Young Adult (Jason Reitman)
#1
Inviato 11 marzo 2012 - 13:36
Tutte le informazioni qui:
http://ondacinema.it...oung_adult.html
#2
Inviato 11 marzo 2012 - 14:35
E qualcuno continua a dire che il cinema americano è sopravvalutato!
#3
Inviato 11 marzo 2012 - 20:57
#4
Inviato 11 marzo 2012 - 22:28
Nella recensione questa cosa si dice e se si vuole approfittare per intervenire sul tema che può diventare scottante se questa è la strada che hanno intrapreso, intervenite. E' ITmi interessava molto. ma vogliamo parlare un po' della decisione della Universal Pictures Italia di farlo uscire in 12 sale? (manco a Bologna eh). Ridicoli, semplicemente ridicoli.
#5
Inviato 13 marzo 2012 - 20:18
#6
Inviato 14 marzo 2012 - 00:47
negli Usa è uscito in home video la scorsa settimana e volendo si trova già un bel bluray rip. qualcuno mi aiuta a trovare dei sottotitoli in italiano??
mi accodo alla richiesta... con la sciagurata distribuzione magari si riesce a ottenere qualcosa tramite mulo/torrent?
#7
Inviato 14 marzo 2012 - 16:14
mi sa che non c'è ancora stata un anima pia che li abbia tradotti in italiano, ma a seconda delle lingue conosciute ci sono in
negli Usa è uscito in home video la scorsa settimana e volendo si trova già un bel bluray rip. qualcuno mi aiuta a trovare dei sottotitoli in italiano??
mi accodo alla richiesta... con la sciagurata distribuzione magari si riesce a ottenere qualcosa tramite mulo/torrent?
inglese: http://www.opensubti.../young-adult-en
francese: http://it.podnapisi....titres-p1505922
spagnolo: http://it.podnapisi....itulos-p1504604
I'm too old for this shit
#8
Inviato 14 marzo 2012 - 16:33
Io a Bologna ho visto la locandina davanti al Capitol.mi interessava molto. ma vogliamo parlare un po' della decisione della Universal Pictures Italia di farlo uscire in 12 sale? (manco a Bologna eh). Ridicoli, semplicemente ridicoli.
#9
Inviato 17 marzo 2012 - 11:14
Io a Bologna ho visto la locandina davanti al Capitol.
mi interessava molto. ma vogliamo parlare un po' della decisione della Universal Pictures Italia di farlo uscire in 12 sale? (manco a Bologna eh). Ridicoli, semplicemente ridicoli.
la prima al capitol è stata ieri sera
#10
Inviato 19 marzo 2012 - 13:05
#12
Inviato 19 marzo 2012 - 23:56
ha ragione Piero - se uno non fosse preso dal film così totalmente si potrebbe chiedere se è più bravo il regista la sceneggiatrice o aggiungo io l'attrice
non c'è vicolo cieco della sceneggiatura che non sia volutamente preso per poi uscirne con grazia - non c'è grottesco che non venga reso amaro o dolce comunque reale
mi è difficile però valutare i meriti oggettivi di questa storia per come incide nella carne viva della mia generazione con vari tagli - partire o restare ZAC - mestiere artistico mestiere alimentare ZAC - sognare ad ogni bivio di aver preso l'altra strada ZAC
soprattutto il sentirsi romantici, un pò demodè e intrappolati in un meccanismo che ti porta dove vuole lui come il nastro della cassetta dei bellissimi titoli di testa
#13
Inviato 21 marzo 2012 - 00:34
#14
Inviato 21 marzo 2012 - 10:12
I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.
(Samuel Beckett, “Malone Dies”)
#15
Inviato 21 marzo 2012 - 10:22
#16
Inviato 21 marzo 2012 - 10:31
Paloz: tu non vedi a causa dei culoni, pentiti
#17
Inviato 21 marzo 2012 - 10:44
E poi come si fa a non amare un film che parte con "The Concept" dei Teenage Fanclub e continua con Dinosaur Jr, Replacements, Lemonheads e Cracker...?
#18
Inviato 21 marzo 2012 - 10:50
E poi come si fa a non amare un film che parte con "The Concept" dei Teenage Fanclub e continua con Dinosaur Jr, Replacements, Lemonheads e Cracker...?
Ecco questo è esattamente quello che volevo dire: non c'è una divagazione sulla musica così ostentata (lui suona, i gusti generazionali di "Juno"); essa è fusa con la storia, completamente integrata.
#19
Inviato 21 marzo 2012 - 11:08
Juno per me è, più che altro, un walt disney mascherato da (finto) scorretto. In quest'ultimo ho apprezzato il fatto che si spingesse più verso la scorrettezza, ma in filigrana si intravede quel fondo di moralismo che in Juno mi sembrava palese (quasi manicheista). Sembra che Diablo Cody sogni una vita "normale".Juno è un classico Sundance, cioè un Walt Disney scorretto. Ormai "sundance" potrebbe designare un genere preciso. Pur essendomi piaciuto non ha paragoni con questo, che è un film maturo, in cui c'è così tanta ciccia che non è proprio il caso di perdere tempo con le tante "divagazioni" di Juno.
Paloz: tu non vedi a causa dei culoni, pentiti
Per il resto struttura e temi sono quelli dell'indie sundance hipster movie (Il tipo cool che dalla city torna nella provincia)
e la maggior qualità di reitman per me, al pari della coppola e, un po' meno, del figlio di kasdan, è l'abilità nel confezionare un film
#20
Inviato 21 marzo 2012 - 11:47
E poi come si fa a non amare un film che parte con "The Concept" dei Teenage Fanclub e continua con Dinosaur Jr, Replacements, Lemonheads e Cracker...?
Ecco questo è esattamente quello che volevo dire: non c'è una divagazione sulla musica così ostentata (lui suona, i gusti generazionali di "Juno"); essa è fusa con la storia, completamente integrata.
yes, in "Juno" tutto puzzava un po' di fasullo, sti giovinastri hipster che ascoltavano sonic youth, buddy holly e velvet underground non mi convincevano...in "Young Adult" la colonna sonora può definirsi "generazionale". Quelle che ascoltiamo sono le canzoni della cassatta realizzata all'inizio dei '90 da Buddy per Mavis
http://www.youtube.com/watch?v=UIwogIsF2N8
nella cittadina il tempo si è come fermato, nei pub suonano ancora le canzoni di vent'anni prima ("questo posto è una capsula del tempo")
una menzione anche per il lavoro di Mateo Messina (pure lui in "Juno") che riarrangia noti brani indie rock dell'epoca in una simpatica versione minimal-bossa nova
http://www.youtube.com/watch?v=YUJg9WfkUPs
#21
Inviato 21 marzo 2012 - 11:56
Sembra che Diablo Cody sogni una vita "normale".
ma no neanche a una lettura superficiale...
quelli della cittadina del menga non pensano al domani perche' sanno che sara' uguale a oggi e allora 1) tanto vale morire 2) dannazione che ci restino - cio' non toglie che minneapole faccia cagare vista da dentro quasi quanto luccica vista dalla provincia
quello che ci ho letto io e' che chi e' partito sogna di essere restato e viceversa, chi fa un mestiere artistico e precario invidia chi fa il mestiere palloso ma sicuro e viceversa - sono situazioni in cui io personalmente mi trovo di continuo appartenendo piu' o meno a quella generazione
dettaglio: fai un mestiere figo, hai viaggiato, pero' sei sempre incasinato e appeso a un filo - capita il momento di sconforto in cui tu (magari dopo che il secondo film che hai sceneggiato ha fatto pena a pubblico e critica) ti chiedi: ma chi me l'ha fatto fare? poi torni a casa e vedi che sono un branco di pazzi che fanno vite penose (come si vede dal film) e dici "bon allora non c'e' scampo" - pero' ti e' venuta un'idea per la terza sceneggiatura....
#22
Inviato 21 marzo 2012 - 12:13
Sembra che Diablo Cody sogni una vita "normale".
ma no neanche a una lettura superficiale...
quelli della cittadina del menga non pensano al domani perche' sanno che sara' uguale a oggi e allora 1) tanto vale morire 2) dannazione che ci restino - cio' non toglie che minneapole faccia cagare vista da dentro quasi quanto luccica vista dalla provincia
quello che ci ho letto io e' che chi e' partito sogna di essere restato e viceversa, chi fa un mestiere artistico e precario invidia chi fa il mestiere palloso ma sicuro e viceversa - sono situazioni in cui io personalmente mi trovo di continuo appartenendo piu' o meno a quella generazione
dettaglio: fai un mestiere figo, hai viaggiato, pero' sei sempre incasinato e appeso a un filo - capita il momento di sconforto in cui tu (magari dopo che il secondo film che hai sceneggiato ha fatto pena a pubblico e critica) ti chiedi: ma chi me l'ha fatto fare? poi torni a casa e vedi che sono un branco di pazzi che fanno vite penose (come si vede dal film) e dici "bon allora non c'e' scampo" - pero' ti e' venuta un'idea per la terza sceneggiatura....
sì, anche io ho pensato a una doppia dialettica negativa, cosa che in juno non c'era, ed è per questo che l'ho preferito
Per il resto ho l'impressione, probabilmente mi sbaglio, che nel così detto cinema indie usa ci sia da un po' di anni un'inversione di critica. nel senso che prima si criticava la vita borghese (5 pezzi facili è per me il modello) . mi rendo conto che sto approssimando pesantemente,
ora si mette in discussione anche l'aternativa (una roba che in letteratura si faceva da anni: richard yates, john cheever, ecc). in proposito mi sembrano fondamentali i film di Noah Baumbach (i migliori per me)
#23
Inviato 21 marzo 2012 - 12:25
ora si mette in discussione anche l'aternativa (una roba che in letteratura si faceva da anni: richard yates, john cheever, ecc). in proposito mi sembrano fondamentali i film di Noah Baumbach (i migliori per me)
però Baumbach mi pare un po' troppo nichilista...e continua da anni a tornare sugli stessi temi (pure "Greenberg" era una variazione sui "nuovi mostri" borghesi de "Il calamaro e la balena"). Per carità, con coerenza e precisione, ma anche a rischio impasse
#24
Inviato 21 marzo 2012 - 12:44
sì, anche io ho pensato a una doppia dialettica negativa, cosa che in juno non c'era, ed è per questo che l'ho preferito
Per il resto ho l'impressione, probabilmente mi sbaglio, che nel così detto cinema indie usa ci sia da un po' di anni un'inversione di critica. nel senso che prima si criticava la vita borghese (5 pezzi facili è per me il modello) . mi rendo conto che sto approssimando pesantemente,
ora si mette in discussione anche l'aternativa (una roba che in letteratura si faceva da anni: richard yates, john cheever, ecc). in proposito mi sembrano fondamentali i film di Noah Baumbach (i migliori per me)
si' ecco l'impressione che mi ha dato e' che il film raggiunga ancora il passo successivo, volendo la sintesi di quella che tu chiami giustamente doppia dialettica - non si dice "no agli hippie viva la famiglia, no alle femministe si' alle donne vere" come il cinema comunque ha fatto parecchio negli ultimi anni - si dice piuttosto "ne' con la boheme ne' con la villetta monofamiliare" - e alla fine in cosa e' alternativa lei? niente - e' il niente alternativo al niente - la soluzione e' al di fuori di entrambe le opzioni o forse non c'e'
mi ha ricordato un po' un libro che ho letto di recente (Les intellos precaires, in italiano non credo ci sia) in cui si studia la vita in francia di quelli che si sono imbarcati per fare mestieri creativi (editoria, cinema, giornalismo, scienza, musica etc) tendenzialmente nella grande citta' e tendenzialmente rifuitando la vita borghese standard e vedono poi la propria vita incatenata dalla presunta leggerezza in cui si ritrovano
o - ma poi la smetto di sbrodolare - la differenza tra quella che Bauman chiama la liberta' DA e la liberta' DI - la prima conseguibile anche solo con la fuga, la seconda molto piu' difficile e preziosa
#25
Inviato 21 marzo 2012 - 18:55
Sembra che Diablo Cody sogni una vita "normale".
ma no neanche a una lettura superficiale...
quelli della cittadina del menga non pensano al domani perche' sanno che sara' uguale a oggi e allora 1) tanto vale morire 2) dannazione che ci restino - cio' non toglie che minneapole faccia cagare vista da dentro quasi quanto luccica vista dalla provincia
quello che ci ho letto io e' che chi e' partito sogna di essere restato e viceversa, chi fa un mestiere artistico e precario invidia chi fa il mestiere palloso ma sicuro e viceversa - sono situazioni in cui io personalmente mi trovo di continuo appartenendo piu' o meno a quella generazione
dettaglio: fai un mestiere figo, hai viaggiato, pero' sei sempre incasinato e appeso a un filo - capita il momento di sconforto in cui tu (magari dopo che il secondo film che hai sceneggiato ha fatto pena a pubblico e critica) ti chiedi: ma chi me l'ha fatto fare? poi torni a casa e vedi che sono un branco di pazzi che fanno vite penose (come si vede dal film) e dici "bon allora non c'e' scampo" - pero' ti e' venuta un'idea per la terza sceneggiatura....
sì, anche io ho pensato a una doppia dialettica negativa, cosa che in juno non c'era, ed è per questo che l'ho preferito
Per il resto ho l'impressione, probabilmente mi sbaglio, che nel così detto cinema indie usa ci sia da un po' di anni un'inversione di critica. nel senso che prima si criticava la vita borghese (5 pezzi facili è per me il modello) . mi rendo conto che sto approssimando pesantemente,
ora si mette in discussione anche l'aternativa (una roba che in letteratura si faceva da anni: richard yates, john cheever, ecc). in proposito mi sembrano fondamentali i film di Noah Baumbach (i migliori per me)
sì, sono d'accordo e come dici è una tendenza che ritorna da parecchi anni. in "Young adult" Reitman ci mostra un'America sconfitta ambo i lati, la differenza sta nell'accorgersi di questo distacco tra la tua percezione della realtà e la realtà così com'è e chi invece non si pone nemmeno il problema (perché come dice la sorella di Matt, ogni giorno è uguale al precedente): tra l'attaccarsi alla canna del gas e sistemarsi, Mavis torna a essere uno zombie dopo un breve momento di lucidità.
#26
Inviato 21 marzo 2012 - 19:16
C'è una riedizione del 2009 di questo saggio: hai un libro di carta o un file?
sì, anche io ho pensato a una doppia dialettica negativa, cosa che in juno non c'era, ed è per questo che l'ho preferito
Per il resto ho l'impressione, probabilmente mi sbaglio, che nel così detto cinema indie usa ci sia da un po' di anni un'inversione di critica. nel senso che prima si criticava la vita borghese (5 pezzi facili è per me il modello) . mi rendo conto che sto approssimando pesantemente,
ora si mette in discussione anche l'aternativa (una roba che in letteratura si faceva da anni: richard yates, john cheever, ecc). in proposito mi sembrano fondamentali i film di Noah Baumbach (i migliori per me)
mi ha ricordato un po' un libro che ho letto di recente (Les intellos precaires, in italiano non credo ci sia) in cui si studia la vita in francia di quelli che si sono imbarcati per fare mestieri creativi (editoria, cinema, giornalismo, scienza, musica etc) tendenzialmente nella grande citta' e tendenzialmente rifuitando la vita borghese standard e vedono poi la propria vita incatenata dalla presunta leggerezza in cui si ritrovano
L'aspetto del lavoro che fa la Theron mi era completamente sfuggito e sì che è quello che faccio da 15 anni (il "lavoro culturale", quello in cui io non sono "precario ma indipendente", "non sottopagato ma competitivo", "non sottomesso ma professionista"). Qualcosa non va, c'è un livello di scorrettezza che non ho colto eppure era lì, molto più visibile di altri e la vivacità di discussione (su un film poco e male distribuito) sta li a dimostrarlo.
#27
Inviato 22 marzo 2012 - 09:25
C'è una riedizione del 2009 di questo saggio: hai un libro di carta o un file?
L'aspetto del lavoro che fa la Theron mi era completamente sfuggito e sì che è quello che faccio da 15 anni (il "lavoro culturale", quello in cui io non sono "precario ma indipendente", "non sottopagato ma competitivo", "non sottomesso ma professionista"). Qualcosa non va, c'è un livello di scorrettezza che non ho colto eppure era lì, molto più visibile di altri e la vivacità di discussione (su un film poco e male distribuito) sta li a dimostrarlo.
si' io ho la riedizione aggiornata del 2009 - ma in cartaceo portatami da un amico francese - peraltro ne sono rimasto cosi' colpito che ne ho scritto una lunga recensione per una rivista di politica per la quale scrivo sperando di indurre qualcuno a tradurlo - avessi tempo lo farei io......
tanto per andare sul biografico, anch'io mi ritrovo nel versante Mavis nel senso che e' un decennio che vado in giro per l'europa per fare un lavoro "fico" (=il neuroscienziato) poi quando torno a casa tutti da una parte mi dicono "ah che bello, figurati, io lavoro nell'azienda di mio padre due palle" dall'altra parte mi guardano come uno sfigato perche' non ho la casa di proprieta' - poi c'e' l'altro paradosso di sembrare famoso a loro (perche' ad es. pubblico su riviste internazionali, cosi' come tutti hanno letto l'articolo su Mavis nel Sun) e pero' chi e' nel mio settore sa che per gli standard di quel lavoro non sono per niente una star (come il libraio di Mercure sa che lei e' solo una ghostwriter) - ancora, per un periodo ho lavorato a San Diego e tutti mi dicevano "ah che invidia se fossi' li'!" mentre a me faceva cagare e mi sognavo la buona vecchia europa etc etc - insomma ho ritrovato una situazione chiave del mio vissuto e del vissuto di molti (come si vede dal libro) per la prima volta sullo schermo e raccontata con intelligenza - non e' affatto poco
#28
Inviato 22 marzo 2012 - 19:22
Mi dà i brividi ripensarci perché quello che ho visto mi risulta vagamente familiare, anche se non ai livelli di neuro, però sì, ci vedo molto di vero ed il film è come un incubo peggiore di un horror perché non c'è niente che ti dica "è solo un film", ANZI.
Insomma tutto molto agghiacciante e per questo fantastico.
#29
Inviato 22 marzo 2012 - 19:38
Secondo poi, io non ce la vedo la fine amara in cui lei, dopo una sorta di ribellione interiore, torna alla sua solita inettitudine. Nel suo discorso fuori campo, la protagonista pare davvero decidersi ad affrontarsi il futuro con un approccio diverso, più costruttivo. Se ricordo bene dice qualcosa del tipo "ho sempre pensato che i miei migliori anni erano alle spalle, ma forse mi sbagliavo". Fino al conclusivo "eccomi vita!".
La grandezza di questo film (penso di poter dire che è il miglior film di Jason Reitman) sta proprio nel fotografare questo durissimo percorso di crescita. Affrontare l'avvenire si può, anche piangendo per gli errori commessi e l'età giovanile in parte sprecata che non tornerà mai più.
#30
Inviato 22 marzo 2012 - 20:13
Io in parte l'ho interpretato diversamente da voi. L'horror c'è, ma è nella messa in scena di Reitman che segue passo passo il personaggio di Mavis nel suo lento raggiungimento dell'apice di follia. E tu, che guardi il vortice di idiozia in cui si è infilata cominci a temere il peggio, proprio come in un film dell'orrore dove non sai mai quando arriverà il momento topico dello spavento.
Secondo poi, io non ce la vedo la fine amara in cui lei, dopo una sorta di ribellione interiore, torna alla sua solita inettitudine. Nel suo discorso fuori campo, la protagonista pare davvero decidersi ad affrontarsi il futuro con un approccio diverso, più costruttivo. Se ricordo bene dice qualcosa del tipo "ho sempre pensato che i miei migliori anni erano alle spalle, ma forse mi sbagliavo". Fino al conclusivo "eccomi vita!".
La grandezza di questo film (penso di poter dire che è il miglior film di Jason Reitman) sta proprio nel fotografare questo durissimo percorso di crescita. Affrontare l'avvenire si può, anche piangendo per gli errori commessi e l'età giovanile in parte sprecata che non tornerà mai più.
Non so, l'horror che trapela in questo film non è dato da escalation ("adesso arriva il mostro e io sobbalzo sulla sedia") ma un "horror" che trova la sua cifra proprio nella sua coazione a ripetere, con climax che si alzano e si abbassano e che, si può crederlo, saranno sempre lì ad alzare tsunami fuori controllo, ingestibili, e sempre più virulenti.
Il finale è una uscita di scena da quell'impasse che era il suo paesino natale, che rischiava di diventare kafkiana, un cul de sac in cui soffocarci dentro; e invece Charlize trova un'onda di orgoglio e torna al suo horror che, tanto quanto, non è dissimile da quello che lascia, con in più i "benefits" del sesso promiscuo, dell'alcool che la tengono in piedi, con l'illusione del lavoro intellettuale che quando sei di buonumore consideri "indipendente", "professionale", "flessibile" e quando sei di cattivo umore "sottopagato", "precario", "sfruttamento".
Io il lieto fine non l'ho visto proprio, anzi non ho proprio visto la fine di una storia che è un anello perfetto, come il racconto di Poe sul "caso Waldemar".
#31
Inviato 23 marzo 2012 - 09:17
Se ricordo bene dice qualcosa del tipo "ho sempre pensato che i miei migliori anni erano alle spalle, ma forse mi sbagliavo". Fino al conclusivo "eccomi vita!".
#32
Inviato 27 marzo 2012 - 09:02
#33 Guest_Tyvek_*
Inviato 02 aprile 2012 - 23:20
#34
Inviato 13 aprile 2012 - 17:41
ma per caso Juno vi ricorda Little Miss Sunshine o Garden State? o i looney toons?Juno è un classico Sundance, cioè un Walt Disney scorretto. Ormai "sundance" potrebbe designare un genere preciso.
?!?!? sveja cumpà. ok se non vi piace, però.......in "Juno" tutto puzzava un po' di fasullo, sti giovinastri hipster che ascoltavano sonic youth, buddy holly e velvet underground non mi convincevano
Uscito senza parole per questo Young Adult, ne ho raccolte un pò qui per voi. La mia visione (ho sprecato parecchie parole riguardo a cose più semplici di come le faccio sembrare, perdonatemi):
Non lo considererei un miglioramento, quanto una prova che Retiman sa essere raffinato anche con un cinema ancor più sottile del precedente. Sicuramente non ho percepito spiegazioni del significato della storia lasciate ai personaggi.
Reitman ha fatto un film che raffigura perfettamente il mondo dell'interiorità. Le premesse sbagliate che lo fanno sembrare un cammino. Sembra che ci sia una direzione. E si lambisce la consapevolezza che non esiste un punto del percorso in cui ci troviamo, che porti ad illuminarsi o semplicemente a raggiungere la maturità della coscienza di sè. Molto commovente e divertente per me (ma meno di Up In The Air), e viene mantenuto un distacco sacro (fruttuosissimo) con la mentalità da esteta della protagonista. L'empatia non scatta confrontandosi con i suoi processi di attaccamento, invece lo fa con quelli di distacco (la grossa differenza rispetto ai film precedenti, non intendo differenza in meglio, è solo diverso). Arriva nei momenti di solitudine, di amarezza. E non c'è una condanna, nei confronti di nessuno. Ma le conseguenze delle scelte e meditazioni personali, quelle riguardanti i problemi vitali, si vedono. Sono rese evidenti (mi spiego meglio più giù*). E alla fine del film viene nuovamente ripresa l'idea di come questa interiorità possa essere percorsa come un cammino, ma conoscendolo si evince che è una progressione del tutto discontinua, che fa riferimento a progressi o regressi che hai maturato molto tempo prima, intuizioni o sogni che sono infusi nel tuo inconscio. E qui l'ambiguità del finale, dove lei sta come se avesse rifiutato una cosa importante che ha davvero realizzato.
(edit: ho levato la considerazione fuori luogo sulla regia)
Reitman poeta, davvero adatta come definizione. Sopraffino!
Capace di dare questa forma incredibile alle sceneggiature di Diabo Cody che sono grandi opportunità.
Non lo faccio mai ma ve lo meritate:
Thank You For Smoking 9
Juno 10
Up In The Air 10
Young Adult 9,5
verissimo non ci avevo pensato. però l'ho sentita molto questa del "temere il peggio", si collega a ciò che ho detto sull'empatia riguardo al distacco.Io in parte l'ho interpretato diversamente da voi. L'horror c'è, ma è nella messa in scena di Reitman che segue passo passo il personaggio di Mavis nel suo lento raggiungimento dell'apice di follia. E tu, che guardi il vortice di idiozia in cui si è infilata cominci a temere il peggio, proprio come in un film dell'orrore dove non sai mai quando arriverà il momento topico dello spavento.
* Riguardo alla doppia dialettica, devo dire di aver avuto una visione differente, come ho scritto. Non mi ha colpito affatto la situazione sulla posizione sociale, l'ho trovato un espediente. Però mi interessa, mi sembra comprensibile come discorso. Solo che non vedo affatto un "nè l'uno nè l'altro" quanto piuttosto una partecipazione sia alla tragedia di lei e alla semplice armonia di loro. Come dicevo, sono rese evidenti le conseguenze costruttive o distruttive di alcune scelte riguardo alla vita dell'interiorità.
Charlize Teron stupenda!
#35
Inviato 16 aprile 2012 - 09:20
.
Tira le somme dei sogni, i progetti, la visione di vita che si aggrovigliano in chi ha vissuto la diade piccolo paese/città e grande città, fra culla famigliare natale e mondo del lavoro quando questo è altrove, lontano da dove vi sono gli affetti famigliari, la tensione al ritorno, il bisogno di andare, la costruzione di una esistenza che sempre più coincide con un arcipelago di solitudine, lo sradicamento dai ricordi, che sono spesso belli, buoni, felici, vincenti o meglio, sempre più spesso sono tali perchè sono ricordi, ratifica come l’età della maturità è sempre più spinta verso gli anta, come se la bolla giovanilistica non riesca a spezzarsi.
Mi è piaciuto e mi ha raggelata, tutta la prima parte è uno specchio magico, l’immedesimazione è automatica: il modo di vivere, il silenzio fuori dal balcone di casa, quella scheggia sospesa che è la casa stessa, luogo non luogo utile solo per i propri bisogni basici (dormire, mangiare il più velocemente possibile e quindi anche male, fare sesso e poco altro) che non è vissuta, è solo abitata, terribile.
E già qui il dentro/fuori è palese, dentro si è approssimativi, sporchi, disordinati, incapaci di regolarsi con ritmi di vita umani, sempre storditi da quella tv che è l’unica compagnia possibile e, in sottordine, tutta la tecnologia che riempie il nulla con giochi elettronici, il dialogare tramite email, chat, forum etc, modalità che fanno inevitabilmente da filtro nei confronti degli altri. Fuori è il palcoscenico, ci si ristruttura per essere brillanti, belli, accattivanti, in fondo accettabili ogni volta per ambienti ed occasioni diverse, una dissociazione dell’identità a malapena mascherata.
Ma tornare al paesello è ancora più brutale, l’ex che racconta in due minuti la meraviglia della nuova apertura del ristorante messicano è addirittura agghiacciante. Il bello del film è che anche all’interno della vita tutta prole, casine, pub dove vedi sempre le stesse facce ti ci immedesimi, guardi l’altro lato del possibile: c’è più gente (incredibile, ma vero) rispetto alla grande città, più sorrisi, spesso di commiserazione, ma anche di ammirazione fuori luogo, più condivisione spicciola, ma è esattamente quello da cui scappare perchè non c’è domani in una realtà del genere se il domani è inteso come qualcosa di possibilmente diverso dall’oggi.
Ambedue i modelli vengono resi per quel che sono, terribili. Ottima la Theron, ma è lo script, l’idea fulminante di fotografare la bolla generazionale senza ammiccamenti e pietismi e falsi sentimentalismi: questo è un horror, dove l’infantilismo e le fragilità non hanno la chance dell’autoindulgenza, di quella automatica autoassoluzione di cui la mia generazione sembra così carica in una corsa continua alla deresponsabilizzazione in barba all’autonomia economica, abitativa etc, perché non c’è maturità emotiva, non c’è maturità emozionale all’interno di una prigione che si è eretti da soli, incapaci completamente di essere adulti sul serio, sul serio grandi.
Ps. Quante volte dalle piccole cittadine si guarda ai genitori orgogliosi che un figlio sta a Milano (quella da bere sicuramente) o a Roma (la grassa capitale) se non a Londra, poi scopri che divide casa con minimo altre 6 persone e la sua intimità è ridotta ai 15 minuti che la fisiologia ti impone in bagno (oppure al momento di comprare casa fa un mutuo quarantennale per 35 mq se è fortunato), oppure lui/lei Londra la odia proprio, “non c’è paragone con l’italia e voi non avete davvero idea” per non parlare di quelli spariti nel grande ventre degli Usa che non è esattamente tutto uguale a New York. E quante volte tornati alle nostre cittadine abbiamo detto: certo tutto mi immaginavo, ma non che tu (compagno, compagna) alla fine saresti rimasta qui, circa 200 mt dalla casa di mamma! A me è capitato
#36
Inviato 16 aprile 2012 - 18:35
bellissimo il tuo post, ma cercavo di capire anche dagli altri questo punto, forse non mi sono spiegato.Ambedue i modelli vengono resi per quel che sono, terribili.
perchè quest'impressione? cioè nemmeno nei confronti di lei ho provato alcun tipo di ribrezzo. non so se è una cosa soggettiva ma nella storia non m'è parso di vedere elementi di critica evidente nei confronti dei personaggi. sottolineare gli "errori", ma senza nessuna malizia. sono ritratti realistici e affatto denigratori, dal mio punto di vista.
#37
Inviato 16 aprile 2012 - 19:04
bellissimo il tuo post, ma cercavo di capire anche dagli altri questo punto, forse non mi sono spiegato.
Ambedue i modelli vengono resi per quel che sono, terribili.
perchè quest'impressione? cioè nemmeno nei confronti di lei ho provato alcun tipo di ribrezzo. non so se è una cosa soggettiva ma nella storia non m'è parso di vedere elementi di critica evidente nei confronti dei personaggi. sottolineare gli "errori", ma senza nessuna malizia. sono ritratti realistici e affatto denigratori, dal mio punto di vista.
leggerissimo OT: c'era una cosa degli anni '80 che mi mandava in bestia: l'adorazione di Kundera, da cui poi si estrapolavano frasi e ce n'era una molto ricorrente che, appunto mi mandava in bestia e diceva pressappoco: "vedersi allo specchio e, nonostante tutto, accettarsi, essere magnanimi con se stessi", un peana che per me rappresenta nel bene e nel male gli '80. Al contrario e anche allo stesso modo, il film di Reitman ci mette davanti uno specchio e ci fa pure accettare per quello che si è, ma almeno senza magnanimità. Così l'ho inteso io.
#38
Inviato 16 aprile 2012 - 19:08
bellissimo il tuo post, ma cercavo di capire anche dagli altri questo punto, forse non mi sono spiegato.
Ambedue i modelli vengono resi per quel che sono, terribili.
perchè quest'impressione? cioè nemmeno nei confronti di lei ho provato alcun tipo di ribrezzo. non so se è una cosa soggettiva ma nella storia non m'è parso di vedere elementi di critica evidente nei confronti dei personaggi. sottolineare gli "errori", ma senza nessuna malizia. sono ritratti realistici e affatto denigratori, dal mio punto di vista.
leggerissimo OT: c'era una cosa degli anni '80 che mi mandava in bestia: l'adorazione di Kundera, da cui poi si estrapolavano frasi e ce n'era una molto ricorrente che, appunto mi mandava in bestia e diceva pressappoco: "vedersi allo specchio e, nonostante tutto, accettarsi, essere magnanimi con se stessi", un peana che per me rappresenta nel bene e nel male gli '80. Al contrario e anche allo stesso modo, il film di Reitman ci mette davanti uno specchio e ci fa pure accettare per quello che si è, ma almeno senza magnanimità. Così l'ho inteso io.
idem (senza la pippa kunderiana )
#39
Inviato 16 aprile 2012 - 19:29
edit
bellissimo il tuo post, ma cercavo di capire anche dagli altri questo punto, forse non mi sono spiegato.
Ambedue i modelli vengono resi per quel che sono, terribili.
perchè quest'impressione? cioè nemmeno nei confronti di lei ho provato alcun tipo di ribrezzo. non so se è una cosa soggettiva ma nella storia non m'è parso di vedere elementi di critica evidente nei confronti dei personaggi. sottolineare gli "errori", ma senza nessuna malizia. sono ritratti realistici e affatto denigratori, dal mio punto di vista.leggerissimo OT: c'era una cosa degli anni '80 che mi mandava in bestia: l'adorazione di Kundera, da cui poi si estrapolavano frasi e ce n'era una molto ricorrente che, appunto mi mandava in bestia e diceva pressappoco: "vedersi allo specchio e, nonostante tutto, accettarsi, essere magnanimi con se stessi", un peana che per me rappresenta nel bene e nel male gli '80. Al contrario e anche allo stesso modo, il film di Reitman ci mette davanti uno specchio e ci fa pure accettare per quello che si è, ma almeno senza magnanimità. Così l'ho inteso io.
idem (senza la pippa kunderiana )
#40
Inviato 16 aprile 2012 - 20:37
bellissimo il tuo post, ma cercavo di capire anche dagli altri questo punto, forse non mi sono spiegato.
Ambedue i modelli vengono resi per quel che sono, terribili.
perchè quest'impressione? cioè nemmeno nei confronti di lei ho provato alcun tipo di ribrezzo. non so se è una cosa soggettiva ma nella storia non m'è parso di vedere elementi di critica evidente nei confronti dei personaggi. sottolineare gli "errori", ma senza nessuna malizia. sono ritratti realistici e affatto denigratori, dal mio punto di vista.
Nessun ribrezzo da parte mia, ma puro totale rispecchiamento, vorrei quasi usare il termine doppia immedesimazione. Molto fa il fatto che lei e' la mia generazione, le canzoni sono le stesse per dire, le stesse dinamiche, la stessa dissociazione. Ma se guardo al Paese di origine l'immedesimazione scatta alla stessa maniera, perché e' l'alternativa alla vita condotta da lei, e lo sguardo di reitman e' parimenti denudante: mi guardo in quella medieta' da piccolo centro da cui si sfugge, ma so perfettamente quanto sia ipnotizzante, quanto sia condivisa, non criticabile, ma e' terribile lo stesso. Non dubito che la coppietta sia felice, anzi, ma il riassunto delle loro vite e della loro routine e', vista dal di fuori, orrore puro. E noi spesso siamo la sommatoria di questi due aspetti, io ho sentito un senso di immedesimazione e di rigetto per ambedue le situazioni.
Sull'accettazione non saprei, mi sono data 10 anni di lotta furiosa, poi magari mi arrenderò :-)
#41
Inviato 16 aprile 2012 - 22:12
I ragazzi della cittadina di origine hanno contemporaneamente la capacitá di volere una vita diversa e la capacitá di accettarla. E c'è un'ambiguitá simile anche nel personaggio di lei. Questo si collega al tema del percorso incostante, inconsistente, impalpabile e mutevole che mi ha ispirato con forza la visione del film... Quello che ho cercato di esprimere nell'altro post. Che per voi sia una pippa kunderiana o meno non vedo dove sia la fantascienza nel parlare di accettazione del sè. Non voglio essere provocatorio e voglio cercare di rimanere il più possibile a parlare del film, ma dopotutto questo è un tema dominante.
Il film di reitman è ambiguo perchè parla di sentimenti ambigui. Ma è inequivocabilmente capace di evocare tenerezza sia nel dolore che senza di esso. Poi in questo film c'è una poetica del ricordo, della sconfitta e del distacco che mi ha fatto fare una libera associazione con leopardi, ripensandoci. Ma questo non eclissa la visione che più che imparziale è ambivalente. Affonda le braccia in entrambi i flutti, ode ed elegia insieme. L'apice nella scena del discorso della colazione finale, i ruoli rovesciati, i convincimenti, la sinceritá di quella scena è assurda.
Per precisare: mi accorgo che parlo tanto del "film di reitman" ma ripensandoci è difficile capire se sto parlando del lavoro di lui o di diablo cody. Ne avete giá parlato. Direi che possiamo facilmente essere d'accordo nel dire che è una riuscita collaorazione.
Poi a me ha colpito di striscio il tema generazionale, io sono di quelli del revival 90s quindi un pò di affascinata pivellagine ce l'ho ma che ne so
Comunque mi riservo di dire che ho capito il vostro punto di vista personalmente questo conferma la mia impressione che si tratti di un film essenzialmente ambiguo e sottile eppure estremamente potente, se ne volete discutere ora sono pronto a sostenere questo punto. non accetto interpretazioni privilegiate o "è realista perchè non è ipocrita" o cose così
#42
Inviato 29 marzo 2013 - 21:49
Forse dirò cose stupide, in gran parte scontate o, al contrario, infondate e sbagliate, ma vorrei condividere con voi qualche riga su quella che è stata un'esperienza piena di pathos.
La chiave di lettura ci viene posta alla fine della pellicola, dove Mavis, parlando con Sandra davanti ad una tazza di caffè, viene pervasa da un moto di razionalità e realismo che la portano ad analizzare e snocciolare la sua vita in poche parole:
Ho tantissimi problemi.
Essere felice per me è davvero complesso, mentre per altre persone sembra una cosa semplice, lo so. Loro crescono e si sentono appagati.
Devo cambiare Sandra.
Sono queste le uniche parole davvero sincere che escono per tutta la durata del film dalla bocca del personaggio interpretato da Charlize Theron.
Il risveglio dal sogno di tornare a casa e rimettersi con il fidanzatino del liceo, inseguendo una felicità di plastica che agogna da tutta la vita, è spietato e violento. Essa sprofonda e si ritrova profondamente vuota e insignificante, capace solo ora di vedere, caduta ogni maschera, quel che è la sua esistenza.
Essa sembra più che altro alla ricerca di una sicura ricetta che le possa garantire di essere appagata di se stessa. Così i lontani momenti del liceo vengono idealizzati, si trasformano nei frangenti del suo "massimo splendore" che devono essere, di conseguenza, sinonimo della più profonda felicità immaginabile, lasciata stupidamente sfuggire, ma ancora afferrabile.
Ma eccola, nel frangente di pochi istanti, aggrapparsi alle parole di risposta di Sandra per calarsi in una nuova illusione.
No, non devi. Sei l'unica persona a Mercury che sa scrivere un libro, o indossare quel vestito. Qui sono tutti grassi e stupidi. Io penso che tutti vorrebbero essere come te. Sai, vivere nella grande città, essere famosa, bellissima e via dicendo.
Nel dialogo con Sandra vediamo la caduta e la rinascita di Mavis. La sua riconversione è istantanea, pronta a resettarsi nuovamente per tornare ad inseguire un modello di felicità probabilmente già battuto in precedenza, ma che in pochi attimi resuscita forte dell'approvazione e invidia altrui.
Il film secondo me è semplicemente questo.
E' un'odissea, la disperata ricerca di un'impossibile felicità figlia del mal di vivere del nostro tempo.
Mavis è un personaggio che non è riuscito a crescere, intrappolato nei continui e illusori modelli di vita perfetta che la nostra società ci impone, incapace di rapportarsi in modo normale con il prossimo. Essa è totalmente incoerente e incapace di ogni tipo di responsabilità (famigliare, amorosa, lavorativa... ecc).
Nel suo universo con c'è altro che il suo "io". Oltre il suo sguardo c'è solo uno specchio che riflette la sua stessa immagine. "Io ti vedevo tutti i santi giorni. Avevi uno specchio, piccolo, nell'armadietto. Era fatto a cuore. Ti guardavi allo specchio più di quanto guardassi me" le dice Matt, che era stato per tutto il tempo del liceo suo vicino di armadietto e che Mavis stenta a ricordare. Per il personaggio della Theron l'unica cosa che conta è l'immagine riflessa in quello specchio. La felicità per lei significa solo riuscire a creare un'immagine di se stessa che gli altri possano ammirare e, soprattutto, invidiare. Così Mavis pretende di poter essere lei ad orchestrare e distorcere la realtà come meglio crede con la sua forza di volontà, per diventare essa stessa la protagonista dei suoi romanzi, amata e invidiata da tutti. Ma, nonostante tutto, la sua vita risulta sempre differente da come aveva cercato di tracciarla con la bacchetta magica presa in prestito dalla protagonista dei suoi romanzi.
Per questo la protagonista odia così tanto la moglie di Buddy. La odia perchè reputa che essa non abbia nulla, pensa che la sua sia una vita squallida, che non vale la pena di essere vissuta, il putrescente frutto dello squallore... e le risulta quindi inconcepibile che una vita tale possa portare ad una felicità così piena e appagante come sembra quella di Beth.
Per lo stesso motivo le parole di Sandra alimentano il suo immenso io facendole perdere di vista la consapevolezza appena raggiunta.
Tra tutti i film di Reitman questo lo trovo, senz'altro, il più completo e maturo. Il suo è un cinema impegnato che vuole farsi asettico reporter della società in cui vive. Da questo punto di vista reputo Young adult un'opera terribilmente cinica e assolutamente riuscita.
sappi che muoio
non puoi aiutarmi
Ma guarda quel fiore
quello che appassisce, ti dico
Annaffialo
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