Stando alle cose che comunemente si leggono nella sezione rock del forum, sembra che un sacco di gente dia per scontato che l'approccio "free" alla materia jazzistica rappresenti tuttora l'avanguardia del settore. Se a questa credenza grossolana, per non dire proprio "sbagliata", aggiungiamo la distanza del gusto medio dell'ondarocker di oggi nei confronti dell'approccio free in generale, ecco che comprendiamo facilmente il perchè la materia jazzistica su questi lidi stia vivendo una delle stagioni di minore interesse di sempre.
E quindi ho pensato di aprire questo thread nel quale raccogliere musicisti e dischi che negli ultimi trent'anni abbiano rappresentato progressi nell'evoluzione del jazz partendo dal dato ritmico, quello che nel free-jazz comunemente inteso viene sgretolato da un approccio "lavico" e decostruttivo al massimo.
E dire che per tanti anni jazz è stato sinonimo di swing, in pratica di ritmo ballabile e in alcuni Paesi (ad esempio il Giappone) ha rappresentato la prima musica ballabile ad alto tasso "di promiscuità sessuale", facendo ciò che altrove avevan fatto (o avrebbero fatto) il valzer e il rock'n'roll.
Insomma, che la storuia del jazz e quella delle trasformazioni sul ritmo musicale siano connesse è un dato storico, anche se sappiamo che da una cinquantina d'anni a questa parte le avanguardie sul fronte ritmico stanno più nell'elettronica, nell'hip-hop e insomma in ambiti lontani dal jazz.
Non di meno negli ultimi decenni tanti importanti jazzisti hanno rinnovato il linguaggio "nobile" della musica afroamericana ripartendo proprio dal ritmo. Faccio alcuni nomi: Ornette Coleman con i Prime Time e in genere l'intero universo Free-Funk, nel quale possiamo prendere dentro anche il Miles Davis degli anni '70 (ma occhio, perchè con Miles ci avviciniamo pericolosamente al rock e rischiamo di pensare che il jazz sia sempre andato a rimorchio sul fronte ritmico). Negli anni '80 è emerso un musicista influente e straordinario come Steve Coleman con la sua teoria astrologico-ordinatrice del ritmo che si manifesta di circoli metrici ripetitivi ma subdolamente irregolari, una visione musica di enorme influenza sull'oggi. E' stato tra l'altro il primo a confrontarsi metodicamente con l'hip-hop e la drum'n'bass.
Poi penso al grande Henry Threadgill che alla lunga si è rivelato forse il più originale compositore di scuola Aacm e sul ritmo ha sempre puntato riesumando in una formula originalissma il suono delle brass-band, decostruendo il ragtime (nel trio Air) e ripescando parecchi elementi afrocubani (in alcuni dischi l'ha fatto anche Steve Coleman).
Questi sono primi spunti, l'idea insomma è quella di mettere insime un po' di dischi jazz molto incentrati sul ritmo che rappresentino un'evoluzione di questa musica.