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Anton Eger - Æ


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5 replies to this topic

#1 Lota

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Inviato 03 giugno 2020 - 20:47

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Il primo album solista del batterista scandinavo Anton Eger (Phronesis) è un insieme di elettronica, fusion e cyber funk.

Lui è uno dei batteristi europei più originali degli ultimi 20 anni, un autentico fenomeno.

Link audio:

https://antoneger.bandcamp.com/

 

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#2 Lota

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Inviato 05 giugno 2020 - 09:31

Da grandissimo ammiratore di Eger, ricordo che la prima volta che ascoltai il disco rimasi un po' spiazzato, perché mi aspettavo qualcosa di simile a quanto aveva fatto con i Phronesis.

Mi ci è voluto poco però per apprezzarlo e capire che un disco solista sulla falsariga del suo progetto principale (o anche simile ai suoi lavori con Marius Neset e Morten Schantz) sarebbe stato fin troppo scontato, invece l'aver realizzato un disco completamente diverso è stata sicuramente la scelta migliore che potesse fare.

Come riferimenti mi vengono in mente diversi passaggi dell'ultimo album dei Jaga Jazzist (Starfire) e Beat Music! Beat Music! Beat Music! di Mark Guiliana, anche se a differenza dei primi le parti di batteria sono molto più frammentate e rispetto a Beat Music in questo lavoro ci sono scelte molto più imprevedibili.

Concettualmente sembra un disco pensato negli anni '70 ma suonato e registrato nel 2040, un tripudio di sintetizzatori, loops e drum breaks, il risultato finale è un lavoro molto originale all'interno del quale perdersi ascolto dopo ascolto.


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#3 wago

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Inviato 06 giugno 2020 - 06:31

Il disco solista di Eger è una roba pazzesca, sonicamente molto coraggioso nel suo acquisire schemi wonky e trasporli in un ambito di pura musica "suonata". Grande contributo al sound viene da Matt Calvert, chitarrista e deus ex machina della band math più originale del decennio, i Three Trapped Tigers. L'album è molto astratto e magmatico, ha una freddezza che penso lo renda un po' intrinsecamente "roba per pochi"; i brani poi sono tutt'altro che lineari e possono senz'altro dire che non "arriva" in modo immediato — anche nel mio caso, nonostante l'ascolto il giorno dell'uscita e l'ottima impressione iniziale, a distanza di anni il disco continua a crescere.

In quei territori sonori comunque un paragone inevitabile sono i belgi STUFF., con una declinazione un po' diversa (meno astratti, più fusion, ma comunque estremamente spezzati anche loro) ma un simile orientamento nu/post/wonky.


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"It's a strange world." "Let's keep it that way."

#4 wago

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Inviato 06 giugno 2020 - 07:20

Wago i jaga jazzist e il progetto beat music di mark guiliana credi siano riferimenti sbagliati?

 

No, i primi in particolare senz'altro molto mirati (attendo con trepidazione il nuovo dischetto, in uscita a breve, che sembra andare ancora di più in quella direzione). I Beat Music e Guiliana in generale sono nomi significativi per molti sviluppi in area nu jazz quindi ci stan sempre — parlando specificamente delle cose a nome Beat Music, comunque, le trovo abbastanza su un percorso loro, influente nelle linee generali ma non seguitissimo stilisticamente specialmente in Europa dove a dettare la linea sono più gli inglesi che gli americani. Nello specifico trovo che la componente classicamente jazz si mantenga sempre prevalente e distinta dalle altre forme con cui è ibridata, e i pezzi risultino in generale più lineari, meno labirintici delle pazzie di scuola britannica. Questo nonostante sia per tavolozza che per riferimenti ritmici l'ultimissimo disco sia davvero vicino alle cose di cui stiam parlando e molto probabilmente l'uscita del 2013 sia stata un'ispirazione importante per tanti sviluppi nell'area.


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"It's a strange world." "Let's keep it that way."

#5 Lota

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Inviato 06 giugno 2020 - 14:57

Oltre a Matt Calvert secondo me una menzione particolare se la merita anche quel pazzo furioso di Niels Broos, che suona il Moog solo in due canzoni ma fornisce comunque il suo contributo in maniera fantastica.

Nonostante si tratti di un disco che si può considerare abbastanza di nicchia credo che un'etichetta più incline a questo tipo di sonorità avrebbe potuto aiutarlo a vendere meglio il disco e a farlo arrivare a più persone, perché la Edition Records è un'etichetta quasi esclusivamente jazz ed è lecito pensare che l'ascoltatore medio delle loro uscite discografiche pur conoscendo Eger non si compra un disco del genere; un'etichetta come la Ninja Tune alle spalle sarebbe stata in grado di valorizzarlo e farlo arrivare anche alle orecchie di chi non lo conosce per i suoi lavori in ambito jazz.


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#6 Lota

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Inviato 10 giugno 2020 - 10:52

In questi ultimi giorni ho guardato diverse volte il video del concerto che ho linkato e ad ogni visione si scoprono dettagli nuovi e interessanti, una proposta musicale di questo tipo meriterebbe una produzione degna dell'altissima qualità che ogni singolo musicista porta sul palco, cosa che purtroppo la Edition Records a quanto pare non può permettersi.

Si tratta di uno spettacolo che sono tra i pochi in circolazione a portare in giro, quando riprenderanno i concerti consiglio di non perdervelo se capiterà mai in Italia:


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