Scelte registiche abbastanza immotivate, come un interminabile giro di camera a 450°, lasciano poi qua e là perplessi.
va bene tutto, però questo no. al contrario, è un fine uso della grammatica horror, cioè il lavoro sul profilmico, gli angoli di ripresa, i movimenti di macchina etc. Mitchell rielabora il modello carpenteriano (lo slasher di Halloween) e fa un film su uno stato d'assedio semi-invisibile, che può colpire in qualsiasi momento da qualsiasi parte. per questo le lente panoramiche a 360° (con i soggetti che gradatamente entrano a fuoco), perché lo spettatore, in compartecipazione con i protagonisti, si aspettano di essere assaliti
D'accordo, ci può anche stare, e in effetti il mio primo pensiero - elementare - è stato proprio quello della sensazione dell'essere circondati. Subito dopo ho avuto però una sensazione di fastidio nei confronti del procedimento. Il motivo? Non mi ha trasmesso angoscia, come pure era nelle intenzioni (forse è un limite mio; se si può parlare di limiti personali quando un film del terrore non ti trasmette terrore...) La tecnica è andata al di là del suo scopo, è diventata ostentazione.
Comunque ok, poniamo che abbia esagerato, come è possibile, con lo "stiletto". Porterei tuttavia l'attenzione sul fatto che simili finezze possono promuovere solo a metà il film, visto che la storia, complessivamente, non è abbastanza convincente né, lo ripeto ancora una volta, terrificante (e altri hanno avuto la stessa impressione, vedo), ma anzi in taluni episodi è ridicola, poco riuscita.
E' alla luce di queste premesse che il mio voto non poteva che arrestarsi appena sotto la sufficienza.