per esempio:

 

 

 

tra l'altro il virgolettato di Rohmer conferma quanto dicevo, ossia che non erano attrezzati culturalmente: quello è un esempio abbastanza cristallino di visione etnocentrica della Settima arte, roba che ti censurerebbero in qualsiasi rivista un pelo sopra "Tv, Sorrisi e Canzoni".

 

Non erano attrezzati culturalmente, appunto, ma non erano contadini, erano intellettuali. Avrebbero dovuto capire fin dove arriva la loro competenza: se non sei attrezzato, non ne parli, o magari ne parli ma facendo i dovuti distinguo. 

Qui invece tocca leggere di Rohmer che concede agli indiani di costruire i grattacieli, troppa grazia. Questo io lo chiamo colonialismo, e credo peraltro che nel 1960 ci fosse modo di per capire che forse il discorso era un filo più complesso di come quelle parole lo dipingevano. 


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#45 George Kaplan

    Giraghiere a tradimento

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Inviato 30 dicembre 2020 - 15:09

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il cinema blockbuster non va bene, i b movie non vanno bene, il cinema di genere non va bene, i giapponesi non vanno bene, che rimane? Un po' di cinema d'autore e manco tutto.

 

Sì, ma ricalibrare cosa fosse cinema d'autore è una operazione che hanno fatto appunto loro, tirando dentro gente che veniva denigrata dai critici di professione perché i loro film mancavano di seria costruzione letteraria (per dire) ed erano detti, con disprezzo, di genere. O di ricalibrare il senso dell'adattamento cinematografico difendendo Bresson dall'accusa di aver fatto, col curato di campagna, un semplice calco del libro, senza guizzi e senza fantasia. O ancora dicendo che Viaggio in Italia è un capolavoro tanto quanto Roma Città Aperta, mentre tutti davano Rossellini per cineasta confusionario e ormai spacciato.
 
A me pare che il grande merito dei giovani turchi sia stato anzitutto quello di disegnare una nuova forma di centralità dell’esperienza cinematografica e di impostare una rivoluzione che lega il pensiero ai modi dello sguardo, quasi il cinema e la critica del cinema fossero le inseparabili facce di una stessa medaglia. Quando esce i 400 colpi, i giovani turchi avevano già iniziato a fare cinema da un bel pezzo, anche senza la pellicola, se vogliamo credere a quel che Godard impara da Rossellini, ossia che il cinema sia in realtà una forma dello sguardo, un modo di essere delle cose e dunque si tratti anzitutto di assumere una prospettiva sul mondo. Bazin è morto prima di girare il cortometraggio sulle chiese della Saintonge, ma nell'ottica dei Cahiers egli è già cineasta quando scrive l'articolo sul montaggio proibito, riconoscendosi, nella sua scrittura, il segno cinematografico, non perché organizzata secondo una catena paratattica di immagini, ma in quanto assume il cinema come forma dello sguardo (e del pensiero).
 
Si può anche non essere d'accordo, chiaro, ma negare che questa rivoluzione sia stata cruciale e positiva per la percezione di cosa il cinema sia (o almeno possa essere) rispetto alla tradizione asfittica della critica dell'epoca mi pare bizzarro, per quanti casi ingiustificati di votacci e stroncature possano avere inanellato quei sanguigni pazzarielli.

  • 12

#46 neuro

    king (beyond the wall)

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Inviato 30 dicembre 2020 - 15:36

 

beh dai mi pare abbia ragione Godard - che dica delle cose ragionevoli con pacatezza, al di là del titolo a cazzo del video


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#47 Earl Bassett

    se ci dice bene finiamo nella merda

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Inviato 30 dicembre 2020 - 15:45

Che in questo caso esponga le sue idee con pacatezza neanche una parola, che abbia ragione anche no, o meglio può aver ragione solo nell'ottica della sua maniera ultraortodossa e militante di intendere il cinema.


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#48 Gozer

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Inviato 30 dicembre 2020 - 16:19

Si può anche non essere d'accordo, chiaro, ma negare che questa rivoluzione sia stata cruciale e positiva per la percezione di cosa il cinema sia (o almeno possa essere) rispetto alla tradizione asfittica della critica dell'epoca mi pare bizzarro, per quanti casi ingiustificati di votacci e stroncature possano avere inanellato quei sanguigni pazzarielli.

 

Se si derubrica qualsiasi loro danno a un simpatico gesto da scugnizzo napoletano è ovvio che si continuerà a celebrarli apologeticamente. 

Il punto del thread era proprio cominciare a pesarli, questi danni, e a capire che no, non erano simpatici scherzetti da pazzarielli, ma atteggiamenti che hanno lasciato un segno profondissimo nel modo di intendere il cinema, e che quel segno profondo visto oggi appare negativo perché appunto arrivarono a un passo dal "va bene solo quello che facciamo noi, il resto è sterco".


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Tra due anni torniamo per vincere.


#49 hexen

    the nameless uncarved user

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Inviato 30 dicembre 2020 - 17:37

Che in questo caso esponga le sue idee con pacatezza neanche una parola, che abbia ragione anche no, o meglio può aver ragione solo nell'ottica della sua maniera ultraortodossa e militante di intendere il cinema.

 

a mio avviso non si tratta di aver torto o meno, sta ragionando su una determinata rappresentazione secondo termini che chiaramente non sono universali ma (come dici anche tu, solo che per te è un difetto presumo) figli di un modo articolato di intendere il cinema, questo lasciando stare il fatto che il titolo è un bait, che non sta gettando merda su nessuno e che sono un paio di minuti estrapolati da un discorso più ampio.

 

in generale penso che queste critiche (legittime, ché nulla è intoccabile) nascano da un fraintedimento del ruolo dei cahiers (anche qui poi, come già fatto notare da blake mi pare: che senso ha trattare i cahiers come un'entità unica quando in realtà furono composti da una pluralità di voci e da gestazioni editoriali [e politiche, a proposito di questo "militante" usato sempre in senso dispregiativo asd] diversissime? secondo me nessuno) nella storia del cinema, che li si accusi di chiudere al genere è assurdo poi dato che fu proprio il contrario, le possibilità del mezzo furono triplicate, ma su questo hanno detto già bene kaplan e blake.

 

personalmente ho lasciato un po' da parte il cinema in questo periodo ma ho qualche familiarità con l'ambiente teorico da cui sono nate cose come i cahiers e molte neoavanguardie degli anni '60 e penso che si dovrebbero rileggere o leggere i testi prima di arrivare a giudizi perentori, lasciando stare le tesi di laurea trovate su academia.edu - intendo i testi originali - perché un modo complesso di intendere il cinema non può di certo essere ridotto al numerino, e neanche alla singola recensione (formato assurdo e nato già morto, forse il peggior modo di fare critica), se si parla dei cahiers io mi aspetto che si parli effettivamente di questi cahiers e non di quello che si desume ci sia scritto.

 

detto ciò comunque è chiaro che ogni idiosincrasia (ogni attitudine, ogni sguardo) porta con sé dei problemi e dei singoli giudizi che possono essere quel che sono, ma credo che il contributo dei cahiers o - più concretamente - della nouvelle vague vada oltre questi singoli giudizi. quindi giusto non prendere tutto per oro colato ma penso che servirebbe andare oltre gli spunti più datati: amo molto carpenter ma il fatto che non loro non ne abbiano parlato o ne abbiano parlato male non smuove di una virgola il valore di un'impresa critica e cinematografica che ha aperto spazi e possibilità che prima semplicemente non esistevano.


  • 5

il mistico è soltanto la valvola di sfogo dei tuoi incubi peggiori oggi realizzati

 


#50 Gozer

    Grande eletto non anglofonista Kadosch

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Inviato 30 dicembre 2020 - 17:48

Quanto rigidamente abbiano segnato la cultura cinematografica lo sta riprovando proprio questo thread, dove da tre pagine stiamo a leggere difese d'ufficio perché qualcuno ha messo in dubbio quei simpatici, intoccabili, sanguigni pazzarielli

 

Il punto è che sono sessant'anni che i Cahiers vengono celebrati come l'apice della critica cinematografica, quindi lo sappiamo che hanno fatto anche cose buone (per me no, ma amen asd ). Il senso di questo thread sarebbe proprio quello di mettere in luce le cose non buone però, o è vietato? 


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