Non ho visto nessuno dei due film e tu probabilmente li ha visti entrambi: potrebbe essere un film che espone il fianco allo stesso modo di Cruising?
Un pò mi hai messo la pulce nell'orecchio, nonostante l'ultimo Noè che ho visto fosse il "solito" film non porno ma un pò pornaccioso per il gusto del realismo [Love: invece Enter The Void lo ricordo sempre con piacere]. Però di default a me questa umanizzazione non dispiace; voglio dire, persino gli insider ne danno descrizioni simili, non penso sia allora problematico dire che il gruppetto di questo film possa ascoltarsi queste cose. Ci sarà mai allora un modo per rappresentare queste persone in qualsiasi contesto senza vincoli o si dovrà passare per una censura preventiva perchè si è preoccupati di come un certo tipo di identikit di audience [che probabilmente, e lo diremmo anche con sprezzo, non guarderebbe comunque questo film] possa travisarlo?
Un po' si', ma piu' che altro no.
Quello di Friedkin era un vero film di genere, quindi alla fine pur sempre un thriller col serial killer, dove la deformazione allucinata degli ambienti fa parte del gioco. Noe' e' invece il classico autore europeo (anzi, "orgogliosamente francese" come da didascalia iniziale) che usa certe cose dell'horror, ma non soddisfa nessuna regola del genere, per cui si presume che tutto faccia parte della sua "visione".
In Cruising ci sono due punti vista molto forti. Quello interno del protagonista, cioe' un poliziotto etero che si deve immergere in ambienti per cui prova repulsione e attrazione. Quindi la visione "malata" degli ambienti e' quella del personaggio. Naturalmente all'epoca si dava per scontato che lo spettatore medio fosse in sintonia col sentire del protagonista, che e' quello che rende oggi il film irricevibile per la cultura del political correct, ma che allo stesso tempo era cio' che all'epoca lo rendeva coraggioso, visto che comunque trattava un argomento tabu'. Poi c'e' il punto di vista esterno di Friedkin, un autore che ha sempre dipinto ambienti decadenti, marci e senza coordinate morali, persino nelle sue commedie, quindi anche i quartieri gay di New York dell'epoca non facevano eccezione nella sua visione.
In Climax la storia non esiste, i personaggi sono sagome corrispondenti a qualche stereotipo (anche se il film spende molto tempo nel presentarli), il genere e' usato e rigettato. L'ambiguita' che esce da tutto questo e' sicuramente voluta, come dicono Cine e William, del resto neanche mi importa piu' di tanto di dove il regista volesse andare a parare politicamente.
Pero' mi incuriosisce e un po' mi fa sorridere il sospetto che, usando gli stereotipi del genere, forse l'Autore neanche si sia reso conto delle trappole sematiche in cui cade. Perche' e' davvero un tripudio di stereotipi sessual-razziali, persino divertente da elencare. [SPOILER anche se mi fa ridere parlare di spoiler per film come questo] Come dicevo, il primo personaggio a diventare davvero violento? La nera piu' nera di tutti. Chi fa i dialoghi piu' pesanti e machisti? Due neri. Chi regredisce ad una sessualita' piu' animalesca? Fratello e sorella neri. Di contro notare che il ragazzo bianco che durante la presentazione sembrava il piu' agressivo e misogino finisce per essere una vittima ed e' l'unico che ha un soprassalto di lucidita' e tenta di dividere fratello e sorella che stanno scopando. L'unico personaggio apparentemente positivo? Il musulmano... e quindi si va contro lo stereotipo? Eh insomma, lo si identifica come positivo perche' e' astemio e sembra l'unico serenamente etero. La piu' roboticamente fuori di testa? La valchiria russa col caschetto da KGB. Il piu' infoiato e checca? Il gay vergine. La piu' stupida e impanicata? L'orientale. E naturalmente la pseudo-final girl, o comunque l'unico personaggio con cui lo spettatore a tratti puo' un pelo identificarsi, e' bianca e figa.