Questo forse interesserà solo Thaelly, ma comunque...
Uno degli usi più divertenti e brillanti delle epigrafi l'ho trovato in un libro sulla pragmatica del linguaggio, di tale Claudia Bianchi. Ha introdotto ogni capitolo e sotto-capitolo con una epigrafe, normalmente di tono umoristico, non solo adatta al tema ma che di solito è anche un ottimo esempio del fenomeno linguistico studiato in quel capitolo (o una dimostrazione di come la violazione di regole linguistiche può portare a effetti umoristici).
Si parte con il capitolo primo:
Il Coniglio Bianco inforcò gli occhiali: "Da dove devo iniziare, Maestà?" chese. "Inizia dall'inizio" disse il Re con solennità, "e va' avanti finché non arrivi alla fine: poi, fermati". (Lewis Carroll)
Il paragrafo 1.1. riguarda la distinzione tra sintassi, semantica e pragmatica:
Le zucchine mi piacciono trafelate. (Enno Flaiano),
mantre l'1.2 spiega che la pragmatica è stata spesso considerata un'insieme di questioni eterogenee:
Se Lei si spiega con un esempio, non ci capisco più niente. (Enno Flaiano).
Ovviamente si parla poi delle origini filosofiche della pragmatica:
Quando colui che ascolta non capisce colui che parla e colui che parla non sa cosa stia dicendo: questa è filosofia. (Voltaire - e oltre che essere filosofia è un tipico esempio di problemi di pragmatica del linguaggio).
Innanzitutto si considera la filosofia del linguaggio ideale, o logico:
In tutti i tentativi di dimostrare che 2+2=4 non si è mai tenuto conto della velocità del vento. (Raymond Queneau),
per poi passare alla filosofia del linguaggio ordinario:
Se ci siamo assicurati che è un cardellino, realmente un cardellino, e poi in futuro fa qualcosa di anormale (esplode, cita la signora Woolf, o chissà cos'altro), non diciamo di esserci sbagliati nel dire che era un cardellino: non sappiamo cosa dire. Ci mancano letteralmente le parole. (John Austin - uno dei più importanti filosofi del linguaggio ordinario).
Il capitolo secondo si apre con una epigrafe adatta al suo secondo posto:
Non rimandare a domani quello che puoi fare dopodomani.
Il primo fenomeno che analizza è quello dell'ambiguità:
Io posso sollevare un elefante con una mano sola. Ma dove lo trovo un elefante con una mano sola? (Leopold Fechter);
Le persiane per loro natura sono portate ad aprirsi verso l'esterno. Sono gli iraniani che spesso non glielo permettono. (Eros Drusiani).
Poi c'è la deissi, cioè l'indicazione:
Insegnante: "Susie, dimmi due pronomi!". Susie: "Chi? Io?". (Prochnow e Prochnow Jr.),
e dei vari metodi per studiarla logicamente: il metodo delle coordinate multiple:
Collaborazione: Io l'insulto. Tu lo tieni. Lui gli mena. Noi aiutiamo e voi guardate se essi arrivano (Marcello Marchesi);
o la teoria di Kaplan, che riguarda in particolare i termini indicali (come i pronomi):
Va sempre in giro con il suo secondo, il Comitiva, che per motivi religiosi parla di se stesso in terza persona plurale. Dice "Sono dei bei camionisti". Ma chi? "Essi! Domani sera vengono a cena da te". Tu prepari per diciotto, arriva lui e dice: "Sono arrivati!". Ma chi? "Essi!". E mangia tutto lui. E adesso chi paga? "Loro!". Perché il Comitiva non è mica scemo. (Francesco Salvi).
L'importante comunque è che questi termini sono essenziali per il linguaggio:
Mi accade spesso di svegliarmi di notte e cominciare a pensare a una serie di gravi problemi e decidere di parlarne con il Papa. Poi mi sveglio completamente e mi ricordo che sono io il Papa. (Giovanni XXIII).
Oltre gli indicali ci sono i dimostrativi (questo, quello...):
No one would remember the Good Samaritan if he'd only had good intentions. He had money as well. (Margaret Thatcher - la relazione con il tema qui è che si è discusso se nel caso dei dimostrativi l'intenzione di comunicare qualcosa è sufficiente, o anche solo necessaria).
Poi le espressioni il cui significato dipende dal contesto:
L'uomo di Neanderthal è stato scoperto molto tardi. D'altronde lo stesso Neanderthal non è che ci tenesse a far sapere che stava con un uomo. (Anatolij Balasz),
e il linguaggio figurato:
Il Lago: "E lei dove se ne va, quest'anno?". Il Fiume: "Al solito, al mare". La Montagna: "Io non mi muovo". La Neve: "Io, ai primi calori, mi squaglio". (Achille Campanile).
Il capitolo terzo riguarda gli atti linguistici, l'uso delle espressioni linguistiche per realizzare delle azioni. L'epigrafe qui è perfetta:
Chose étrange que ces mots "deux ou trois fois", rien que des mots, des mots prononcés dans l'air, à distance, puissent ainsi déchirer le coeur comme s'ils le touchainent véritablement, puissent rendre malade, comme un poison qu'on absorberait. (Marcel Proust).
In particolare, il sottocapitolo sugli atti linguistici è aperta da questa:
La prima tragedia della vita sono le azioni, la seconda le parole. E forse le parole sono peggio. Le parole sono spietate. (Oscar Wilde).
Si parla poi di usi fallaci degli atti linguistici:
Esempi di applicazioni indebite: "io ti nomino..., detto quando sei già stato nominato, o quando è stato nominato qualcun altro, o quando io non sono abilitato a nominare, o quando tu sei un cavallo". (John Austin - questa la dedico a Caligola e a Bara dei Pupi).
Nel terzo sottoparagrafo si sottolinea che anche le frasi constative compiono un'azione - quella di affermare:
Ho dei pensieri che non condivido. (Pino Caruso).
Ci sono diversi tipi di atti linguistici: promettere, nominare, giudicare, affermare, negare...
Quel che ho detto, ho detto. E qui lo nego. (Totò).
L'altro grande tema del capitolo è la conversazione:
Davvero Lei sta facendo un corso di conversazione?". "Si". (Steve Martin),
che richiede innanzitutto di distinguere tra il linguaggio logico-formale e il linguaggio naturale:
E' sempre così alle feste: mi ubriaco e nessuno mi parla, oppure nessuno mi parla e mi ubriaco. (Deirdre Wilson - il logica le due affermazioni sono identiche, nel linguaggio naturale no).
Il tema chiave dello studio della conversazione sono le implicature, il 'non detto' della comunicazione:
Gianni De Michelis: Hai mai pensato di iscriverti al Partito Socialista? Massimo Cacciari: No grazie, sono ricco di famiglia.
Le implicature si basano sulle massime conversazionali, come la massima della verità:
Dicendo la verità si è più che certi che, presto o tardi, si verrà scoperti. (Oscar Wilde);
Le massime conversazionali però possono anche essere usate per suggerire senza dire:
"Dove vai?". "A Milano". "Bugiardo! Mi dici che vai a Milano per farmi credere che non vai a Milano, e invece vai proprio a Milano!". (Achille Campanile).
Oltre alle implicature, del non detto fanno parte anche le presupposizioni:
Il bagnante: "Ci sono pescecani qui?". Quello del luogo: "No, no, stia tranquillo. Hanno troppa paura dei coccodrilli". (Achille Campanile).
Un altro aspetto della conversazione è la cortesia:
A: Buongiorno. Mi scusi se la disturbo. B: Ma si figuri. A: Grazie mille. Arrivederci. (Morecambe & Wise);
Le dispiace se non fumo? (Achille Campanile).
Quindi abbiamo due gruppi di regole: le regole della conversazione e quelle della cortesia:
Nelle questioni di massima importanza, essenziale è lo stile, non la sincerità. (Oscar Wilde).
C'è un sotto-capitolo dedicato all'analisi della conversazione:
"Che cos'è un carosello elettorale?", disse Alice: non che ci tenesse molto a saperlo, ma il Dodo aveva lasciato cadere una pausa come se qualcuno dovesse prendere la parola, ma nessuno si era sognato di farlo. (Lewis Carroll).
Il capitolo quarto riguarda le ricerche in corso:
- quelle sulla dimensione cognitiva:
My brain? It's my second favourite organ. (Woody Allen);
- quelle sul modello inferenziale:
A: Ciao cara, da dove vieni? B: Dall'istituto di bellezza. A: Ah, era chiuso? (Achille Campanile);
Either he's dead, or my watch has stopped. (Groucho Marx).
- quelle sulla pertinenza. Queste partono dalla critica del modello del codice, che presuppone una completa adeguazione tra parlante e ricevente:
Cred'io ch'ei credette ch'io credesse. (Dante Alighieri);
bisogna quindi considerare la comunicazione come produzione e interpretazione di indizi:
Se alzi gli occhi e vedi il sole, vuol dire che non pioverà. Se alzi gli occhi e vedi le nuvole, vuol dire che pioverà. Se alzi gli occhi e non vedi niente, vuol dire che sta piovendo. (Proverbio inglese).
Diventa importante in questo contesto il principio di pertinenza:
"Ciò è invero rilevante" disse il Re, rivolgendosi alla giuria... il Coniglio Bianco intervenne "Irrilevante vorrà certo dire sua Maestà"... "Irrilevante, volevo dire, certo" disse il Re prontamente, e fra sé e sé continuò a bassa voce "rilevante... irrilevante... rilevante" come per provare quale suonava meglio. (Lewis Carroll).
Importante per la pertinenza è commisurare lo sforzo all'effetto perseguito:
Da quando l'ho vista, signora, ho invano cercato di stare lontano da lei, ma qualcosa in me echeggiava ininterrottamente, come un tam tam nella giungla. C'è qualcosa che vorrei chiederle, signora: mi può lavare un paio di calzini? (Groucho Marx).
Il paragrafo successivo parla dei processi semantici:
Annuncio economico: "Vendo cane pastore maremmano; mangia tutto; gli piacciono i bambini". (Achille Campanile),
a cui seguono alcuni esempi:
Queste regole sono semplicissime! Le capirebbe un bambino di quattro anni. Chico, vammi a trovare un bambino di quattro anni, perché io non ci capisco niente! (Groucho Marx).
Segue poi l'epilogo:
Ogni cosa ha la sua morale, basta trovarla. (Lewis Carroll),
i consigli di lettura:
Dal momento in cui ho preso in mano il libro fino a quando l'ho rimesso a posto, non ho smesso di ridere per un solo momento. Un giorno ho intenzione di leggerlo. (Groucho Marx),
la bibliografia:
Ma dove troverò mai il tempo di non leggere tante cose? (Karl Kraus),
e la biografia dell'autrice:
Il mio unico rimpianto è quello di non essere un altro. (Woody Allen).
La firma perfetta dev'essere interessante, divertente, caustica, profonda, personale, di un personaggio famoso, di un personaggio che significa qualcosa per noi, riconoscibile, non scontata, condivisibile, politicamente corretta, controcorrente, ironica, mostrare fragilità, mostrare durezza, di Woody Allen, di chiunque tranne Woody Allen, corposa, agile, ambiziosa, esperienzata, fluente in inglese tedesco e spagnolo, dotata di attitudini imprenditoriali, orientata alla crescita professionale, militassolta, automunita, astenersi perditempo.