2018 Anna Calvi HUNTER
Apro e scrivo a caldo dopo solo un paio d'ascolti, che poi mi passa la voglia.
Per quanti mi fossero piaciuti i due dischi precedenti (l'esordio resta uno dei miei pochi istant classic del decennio) non posso dire che fossi in trepida attesa di questo terzo album. La sua immagine mi e' andata un po' fuori fuoco, ultimamente. Un po' perche' cinque anni di attesa per un terzo album sono tanti e forse troppi, un po' perche' i due pur bei singoli sono stati corredati da video brutti e pallosi, un po' perche' tempo fa ho fatto l'errore di seguirla su facebook, dove l'ho trovata un pelo noiosa. Ma probabilmente tutti siamo noiosi su fb. E poi perche' in questo periodo sono nervoso e scazzato, ascolto poca roba e la ascolto male.
Ma, se c'ho aperto il topic, ovvio che l'album e' bello ed esaltante e che mi e' piaciuto e mi sta esaltando.
Disco da Sadoma e Camorra, pieno di sensualismo e peccatismo. Lei e' un angioletto poco angelico che se si e' bevuta fin troppi infusi del morto caldo Bowie (la title track e' un chiaro omaggio), lo corregge con litri di veleno alla chissa' quanto in salute Siouxsie, lo spezia con il fantasma della Callas e come mestolo usa una chitarra che sembra strappata dalle mani morte del mortissimo Jeff Buckley. E infine - forse ricordandosi che in fondo la sua terra sarebbe anche quella dei Led Zeppelin, non solo delle new wave e del pop piu' poppettoso - suona il tutto con un'energia e una voglia di spaccare il culo semi-commovente. Qui e la' forse esagerando in chitarronate e operistate, o forse no, e comunque chissenefrega.
Ennesimo esempio, se ce ne fosse ancora bisogno, che ormai quel poco che resta del e' in mano a un mucchietto selvaggio di bad girl... che poi, "girl": ce n'ha 38, la Annina qui.