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Jazz For Dummies


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79 replies to this topic

#1 Cliff

    allievo del peggior Guzzanti heavy metal

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Inviato 17 febbraio 2018 - 17:40

Come da titolo non ne so praticamente un cacchio, ma compatibilmente col fatto che sto tentando di entrare in questo mondo a fari spenti, gradirei delle linee guida.
Per ora sono partito dai classici, di Miles Davis mi piace molto In a silent way e quelle atmosfere quasi eteree, ho molto apprezzato l'impetuosità di Mingus (per ora ho solo ascoltato the black saint and the sinner lady), John Coltrane invece non mi arriva, almeno per ora.

Dato che la sezione jazz è piuttosto dispersiva, non saprei da dove partire e non ho trovato nessun topic del genere, ma se c'è indicatemelo.

Mi pareva anche una buona idea magari aprire un topic di avvicinamento a questo che è un genere molto complesso, partendo dalle basi.

 

Speriamo di scongiurare la balla di fieno asd


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Ha detto bene il presidente del coni, che il mondo dei dilettanti...chapeau. On duà parler français monsieur, mettenan nous parlon français, tout suit, ma la question n’est parer, n’est pas, comme ça [Carlo Tavecchio]


Caro Sig.'Cliff' di Roma le confesso che non capito..


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#2 lazlotoz

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Inviato 17 febbraio 2018 - 17:55

Guarda, io sto un passo avanti a te (cioè son appassionato da un po' di anni non da sempre) quindi magari ti posso essere utile.

Prima di tutto direi di partire dai capolavori, quelli che proprio vengono citati pure sui giornali generalisti. Il Jazz, per certi versi, è più storicizzato del rock. Quindi a me pare difficile sbagliarsi.

 

Insomma è anche un po' come se uno ti consigliasse di partire dai Beatles. Ecco, non è che va male anche se poi magari preferisci altro.

 

Però c'è il problema che essendo un linguaggio tutto suo, arrivando da fuori ti ci puoi perdere o annoiare, o anche allontanarti schifato (di solito se sei in zona Free). Io fossi in te cercherei di andare su robe "orecchiabili" e che pigliano subito bene. I nomi son i soliti nomi, ma per me son ancora i più validi. Magari concentrati sullo strumento che t'arriva di più..

 

Per dire piano:

 

Capolavoro:

 

contrabbasso – Scott LaFaro 
batteria – Paul Motian
pianoforte – Bill Evans
 
Cioè uno dei trii più incredibili.
 
 
Romanticismo a manetta, Bill Evans aveva le mani di velluto, e quegli altri due geni riempivano gli spazi come forse nessun altro.
 
 
Capolavoro:
 
pianoforte - Duke Ellington 
contrabbasso - Charles Mingus 
batteria - Max Roach
 
 
 
Qui c'è un aspetto energetico quasi ancestrale, mettere insieme quei tre fu esplosivo. E infatti Mingus e Roach non è che diventarono proprio amici. Ma ziocan che linee. Forse Roach qui per me è capo assoluto.
 
 
 
Questo per dirtene due, poi magari arriva qualcuno di più esperto di me e dice che c'è di meglio. Ma fidati. 
Poi se non è il tuo si passa ad altro.

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#3 lazlotoz

    Enciclopedista

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Inviato 17 febbraio 2018 - 18:11

I fiati son un po' più complessi secondo me, perché devi entrarci un attimo.

 

Coltrane dagli tutte le occasioni possibili perché è Dio.

Facile facile parti da qui:

 

 

Uno che è poco più storto ma che ti acchiappa per me è Dophy, con questa bomba qui:

 

 

 

Fammi sapere, se ci son andato lontano o se già eri già passato da questi dischi magari si trova la quadra...

E poi magari non sei così Dummy come dici ed è tutta roba arcinota per te.


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#4 Cliff

    allievo del peggior Guzzanti heavy metal

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Inviato 17 febbraio 2018 - 18:21

Di Coltrane ho ascoltato già blue train e a love supreme, sicuramente ritenterò ma non mi ha dato quella magia che ho trovato invece in altre cose, tipo appunto in a silent way, quindi è possibile che mi appassioni più alla fusion che al jazz classico (anche se Mingus credo sia più classico).

 

Le altre cose che hai postato non le conosco, con molta calma ascolterò tutto asd

 

Grazie!


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#5 Duck

    Professionista della malafede

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Inviato 17 febbraio 2018 - 18:29

Di Miles Davis hai ascoltato Porgy & Bess?


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«Mister, possiamo lavorare sulle diagonali?», la richiesta di qualche giocatore. No, la risposta del tecnico. 

consigli per il futuro: leggere i fantaconsigli dell'UU e fare l'esatto opposto

Duck tu mi consigliasti di molto bello Delitto e Castigo, che nonostante la lunghezza (per me quello è gia parecchio lunghino) mi piacque parecchio e mi permise anche di fare un figurone con mia cognata in una discussione in cui credeva di tagliarmi fuori.


#6 dick laurent

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Inviato 17 febbraio 2018 - 18:35

il mio "problema" con questo tipo di topic è che non esiste l'album giusto per chiunque, per dire se Lassigue non sapesse nulla di rock anni novanta qualcuno gli consiglierebbe di sicuro Ok Computer. Alla fine ti conviene una delle infinite liste di classici, pigliare roba a caso e vedere se ti piace qualcosa e poi cercare roba simile.

Con quelle due cose che citi, se ti piace in A silent way perchè disco etereo potresti provare questo di Marion Brown per dire:

 

 

di Mingus se ti piace Black saint per quel motivo puoi provare Blues and roots (o anche ah hum oppure Oh yeah)

 

https://www.youtube....h?v=x1WQR8Ti1vk


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dai manichei che ti urlano o con noi o traditore libera nos domine


#7 dick laurent

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Inviato 17 febbraio 2018 - 18:36

altra roba energica e d'impatto che penso che uno che viene dal rock possa apprezzare più facilmente:

 

 


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#8 maladiez

    Kosmische express courier

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Inviato 17 febbraio 2018 - 18:49

Anch'io sono un po come Cliff, sto muovendo cauti passi nel mondo del jazz, ultimamente ho acquistato Kind of blue e A love supreme a prezzi stracciati ( Miles mi piace un po di più però ), diciamo che in linea generale preferisco i fiati, un altro di quelli che apprezzo infatti è Chet Baker, bello rilassante. A livello di piano mi sta puaciucchiando invece Underground di Thelonious Monk, ma devo ancora approfondirlo a dovere. Qualche giorno fa ho dato un ascolto ad Epic di Kamasi Washington, devo dire che mi ha incuriosito anche se l'album dura tanto e i brani ( 17 credo ) pure. Tengo d'occhio la sezione ad ogni modo.
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#9 Cliff

    allievo del peggior Guzzanti heavy metal

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Inviato 17 febbraio 2018 - 19:01

Di Miles Davis hai ascoltato Porgy & Bess?

 
No, sono fermo a kind of blue (che sento troppo "classico"), bitches brew e in a silent way, come dicevo e di questi l'ultimo è quello che mi è piaciuto decisamente di più.
 

il mio "problema" con questo tipo di topic è che non esiste l'album giusto per chiunque


Hai ragione, però leggendo maladiez penso che forse un topic che facesse da "ponte" sarebbe potuto essere utile (forse eh)
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#10 PinkFreud

    Jung Last

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Inviato 17 febbraio 2018 - 19:09

a me è piaciuta molto la colonna sonora di Ascensore per il patibolo... 


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Ja196z8.jpg

superstereo!

*lastfm*

 

 


#11 Welsh Wizard

    Roman Candle

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Inviato 17 febbraio 2018 - 19:14

Anche io non sono un esperto e vengo dal pop-rock, ma proprio per questo nel jazz cerco altro e non cose affini. 

Io mi ci sono avvicinato soprattutto per i fiati, che adoro. Faccio fatica con i piano solo (o trio) e le cose più free.

La cosa più easy per me è l'hard-bop anni 50-60, un paio di esempi da album che adoro

 

una roba più cool

 

una più latin

 

Ovviamente ogni cosa di Miles Davis va bene, se ti è piaciuto In A Silent Way prova gli album precedenti del secondo quintetto. 

Di Mingus io dico Pithecanthropus Erectus


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#12 Guest_Michele Murolo_*

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Inviato 17 febbraio 2018 - 19:56

Il passaggio al Jazz è cosa perigliosa e, se non fatto coi sacri crismi, può essere letale. Come ha detto giustamente Dick L. è importante capire da dove parti e cosa ti piace. Visti i tuoi ascolti(di merda asd) in area rock e visto che ti è piaciuto In a Silent Way io consiglierei per partire qualcosa tipo:

Anthony Braxton, John Zorn, Pharoah Sanders, Sun Ra, Albert Ayler. Poi ti consiglio ti cercare i post di Wago e di ascoltare tutto quello che ascolta lui.

Poi quando ti sarai stancato di questo finto jazz da matricole passeremo a qualcosa di più serio asd

Poi per dire bellissime anche le cose postate da Lazlo ma per adesso mi sembrano abbastanza lontane dal tuo orecchio. Non so magari prova anche l'ultimo Coltrane, Ornette Coleman, Herbie Hancock, i Weather.


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#13 Folagra

    young signorino di una certa età

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Inviato 17 febbraio 2018 - 20:05

 

per iniziare ti consiglio anche i weather reaport (anche se siamo più sul jazzrock/fusion)


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When the seagulls follow the trawler, it is because they think that sardines will be thrown into the sea


#14 Trickster017

    Rocker statale

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Inviato 17 febbraio 2018 - 22:24

Cliff, cerca di partire da uno strumento che ti piace per iniziare a fare le tue scoperte, così c'è meno rischio di annoiarti. Quando poi trovi un artista che ti dice qualcosa, approfondisci quello per un po' così l'orecchio fa un po' di pratica.
Io ad esempio avevo una forte curiosità per il sax baritono e la chitarra semiacustica così ho iniziato da lì. Ho trovato Mulligan e Scofield e per un po' di tempo mi sono concentrato su di loro perché mi piacevano molto, pur essendo completamente diversi. Poi, dopo un po', ho cercato anche le loro collaborazioni e ho allargato l'area degli ascolti.
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Keine Gegenstaende aus dem Fenster werfen


#15 bluetrain

    Fourth rule is: eat kosher salamis

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Inviato 18 febbraio 2018 - 10:48

Se può essere utile, ecco una playlist-monstre di Spotifiy che feci tempo fa in un momento - credo - di noia.

C'è un po' di tutto e di tutte le epoche, poi trarne qualche spunto per approfondire, partendo dalle cose che più ti piacciono.

 

https://open.spotify...CTDOD4rxDzNYLMQ


  • 1

#16 lazlotoz

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Inviato 18 febbraio 2018 - 15:20

Qualche giorno fa ho dato un ascolto ad Epic di Kamasi Washington, devo dire che mi ha incuriosito anche se l'album dura tanto e i brani ( 17 credo ) pure. Tengo d'occhio la sezione ad ogni modo.

 

Kamasi Washington è il jazz secondo Pitchfork. Se uno vuole approcciarsi al genere non lo consiglierei affatto. Ma senza snobismi, sia chiaro, se ti piace goditelo.


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#17 maladiez

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Inviato 18 febbraio 2018 - 16:01

Qualche giorno fa ho dato un ascolto ad Epic di Kamasi Washington, devo dire che mi ha incuriosito anche se l'album dura tanto e i brani ( 17 credo ) pure. Tengo d'occhio la sezione ad ogni modo.


Kamasi Washington è il jazz secondo Pitchfork. Se uno vuole approcciarsi al genere non lo consiglierei affatto. Ma senza snobismi, sia chiaro, se ti piace goditelo.
Si ma infatti mi sono andato a leggere prima la discussione qui e ci si chiedeva come mai piacesse a gente che il jazz non lo aveva mai masticato ( probabilmente per via delle sue collaborazioni con gente tipo K.Lamar ed altri ). Però ecco forse anche per questo mi aveva incuriosito e l'ho voluto ascoltare. Vorrei ad ogni modo mantenermi coi classici al massimo qualcosa che faccia da ponte, la fusion non mi prende al momento.
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"Chi vuol brillare, si metta in ombra"

 

 

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#18 markmus

    cui prodi

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Inviato 18 febbraio 2018 - 16:06

http://forum.ondaroc...-al-jazz/page-1

Non mi stupirei se ce ne fossero un altro paio... E' un topic ricorrente asd
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#19 Cliff

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Inviato 18 febbraio 2018 - 16:11

http://forum.ondaroc...-al-jazz/page-1

Non mi stupirei se ce ne fossero un altro paio... E' un topic ricorrente asd


ecco.

Allora trasformiamo il topic in un viva la classifica?

 

Questo non c'è, c'è un viva la classifica impro ma non jazz, guarda che siete gente strana voi jazzisti asd

 

mi prenderei lo sbattimento dei conteggi (forse)


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#20 wago

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Inviato 18 febbraio 2018 - 16:16

Il mio consiglio è di fottertene e seguire l'istinto.

Sei un ascoltatore con un tuo background — anche se non jazz — e "ripartire dalle basi" rischia di essere controproducente oltre che frustrante. A meno che tu abbia proprio voglia di un resettone, di rivivere il percorso da niubbo a intenditore ecc.

Se vuoi invece un ingresso più gratificante e in continuità col tuo gusto e la tua personalità, prova semplicemente a pensare a quali sono i dischi dal gusto jazz che per un motivo o per l'altro già fanno parte dei tuoi personali preferiti, e scava a partire da quelli. Spulcia i nomi dei collaboratori, segui quel batterista lì che compare in ben due progetti che ti hanno colpito e vedi che altro ha fatto. Non perderti i contemporanei con l'idea del "prima i classici".


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"It's a strange world." "Let's keep it that way."

#21 pooneil

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Inviato 18 febbraio 2018 - 17:17

Se vuoi distruggerti il cervello indubbiamente questo:

 

2057045.jpg


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#22 simon

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Inviato 21 febbraio 2018 - 09:04

Amo il free jazz e concordo con colui che parla d'istinto

 

ti consiglio questa roba, poi non ti distacchi più dal jazz

 

Enrico ha tirato fuori Marion e concordo pienamente con lui, anche a livello riflessivo. Adoro questa musica da tantissimi anni anche se frequento molto poco questa sezione: molto probabilmente il free jazz assieme al noise è la musica che adoro di più e per motivi personali nemmeno vado a spiegarvi il perchè.

 

Purtroppo abbiamo la possibilità di postare solo due album

 

 

A) VERTICE

 

 

 

B) VERTICE 

 

 

è uno dei migliori giochi di specchi, cerebrale e sensuale allo stesso tempo, un coito in slow motion che in qualche modo in-segue la lezione del Davis elettrico. è tutto così calcolato, ma non essenzialmente fusion, è una contraddizione in termini: paura di andare oltre o corrodersi dolcemente tra queste creazioni con sputi di dissonanze calcolate al millimetro.


  • 3

„Non si può che confermarsi 'stranieri nella propria lingua'. Il plurilinguismo (crogiuolo di idioletti, arcaismi, neologismi di che trabocca il poema) è il contrario d'una accademia di scuola interpreti. È 'Nomadismo': divagazione, digressione, chiosa, plurivalenza, ecc. Il testo intentato è (deve essere) smentito, travolto dall'atto, cioè de-pensato.“

CARMELO BENE
 

 

 


#23 dick laurent

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Inviato 21 febbraio 2018 - 11:15

Simon prendo il fatto che tu sia convinto che io sia Enrico Bettinello per una specie di complimento, visto che gli piacciono un sacco di musicisti che adoro, ma non ho nulla a che fare con lui, che tu ci creda o meno.


  • 2

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#24 simon

    Scaruffiano

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Inviato 22 febbraio 2018 - 05:21

qui si eccede... in una composta fusione di Apollo e Dioniso

 

 

trionfa l'assenzio carnale del post bop e del blues stesso, capolavoro immane.

 

 

se la persona che ha chiesto consigli ha voglia di ascoltare una musica forse più complicata, un ammasso tutt'altro che gentile di percussioni, un concettualismo moderatamente isterico, e la visione personalissima del fenomenale Tchicai con assoli di un erotismo che ti seviziano la sinapsi e una certa seppur in punta di piedi visione liquida della psichedelia, ecco questo potrebbe andar bene:

 

 

Potrebbe essere una colonna sonora di un Morricone che tira fuori finalmente le palle, invece di giocherellare con il GINC, ma non si può avere tutto dalla vita, ringraziamo invece Internet che ci da la possibilità di fruire gratuitamente di questa musica che sicuramente è molto meglio che scopare.


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„Non si può che confermarsi 'stranieri nella propria lingua'. Il plurilinguismo (crogiuolo di idioletti, arcaismi, neologismi di che trabocca il poema) è il contrario d'una accademia di scuola interpreti. È 'Nomadismo': divagazione, digressione, chiosa, plurivalenza, ecc. Il testo intentato è (deve essere) smentito, travolto dall'atto, cioè de-pensato.“

CARMELO BENE
 

 

 


#25 crocus behemoth

    Roadie

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Inviato 22 febbraio 2018 - 15:52

se la persona che ha chiesto consigli ha voglia di ascoltare una musica forse più complicata, un ammasso tutt'altro che gentile di percussioni, un concettualismo moderatamente isterico, e la visione personalissima del fenomenale Tchicai con assoli di un erotismo che ti seviziano la sinapsi e una certa seppur in punta di piedi visione liquida della psichedelia, ecco questo potrebbe andar bene:

 

 

Potrebbe essere una colonna sonora di un Morricone che tira fuori finalmente le palle, invece di giocherellare con il GINC, ma non si può avere tutto dalla vita, ringraziamo invece Internet che ci da la possibilità di fruire gratuitamente di questa musica che sicuramente è molto meglio che scopare.

Simon grazie per aver ricordato questo album immenso!

Poche volte ho letto una descrizione così azzeccata...

Afrodisiaca si pone come un capolavoro che mescola ritmi afro e presagi armonici con l'impro free, il microtonalismo classico e la sperimentazione sonora.

John Tchicai è stato un grande purtroppo misconosciuto..

Proprio qualche giorno fa stavo riascoltando la bellissima ristampa della Storyville (uscita un paio di annetti fa) del live Cadentia Nova Danica al Jazzhus Monmartre di Copenaghen nel 1966. Ti consiglio di procurartela ( oppure fammi un fischio che te la mando..).

http://www.storyvill...-danica-1018441

 

Eppoi: Gary Bartz del periodo Ntu Troop  :rolleyes: ! Non so se vertice ma sicuramente ottima miscela di free soul jazz spirituale

E Mawandishi……. uno dei miei preferiti di Hancock..

 

Però…dai! Non sono proprio dischi da consigliare a chi si avvicina al jazz per la prima volta…

Altra cosa: va bene che in rete si trova tutto(o quasi) ..ma vuoi mettere il piacere di avere un disco fisico come Afrodisiaca? 

Che tra l'altro ha una copertina molto bella e un ottimo libretto..


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Le merendine di quand'ero bambino non torneranno più! I pomeriggi di Maggio!

#26 maladiez

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Inviato 27 febbraio 2018 - 21:07


 

 

 

 

Questo me lo segno, diciamo che questo è il tipo di jazz che al momento mi attira, è un jazz passionale, viscerale, sudato! Certo ci sono mi sembra di sentire, delle parti free che mal digerisco ma nel complesso si lascia ascoltare bene.

Invece volevo chiedervi se conoscete questo libro e se puo' essere utile come guida all'ascolto.

 

 

9788862224987_0_0_1369_75.jpg


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#27 slothrop

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Inviato 28 febbraio 2018 - 16:34

Come da titolo non ne so praticamente un cacchio, ma compatibilmente col fatto che sto tentando di entrare in questo mondo a fari spenti, gradirei delle linee guida.
Per ora sono partito dai classici, di Miles Davis mi piace molto In a silent way e quelle atmosfere quasi eteree, ho molto apprezzato l'impetuosità di Mingus (per ora ho solo ascoltato the black saint and the sinner lady), John Coltrane invece non mi arriva, almeno per ora.

Dato che la sezione jazz è piuttosto dispersiva, non saprei da dove partire e non ho trovato nessun topic del genere, ma se c'è indicatemelo.

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Faccio finta che la richiesta sia seccamente: "come mi muovo per capire se e cosa c'è che può piacermi nel jazz"?

 

Io partirei da una premessa teorica: il jazz è essenzialmente due cose:

 

1 - un idioma musicale che si è sviluppato sostanzialmente a New Orleans e passando da New York si è poi espanso negli States e nel resto del mondo (anni '20 = l'età del jazz) forte di una musica dalle caratteristiche molto accentuate, per via dell'utilizzo molto scoppiettante ed espressivo degli strumenti a fiato, di una ballabilità nuova, di una spregiudicatezza ritmica che all'epoca non si reperiva nelle musiche "bianche" e di una tendenza all'improvvisazione che, anche qui, era assai spregiudicata. Questo è propriamente il jazz come linguaggio, e attraverso tante evoluzioni lo si suona ancora oggi, in forme più e meno revivalistiche.

 

2 - uno stile interpretativo, un "modo" di suonare attraverso il quale si può approcciare ogni tipo di repertorio. Inizialmente toccò agli standard di Tin Pan Alley (a tutti gli effetti secondo me inseribili nel filone al punto 1) e un po' alla volta alle "musiche del mondo", a partire dal Sudamerica per poi arrivare in Europa, Asia e tornare anche all'Africa, da dove sono venuti i primi musicisti jazz (di colore, ma a tutti gli effetti "afroamericani", non "africani", perchè questa è comunque una musica molto "bastarda").

 

Intanto c'è da capire se ti interessa più la "lettera" del jazz (facciamo da Louis Armstrong a Sonny Rollins, per tagliare col machete) o se invece ti intriga di più il jazz come stile, una roba che - prendendo per buona l'esclusione degli standard che dicevo sopra - può partire grossomodo dagli anni '50. Capire cosa ti interessa di più, o magari perchè ti interessano ambo le cose, può essere un bell'indizio.


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#28 Cliff

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Inviato 28 febbraio 2018 - 17:11

Ovviamente non ho pretese enciclopediche, diciamo che con "come mi muovo per capire se e cosa c'è che può piacermi nel jazz?" hai riassunto quello che chiedevo, e mi state rispondendo, nonostante la serialità della richiesta in questa sezione.

Semplicemente ho ripreso dischi jazz che avevo ascoltato in passato, sempre spinto dalla medesima curiosità ma probabilmente con un orecchio diverso, scoprendo che ci sono sicuramente delle cose che mi possono piacere.

Per ora l'hard bop non mi piace molto, mentre il free jazz lo trovo difficoltoso (ma su quel disco di bello fico ci tornerò sicuramente), invece posso dire che mi piace A love supreme di Coltrane, che non mi arrivava fino a pochi giorni fa.

 

Quindi per rispondere alla tua domanda, mi interessa soprattutto scoprire il jazz come stile e credo mi piaccia molto di più quello più moderno piuttosto che quello classico (anche con dischi leggendari come kind of blue per esempio non ci sto molto dentro, almeno per ora)


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#29 simon

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Inviato 28 febbraio 2018 - 17:21

con tutto il rispetto per il giornalista che stimo moltissimo e come sempre si esprime in modo elegante, in questo "settore" preferisco lasciare a casa la lieta novella della parola e postare il più possibile capolavori che sono sensazioni a sè quasi mai catalogabili scientemente... 

 

rispondo ad un utente che simpaticamente mi rimproverava di aver postato dei dischi difficili tipo quello del sassofonista danese... che cosa significa la parola difficoltà in musica? anni fa scriveva su questo forum un utente tracotante che andava formulando teorie di un fascismo irritante (proprio lui ce si professava militante comunista) che solo dopo dieci anni di studi al conservatorio puoi ascoltare IL CANTO SOSPESO di Luigi Nono, per fortuna non scrive più.

 

la musica jazz potrebbe rivelare il genio immediato di un utente,,, perchè devo indirizzarlo direttamente a KIND OF BLUE? sapete chi è Godard? la parola prima della parola: ecco cerchiamo di locarci in questo intra-concetto e godiamoci la musica. Poche ore fa stavo ascoltando James Blood Ulmer è troppo funk o jazz rock per questa sezione? 


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„Non si può che confermarsi 'stranieri nella propria lingua'. Il plurilinguismo (crogiuolo di idioletti, arcaismi, neologismi di che trabocca il poema) è il contrario d'una accademia di scuola interpreti. È 'Nomadismo': divagazione, digressione, chiosa, plurivalenza, ecc. Il testo intentato è (deve essere) smentito, travolto dall'atto, cioè de-pensato.“

CARMELO BENE
 

 

 


#30 slothrop

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Inviato 28 febbraio 2018 - 17:23

"Kind of blue", emblema del "modale", potrebbe già stare in categoria 2, benchè si tratti naturalmente di un "super classico".

 

Come spunto stilistico ti hanno già dato, secondo me, un ottimo consiglio con il trio classico di Bill Evans e il suo live at Village Vanguard. Naturalmente si può suonare il jazz in tantissimi modi (sennò non sarebbe divertente...), però come lo fa Evans in particolare in quell'album è illuminante su cosa sia lo stile e su certi luoghi comuni. Nonostante siano tre musicisti straordinari (il bassista LaFaro si mette in luce proprio perchè è un virtuoso molto creativo in uno strumento che fino ad allora ne aveva conosciuti pochi) a emergere è il gioco di squadra. In pratica abbiamo ache fare con un triangolo equilatero ed è notevole che un musicista in ascesa come Evans non approfitti del "suo" piano trio per fare la star.

Si mette invece al servizio della musica e non lo fa nemmeno da compositore, visto che parliamo per lo più di standard, anche abbastanza noti.

Il bello di quel disco è il "come si capiscono" i tre, che rimangono perfettamente sul pezzo - è un grande disco, a suo modo rivoluzionario, ma non è quel che si dice un disco "radicale" -, ma nello stesso tempo dialogano alla grande, in modo non scontato e senza mai prevaricarsi tra loro (quando parlavo di luoghi comuni mi riferivo ai tipici "assolo sboronata" o al "jazz in cui tutti suonano acasaccio"). Fluidità ed elasticità della musica e del modo leggiadro ma al tempo stesso profondo di interpretare una canzone in quel disco lì stanno ai massimi livelli.

Se quel disco ti piace molto o ti piace poco è un altro bell'indizio.

A mio modo di vedere "A Love Supreme" non gli è così lontano, specie se teniamo conto dello straripante talento strumentale di Coltrane, che in quell'album è tenuto a freno non tanto nella creatività (e per fortuna!) ma nella priorità di mantenere l'equilibrio formale al primo posto, senza sbavare su nulla ma rimanendo sempre lontani dai rigori della musica classica, troppo "scritta" e rigida* nel momento della performance dal vivo.

 

 

* su questo si potrebbe polemizzare all'infinito, perchè sto vendendo una lettura molto grossolana di cosa sia l'interpretazione nella musica classica, però diciamo che in termini di spregiudicatezza interpretativa non è solo un luogo comune pensare che, in genere, il jazz superi la classica


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#31 slothrop

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Inviato 28 febbraio 2018 - 17:25

x simon: no, ma pure io son sempre per l'anarchismo metodologico, per dirla alla Feyerabend e riferendomi a quel che dite tu e wago. In questo caso però Cliff ha chiesto in modo esplicito e penso gli occorra prima di tutto capire cosa sta cercando e cosa no. Per ora mi sono limitato non tanto a consigliargli ma a chiedergli se gli piace il trio di Bill Evans, perchè è un modo di approcciare il jazz che porta con sé una filosofia molto specifica.


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#32 Cliff

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Inviato 28 febbraio 2018 - 17:35

x simon: no, ma pure io son sempre per l'anarchismo metodologico, per dirla alla Feyerabend e riferendomi a quel che dite tu e wago. In questo caso però Cliff ha chiesto in modo esplicito e penso gli occorra prima di tutto capire cosa sta cercando e cosa no. Per ora mi sono limitato non tanto a consigliargli ma a chiedergli se gli piace il trio di Bill Evans, perchè è un modo di approcciare il jazz che porta con sé una filosofia molto specifica.

 

In realtà non credevo di essere stato molto specifico, comunque per me va bene tutto, anche postare o semplicemente scrivere delle cose che a voi più piacciono, quindi ben vengano anche cose lontane dalle mie linee guida.

Probabilmente mi interessava saperne di più da voi, della vostra idea di Jazz ecc...invece che cercarle qua e la nella sezione, una roba un po' egoistica insomma.


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Ha detto bene il presidente del coni, che il mondo dei dilettanti...chapeau. On duà parler français monsieur, mettenan nous parlon français, tout suit, ma la question n’est parer, n’est pas, comme ça [Carlo Tavecchio]


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#33 pooneil

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Inviato 28 febbraio 2018 - 17:38

cliff com'è andata con la Raggi in Messico?

tu sei un mezzo dipendente pubblico no?


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#34 Cliff

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Inviato 28 febbraio 2018 - 17:48

cliff com'è andata con la Raggi in Messico?

tu sei un mezzo dipendente pubblico no?

 

Mangiato pesante?

 

Scherzi a parte, ha tutta l'aria di una domanda di stampo piersano asd


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#35 pooneil

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Inviato 01 marzo 2018 - 08:39

175943883-ad4e0ce6-f858-4492-88ae-dbae61

 

non fare il furbo!


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#36 Cliff

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Inviato 01 marzo 2018 - 08:52

Dovrò rassegnarmi all'idea che sono il sosia di ogni pelato con gli occhiali da sole


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#37 pooneil

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Inviato 01 marzo 2018 - 09:48

beh ma mica ti devi vergognare di essere dei 5stelle, anzi ormai puoi rivelare a tutti che Filippo è un tuo fake

 

ti dò il buon esempio dicendo che Snoopa è un (dei tanti) mio fake, infatti i più acuti hanno già notato che letto al contrario diventa

 

a poo ns

 

per cosa stia ns penso che ci arrivino tutti 


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#38 lazlotoz

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Inviato 01 marzo 2018 - 10:52

"Kind of blue", emblema del "modale", potrebbe già stare in categoria 2, benchè si tratti naturalmente di un "super classico".

 

Come spunto stilistico ti hanno già dato, secondo me, un ottimo consiglio con il trio classico di Bill Evans e il suo live at Village Vanguard. Naturalmente si può suonare il jazz in tantissimi modi (sennò non sarebbe divertente...), però come lo fa Evans in particolare in quell'album è illuminante su cosa sia lo stile e su certi luoghi comuni. Nonostante siano tre musicisti straordinari (il bassista LaFaro si mette in luce proprio perchè è un virtuoso molto creativo in uno strumento che fino ad allora ne aveva conosciuti pochi) a emergere è il gioco di squadra. In pratica abbiamo ache fare con un triangolo equilatero ed è notevole che un musicista in ascesa come Evans non approfitti del "suo" piano trio per fare la star.

 

 

Sottolineo solo come LaFaro sia forse il primo rivoluzionario del suo strumento per quel che ne so io. L'ho sempre visto come il Jaco Pastorius del contrabbasso. Ed è morto a 25 anni.

Il suo parallelo è Charlie Haden, che invece ha continuato per un bel po'.


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#39 dick laurent

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Inviato 01 marzo 2018 - 11:41

 

"Kind of blue", emblema del "modale", potrebbe già stare in categoria 2, benchè si tratti naturalmente di un "super classico".

 

Come spunto stilistico ti hanno già dato, secondo me, un ottimo consiglio con il trio classico di Bill Evans e il suo live at Village Vanguard. Naturalmente si può suonare il jazz in tantissimi modi (sennò non sarebbe divertente...), però come lo fa Evans in particolare in quell'album è illuminante su cosa sia lo stile e su certi luoghi comuni. Nonostante siano tre musicisti straordinari (il bassista LaFaro si mette in luce proprio perchè è un virtuoso molto creativo in uno strumento che fino ad allora ne aveva conosciuti pochi) a emergere è il gioco di squadra. In pratica abbiamo ache fare con un triangolo equilatero ed è notevole che un musicista in ascesa come Evans non approfitti del "suo" piano trio per fare la star.

 

 

Sottolineo solo come LaFaro sia forse il primo rivoluzionario del suo strumento per quel che ne so io. L'ho sempre visto come il Jaco Pastorius del contrabbasso. Ed è morto a 25 anni.

Il suo parallelo è Charlie Haden, che invece ha continuato per un bel po'.

 

 

oddio, dipende da che intendi per rivoluzionario, molti citerebbero gente come Jimmy Blanton o anche bassisti precedenti (poi io LaFaro non l'ho mai amato proprio perchè sugli assoli di contrabbasso spesso la vedo un po' come Checco Zalone).  Il terzino alla Roberto Carlos che sale e tira in porta va bene in certe occasioni, ma se poi sei scoperto prendi gol (passatemi l'orrenda metafora)


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#40 lazlotoz

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Inviato 01 marzo 2018 - 11:56

 

 

"Kind of blue", emblema del "modale", potrebbe già stare in categoria 2, benchè si tratti naturalmente di un "super classico".

 

Come spunto stilistico ti hanno già dato, secondo me, un ottimo consiglio con il trio classico di Bill Evans e il suo live at Village Vanguard. Naturalmente si può suonare il jazz in tantissimi modi (sennò non sarebbe divertente...), però come lo fa Evans in particolare in quell'album è illuminante su cosa sia lo stile e su certi luoghi comuni. Nonostante siano tre musicisti straordinari (il bassista LaFaro si mette in luce proprio perchè è un virtuoso molto creativo in uno strumento che fino ad allora ne aveva conosciuti pochi) a emergere è il gioco di squadra. In pratica abbiamo ache fare con un triangolo equilatero ed è notevole che un musicista in ascesa come Evans non approfitti del "suo" piano trio per fare la star.

 

 

Sottolineo solo come LaFaro sia forse il primo rivoluzionario del suo strumento per quel che ne so io. L'ho sempre visto come il Jaco Pastorius del contrabbasso. Ed è morto a 25 anni.

Il suo parallelo è Charlie Haden, che invece ha continuato per un bel po'.

 

 

oddio, dipende da che intendi per rivoluzionario, molti citerebbero gente come Jimmy Blanton o anche bassisti precedenti (poi io LaFaro non l'ho mai amato proprio perchè sugli assoli di contrabbasso spesso la vedo un po' come Checco Zalone). Il terzino alla Roberto Carlos che sale e tira in porta va bene in certe occasioni, ma se poi sei scoperto prendi gol (passatemi l'orrenda metafora)

 

Sì, rivoluzionario forse è un aggettivo un po' forte... ma pensavo che il parallelo con Jaco chiarisse. Diciamo che è quello che ha portato lo strumento più avanti, meno gregario. 

Ma non è che lo dico con degli studi alla mano. Se mi contraddici va bene e imparo qualcosa...  ^_^


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#41 wild horse

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Inviato 01 marzo 2018 - 13:06

Dovrò rassegnarmi all'idea che sono il sosia di ogni pelato con gli occhiali da sole

 

Non ha un decimo del tuo carisma. Lo vedi ad occhio nudo che non potrebbe tenere nulla in equilibrio sul cranio


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#42 dick laurent

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Inviato 05 marzo 2018 - 21:46

 

 

2 - uno stile interpretativo, un "modo" di suonare attraverso il quale si può approcciare ogni tipo di repertorio. Inizialmente toccò agli standard di Tin Pan Alley (a tutti gli effetti secondo me inseribili nel filone al punto 1) 

 

 

ne approfitto per chiederti una cosa a questo proposito visto la tua passione per il Giappone. Conosco standard prodotti in diversi nazioni (che so, anche paesi come l'Italia o l'Argentina ne hanno un paio), che mi dici del paese del sol levante? Esistono brani che anche solo a livello nazionale si sono imposti e vengono riproposti di frequente? Intendo sia cose scritte da musicisti pop (o anche altri generi) sia da compositori più strettamente jazz.

Perchè la cosa più vicina a uno standard giapponese che conosco è "Left alone" del non esattamente giapponesissimo Mal Waldron


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#43 dick laurent

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Inviato 05 marzo 2018 - 23:21

ma è addirittura uno standard il tema di Lupin?


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#44 dick laurent

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Inviato 06 marzo 2018 - 00:23

Pensando ad un brano giapponese su cui si possa improvvisare mi è venuto in mente quello, ma più che altro forse è proprio il concetto di standard che è squisitamente americano, tu ad esempio per standard italiano che intendi?
 

 

Estate di Bruno Martino per esempio è suonata in tutto il mondo. Senza fine di Paoli anche se non a quel livello l'ho sentita varie volte, e non solo in Italia. Ma c'è pure un libro che raccoglie pezzi che sono standard italiani (c'è un anteprima anche su google libri se ti interessa). Ci sono volendo pure i pezzi composti da italiani emigrati tipo Whispering di Vincent Rose). La Francia ha prodotto la famosissima Autumn leaves per esempio, l'Inghilterra ne ha diversi (A nightingale sung in Berkeley square, o Lullaby of Birdland), l'Argentina ha Sometime ago, il Brasile ne ha un sacco. Anche nell'est europa ce ne sono alcuni (mi viene in mente Dark blue world) o alcuni classiconi suonatissimi di Bronislaw Kaper tipo Invitation  o On a green dolphin street. Più o meno questa roba, anche se magari ci sono anche cose più recenti. Insomma pezzi di una certa qualità musicale che si sono imposti. Poi a dirla tutta della diffusione mi frega il giusto, mi interessa soprattutto trovare dei bei pezzi.


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#45 slothrop

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Inviato 06 marzo 2018 - 07:43

Il jazz arriva in Giappone addirittura sul finire degli anni '10 e negli anni '30 già comincia a imporsi al punto di cambiare i costumi sociali del Paese.

Questo è il mio volume di riferimento:

https://www.dukeupre...n/?viewby=title

 

E in proposito scrissi qualcosa qui, anche se l'articolo è per lo più rivolto al free-jazz nipponico degli anni '70:

http://www.blowupmag...agosto-2011.asp

 

Deto ciò, come scrive Sandor Krasna i generi "novecenteschi" per eccellenza in Giappone sono l'enka e il kayokyoku, tecnicamente musiche "yogaku" - cioè di derivazione occidentale -, che però sono a tutti gli effetti patrimonio identitario del Sol Levante.

Detto che anche secondo me il tema di Lupin III di Yuji Ohno può passare per standard, il punto non è tanto il fatto di in sé di essere improvvisabile ma proprio la popolarità intrinseca della canzone, fermo restando che poi i jazzisti improvvisano più volentieri dove il terreno lo consente. Ma un brano come questo super classico di Kyu Sakamoto, famoso in tutto il mondo, ha una valanga di versioni:

https://www.youtube....h?v=C35DrtPlUbc

 

Poi i giapponesi improvvisano un po' su tutto: Otomo è famoso per le sue interpretazioni dei moderni standard del jazz americano (in particolare Ornette Coleman), mentre musicisti fusion come Masayoshi Takanaka facevano il samba sul tema di Star Wars:

https://www.youtube....h?v=NGJrPHJsMRU

 

Detto ciò, ne so molto meno di quanto vorrei, faccio fatica ad indicarti con precisione quali brani enka, kayokyoko o min yo (il folk vero e proprio) siano entrati più o meno comunemente nel patrimonio dei jazzisti giapponesi. Una decina d'anni fa, per esempio, il sassofonista Kazutoki Umezu fece un disco di clarinetto jazz su classici Enka, quindi esistono eccome operazioni del genere, solo che purtroppo non ne so abbastanza.


  • 2

#46 dick laurent

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Inviato 06 marzo 2018 - 11:22

Detto che anche secondo me il tema di Lupin III di Yuji Ohno può passare per standard, il punto non è tanto il fatto di in sé di essere improvvisabile ma proprio la popolarità intrinseca della canzone, fermo restando che poi i jazzisti improvvisano più volentieri dove il terreno lo consente. Ma un brano come questo super classico di Kyu Sakamoto, famoso in tutto il mondo, ha una valanga di versioni:

https://www.youtube....h?v=C35DrtPlUbc

 

 

questa non l'avevi per caso messa in una battle qualche anno fa? Perchè mi suona familiare in effetti.

Comunque si, in generale non basta che un jazzista o due decidano di provare a improvvisarci, altrimenti pure La sagra della primavera (di cui peraltro credo di aver sentito almeno quattro o cinque interpretazioni jazzistiche, è un quasi standard asd) o Smells like teen spirits lo sarebbero. I jazzisti improvvisano su un botto di roba diversa, da Monteverdi ai temi di Star Wars e Lupin che avete postato a boh, Britney Spears (non lo so in realtà di Britney, l'ho buttata lì ma non mi stupirebbe) specie oggi, in mancanza di un canone consolidato


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#47 slothrop

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Inviato 06 marzo 2018 - 12:40

non credo di averlo postato io, magari gozer. Comunque è una canzone famosa, conquistò persino l'hit-parade americana!


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#48 simon

    Scaruffiano

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Inviato 06 marzo 2018 - 12:41

Ovviamente il topic che poteva essere una meravigliosa possibilità per postare cose meravigliose, spaziando per cento e passa anni di avanguardia, sta ritornando al dialogico, seppur di nobile livello.

 

Ad un certo punto si continua a parlare di Giappone, ma tranne pochi artisti dediti al jazz come Sakata e Takayanagi, e gli eroi dell'avant rock di cui anche tu spesso hai parlato su Blow Up, sono poco interessato...

 

Visto che il ragazzone ama visceralmente il rock, qui ti becchi almeno due geni: il chitarrista ha trovato una degna celebrazione su quella rivista mensile, ascoltalo pure quì.

 

15eebzr.jpg

 

e se ti piace Miles Davis in versione funk Prince... ecco prova questo cofano (lo trovi facilmente gratis in rete)

 

2lwsqax.jpg

 

 

... visto che sei un ragazzo predisposto al crossover ti consiglio VIVAMENTE di fiondarti su questo complesso krautrock che è praticamente guidato telepaticamente dal sassofonista, uno dei gruppi forse più underground del krautrock, ma incredibilmente affascinanti.

 

 

 

 

PS: l'utente che scrive su Blow Up è un assoluto genio in quanto scrive articoli davvero importanti senza mai scadere nell'auto-fiction alla Zingales, ma è libero di poter creare pagine indimenticabili.

 

 

questo ovviamente è per lui, che sotto sotto è jazz sotto mentite spoglie 

 


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CARMELO BENE
 

 

 


#49 dick laurent

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Inviato 06 marzo 2018 - 13:35

Sandor: per popolarità comunque intendevo tra i musicisti, più che tra le masse (se ho capito quello che stai dicendo). Anche nel jazz americano gli standard non sono necessariamente pezzi popolarissimi, ma lo sono tra i musicisti (penso a pezzi tipo Ramblin o Lonely Woman di Ornette Coleman, o alle composizioni molto cerebrali di Wayne Shorter o Monk.) Comunque penso che anche se qui l'avanguardia che forse qui arriva di più (o almeno la mia impressione è che in italia siano più ""famosi"" Masahiko Satoh o Masayuki Takayanagi che cose più classiche) che esista anche un mainstream. A parte quel bel disco di Fukui mi viene al volo in mente Toshiko Akiyoshi che è davvero famosa e non solo in giappone.

Ah comunque parlando di cose dallo spirito abbastanza rock, com'è che si chiamava quel gruppo che faceva una specie di versione "pop" e molto energica dell'Art ensemble of chicago (definizione un po' del cazzo, ma se pensate a "theme de yoyo" immagino che qualcuno possa arrivarci)?


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#50 slothrop

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Inviato 06 marzo 2018 - 18:02

E' meglio che facciamo un topic a parte, regaz, perchè sulla popolarità di Ryo Fukui io avrei molto da ridire, a meno che non mi si dimostri che tale popolarità si motiva con qualcosa di diverso da un album caricato su youtube e spinto a milionate di visualizzazioni non si sa come.

Un onesto album hard-bop, anzi bello non solo onesto, ma a me non risulta che Fukui sia stato un musicista particolarmente importante, solo che ultimamente me lo ritrovo spesso per effetto degli algoritmi di youtube.

 

Sandor, ti invito senza alcuna polemica a spiegarmi cosa ti spinge a credere che sia famoso, davvero è una cosa che mi interessa perchè questa cosa della musica giapponese la seguo da anni, e su mezzi anche poco internettari tipo libri stampati, quasi sempre di docenti universitari, e allora per quanto io ne sappia comunque poco rispetto a quanto vorrei (documentarsi sul Giappone è difficile anche se ci perdi tempo, e poi è un mare magnum falcidiato anche da trappole culturali continue), a me davvero non risulta che Fukui sia così importante.

 

 

Per quel che so, negli anni '30 in Giappone ci fu una vera jazz-craze, come in altri paesi sviluppati. L'epoca d'oro dell'Enka dovrebbe essere più avanti, tra gli anni '50 e '60. Occhio che si tratta comunque di due cose non del tutto paragonabili, poichè l'enka è musica melodica che fa di tutto per rimandare alla tradizione e a una forma piagnucolosa di nazionalismo (poi lascia stare che anche qui si annidi il germe della musica occidentale...), mentre il jazz di quegli anni era musica da ballo, con tutt'altri scopi e una storia diversissima (osteggiata in Giappone tanto dai tradizionalisti quanto dai benpensanti). Credo abbia agitato tumulti sociali superiori rispetto al rock'n'roll degli anni '50, poi ovviamente nei '60 il rock e le sue variabili nipponiche (dal foku al city-pop fino all'hard di japrocksampler) si è fatto sentire.

 

Giustamente tiri in ballo lo shibuya kei, una forma di musica modaiola degli anni '90 che aveva molto jazz nel dna, molto più di quanto ne avessero le coeve musiche trendy occidentali (ok, c'era il downtempo, ma nel complesso non è pop quanto lo shibuya kei e tanta musica nipponica di oggi, più o meno indie, flirta non poco con il jazz, sempre più dei corrispettivi occidentali). Anche per questo penso che il jazz in Giappone sia radicato eccome, magari in una nicchia ma parliamo di una nicchia enorme, vedi due fenomeni in particolare. Uno è quello delle mitiche stampe sacd giapponesi di dischi jazz. L'altra sono i jazz kissa, bar in cui si può stare ore ad ascoltare i dischi jazz. Furono una sorta di rifugio per gli appassionati quando il jazz, così scandaloso, venne bandito, e diventarono una culla per la controcultura underground nipponica. Esistono ancora, eh, trovi dei documentari in rete.


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