Valerio Zurlini
#51
Inviato 29 giugno 2009 - 22:59
comunque bella trasposizione cinematografica, che ti prende piano piano come anche il romanzo (almeno è quello che è successo a me)
e poi menzione speciale per la città di Bam che ho visitato prima del terremoto che l'ha distrutta e che ho riconosciuto con una certa emozione :-*
In realtà secondo me John Lurie non aveva tante cose da dire... ma molto belle
#52
Inviato 29 giugno 2009 - 23:47
#53
Inviato 30 giugno 2009 - 00:17
ma corey, perchè "imbarazzante Giuliano Gemma" nel deserto dei tartari? mi è sembrato piuttosto efficace in quel ruolo da ottuso. e anche Gassman ... i loro personaggi si risolvono bene nel dialogo del trasferimento...
comunque bella trasposizione cinematografica, che ti prende piano piano come anche il romanzo (almeno è quello che è successo a me)
e poi menzione speciale per la città di Bam che ho visitato prima del terremoto che l'ha distrutta e che ho riconosciuto con una certa emozione :-*
mah, come dire?, l'interpretazione di gemma mi è sembrata di un monocorde sotto benzodiazepine (ovviamente si tratta di una considerazione che travalica la rigidità del personaggio che incarna). quanto alla prestazione di gassman, a mio modo di vedere, il pilota automatico s'impone. in ogni modo i giudizi sugli attori, nel male e nel bene ( ), lasciano recensoriamente il tempo che trovano (nel senso che più che altro fungono da spia del gusto di chi scrive).
quanto a bam siamo d'acc: bam bam. santuario dell'assenza.
#54
Inviato 30 giugno 2009 - 08:00
e poi menzione speciale per la città di Bam che ho visitato prima del terremoto che l'ha distrutta e che ho riconosciuto con una certa emozione :-*
Quella meraviglia è andata distrutta? :'( :'( :'(
Visto ieri per la terza volta, ma per la prima alla luce degli altri film di Zurlini, il che in effetti cambia non poco le cose. Diciamo che per la prima volta l'ho visto come un film di Zurlini e non come un adattamento da Buzzati. Ad esempio dopo aver visto "Cronaca famigliare" e "La prima notte di quiete", acquista una sua dimensione la scelta di non aver fatto invecchiare il personaggio di Perrin, non quanto nel romanzo almeno (dove mi pare passavano trenta anni). Anche tutte quelle facce troppo note del cast, stavolta non mi hanno dato fastidio, diavolo c'era dentro mezzo cinema d'autore europeo dell'epoca! Insomma stavolta mi è piaciuto. Okey, era e rimane cinema illustrativo, ma con un punto di fuga della prospettiva messo bello profondo nello schermo.
#55
Inviato 30 giugno 2009 - 09:08
http://www.spietati....an_frediano.htm
Buona lettura!
#56
Inviato 30 giugno 2009 - 14:26
Brava, Signora, mi lascia sempre felicemente sorpresa di alcune sue considerazioni.
grazie per la maiuscola
:'(
In realtà secondo me John Lurie non aveva tante cose da dire... ma molto belle
#57
Inviato 30 giugno 2009 - 14:42
Codeste ambiguità, ridondanze e deficienze ricordano quelle che il dottor Franz Kuhn attribuisce a un'enciclopedia cinese che s'intitola Emporio celeste di conoscimenti benevoli. Nelle sue remote pagine è scritto che gli animali si dividono in (a) appartenenti all'Imperatore, (b) imbalsamati, c) ammaestrati, (d) lattonzoli, (e) sirene, (f) favolosi, (g) cani randagi, (h) inclusi in questa classificazione, (i) che s'agitano come pazzi, (j) innumerevoli, (k) disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello, (l) eccetera, (m) che hanno rotto il vaso, (n) che da lontano sembrano mosche.
non si dice, non si scrive solamente si favoleggia
#58
Inviato 30 giugno 2009 - 20:59
Le facce erano importanti e mi pare che ad ognuno sia stato affidato il giusto ruolo. Anche qui menzione speciale per Helmut Griem - Tenente Simeon e per la sua trasformazione diabolica da amico a nemico di Drogo, la sua espressione nel momento in cui nega a Drogo la possibilità di partecipare agli eventi è straordinaria. Ma, ripeto, mi pare molto merito di Zurlini l'aver messo l'attore giusto al posto giusto.
Un bel gruppo di maschietti. Spero di riuscire a vedere anche le femminucce all'opera ne "Le soldatesse"
In realtà secondo me John Lurie non aveva tante cose da dire... ma molto belle
#59
Inviato 30 giugno 2009 - 21:08
Brava, Signora, mi lascia sempre felicemente sorpresa di alcune sue considerazioni.
grazie per la maiuscola
:'(
Che scempio.
#60
Inviato 13 luglio 2009 - 11:19
Anche a me è piaciuto molto, mi ha preso molto, alcune sequenze poi sì molto intense. Anche io sottolineo l'importanza della musica.
Mastroianni davvero stupendo, ma tutto il cast anche.
Esteticamente pure mi è piaciuto molto. non arrivo a cogliere tante cose che avete scritto ma ho comunque apprezzato, banalmente anche il senso di lontananza che si vuole trasmettere, che anche a me ha dato come risultato quello di essere molto coinvolto.
spero di recuperare anche altri suoi film! oltre a questo ho visto solo il deserto dei tartari
#61
Inviato 13 gennaio 2010 - 22:50
http://www.spietati....v-1.htm#filmtv5
Valerio Zurlini su Daniele Dominici: "Eppure in quest'uomo apparentemente alla deriva qualcosa di elegante e aristocratico resisteva con ostinazione: il modo parco e lento di muovere le belle mani dalle unghie perennemente bordate di nero, i lineamenti sottili e alteri del viso, il colore chiaro degli occhi e dei capelli, il sorriso quasi sempre assente, la distinzione naturale dei modi, l'aria timida di chi è - e tiene a rimanere - uno straniero nell'ambiente che lo ospita".
#62
Inviato 13 gennaio 2010 - 23:18
Prendo un film di Zurlini e me lo vado a vedere (peraltro dopo un fallito tentativo di visionare Funny Games, ho spento dopo dieci minuti, l'ansia mi stava strozzando)
Ora ciò vorrà dire fare molto tardi, ed essere uno zombie domani al lavoro. Se muoio cadendo su una piastra incandescente la colpa sarà vostra, sappiatelo.
Dekalog 5
#63
Inviato 14 gennaio 2010 - 16:33
Che dire.
Mi è piaciuto, ma qualche dubbio me l'ha lasciato. Sparse qua è la per il film (ma vanno a sparire più che si va avanti) ci sono alcune scene che mi hanno lasciato con l'amaro in bocca, quasi da film di serie-B anni 70. Ade esempio il primo dialogo fra Vanina e Daniele in classe. O la scena in discoteca. Ad essere fiacchi, particolarmente nella prima, mi sembrano i dialoghi, all'apparenza troppo costruiti. Come spettatore mi sono sentito troppo "accompagnato" dentro la vicenda, come se alcune scene rivelassero troppoo chiaramente, troppo in anticipo dove il film sarebbe andato a parare.
Detto ciò le scene di Rimini d'inverno, con il sottofondo di tromba, sono stupende, così come le ambientazione e in generale l'atmosfera: case abbandonate, alberghi semivuoti, il cemento della banchina, le strade deserte.
Tra le cose che impreziosiscono il film ci sono poi il rapporto Daniele- Monica, e un grande (secondo me) Giancarlo Giannini, la cui interpretazione culmina nella scena della festa, che tra l'altro mi ha ricordato molto un racconto di Flaiano contenuto ne "Le Notti Bianche".
Tra l'altro Corey, la poesia che viene citata da Spider alla festa, era una tua firma di qualche tempo fa o sbaglio? sono poesie scritte per il film o tratte da qualche autore?
Dekalog 5
#64
Inviato 14 gennaio 2010 - 18:08
Parzialmente rinnegato dal regista stesso per i tremendi dissapori sul set con Delon, LPNDQ è stato il suo maggior successo commerciale e uno dei film più fortunati al botteghino del 1972. Dagli il tempo di sedimentare e riguardalo, fa breccia: le atmosfere e le suggestioni ambientali sono tutto, i limiti di sceneggiatura sono davvero poca cosa se confrontati al senso di sfacelo e abbandono che promana da ogni fotogramma.
Del resto Zurlini ebbe a dire: "? un film impudico, come tutti i film che possono dare la sensazione di una confessione al limite del nichilismo. [?] Ha, mi pare, un grande vantaggio rispetto alle pellicole normali: è stato fatto dimenticando volutamente ogni funzione di controllo critico".
#65
Inviato 14 gennaio 2010 - 20:40
E' solo che avendo studiato da sceneggiatore (ah, beata superbia) alle questioni di sceneggiatura sto molto attento...
Dekalog 5
#66
Inviato 14 gennaio 2010 - 22:42
Saluti e buone visioni!
#67
Inviato 15 gennaio 2010 - 00:02
Vado in "Migliori utenti" a votarti come migliore. Subito. Ricambierò svolgendo il mio prossimo cine-tour su qualche film polar da te mirabilmente descritto.
Dekalog 5
#68
Inviato 15 gennaio 2010 - 00:13
#69
Inviato 15 gennaio 2010 - 10:53
#70
Inviato 15 gennaio 2010 - 15:34
dove anche le ventate d??euforia o di semplice commozione sono divorate non dal male di vivere quanto da un??intrinseca voglia di sfacelo, autodistruzione e fine
bravo Nim,parole azzeccatissime. Forse in questo senso potremmo leggere anche il finale. SPOILER Daniele non cerca assolutamente la morte, nonostante la sua apparenza disperata e da poeta maledetto, ma essa è lì ad attenderlo, è dentro quel mondo, compenetrata nei luoghi e nelle atmosfere, ragion per cui il fatto che sia incidentale non la rende innaturale o incoerente rispetto al resto del film, ma anzi.
Dekalog 5
#71
Inviato 16 gennaio 2010 - 14:07
#72
Inviato 11 febbraio 2010 - 09:27
Gli anni delle immagini filmate: Valerio Zurlini
In cinquantasei anni di vita e trentatré di travagliata attività cinematografica, Valerio Zurlini (1926-1982) ha girato otto splendidi lungometraggi e una manciata di cortometraggi-documentari pressoché invisibili. Dapprima corteggiato, poi frenato e infine ostacolato dai produttori a causa del suo presunto perfezionismo, il cineasta e sceneggiatore nato a Bologna si è visto scippare soggetti preziosi (quello di Guendalina, slealmente affidato da Carlo Ponti alla regia di Lattuada), bocciare sceneggiature di grande fascino ambientale e morale (La zattera della Medusa e Il sole nero) e infine bloccare progetti già avviati per inopinate difficoltà finanziarie (Verso Damasco, interrotto a sopralluoghi effettuati). Ciononostante, dopo il promettente esordio delle Ragazze di San Frediano (1954), film su commissione che corregge i moduli della commedia all'italiana con misurati tocchi di malinconia, Zurlini ha dato vita ad alcuni ritratti umani e territoriali di struggente esattezza, frequentando le stagioni dell'adolescenza, della crescita e della maturità con immutata sensibilità. Da Estate violenta (1959) al Deserto dei tartari (1976) passando per La ragazza con la valigia (1961), Cronaca familiare (1966) e La prima notte di quiete (1962), il cinema di Valerio Zurlini si è spinto sempre più avanti nella definizione di un mondo in cui le illusioni adolescenziali si tramutano dolorosamente in disincanto e in sradicamento esistenziale, facendo degli spazi rappresentati (la costiera adriatica, Firenze, la Grecia, l'Africa coloniale) la cassa di risonanza dei dissidi interiori dei personaggi. Un cinema di sofferta eleganza e vulnerata malinconia, permeato di suggestioni pittoriche (Rosai, Burri) e letterarie (Pratolini, Buzzati) interpretate alla luce di una poetica irriducibilmente personale. Di seguito, tralasciando il debutto su commissione, i sette film che Zurlini ha lasciato in eredità al cinema italiano e non solo.
1. Estate violenta (1959)
L'autentico esordio cinematografico di Zurlini a cinque anni dal primo film su commissione (Le ragazze di San Frediano, dall'omonimo romanzo di Vasco Pratolini). Tra racconto di formazione e mélo intergenerazionale, Estate violenta ci offre il primo ritratto zurliniano di un adolescente alle prese con l'autoritarismo della figura paterna e i palpiti di un sentimento anticonformista. A Riccione, Jean-Louis Trintignant ed Eleonora Rossi Drago ballano stretti sotto la minaccia dei bombardamenti dell'estate del 1943.
2. La ragazza con la valigia (1961)
Ancora le fragili illusioni dell'adolescenza, ancora una storia d'amore fuori dagli schemi del perbenismo. L'ingenuo Lorenzo (Jacques Perrin, attore prediletto da Zurlini) si infatua della spiantata Aida (Claudia Cardinale), adoperandosi generosamente per lei e andando incontro all'inevitabile delusione sentimentale. L'idealizzazione di Aida da parte di Lorenzo raggiunge il culmine sulle note dell'aria Celeste Aida quando lei, in un morbido accappatoio e con un asciugamano-turbante in testa, scende lo scalone di casa sotto lo sguardo rapito di lui.
3. Cronaca familiare (1962)
Tratto dall'omonimo romanzo di Vasco Pratolini e premiato col Leone d'oro alla Mostra del cinema di Venezia (ex aequo con L'infanzia di Ivan di Tarkovskij), è il film in cui si percepisce con maggiore nettezza la propensione zurliniana a riversare nell'immagine la cifra degli affetti. La storia di un fratello maggiore (Mastroianni) che stenta a comprendere le ragioni del più fragile e rinunciatario consanguineo (di nuovo Perrin) offre a Zurlini la possibilità di trasfigurare la lacerante inconciliabilità dei loro linguaggi sentimentali in inquadrature maestosamente struggenti. Il rimpianto e il rimorso hanno il sapore insieme aspro e dolce di una marmellata d'arancio cercata invano sotto la pioggia battente.
4. Le soldatesse (1966)
La ferocia e la brutalità della guerra si abbattono su chi non può opporre resistenza: le donne e il territorio. Mortificate nella dignità le prime (costrette a prostituirsi sul fronte greco-albanese) e sfigurato nella sua identità il secondo (bombardamenti, mine e villaggi evacuati), Le soldatesse mostra la canagliesca prepotenza degli invasori fascisti, facendo piazza pulita del luogo comune "italiani brava gente". La sensibilità ambientale e la finezza descrittiva di Zurlini si esprimono in tutta la loro incisività nei desolati quadri paesistici (il film sembra risarcire la terra violentata grazie agli squarci consacrati al paesaggio). Da brividi l'epilogo con la citazione degli ultimi versi della Bufera montaliana: "Come quando/ ti rivolgesti e con la mano, sgombra/ la fronte dalla nube dei capelli,/ mi salutasti - per entrar nel buio".
5. Seduto alla sua destra (1968) Inizialmente concepito come un episodio di Amore e rabbia (o Vangelo '70), diventò un lungometraggio a sé stante quando Zurlini, appurata la scadente qualità degli altri episodi mentre stava ancora girando, si rifiutò di farsi coinvolgere nella catastrofe e lo dilatò per fargli raggiungere un minutaggio adeguato (89'). Leggermente viziato da una prospettiva declamatoria (si tratta di una rilettura cristologica in chiave terzomondista), la stridente messa in scena della violenza e la solita propensione zurliniana a trasformare lo spazio in cassa di risonanza del dramma (il film si svolge prevalentemente in una cella) lo rendono un film di forte tensione figurativa (pullula di riferimenti pittorici, da Caravaggio a Mantegna) e di tormentata spiritualità ("Ho semplicemente raccontato come la grazia possa arrivare in qualsiasi posto, in qualsiasi momento, attraverso qualsiasi sbaglio").
6. La prima notte di quiete (1972)
Parzialmente rinnegato dal regista stesso per i tremendi dissapori sul set con Delon, è stato il suo maggior successo commerciale e uno dei film più fortunati al botteghino del 1972. Parabola terminale di un eroe nero (Daniele Dominici) sedotto dalla malinconia senza rimedio di una sua studentessa (Vanina Abati), La prima notte di quiete è il film più incontrollato e in qualche modo autobiografico di Zurlini, che nel personaggio di Daniele riversa idealmente tutto se stesso. Un disperato mélo intriso di fascinazione per l'inverno adriatico e spudoratamente, maledettamente esistenziale: "Eppure in quest'uomo apparentemente alla deriva qualcosa di elegante e aristocratico resisteva con ostinazione: il modo parco e lento di muovere le belle mani dalle unghie perennemente bordate di nero, i lineamenti sottili e alteri del viso, il colore chiaro degli occhi e dei capelli, il sorriso quasi sempre assente, la distinzione naturale dei modi, l'aria timida di chi è - e tiene a rimanere - uno straniero nell'ambiente che lo ospita".
7. Il deserto dei tartari (1976)
L'ultimo film di Zurlini, non il suo capo d??opera probabilmente, è senz??altro il titolo più lucido e radicale di una filmografia scarna e orgogliosamente aliena dagli autorialismi tipici del cinema della modernità. Involontario cineasta d??intervallo (tra una pellicola e l??altra passano all??incirca tre anni), con Il deserto dei tartari Zurlini firma il suo testamento filmico, spingendo in pieno territorio nichilista quella poetica dell??assenza e dell??autodistruzione che caratterizza la fase conclusiva del suo cinema. Il regista trasforma la poderosa architettura della roccaforte di Bam (nel sud est dell??Iran) in un incorporeo santuario dell??assenza, un autentico ??avamposto morto che si affaccia sul nulla?. E, spalleggiato dal direttore della fotografia Luciano Tovoli, fa del deserto un vero e proprio luogo della mente, una spazialità proiettiva generatrice di miraggi e minacce, desideri e timori, paure e speranze. Dominano i grigi, i marroni e i neri sotto un cielo innaturalmente azzurro: il nitore quasi metafisico della luce si fa vettore d??astrazione. L??inquadratura trascende in forma simbolica.
#73
Inviato 11 febbraio 2010 - 11:44
#74
Inviato 07 marzo 2010 - 09:10
http://www.spietati.....asp?idLibro=52
Buona lettura.
#75
Inviato 28 marzo 2011 - 18:28
#76
Inviato 28 marzo 2011 - 20:34
#77
Inviato 31 marzo 2011 - 10:15
http://www.spietati....asp?idFilm=2753
Buona lettura
#78
Inviato 31 marzo 2011 - 10:30
bravo Zurlini, il cinema era troppa poca cosa per te :-*
#79
Inviato 31 marzo 2011 - 10:36
#80
Inviato 31 marzo 2011 - 10:51
:Fallo, vecchio, non dirlo
#81
Inviato 31 marzo 2011 - 10:54
In ogni modo se scrivi di Zurlini, ti leggo. Promesso.
#82
Inviato 31 marzo 2011 - 11:12
#83
Inviato 31 marzo 2011 - 11:19
#84
Inviato 31 marzo 2011 - 12:35
#85
Inviato 22 maggio 2013 - 13:13
Alla faccia del film minore. Certo, è una pellicola non priva di difetti (soprattutto se affiancata ad altre opere di Zurlini) e nel finale calca un po’ troppo la mano nell’utilizzo del registro mélo-decadentista, ma rimane un film di tutto rispetto, che sposa con efficace brutalità gli aspetti di denuncia sulle italiche nefandezze belliche nella campagna di Grecia (che non molti hanno avuto il coraggio di portare sul grande schermo) ed elementi esistenzialisti sostenuti da un impalcatura melodrammatica che affiora man mano, fino al dolorosissimo finale.
Ottimo cast, con Tomas Milian nelle vesti di giovane promessa dell’Actors Studio - in assetto ampiamente e sostanzialmente pre-cuchillo - e Mario Adorf, qua un po’ meno caratterista del solito ma sempre esemplare. Per non parlare dell’ampia schiera di protagoniste, belle e brave, Anna Karina, Lea Massari e Marie Laforêt su tutte.
Ai punti, vince su molti film coevi molto più strombazzati.
Se io voglio che gli uccelli cadano fulminati, gli uccelli devono cadere stecchiti dagli alberi. Sono il furore di Dio, la terra che io calpesto mi vede e trema.
Don't you know there ain't no devil there's just god when he's drunk.
#86
Inviato 23 giugno 2013 - 06:42
Qui è possibile scaricare il catalogo, che comprende anche i suoi lavori televisivi e schede sulle sue opere incompiute:
http://www.imilleocc...atalogo2012.pdf
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