vabbeh.
"rispondere con un'ovvietà pleonastica ad un post interpretato in modo paranoico non giova molto al senso di surrealtà, quanto piuttosto al senso di tedio".
Allora ci deve essere un equivoco di fondo, io non scrivo per divertirti, ma per comunicare con te; mi spiace deluderti sotto questo aspetto. L'aspetto surreale non mi interessa, i miei post sottendono sempre il reale e mai il surreale (di cui può forse trarre in inganno la forma). Adesso capisco la tua noia, credevi di poter trarre divertimento dai miei scritti, in quanto eri in cerca di aspetti che vanno oltre la realtà, e ti sei scontrato con la dura realtà delle mie affermazioni; da qui allora la noia. Detto questo, è interessante che tu trovi le mie interpretazioni frutto di uno stato paranoide, ma temo che sia un giudizio più dovuto alla stizza dell'aver capito che non era il surreale che ti offrivo, quanto il reale, e da qui sei inciampato sull'"ovvietà pleonastica" (rafforzativo che tradisce l'intenzione).
il problema dell'esistenza dell'oggetto è irrilevante: era l'interpretazione dell'oggetto che rendeva la risposta "non
esistente", perchè riferita ad un oggetto reso immaginario dalla propria interpretazione snaturante.
[che a sua volta ha messo su un piano immaginario l'interpretatore].
o del resto, se così non fosse, dovremmo, ad ogni occasione, passare il tempo a indicare all'interlocutore che il valore che si consegna ad un oggetto è frutto di una propria valutazione.
In alcuni casi è fondamentale farlo (come nel tuo), appunto perché si nota che il proprio interlocutore si dimentica di questa verità che l'interlocutore stesso omette perché è più facile lasciarsi andare nel giudizio emotivo (nel caso tuo uno stato "annoiato") che in uno costruttivo, laddove il primo è di natura distruttiva; e infatti il tuo "passiamo a cose serie" tendeva a distruggere quanto avevi emotivamente giudicato, motivo per cui è stato necessario redarguirti. Probabilmente la tua stizza è nata da questo monito, ovvero dall'essere svegliati da qualcosa che già di per sé ritieni una verità indiscutibile (e che tu hai dovuto minimizzare non a caso con "ovvietà pleonastica").