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Libri Jazz


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26 replies to this topic

#1 Trickster017

    Rocker statale

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Inviato 09 ottobre 2017 - 17:05

Non so se sia già affrontato il tema, ma non mi sembra.

Ho comprato da poco questo libro e devo dire che il mio giudizio è molto positivo. Finora ho letto una cinquantina di pagine e lo trovo divertente, acuto, mai noioso. 

 

"Non è solo musica, il jazz. È anche un modo di stare nel mondo, e un modo di stare con gli altri. Al cuore della sua “filosofia” ci sono l’unicità e il potenziale di ciascun individuo, uniti però alla sua capacità di ascoltare gli altri e improvvisare insieme a loro. È stato creato dai discendenti degli schiavi, ma sa parlare di libertà. È figlio della malinconia del blues, ma sa lasciarsi andare alla felicità più pura. Le sue radici sono nella tradizione, ma la sua sfida è la continua innovazione. E anche se vive di tensioni armoniche e ritmiche, ha saputo e sa essere ancora messaggero di pace.Wynton Marsalis fa leva sulla sua eccezionale storia artistica e sull’eredità dei grandi maestri per introdurci in questo universo fatto di opposti che si riconciliano. Con la passione del protagonista racconta storie del presente e del passato. Con la competenza dello studioso spiega cosa e come ascoltare. E soprattutto mostra come le idee centrali del jazz possano aiutare le persone e le comunità a cambiare il loro modo di pensare e di agire, con se stesse e le une con le altre."

 

 

 

marsalis.jpg


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#2 kebab

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Inviato 09 ottobre 2017 - 19:44

L’ho letto a fine estate e non mi è piaciuto per niente. Anzi, a essere sinceri l’ho proprio odiato. È conservatore in maniera quasi ossessiva e tocca vette di passatismo e retorica nostalgica che mi hanno innervosito. Per alcune settimane non ho potuto ascoltare una nota dei Marsalis senza pensare ad alcuni passaggi del libro e provare un fastidio profondo. Buona lettura!
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#3 Trickster017

    Rocker statale

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Inviato 09 ottobre 2017 - 20:03

Sul fatto che Marsalis sia conservatore ti devo dar ragione. Almeno stando a quello che ho letto nelle prime 50 pagine.
Il "problema" è che in un certo senso, nel jazz, conservatore lo sono anch'io! Non che mi piaccia solo il jazz degli anni cinquanta o ancora precedente, però devo dire che la perdita di un certo modo di fare swing la sento anch'io. Lo dico anche da musicista (modestissimo), oltre che da ascoltatore. Pur non suonando jazz, capisco bene certe nostalgie di Marsalis, che tra l'altro ho ritrovato in certa misura nei pensieri di amici jazzisti.

Ma è sempre possibile che nel tempo la mia concezione cambi, perché non posso dirmi certo un esperto di jazz (tutt'altro).
È comunque mia intenzione riprendere delle frasi dal libro e riportarle qui, per dare modo a tutti di conoscere qualche aneddoto o altro, e se possibile di discuterne.

Non posso però negare che la passione che Marsalis dimostra per la musica e il suo modo di comunicarla mi affascina non poco.
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#4 Bernardus

    Roadie

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Inviato 10 ottobre 2017 - 10:39

Premetto che non sono un fan di Marsalis(ma amo il jazz in maniera quasi viscerale) perciò non posso dirti se leggerò il libro in questione(ho anche un problema con alcuni libri targati Feltrinelli). 

 

Quello che posso "darti", da amante della musica jazz(e del genere biografico ed autobiografico annesso)sono solo alcune idee che mi sono fatto in questo vasto campo letterario:

 

1) Le autobiografie sono quasi sempre la scelta ideale

 

2) Nel caso delle biografie, malgrado il valore dei soggetti trattati, la penna dello scrittore è una discriminante troppo grande.

 

Tra quelle che ho letto ce ne sono alcune imprescindibili,altre meno. In particolare, penso che:

 

1)L'autobiografia di Miles Davis sia un documento d'insestimabile valore. Viene nominato quasi ogni musicista della scena, questo perchè Miles ha suonato con chiunque. E di quasi ogni musicista si ha un giudizio (a volte anche dissacrante)   da parte di  uno dei più grandi musicisti di sempre. Si legge che è un piacere. Aspetto negativo è una visione forse troppo Daviscentrica della scena ma diciamo pure che non aveva tutti i torti

 

2) L'autobiografia di Dizzy Gillespie è forse il top dei top. Oltre ad essere un libro piuttosto voluminoso(ben oltre le 500 pagine) supera per veridicità e quindi importanza qualsiasi altro libro  letto sull'argomento. Questo perchè, oltre a fare una panoramica su tantissimi  jazzisti del periodo(tantissimi ma meno che nell'autobiografia di Davis) ha un dualismo fantastico negli aneddoti raccontati. Da un lato la versione dei fatti secondo Dizzy, dall'altro lo stesso evento raccontato da chi ha vissuto direttamente con lui il momento. Ogni volta quindi ci si ritrova con due versioni dei fatti o anche più. E ciò che emerge è che Dizzy spesso dica il vero e sia obiettivo circa i fatti raccontati ma  non mancano  delle smentite. Letteralmente divorato

 

3)Biografia di Coltrane. Il personaggio in questione è una leggenda ma il fatto che sia "semplicemente" una biografia si accusa a livello di mordente e presa che il libro fa sul lettore. è una biografia che può essere più apprezzata dal musicista che dall'ascoltatore medio. La vita di Coltrane infatti è tutta incentrata sullo studio, cercato con disperazione. Quindi le pagine abbondano di spartiti, nozioni sui metodi di studio usati e di stralci di scale o elementi che Coltrane studiava in un dato momento della sua vita. Evitabile

 

4)Biografia di Monk. Parte male, con un'introduzione  troppo lunga e faraginosa che descrive le origini della famiglia Monk, partendo dall'ottocento e dai campi di cotone degli schiavi. Questo mattone di oltre 600 pagine non riesce ad essere scorrevole. La vita di Monk è stata forse meno romanzesca di altri jazzisti(nonostante fosse a dir poco un personaggio) ma basterebbe parlare della sua musica in maniera più diretta. Troppe volte ci si dilunga in riflessioni poco pertinenti. Rinunciabile

 

5)Biografia di Pastorius. Assai più breve delle solite, poco più di 100 pagine il che non è proprio il massimo per un libro che comunque costa parecchio. Vita interessantissima descritta in maniera didascalica ma efficace. a Fine volume una raccolta di punti di vista di tutti i bassisti principali della scena sulla figura di Pastorius. Da leggere solo dopo aver approfondito altro.

 

6)Autobiografia di Mingus: non sono altro che i pensieri di un folle. Scritta  quando ormai aveva perso la cotenna(ultima parte della sua vita) al punto che si rivolge a se stesso come "Il mio piccolo Charlie". Di musica si parla poco o niente, più che altro vengono dette boiate, ecco. I punti nevralgici di questa autobiografia sono: la presunta abilità di Mingus nel menare le mani e  la ancor più presunta abilità da latin lover. Da leggere solo se si vuole entrare nella mente di un pazzo. Come "documento" vale zero.

 

7)Biografia di Duke Ellington: partendo da un periodo antecedente rispetto ai jazzisti citati  ma arrivando comunque ad un'epoca dove, i sempre sopracitati erano attivi, questo libro ben scritto,chiaro nell'esposizione, ci accompagna per mezzo secolo di musica. Promosso a pieni voti.

 

Infine c'è un libro che, mi sono sempre ripromesso di acquistare ma che ho sempre bypassato avendo poi virato verso altri autori ed altri generi. Premetto che ha pareri ottimi e quasi unanimi da parte di chi lo ha letto. Il titolo? Natura morta con custodia di sax di Geoff Dyver. Sono sette storie sul jazz o meglio su grandi personaggi della storia del jazz. Ognuna di queste storie è intervallata dallo scorrere di  un viaggio in treno di  Duke Ellington ed il suo sassofonista. Credo valga la pena leggerlo anche se in realtà è più un giudizio dato "a fiducia".


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#5 Trickster017

    Rocker statale

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Inviato 10 ottobre 2017 - 11:24

Adoro le biografie e ne ho lette diverse in campo politico, musicale e di celebri pittori. Scavare nella vita di persone che hanno avuto molto da dire è davvero stimolante. Mi piacciono anche alcune guide all'ascolto.

Il libro di Wynton Marsalis non è una biografia, ma il tentativo - finora posso dire riuscitissimo - di far amare al lettore la musica e soprattutto il jazz, raccontandolo con similitudini, aneddoti e spiegazioni a volte semplici a volte più filosofiche, ma comunque acute e divertenti. L'altro giorno una mia collega mi ha chiesto che cos'è un riff e non ho potuto fare a meno di citare Marsalis, che espone il concetto rifacendosi alla vita familiare di tutti i giorni. La mia collega è stata così entusiasta della spiegazione facile e calzante che mi ha subito detto che quel giorno stesso avrebbe spiegato ai suoi due figli molto piccoli (entrambi hanno iniziato a suonare da pochissimo) cos'è un riff.

 

Alla fine di una lettura posso verificare facilmente quanto un libro mi abbia preso: non solo dall'impressione generale che mi ha lasciato, ma dal numero di segni che lascio tra le pagine che meritano una rilettura. E devo dire che qui sto segnando dappertutto. 

Pur con il rischio di decontestualizzare alcuni concetti, riporterò qualche stralcio del libro che secondo me merita.


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#6 Bernardus

    Roadie

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Inviato 10 ottobre 2017 - 12:17

Si, avevo inteso non fosse una biografia. Ti avevo elencato quei libri in virtù del tuo essere neofita del genere. Che dire, qualche stralcio è cosa ben gradita, magari cambio idea, chissà. Che poi a me non piace i Marsalis musicista, pur preparato che sia. Magari il Marsalis scrittore mi prende diversamente, qualche stralcio può essermi utile per un libro che altrimenti non credo comprerei a naso.


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#7 Trickster017

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Inviato 10 ottobre 2017 - 12:45

Si, avevo inteso non fosse una biografia. Ti avevo elencato quei libri in virtù del tuo essere neofita del genere. Che dire, qualche stralcio è cosa ben gradita, magari cambio idea, chissà. Che poi a me non piace i Marsalis musicista, pur preparato che sia. Magari il Marsalis scrittore mi prende diversamente, qualche stralcio può essermi utile per un libro che altrimenti non credo comprerei a naso.

 

Infatti apprezzo moltissimo i tuoi consigli, visto che di biografie ne hai lette!

 

ma com'è sta storia dei libri Feltrinelli?


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#8 Bernardus

    Roadie

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Inviato 10 ottobre 2017 - 23:51

I libri Feltrinelli mi hanno giocato brutti scherzi. Hanno avuto la "felice" idea d'inserire delle postfazioni ad alcune raccolte di racconti e fin qui tutto ok. Peccato che queste postfazioni fossero piene zeppe di spoiler, con tanto di finali di altri romanzi! Non puoi parlarmi di Fitzgerald dicendomi il finale del grande Gatsby! E meno male che avevo letto Tenera è la notte perchè anche quello te lo spiattellano tutto!


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#9 Trickster017

    Rocker statale

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Inviato 19 ottobre 2017 - 10:47

W. Marsalis, da "Come il jazz...":

 

"Il jazz insegna a essere a tempo. Ci sono sempre tre fattori in gioco quando sei sul palco: il tempo reale (il freddo, implacabile trascorrere dei secondi e dei minuti), il tuo tempo (come tu senti il passare del tempo reale) e il tempo dello swing (come tu adatti il tuo tempo perché il tempo reale diventi il nostro tempo). Il tempo reale è una costante. Il tuo tempo è una percezione. Il tempo di swing è un'azione collettiva. Tutti nel jazz cercao di creare un'alternativa più flessibile al tempo reale".


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#10 maladiez

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Inviato 24 marzo 2018 - 15:14

Qualcuno mi saprebbe consigliare un buon libro sulla storia del Jazz? Su internet parlano molto bene di quello di Arrigo Polillo che ho visto alla Feltrinelli pero' è un mattonazzo anche perchè dopo la storia in sè fa anche alcune biografie dei singoli musicisti che al momento


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#11 woody

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Inviato 25 marzo 2018 - 11:01

Questa era la domanda che facevo circa 15 anni fa, quando iniziavo ad avere una conoscenza dignitosa del jazz e volevo approfondire un po' la cosa. È anche una domanda apparsa spesso su questi lidi, ma in linea di massima le risposte hanno da sempre latitato a parte appunto il libro di Polillo.

Io lo lessi quasi tutto, venne scritto nel 1960 e rieditato nei primi anni 70 con aggiornamenti e correzioni (vado a memoria, potrei essere impreciso con le date), mi mancano solo un paio di biografie che non lessi.
Mi sembrò fatto abbastanza bene, considerando anche che quando fu scritto le fonti critiche e di informazione a disposizione erano di sicuro scarse e si parla pure di un italiano, non certo di un newyorchese che viveva nella culla del jazz.

Non c'erano molti altri libri che mi venivano consigliati, me ne ricordo spesso uno sul free che però ai tempi era fuori stampa e non riuscii a trovare nemmeno ai vari negozi di usato qui a Firenze.
La cosa mi stupiva un po' ma se uno ci pensa bene, pure del rock non esiste un libro che ne ricostruisca la storia (se si esclude la roba di Scaruffi, ormai anch'essa sicuramente datata e comunque a parte l'opinione che uno ha del critico non credo siano testi che oggi possano avere un qualche valore) e sul rock escono molti più libri perchè ovviamente vende molto di più.

Io ai tempi mi lessi un po' di biografie o autobiografie, la migliore quella di Miles Davis (quasi un ministoria del jazz, dagli anni 40 a fine 80) anche se MAx Roach leggendola disse che il suo vecchio amico doveva essersi un po' rincoglionito nel frattempo perchè c'erano a detta sua diverse imprecisioni.
Quella di Chet Baker, interessante ma anche un po' noiosa, ben presto da biografia si trasforma in cronistoria dei luoghi in cui Chet comprava eroina (anche poco probabile che l'autore sia riuscito 20-30-40 anni dopo a sapere che il dato giorno nella data città Baker ha comprato droga nella tale piazza e quanta ne ha comprata etc...). Più di recente quella su Sun Ra, decisamente più divertente e ricca di aneddoti (ma nn poteva essere altrimenti visto il personaggio).

Quella di Mingus fu una delusione, uno dei miei musicisti preferiti, ma non è un autobiografia è più un insieme di deliri rimessi insieme un po' alla meglio dal suo psicologo (o psichiatra). L'unica cosa valida sono le due pagine di prefazione, credo le puoi trovare online, ti invoglieranno ma il resto è una noia.

Mi sono comprato pure una recentissima su Monk, mallopo di circa 600 pagine, presa così a scatola chiusa perchè trovata a sconto, dopo circa 20 pagine che la leggevo l'autore no nera ancora arrivato alla nascita di Monk perchè aveva ricostruito la storia dei suoi antenati dall'inizio dell'800. Non capisco come possa avere il minimo interesse nel lettore, non capisco come possa avere un minimo vaore storico (stiamo parlando di gente di colore poverissima nata all'inizio dell'800, non capisco minimamente come possa aver trovato informazioni su di loro, sul loro carattere e sulle loro condizioni di vita 200 anni dopo) e questa cosa oltre ad essere estremamente noiosa mi ha portato a dubitare della validità di tale libro/scrittore. Una successiva recensione da me letta, credo su Blow Up, desscriveva il libro come ricco di informazioni ma dalla lettura estremamente noiosa. Inutile dire che il libro è sempre li e non è minimamente stato ripreso in mano.
 


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#12 dick laurent

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Inviato 25 marzo 2018 - 13:06

Questa era la domanda che facevo circa 15 anni fa, quando iniziavo ad avere una conoscenza dignitosa del jazz e volevo approfondire un po' la cosa. È anche una domanda apparsa spesso su questi lidi, ma in linea di massima le risposte hanno da sempre latitato a parte appunto il libro di Polillo.

Io lo lessi quasi tutto, venne scritto nel 1960 e rieditato nei primi anni 70 con aggiornamenti e correzioni (vado a memoria, potrei essere impreciso con le date), mi mancano solo un paio di biografie che non lessi.
Mi sembrò fatto abbastanza bene, considerando anche che quando fu scritto le fonti critiche e di informazione a disposizione erano di sicuro scarse e si parla pure di un italiano, non certo di un newyorchese che viveva nella culla del jazz.
 

 

magari sbaglio, ma magari il problema non è la mancanza di libri sul jazz, ma di libri con l'impostazione richiesta da maladiez (poi magari ce ne sono e non lo so). Per esempio i libri sul jazz classico di Gunther Schuller sono essenziali, ma trattano appunto il jazz classico (a parte Musings, che parla anche di musicisti jazz del free ma non è centrato su quello) . Molti hanno un taglio basato su singoli musicisti, o sul repertorio, o su un genere.

Buttando lì qualche nome:

Gunther Schuller: Il jazz: il periodo classico

Gunther Schuller: Il jazz: l'era dello swing 

 Gary Giddins - Visions of jazz

Gary Giddins - Weather bird

Max Harrison - Essential jazz records

Ted Gioia - Storia del jazz

Ted Gioia - West coast jazz: modern jazz in California

Ted Gioia - Gli standard del jazz: una guida al repertorio

Whitney Balliett - American musicians: Seventy-one portraits in jazz

Stanley Crouch - Considering genius

Philip Larkin  - Jazz writings

Dan Morgenstern - Living with jazz

Martin Williams - The jazz tradition

Burt Korall - Drummin men: The heartbeat of jazz: the bebop years

 

roba come quelli di Gary Giddins e Ted Gioia sono certamente meno muffosi rispetto a Polillo, che personalmente non amo granchè (non che lo butterei via comunque, anche perchè non ci sono moltissime alternative). Però appunto ogni libro ha un taglio diverso, c'è quello che tratta l'evoluzione della batteria, c'è il libro sul cool jazz, c'è il jazz affrontato dal punto di vista degli standard comparando versioni diverse eccetera.

 

poi boh, di critici che hanno scritto cose interessanti ce ne sono altri che si possono nominare. DI roba italiana mi piacerebbe leggere "I segreti del jazz" e "storia del jazz" di Stefano Zenni e "le note al microscopio" di Marcello Piras.


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#13 Trickster017

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Inviato 25 marzo 2018 - 13:06

Qualcuno mi saprebbe consigliare un buon libro sulla storia del Jazz? Su internet parlano molto bene di quello di Arrigo Polillo che ho visto alla Feltrinelli pero' è un mattonazzo anche perchè dopo la storia in sè fa anche alcune biografie dei singoli musicisti che al momento


Io sono partito da questo:

https://www.amazon.i...fZdL&ref=plSrch

È abbastanza schematico e molto snello. Non cercavo un mattone anche perché già immaginavo che difficilmente vi avrei trovato tutte le risposte alle mie curiosità. E infatti...
Però è un buon inizio. E se poi decide di fermarti lì, almeno qualcosa sai.
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#14 woody

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Inviato 25 marzo 2018 - 13:57

 

Questa era la domanda che facevo circa 15 anni fa, quando iniziavo ad avere una conoscenza dignitosa del jazz e volevo approfondire un po' la cosa. È anche una domanda apparsa spesso su questi lidi, ma in linea di massima le risposte hanno da sempre latitato a parte appunto il libro di Polillo.

Io lo lessi quasi tutto, venne scritto nel 1960 e rieditato nei primi anni 70 con aggiornamenti e correzioni (vado a memoria, potrei essere impreciso con le date), mi mancano solo un paio di biografie che non lessi.
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magari sbaglio, ma magari il problema non è la mancanza di libri sul jazz, ma di libri con l'impostazione richiesta da maladiez (poi magari ce ne sono e non lo so). Per esempio i libri sul jazz classico di Gunther Schuller sono essenziali, ma trattano appunto il jazz classico (a parte Musings, che parla anche di musicisti jazz del free ma non è centrato su quello) . Molti hanno un taglio basato su singoli musicisti, o sul repertorio, o su un genere.


 

roba come quelli di Gary Giddins e Ted Gioia sono certamente meno muffosi rispetto a Polillo, che personalmente non amo granchè (non che lo butterei via comunque, anche perchè non ci sono moltissime alternative). Però appunto ogni libro ha un taglio diverso, c'è quello che tratta l'evoluzione della batteria, c'è il libro sul cool jazz, c'è il jazz affrontato dal punto di vista degli standard comparando versioni diverse eccetera.

 

poi boh, di critici che hanno scritto cose interessanti ce ne sono altri che si possono nominare. DI roba italiana mi piacerebbe leggere "I segreti del jazz" e "storia del jazz" di Stefano Zenni e "le note al microscopio" di Marcello Piras.

 

Si esatto, forse non si era capito cosa volessi dire. Comunque libri sul jazz è pieno, storie del jazz magari non complete ma comunque che analizzano tutto il 900 mi sa che di valide ce ne sono poche. Nnon a caso dicevo che pure nel rock stessa storia, anche li non è che manchino i libri, anzi, però un libro unico per la storia e gli sviluppi mi sembra amnchi pure li.
Quello di Zenni ce l'ho pure io, ma devo ancora leggerlo.
Divertente pure quello di Boris Vian (Jazz rassegna stramba) e mi ricordo che come guida all'ascolto, se uno ha un impostazione diciamo un po' "avant" era ottimo pure "guida al jazz" di Paolo Vitolo.

Non ho mai visto quello di trickster, ora sto uscendo, dopo se mi ricordo do un'occhiata.


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#15 maladiez

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Inviato 25 marzo 2018 - 14:18

Io al momento sto leggendo I segreti del jazz di Zenni che è più che altro una guida all'ascolto e devo dire mi sembra ben fatto però ecco ne volevo uno che parlasse della storia del jazz, gli inizi, i vari stili magari condito di interessanti aneddoti. Quello di Polillo sembrerebbe la scelta ideale solo che appunto da quello che ho capito sembrerebbe un po troppo datato. Se non troverò nulla prenderò quello.
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#16 Trickster017

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Inviato 25 marzo 2018 - 14:56

Se lo prendi, facci sapere com'è. Io piuttosto che puntare su un solo libro (ripeto, secondo me nessuno può offrire tutto quello che ognuno di noi cerca), ho preferito rubacchiare qua e là. Gli aneddoti li ho trovati in Come si ascolta il jazz (traduzione a cazzo di un libro che è in realtà fatto solo di conversazioni con artisti del jazz) e Come il jazz può cambiarti la vita (offre davvero tanti spunti). La guida all'ascolto l'ho trovata in Zenni e le biografie le ascolto da Wikiradio.
E poi c'è quello che ti ho consigliato.

Preferisco tanti piccoli libretti a un'unica insoddisfacente opera.
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#17 maladiez

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Inviato 25 marzo 2018 - 16:07

Quello di Marsalis sono pure tentato di prenderlo, in effetti sul web ho letto pero più commenti negativi che positivi.
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#18 Trickster017

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Inviato 25 marzo 2018 - 16:24

A me è piaciuto molto, come hai potuto leggere su. Posso capire qualche critica all'orientamento conservatore di Marsalis, ma anche chi se ne frega: non tocca minimamente, per quel che mi riguarda, quanto di bello ho trovato in queste 160 pagine.
Se vivessi a Roma, te lo presterei senza problemi.
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#19 maladiez

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Inviato 25 marzo 2018 - 17:57

Se vivessi a Roma, te lo presterei senza problemi.

:love6:


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#20 dick laurent

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Inviato 25 marzo 2018 - 19:30

A me è piaciuto molto, come hai potuto leggere su. Posso capire qualche critica all'orientamento conservatore di Marsalis, ma anche chi se ne frega: non tocca minimamente, per quel che mi riguarda, quanto di bello ho trovato in queste 160 pagine.
Se vivessi a Roma, te lo presterei senza problemi.

 

si ma infatti Marsalis quando parla del jazz classico sa assolutamente il fatto suo, il fatto che non apprezzi il free non toglie che sia un musicista preparatissimo. Ricordo un video molto bello dove spiega a delle scolaresche cosa è il jazz, come si improvvisa ed è roba che ho apprezzato molto.


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#21 Trickster017

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Inviato 26 marzo 2018 - 06:42

Ad ogni modo sono davvero colpito da come nessuno sia riuscito a scrivere un libro che spieghi al neofita totale, ma davvero totalmente a digiuno delle nozioni base, come funziona il jazz, come apprezzarlo, come coglierne i concetti chiave.
Penso che farebbe anche un buon successo.
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#22 Trickster017

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Inviato 08 agosto 2018 - 11:21

Questo sarà uno dei miei "libri" per l'estate. Lo so che l'estate è già cominciata da un pezzo, ma in realtà per me comincia davvero tra qualche giorno. Se a settembre non lo so a memoria, mi brucio una mano come  Muzio Scevola.

 

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#23 Lota

    Groupie

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Inviato 12 maggio 2020 - 09:07

Un libro che mi sento di consigliare a tutti gli amanti del jazz è questo, uscito 2 anni fa:

 41p+BoxO1+L._SX347_BO1,204,203,200_.jpg

 

https://www.playingchangesbook.com/


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#24 simon

    Scaruffiano

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Inviato 08 agosto 2021 - 00:12

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«Cresci a New York, ascolti i ritmi dei treni, ascolti i ritmi del vapore, ascolti ogni tipo di ritmo. I radiatori e i treni. Il che mi iniziò, credo, a quella che è stata definita wave music. Imparai a suonarla dalle onde. Ma no, ho sempre ascoltato: gli incidenti stradali, quando il cerchione vola via e cade a terra dopo lo schianto dello scontro, per cui c’è un altro suono che arriva. Ascoltavo tutte queste cose. E finii per metterle in musica.»
Barry Altschul

Fine anni Sessanta, periodo magico della cultura giovanile: il grande trombettista Miles Davis trasforma il proprio quintetto jazz spingendolo verso il funky e altri generi giovanili. In breve il gruppo (con Wayne Shorter al sax) cambia tutta la sezione ritmica, ma in questa nuova veste non entrerà mai in studio d’incisione, e per questo la critica lo chiama il Quintetto Perduto: Chick Corea è al piano elettrico, Dave Holland ai bassi, Jack DeJohnette alla batteria. Il critico Bob Gluck ne esplora la musica, che si rivela un amalgama straordinario di elettronica, ritmi metropolitani, interazione collettiva e sperimentazione pura. Ma Gluck va oltre, mostrando il tessuto connettivo fra quelle idee e le nuove avanguardie. Corea e Holland escono dal quintetto per formare il gruppo Circle con il batterista Barry Altschul e il sassofonista Anthony Braxton; Braxton e DeJohnette sono membri di un’associazione di sperimentatori da cui nasce un altro trio che Gluck ci fa riscoprire, il Revolutionary Ensemble. La musica d’allora era tutta percorsa da aneliti rivoluzionari.

 

 

Miles Davis e lo strano «quintetto fantasma» - Quodlibet


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„Non si può che confermarsi 'stranieri nella propria lingua'. Il plurilinguismo (crogiuolo di idioletti, arcaismi, neologismi di che trabocca il poema) è il contrario d'una accademia di scuola interpreti. È 'Nomadismo': divagazione, digressione, chiosa, plurivalenza, ecc. Il testo intentato è (deve essere) smentito, travolto dall'atto, cioè de-pensato.“

CARMELO BENE
 

 

 


#25 Mr. Atomic

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Inviato 15 agosto 2023 - 09:09

sto leggendo quello dell'ungherese Gonda, gran jazzista ungherese, scritto peró negli anni 70'. Ne vorrei mo uno piú recente, magari scritto in italiano. Per adesso sono indeciso tra questi due

 

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cosa mi consigliate? con HOEPLI si va abbastanza sul sicuro ma in molti mi han consigliato Ted Gioia come divulgatore top. 


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#26 dick laurent

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Inviato 15 agosto 2023 - 10:28

Non conosco l'altro ma Ted Gioia è molto bravo e un piacere da leggere. Anche il suo substack The honest brocker è sempre interessante. Poi anche se è vecchia e affronta sostanzialmente la storia del jazz fino agli anni cinquanta i volumi di Gunther Schuller sono ottimi. Anche quelli di Gary Giddins e Stanley Crouch. Crouch va detto, è piuttosto conservatore (pur essendo partito come allievo di Sunny Murray e avendo pure suonato con grossi musicisti free jazz) ma ha scritto cose molto valide.


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dai manichei che ti urlano o con noi o traditore libera nos domine


#27 woody

    Classic Rocker

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Inviato 15 agosto 2023 - 11:27

Gioia l'ho scoperto da poco, mai letto, però su youtube ho visto dei video suoi interessanti. Quindi non posso consigliarti il libro in questione però posso dire che è uno competente (mi è venuta voglia pure a me di leggere qualcosa di suo adesso  asd )


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