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Bibliografie Come Universi Letterari


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17 replies to this topic

#1 100000

    Enciclopedista

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Inviato 18 febbraio 2020 - 08:39

È da un po' che mi frulla per la testa l'idea, in particolare dalla rilettura di HPL.

Quanti e quali autori hanno trasformato il proprio corpus in un vero e proprio universo letterario? (dovrei dire condiviso anche se gestito da un unico autore?) La cosa è un po' nerd forse, ma mi ha sempre affascinato.

 

Gli scrittori del fantastico forse si prestano maggiormente e i primi che vengono in mente sono Tolkien e Asimov, entrambi autori di un unico universo parallelo passato/futuro con tanto di linea temporale, avvenimenti storici, coerenze interne e rimandi fra i romanzi, anche quelli non esplicitamente appartenenti a un unico ciclo (Signore degli anelli, o Fondazione).

 

Il succitato Lovecraft non è stato così coerente forse, ma a me piace immaginare tutta la sua opera come un unico romanzo denso di rimandi e accenni, tanto più misteriosi e contraddittori quanto più terrificanti.

 

Poi ovviamente c'è King, che ha pensato alla cosa solo verso la fine degli anni '90 (credo pre-incidente, ma non vorrei sbagliare, magari la cosa ha inciso, anche se non saprei come), attraverso la saga della Torre Nera. Purtroppo però, sia nei libri della saga che in quelli esterni (Insomnia), secondo me le parti più funzionali alla meta-idea (sempre affascinante) dell'universo unico sono anche le peggiori scritte da King, troppo macchinose. Un'idea incastrata (anche nella saga) a posteriori e che funziona il giusto.

 

Allargando un po' la cosa, si potrebbe parlare di Volodine, il cui universo probabilmente non è coerente narrativamente (ma d'altronde non lo è neanche all'interno degli stessi libri) ma è evidentemente sempre lo stesso.

 

La cosa però non riguarda necessariamente solo gli scrittori del fantastico: l'esempio più eclatante è Joyce, i cui pochi romanzi sono evidentemente ambientati nello stesso universo narrativo, con tanto di personaggi ricorrenti (Stephen, qui ti voglio). Alla fine anche Beckett fa un lavoro simile, anche se a livello più metatestuale, ma sicuramente i personaggi della trilogia (e non solo, credo) si richiamano l'un l'altro, senza che neanche lo stesso Beckett l'avesse concepita come una trilogia, e la sua intera opera è considerabile un corpo unico, senza scarti. D'altronde considero Beckett quasi un artista performativo in quanto a coerenza e incarnazione della propria stessa opera, fino alla fine, anche attraverso i vari medium. Una ricerca che termina con una/la parola. Qual è la parola.

 

Ancora, tornando al presente: proprio di recente ho letto che Vanni Santoni colloca tutti i suoi romanzi nello stesso universo con vari collegamenti (peccato che ne abbia letto solo uno e boh), e poi allargando il concetto di universo letterario, volendo anche l'opera di Paul Auster sembra quasi un ipertesto, specie con l'ultimo mattone a chiudere il cerchio e quasi retconnare la sua visione dello scrittore (questa però potrebbe essere una fissazione mia).

 

Altri esempi? Considerazioni?
Per chiarirci: non cicli letterari, ma veri e propri universi che contengano l'intera opera di un autore (o quasi, ok, qualche rara eccezione si può accettare).


  • 6

#2 Reynard

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Inviato 18 febbraio 2020 - 09:38

Direi che William Faulkner ci rientra perfettamente.


  • 0
La firma perfetta dev'essere interessante, divertente, caustica, profonda, personale, di un personaggio famoso, di un personaggio che significa qualcosa per noi, riconoscibile, non scontata, condivisibile, politicamente corretta, controcorrente, ironica, mostrare fragilità, mostrare durezza, di Woody Allen, di chiunque tranne Woody Allen, corposa, agile, ambiziosa, esperienzata, fluente in inglese tedesco e spagnolo, dotata di attitudini imprenditoriali, orientata alla crescita professionale, militassolta, automunita, astenersi perditempo.

#3 100000

    Enciclopedista

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Inviato 18 febbraio 2020 - 09:40

Eh ok, ma almeno due righe, io pensavo poi di espandere anche di più quelli di mia conoscenza, ma tipo di Faulkner non so niente e ora sono curioso.

In che modo è un universo letterario unico? Ci sono rimandi intertestuali, intratestuali, metaletterari, personaggi ricorrenti, o è "solo" un universo coerente, cosa?


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#4 Reynard

    No OGM

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Inviato 18 febbraio 2020 - 09:50

Quasi tutti i romanzi di Faulkner sono ambientati in una contea immaginaria (il cui nome non sono in grado di riprodurre senza googlarlo), ispirata dalla reale contea di Lafayette dove Faulkner è cresciuto. In questa contea ci sono varie famiglie le cui vicende costituiscono il nerbo di diversi romanzi; membri di queste famiglie compaiono di continuo, magari anche solo un accenno o un riferimento indiretto. 

Non si tratta però di una saga continuativa. Piuttosto è la rappresentazione di un microcosmo provinciale dove persone e famiglie continuano a risiedere in un posto decennio dopo decennio, non scompaiono nel nulla alla fine del romanzo che li riguarda.


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La firma perfetta dev'essere interessante, divertente, caustica, profonda, personale, di un personaggio famoso, di un personaggio che significa qualcosa per noi, riconoscibile, non scontata, condivisibile, politicamente corretta, controcorrente, ironica, mostrare fragilità, mostrare durezza, di Woody Allen, di chiunque tranne Woody Allen, corposa, agile, ambiziosa, esperienzata, fluente in inglese tedesco e spagnolo, dotata di attitudini imprenditoriali, orientata alla crescita professionale, militassolta, automunita, astenersi perditempo.

#5 100000

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Inviato 18 febbraio 2020 - 10:33

Bello, e direi perfettamente in topic, grazie! :)


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#6 unkle

    you fucking people make me sick

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Inviato 18 febbraio 2020 - 11:55

Penso rientri in questa categoria Valerio Evangelisti con i romanzi basati sul personaggio dell'inquisitore Eymerich che spaziano su diversi piani temporali e diversi personaggi che tornano in altre storie.

Anche su alcuni romanzi non basati sull'universo di Eymerich, ci sono collegamenti con questo personaggio.


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#7 Ganzfeld

    In un certo senso

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Inviato 18 febbraio 2020 - 13:29

Thomas Pynchon. Ci sono dei personaggi che compaiono in più di un romanzo/racconto. Mi viene in mente il marinaio Bodine, che è presente sia in V. che ne L'arcobaleno della gravità e in un racconto di Un lento apprendistato. Oppure Mondaugen. Se non erro ci sono anche dei concetti che sono ripresi in più di un libro: il diavoletto di Mawxel, di cui si parla ampiamente ne L'incanto del lotto 49, compare anche in... bo, non mi ricordo: o Un lento apprendistato o Vineland.


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#8 Stephen

    Wannabe the Night Meister

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  • LocationLa Callaretta della Colla

Inviato 19 febbraio 2020 - 03:41

Vero, tutti e quattro i libri più importanti di Joyce condividono la più marcata unità geografica: sono ambientati tutti nella Dublino (la vera protagonista è Dublino, penso si dica spesso) trasfigurata prima dal ricordo (poco) poi dalla lingua (tanto). Al punto che si è ventilata da qualche parte addirittura la suggestione, che da quest'ottica sorge spontanea, di un Dubliners "narrato" da Dedalus (forse l'ho letto in qualche introduzione in italiano, non ricordo più). Capita soprattutto, credo, agli autori che tendono a scrivere "la grande opera" con un forte coinvolgimento biografico. L'impressione è che il precedente illustrissimo sia nientedimenoché Dante (Beatrice nella Vita Nova e nella Commedia; Dante direi che andrebbe citato anche perché è forse il solo caso in cui si possa parlare di universo in senso letterale); Joyce ce l'aveva in mente al 100%: da qualche parte qualcuno ci avrà scritto una decina di tesi di laurea.

 

 

Sempre da qualche parte asd ho letto l'ipotesi affascinante ma molto astratta e concettuale del Castello come seguito del Processo. Detta così è al contempo banale e sbagliata, ma lì era scritta bene.
EDIT: Era il libro di Calasso su Kafka: ora l'ha messo anche sul sito e sulla quarta di copertina del Processo. https://www.adelphi....o/9788845934674 Ci si poteva arrivare subito visto che Calasso legge tutta la storia della letteratura come se fosse un unico "universo bibliografico mitologico", quello degli dèi greci, da Omero a Proust (ne La letteratura e gli dei). 

 

Molto dipende dallo sguardo del lettore: a me piace molto come approccio, lo trovo assai erudito e per nulla accademico, quello di leggere più l'opera omnia (il testo insieme al co-testo, insomma) che non il singolo libro. 


  • 5

E un passo di quella danza era costituito dal tocco più leggero che si potesse immaginare sull'interruttore, quel tanto che bastava a cambiare...

... adesso

e la sua voce il grido di un uccello

sconosciuto,

3Jane che rispondeva con una canzone, tre

note, alte e pure.

Un vero nome.


#9 123

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Inviato 20 febbraio 2020 - 01:37

I romanzi cortesi di Chretien de Troyes, 5 storie diverse con diversi personaggi ma stessa ambientazione "arturiana".

 

 

https://www.ibs.it/r...e/9788804670797


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#10 Greed

    round control to major troll

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Inviato 20 febbraio 2020 - 09:43

Mi pare che tutti i grandi costruiscano, implicitamente (Proust, D'Arrigo?) o esplicitamente (il caso di Dante, Joyce, Tolkien, il Sertao di Guimaraes Rosa penso) un universo. Qui ci interessano quelli che lo fanno in modo esplicito e che fanno rimbalzare questo universo tra le varie opere, se ho ben capito.

 

Tra i secondi rientrerà anche Piersa Calò, ma non so se posso dire altro :shifty: Già dai suoi romanzi (Occhio di porco, Penultima città) è chiara la costruzione di un'altra realtà con regole, istituzioni, "tipi" di personaggi tutti suoi. In qualche racconto sparso (Dolores, la stanza infernale) compaiono poi dei personaggi che sono anche nei romanzi.

 

Frequenterò questo topic con maggior dedizione in futuro, grazie 10.


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#11 100000

    Enciclopedista

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Inviato 20 febbraio 2020 - 09:56

Direi che Stephen (come previsto) ha centrato uno dei punti importanti (quantomeno per me), vedi anche il mio accenno a Paul Auster, dove qualche personaggio torna, qualcuno in maniera meta-letteraria, qualcuno no, ma l'importante forse è lo sguardo del lettore, oltre che ovviamente dello scrittore, che credo inevitabilmente viva la sua opera come un unicum.

 

Qui sono interessato ai casi espliciti, ma le eccezioni e i contributi laterali mi piacciono molto, quando avrò tempo potrei approfondire appunto il caso di Auster, sul quale potrei scrivere una tesi(?) ma non c'ho voglia, piuttosto me lo rileggo.


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#12 Reynard

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Inviato 20 febbraio 2020 - 10:26

Il caso di Stephen King ha un precedente, forse ancora più cervellotico, in Robert Heinlein.

Questi negli anni '40 aveva progettato un ciclo di racconti collegati che narrasse la 'Storia futura', idea che poi ha ispirato Asimov. Il progetto è stato condotto fino a un certo punto e poi messo da parte negli anni centrali della sua carriera.

In tarda età ha ricominciato a collegare tra loro i vari romanzi, questa volta con il riapparire di personaggi già comparsi e il loro incontrarsi (un gigantesco auto-crossover, in pratica). Poi in "The Number of The Beast" tira fuori l'idea per cui ogni universo letterario è reale e accessibile dai suoi personaggi. E quindi nel calderone ci finiscono anche Oz, il Marte di John Carter ecc.

Heinlein volteggia sulla linea che separa la metaletterarietà dall'essere un gran paraculo (diciamo che le capacità per un'idea così ambiziosa gli difettano. è un bravo autore di fantascienza ma non è Borges, ecco).


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#13 100000

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Inviato 20 febbraio 2020 - 10:41

Probabilmente lo stesso difetto di King, invece mi sono sempre chiesto quanto fosse premeditato l'universo di Asimov, perché mi sembra che anche i racconti e i vari cicli potenzialmente autonomi si inscrivano bene nella sua linea temporale futura, ma non posso pensare che abbia avuto in mente quest'idea fin dal Paria dei cieli.


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#14 123

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Inviato 20 febbraio 2020 - 14:35

Probabilmente lo stesso difetto di King, invece mi sono sempre chiesto quanto fosse premeditato l'universo di Asimov, perché mi sembra che anche i racconti e i vari cicli potenzialmente autonomi si inscrivano bene nella sua linea temporale futura, ma non posso pensare che abbia avuto in mente quest'idea fin dal Paria dei cieli.

 

 

L'universo di Asimov è esplicitamente ispirato a Storia della decadenza e caduta dell'Impero romano di Gibbon. Disse che l'idea gli era venuta mentre aspettava il suo editore vedendo il libro sulla sua scrivania.


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#15 100000

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Inviato 20 febbraio 2020 - 16:29

Vabbè il megaciclo della Fondazione, immagino, ma io ho sempre visto la sua intera bibliografia (che poi non si dice così, qualcuno mi suggerisca il termine corretto così sistemo anche il titolo del topic) come una coerente storia del futuro.
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#16 123

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Inviato 20 febbraio 2020 - 17:49

Il più fantascientifico in senso stretto è Neanche gli Dei, è l'unico dove ci sono creature non umane,  il più onirico e poetico, Io Robot il più filosofico, le leggi positroniche come gli apriori kantiani, una specie di 2001 letterario.

Per il resto è un neopositivista con una grande fiducia nella scienza, un novello Verne, il senso del futuro viene da lì.
 


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#17 100000

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Inviato 20 febbraio 2020 - 19:51

Concordiamo su tutto, d'altronde di Asimov appunto credo di aver letto tutto, ma non mi hai risposto (o io non ho capito).
(comunque neopositivista narrativamente, ma di certi problemini era cosciente anche lui, diciamo che era ottimista sulle loro possibili soluzioni - ovviamente smentito dall'umanità)
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#18 123

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Inviato 20 febbraio 2020 - 20:30

La visione del futuro viene dal suo amore per la scienza, una visione molto illuministica, spostata in avanti, forse il file rouge del suo lavoro è questo.

 

Piuttosto l'impero "medievale" ispirato a Gibbon può avere influenzato  anche Guerre Stellari?  Ci vedo molte analogie.


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