Parliamo del cinema di Aronofsky, di una specifica in un contesto molto ampio. Una specifica che, da come ne parli, secondo me parte già monca mettendo così in secondo piano la narrazione per "favorire" la rappresentazione che nel Cigno Nero alla fine è di tipo convenzionale.
Non è convenzionale. Il suo "stare addosso" ai corpi (al sangue, al sudore) e alle emozioni dei protagonisti è un suo marchio di fabbrica. Lo stare sempre in bilico fra crudo iper-realismo e irrealtà non è forse una novità ma lui lo porta ad alti livelli di coinvolgimento. Il ritmo (se parli con un mio conoscente regista, il ritmo è tutto) del montaggio è serrato senza essere frenetico e ti inchioda allo schermo.
Ed insisto nel dire che il come e il cosa vanno di pari passo. Il mancato approfondimento del personaggio di Nina ha generato una rappresentazione banale delle proprie angosce (la nemesi incentrata al solito sulla dicotomia cromatica bianco/nero;
L'antagonismo bianco/nero è una premessa del film, non è giudicabile come se fosse una scelta evitabile.
il tema del doppio marcato usando il solito stratagemma degli specchi;
Ah, gli specchi! sono un aspetto interessante, non so quanti registi abbiano giocato così tanto con gli specchi combattendo quell'atavico tabù cinematografico, lo specchio che riflette la cinepresa.
il passaggio dall'infanzia alla maturità marcato dal rapporto possessivo con la madre e la seguente ribellione;
Quale passaggio? Nina ha 28 anni! Qua il problema è ben più grosso, c'è una madre ossessiva e compulsiva, figura estremamente inquietante.
Non venendo fuori la personalità di Nina in tutto e per tutto tocca ripiegare sul canone.
Ma non ti seguo, cosa volevi sapere in più, di Nina?
Ma volendo Aronofsky avrebbe potuto anche non parlare affatto dei perchè che generano le azioni della protagonista così come ha fatto in maniera eccellente Christopher Nolan col Joker: caos puro, morte e distruzione violenta e psicotica senza un valido perchè, senza alcun pretesto.
Aronofsky fallisce perchè cede ad una scrittura abbozzata, mandando in cancrena tutto il film. Cerca di stabilire un equilibrio quando invece dovrebbe scegliere tra l'uno e l'altro estremo, condannando il film alla mediocrità.
E' un paragone assurdo, Joker è un fumetto, è tagliato con l'accetta e va benissimo così. A. fa un film che sono quasi 110 minuti di primo piano di una persona schizzata, io non ho avvertito assolutamente la necessità di sapere altro o di sapere meno.
Ps: anche gli adulti si spaventano "per le cose di paura" essendo portatori sani di un'emotività e anche i bambini godono di un'estetica (naturalmente diversa da quella degli adulti) e posseggono più immaginazione di quanto un adulto possa farsi capace. Insomma non mi hai risposto alla domanda
Un adulto che si spaventa per delle cose finte secondo me non ha un'emotività sanissima