Invito tutti a leggere quest'articolo pubblicato su Russia Today. C'è tutto il sostrato ideologico e quasi escatologico che sta muovendo l'attuale politica estera di PutinLa Nuova Fase della Politica Estera Russa: La Distruzione Costruttiva
Questo è un piano di guerra a lunga termine di cui l’Ucraina è solo un tassello. Ed è chiaro che Putin si senta investito anche della missione storica di attuarlo, aldilà di tornaconti personalistici che potrebbero ovviamente esserci, ma se comparati coi rischi non giustificherebbero azzardi del genere. Magari fosse solo una questione di opportunismo e convenienza politica.
A me non sembra nemmeno interessato ad un controllo territoriale dell’Ucraina e ad impelagarsi eccessivamente nella repressione della guerriglia urbana e restaurazione di un ordine. Si accetta tranquillamente il rischio, se non la certezza, di avere uno Stato fallito ai propri confini devastato da un’insurrezione e da una guerra civile che durerà probabilmente anni. Pur che funga da monito agli altri: o state con la Russia, o fate la stessa fine. E gli altri comprendono ovviamente, almeno, le Repubbliche Baltiche. Temo proprio che il prossimo fronte, quello decisivo, sarà lì. Vorrei capire se la NATO finirà per trattare sul loro status per evitare una guerra, che non è detto che sia nucleare, ma che avrebbe un rischio alto di diventarlo. Oppure se si deciderà che la linea rossa è quella. Nessuno vuole morire per Kiev, e neanche per Villnus, nè Tallin. Ma per un principio di ordine internazionale in cui non basta agitare una minaccia nucleare per riscrivere le carte geografiche ogni pochi mesi o per mandare a monte la credibilità un’alleanza difensiva, temo che si possa e si debba rischiare di morire. Perché se basta una minaccia nucleare allora perché dopo Tallin non ci può essere Varsavia, o Bucarest, o Praga? Dove finisce lo “spazio vitale” russo? Sono sinceramente sconcertato che ci siano anche qui sopra più o meno velate giustificazioni a una visione del Mondo che calpesta addirittura sul piano ideale il principio di autodeterminazione dei popoli per difendere un concetto di sfere di influenza o addirittura di guerre di conquista che non sa nemmeno di XX secolo, in cui almeno c’erano delle giustificazioni ideologiche, ma di Federico di Prussia with nukes. Come si può detestare così tanto il proprio Mondo, in cui si ha la fortuna di vivere almeno in regimi liberali , da usare due pesi e due misure ma a favore di regimi autoritari? Sembra di rivedere in diretta quei documentari su Hitler, nelle tattiche, nello scommettere su una risposta debole delle democrazie, in effetti apparentemente confermate dalle posizioni interne di chi pensa, e dietro condanne di facciata già fa trasparire, che un appeasement sia l’unica soluzione possibile per evitare una catastrofe, che purtroppo peró solo Putin stesso può scongiurare.
A fronte di questo l’aspetto energetico mi sembra perfino un tema minore, o per lo meno una logica conseguenza di scelte di natura strategica ancora più vitali. Bisogna capire se sarà resistenza o sarà appeasement, ma capendo cosa si vuole fare quando arriverà la pressione sui Paesi NATO. Se si vuole resistere, tanto vale farlo da subito, no?. Si riaprano le centrali a carbone (per la gioia della Polonia che è piena) e pure a gasolio se serve, la Germania può ritirare il phase out del nucleare,, si attivano le interrompibilità degli industriali, si abbassano i riscaldamenti, si comprano delle cazzo di stufe a pellet non lo so, tutto fa… Bisogna però diminuire la domanda di gas in modo drastico in Europa. Ma questo credo sia un obiettivo urgente comunque vada, la dipendenza dalla Russia non è più accettabile.
I prossimi due mesi non sono un problema enorme, l’inverno sta per finire, le riserve strategiche in Italia riescono bene o male a fare fronte, alcuni Paesi Europei sarebbero più in difficoltà di noi, altri meno. Ma il prossimo inverno poi sarebbe un disastro. Non si riescono a riconvertire così velocemente gli impianti industriali e domestici, e le misure che ho descritto prima se attuate per tutto l’inverno ci sbattono come minimo in una brutta recessione.
Dopo di che, secondo me, anche se non comprassimo più un metro cubo di gas russo, la Russia andrebbe sì in ginocchio, ma Putin ho i miei dubbi. La società russa sarà pure più variegata di quel che pensiamo ma uno Stato di guerra anche (speriamo) a non troppo alta intensità con l’Occidente potrebbe ricompattarla e giustificare una stretta repressiva su chi dissente. Bisogna però che noi ci sediamo a un tavolo in una posizione di minor debolezza possibile.