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Album Inafferrabili


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102 replies to this topic

#1 paloz

    Poo-tee-weet?

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Inviato 22 ottobre 2021 - 15:25

*
POPOLARE

Quei dischi che - non importa quante volte e quanto spesso ci torniate su - non sembrano svelare mai il loro segreto e rimangono sempre, in qualche misura, inspiegabili e imprendibili.

 

Niente postaggi senza commenti - anche brevi vanno bene.

 

 

Nico - The Marble Index

 

nico-marable-index-cover-big-650x650.jpg

 

Qui sarà sicuramente la stratificazione e la stortezza degli arrangiamenti, ma a parte questo trovo difficile pensare che canzoni del genere possano anche solo essere immaginate. Il parto più chimerico, ambiguo e misterioso della musa tedesca.

 

 

 

Shackleton - Music for the Quiet Hour

 

65687xbig.jpg

 

Questo probabilmente, anzi sicuramente, l'ho già scritto altrove.

 

 

Più lo ascolto (Shacky) e meno ci capisco. Questo o viene dal futuro - mi pare per molti versi troppo in anticipo rispetto alle attuali tendenze tunz - o ha trovato la formula per una musica senza tempo e luogo, che davvero si spiega e si esaurisce in se stessa in assoluta autonomia, con così tanti riferimenti da dare l'impressione di non averne affatto.

C'è una terza possibilità: che io non ci arrivo, e invece qualcun altro ha la capacità di "seguirlo" e abbandonarsi a tali suggestioni; io non lo seguo, non ho appigli di alcun tipo per ragionarne e goderne. E, beninteso, questa è una dichiarazione di stima.

 

 

Sono trascorsi un tot di anni e sto ancora a quel punto.


  • 18

esoteros

 

I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.

 

(Samuel Beckett, Malone Dies)


#2 Cliff

    allievo del peggior Guzzanti heavy metal

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Inviato 22 ottobre 2021 - 19:50

*
POPOLARE

La trota è in agguato
  • 12
Ha detto bene il presidente del coni, che il mondo dei dilettanti...chapeau. On duà parler français monsieur, mettenan nous parlon français, tout suit, ma la question n’est parer, n’est pas, comme ça [Carlo Tavecchio]


Caro Sig.'Cliff' di Roma le confesso che non capito..


non vorrei sembrare pedante


#3 cool as kim deal

    Utente contro le bonus track

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Inviato 22 ottobre 2021 - 21:22

My_Bloody_Valentine_-_Loveless.png

 

The_Art_of_Walking_%28Pere_Ubu_album_-_c

 

Mettiamola così, in due parole. Sono due dischi che conosco da almeno un decennio e che quando li ascolto semplicemente mi chiedo il perché siano stati concepiti e creati così, quale logica ci sia dietro e se ce ne sia una, perché non la trovo. 


  • 1
Adescatore equino dal 2005

#4 simon

    Scaruffiano

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Inviato 23 ottobre 2021 - 06:31

Quei dischi che - non importa quante volte e quanto spesso ci torniate su - non sembrano svelare mai il loro segreto e rimangono sempre, in qualche misura, inspiegabili e imprendibili.

 

 

 

Questa dovrebbe essere definita come l'estrema onestà dell'arte o quantomeno la sua indubbia ambiguità, almeno in campo musicale.

 

Inspiegabili: oddio.. quando sei alle prime armi anche un disco dei MAIN ti sembra assolutamente inspiegabile e cerchi in tutti i modi di decifrare quei anti-arabeschi con tutta la tua anima.. perdendo dunque il piacere dell'arte, del farsi arte, insomma la sua essenza espressiva.

 

Inspiegabili: quando inizi a entrare in quel mondo, anche attraverso una competenza specifica (nel mio caso BLOW UP e molti libri di classica contemporanea e non solo..) riesci a capire non alla perfezione ciò che l'artista veramente ci ha comunicato, ma riesci a immaginarti un supporto-contesto e puoi anche godere di questa musica.

 

Inspiegabili: ovviamente ci troviamo davanti a un problema relativo in una materia assolutamente relativa (giudizio) che è la musica.. da Madonna a Wagner è. sempre la stessa cosa: sentimento e gusto totalmente liberi da ogni dittatura ontologica.

 

Inspiegabili: il tramonto di ogni certezza.. sarebbe bello non poterci capire nulla, ritornare alla preistoria della coscienza, all'impossibilità di decifrare qualche cosa, MAIN in questo senso è l'illustrazione massima della creazione della de-creazione celeste dell'epoca del prima del pronome. 

 

Imprendibili: nella maniera della manina Stoica? o giochiamo pure a perderci per un istante in una nobiltà ferrigna. 

 

 

MAIN HZ

 

Ci ritorno spesso e rimane ancora qualche cosa di troppo personale, di empatico che non mi permette in nessun modo di arrivare a una vetta, anche se la vetta tutto sommato è sempre lì.. a valle in qualche modo tra DUPIN-KAFKA-BORGES..

 

In un certo senso è la comprensione totale di una possibilità di dolore esistenziale siffatto in musica che non è più possibile, in quanto dall'ascolto siamo passati al meta-ascolto per eccesso di informazioni.

 

Che cosa mi separa dalla cognizione effettiva di questo spruzzo indelicato di abisso inorganico tendente a una strisciata nel mondo dell'ambiente degli ORB? l'ego trascendentale o il vizio del limite kantiano che quasi quasi han fatto staffetta nella storia della filosofia che è anche l'arte dell'arte del poter individuare un percorso formativo, decisamente formativo.

 

HZ è rizomorfo, è come l'assise intravista in alcuni spunti del cinema di STRAUB o nell'indicibile di un certo BENN.

 

 

Dunque:

 

MAIN: HZ

 

HAFLER TRIO: TRILOGIA AMBIENTALE (Ci ritorneremo)

 

ZOVIET FRANCE:  GARISTA 

 

AMM: LAMINAL (primo cd)


  • 1

„Non si può che confermarsi 'stranieri nella propria lingua'. Il plurilinguismo (crogiuolo di idioletti, arcaismi, neologismi di che trabocca il poema) è il contrario d'una accademia di scuola interpreti. È 'Nomadismo': divagazione, digressione, chiosa, plurivalenza, ecc. Il testo intentato è (deve essere) smentito, travolto dall'atto, cioè de-pensato.“

CARMELO BENE
 

 

 


#5 pooneil

    Enciclopedista

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Inviato 23 ottobre 2021 - 10:12

bellissimo topic, lo interpreterò sperando di non sbagliarmi come quei dischi vorreste amare ma non vi arrivano.

 

io ho The Piper at the Gates of Dawn.

nonostante la psichedelia anni '60 sia il mio genere preferito, questo suo apice non l'ho mai sentito mio.

gli ascolti di quando avevo diciottanni è come se non fossero mai accaduti, dato che il disco mi passava attraverso senza lasciare alcuna traccia; lo reputavo incomprensibile, troppo alieno.

neanche gli ascolti da più maturo cambiarono le cose, cominciavo ad addentrarmi più nell'opera ma senza coinvolgermi troppo, rimanevo abbastanza impassibile insomma.

tranne una volta che mi scaricai un vinyl rip mono, e lì, cribbio, che disco dinamico ed avvincente!

 

ad oggi, dopo averci riprovato più volte anche durante l'ultimo lockdown, comincio ad apprezzare il lavoro di chitarra di Barrett (che fa robe veramente assurde e peculiari) e gli arrangiamenti delle canzoni ma non è vero amore, quando per esempio nello stesso periodo ho scoperto i dischi di Ill Wind (Flashes), Hunger (Strictly From Hunger) ed Axe (Music) e qui sì è stato amore a primo ascolto, ma amore vero.

Forse c'è un po' di cacofonia gratuita in questo disco che me lo tiene distante, non solo nella musica ma anche nell'impianto vocale (I GOT A BIKE YOU CAN RIDE IT IF YOU LIKE).

 

I singoli Barrettiani (quelli presenti nella raccolta The Early Singles per capirci) mi piacciono da matti, così come Jugband Blues.

I dischi solisti non li ho mai ascoltati troppo ma non mi hanno mai coinvolto.

 

p.s. per Loveless io ci misi 6 mesi ad innamorarmene


  • 3

#6 DeadManDriver

    First reaction=ssiock

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Inviato 23 ottobre 2021 - 13:41

Thomas Köner La barca
Un disco e artista scoperto su queste pagine 5/6 anni fa.

Mi affascina il concept delle field recording l'atmosfera sospesa, l'assenza di convenzioni strumentali ecc ecc
Però mi dà un senso di ,boh...
Suoni d'ambiente inframezzati da rumori e parlato tipici di data città a cui è intitolata.
Boh
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Una sola certezza.

#7 woody

    Classic Rocker

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Inviato 23 ottobre 2021 - 14:52

 

 

 

 

Shackleton - Music for the Quiet Hour

 

65687xbig.jpg

 

Questo probabilmente, anzi sicuramente, l'ho già scritto altrove.

 

 

Più lo ascolto (Shacky) e meno ci capisco. Questo o viene dal futuro - mi pare per molti versi troppo in anticipo rispetto alle attuali tendenze tunz - o ha trovato la formula per una musica senza tempo e luogo, che davvero si spiega e si esaurisce in se stessa in assoluta autonomia, con così tanti riferimenti da dare l'impressione di non averne affatto.

C'è una terza possibilità: che io non ci arrivo, e invece qualcun altro ha la capacità di "seguirlo" e abbandonarsi a tali suggestioni; io non lo seguo, non ho appigli di alcun tipo per ragionarne e goderne. E, beninteso, questa è una dichiarazione di stima.

 

 

Sono trascorsi un tot di anni e sto ancora a quel punto.

 

Avevo quel disco di Shackleton scaricato credo dal 2012/13 e mai ascoltato, l'ho fatto oggi per la prima volta e mi sembra davvero bello. Vedo che su rateyourmusic usano etichette come tribal ambient o ambient techno che io non conosco minimamente.

Nico per me invece è inafferrabile nel senso che nella stragrande maggioranza dei casi mi fa due palle così, è uno di quegli artisti venerati da critica e fan rock che non ho mai compreso


  • 0

#8 maladiez

    Kosmische express courier

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  • LocationMagna Grecia

Inviato 23 ottobre 2021 - 16:16

Piu' che un disco una band, i PORCUPINE TREE, periodicamente ci torno, avrebbero tutte le caratteristiche per piacermi, c'è il prog, c'è il lato decadente, cantautorale , c'è la tecnica, la potenza, il pathos, tutto ben dosato eppure...ogni volta che li ascolto  mi rimane poco o nulla! Mi scivolano letteralmente. E' come gustare uno di quei gelati dove senti subito il gusto ma subito dopo ti rimane in bocca un sapore metallico.

 

Su Nico concordo con Woody , mi piace molto la timbrica della sua voce ma musicalmente non riesco a capirla.


  • 0

"Chi vuol brillare, si metta in ombra"

 

 

Alice: "Quanto tempo è per sempre?"

Bianconiglio: " A volte solo un secondo"


#9 floods

    l'utente main$tream

  • Redattore OndaRock
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Inviato 23 ottobre 2021 - 16:50

Ma per inspiegabili che intendi? Dischi di cui riconosciamo la grandezza, ne percepiamo il valore, li apprezziamo finanche a grandi linee ma per qualche motivo non ne veniamo catturati completamente lasciandoci disorientati senza capire se siamo noi a non coglierne naturalmente la grandezza o se siano gli altri in preda a un'allucinazione collettiva? Perchè in questo caso per me c'è sicuramente lui:

 

61op6mptZML._AC_SL1425_.jpg

 

Ciliegina sulla torta mi mette pure di cattivo umore come nessun altro disco.


  • 1
RYM enafffffffiiiiooooooooolllll

#10 Gonzo

    Twenty-Three Lubed Up Schizophrenics With Delusions of Grandeur

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Inviato 23 ottobre 2021 - 17:07

Penso che paloz intenda l'incapacità di concettualizzare il perchè questo o quell'album ci piaccia/affascini.


  • 0

the best ever death metal band out of Denton
never settled on a name.
but the top three contenders, after weeks of debate,
were Satan's Fingers, and the Killers, and the Hospital Bombers.


#11 Ɲ●†

    Haunted

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Inviato 23 ottobre 2021 - 18:29

610jHBqtMvL._AC_SY450_.jpg

Sicuramente questo.
La prima volta che l'ho ascoltato saranno state le due di notte, al buio di una stanza non mia. Mi è scivolato via in sottofondo (benché ce l'avessi in cuffia), come se nulla fosse, mentre io scivolavo nel sonno. Ma non così presto da non avvertire il bisogno di farlo ripartire, perché sentivo che mi mancava qualcosa, qualcosa che stranamente, quasi inavvertitamente, mi aveva catturato. Quella stessa mancanza di cui sono fatte le canzoni di Quarantine: indefinite, dai contorni incerti, il sottofondo di un dancefloor ascoltato da lontano, da una distanza che è anche temporale. Insomma, in qualche modo pare che c'entrino i futuri perduti di Mark Fisher (che vabbè, allora non conoscevo) in questa elettronica liquida un po' stranita, un po' triste (anche un po' dark-wave), eterea come il fantasma di un'euforia svanita, di un infinito lasciato alle spalle.

È un disco che fa della indefinitezza, della distorsione prospettica, della fragilità (la voce della bionda Laurel), finanche dell'inconsistenza la sua cifra. Quel suo quasi- o quasi non più-esserci sonoro, quella soglia percettiva su cui si gioca, quei beats sfasati nello spazio e nel tempo rendono Quarantine il disco più genuinamente ipnagogico che possa dire d'aver mai sentito. Poi verranno la techno sui generis di Chance of Rain e il sole sovraesposto di Dust, ma per l'esordio di Laurel Halo c'è un posto speciale nel mio cuore.

Poi la copertina :wub:
  • 3
A chemistry of commotion and style

#12 simon

    Scaruffiano

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Inviato 23 ottobre 2021 - 18:48

Penso che paloz intenda l'incapacità di concettualizzare il perchè questo o quell'album ci piaccia/affascini.

 

Speriamo che il concetto possa esulare sempre e comunque dall'arte musicale. Il nostro ospite ha senz'altro calcato sul piano metafisico.


  • 0

„Non si può che confermarsi 'stranieri nella propria lingua'. Il plurilinguismo (crogiuolo di idioletti, arcaismi, neologismi di che trabocca il poema) è il contrario d'una accademia di scuola interpreti. È 'Nomadismo': divagazione, digressione, chiosa, plurivalenza, ecc. Il testo intentato è (deve essere) smentito, travolto dall'atto, cioè de-pensato.“

CARMELO BENE
 

 

 


#13 popten

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Inviato 23 ottobre 2021 - 20:42

residents-meet-the-residents-Cover-Art.j

 

 

( :zoviet*france: - Mohnomishe )

 

_zoviet_france-mohnomishe-Cover-Art.jpg

 

jon-hassell-fourth-world-volume-two-drea

 

Questi sono i primi tre dischi a cui penso con riferimento ad album che amo ma di cui non ho una idea precisa, quindi misteriosi/mutevoli negli ascolti nel tempo  :sbav:


  • 1

#14 bosforo

    ¬`¬`

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Inviato 24 ottobre 2021 - 09:58

Per me su tutti questi due:
 
fd0725a1.jpeg
 
 
Van Dyke Parks - Song Cycle
Mi fu consigliato come 'la musa di Deserter's Songs' ed e' una mezza verita'. Suono dinamico e ricchissimo, ogni 20 secondi le canzoni cambiano, nuovi strumenti si affacciano, ecc. I primi ascolti sotto abbaglio sono stati sufficienti a capire la caratura del lavoro ma per me rimane un enigma infinito. Mi sembra di rivivere quella sensazione di dormiveglia in cui ti svegli a intervalli regolari, nei momentanei risvegli cogli dei dettagli di un film o disco che stavi guardando o ascoltando (nello specifico una colonna sonora di un musical) e poi ti riaddormenti con quella sensazione di bocca impastata nel caldo estivo. L'avro' ascoltato una marea di volte ma saprei solo mormorare alcuni motivetti isolati, figurarsi anche solo descrivere l'andamento completo di uno dei pezzi.
Bello, ma Deserter's Songs e' un capolavoro di sintesi, questo e' un album di schizzi (registrati benissimo per carita') che aspetta che qualcun altro lo prenda in mano e lo realizzi.
D'altro canto, altre canzoni di VDP non incluse in Song Cycle mi piacciono molto.
 
 
0060255776513_600.jpg
 
Milton Nascimento - Milagre dos Peixes
Con MN di solito mi sento a casa anche quando esce dal convenzionale, ma Cristo, questo e' uno dei dischi piu' ostici che ho mai sentito. Percussivo, con gli spazi tra gli strumenti pieni di ululati tormentati che vanno a rimpiazzare i testi (censurati dal regime), ogni tanto dei sassofoni o pianoforti sempre tristissimi o tessiture orchestrali arcigne.
A differenza di Song Cycle questo mi piace moltissimo ma la memoria puo' aiutare fino a un certo punto con canzoni cosi' e difatti pur piacendomi molto lo ascolto meno di altri suoi dischi in cui magari trovo difetti maggiori. 
 
Ahah sottoscrivo ogni parola su The Piper ATGOD, inclusi i commenti sui singoli e sui dischi solisti di SB.

  • 3

#15 popten

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Inviato 24 ottobre 2021 - 12:08

I Residents anche io, concettualmente sono pure fighi ma non mi piacciono proprio "esteticamente". Cosa che non avviene per esempio con il primo dei Faust, che invece mi da sensazioni di piacere anche senza la sovrastruttura concettuale.

Jon Hassell pure lo adoro e mi piace proprio.

Ah per me anche questo:
the-pop-group-y-Cover-Art.jpg

Ma c'è da dire che non l'ho mai ascoltato in maniera "impegnata"

 

l'omonimo dei Faust l'ho considerato , ma non l'ho scelto perchè rispetto altri album mi risulta comunque piu' scolpito nella mia memoria musicale, non mi riserva 'sorprese' ad ogni ascolto, per intenderci . Se ho ben compreso l'idea di paloz :) , che ne fa un thread molto 'personale'.

stessa cosa per Y, che è uno dei miei dischi preferiti <3 , o anche per i Chrome, che pure avevo considerato ma ho alla fine escluso .

Restano ovviamente dei dischi che potrebbero 'uscire' anche oggi o nel futuro, ma questo potrebbe essere spunto per un altro thread, se non gia' esistente, ovvero i dischi la cui datazione è teoricamente incerta


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#16 simon

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Inviato 24 ottobre 2021 - 12:16

 

 

_zoviet_france-mohnomishe-Cover-Art.jpg

 

 

 

 

Molti anni fa questa sezione era popolata da persone che anche se non amavano determinate sonorità, sicuramente si prendevano la briga di andarle ad ascoltare.

 

Credo che sia uno dei dischi più complessi di sempre se.. non si conosce nulla ma proprio nulla di loro

 

Sono ambigui, non nel senso che sono eterosessuali e forse anche omosessuali (o l'esatto contrario) ma il loro concetto di ambiguità riguarda la musica e un contesto pratico (fare questa musica: dove, come e quando) che mi risulta ancora adesso, quantomeno sconvolgente.

 

Mi dispiace profondamente ma io non riesco a scrivere in modo semplice anche e soprattutto perché parliamo sempre di cose difficili

 

.. o scrivo un saggio (e dunque ritorniamo alla questione privata).. o mi prostituisco intellettualmente scrivendo due righe e basta.

 

Non sono una meretrice e sono abbastanza pigro o quantomeno non sono interessato a scrivere niente di Z.F. che non sia l'esaltazione della loro placida e feroce devianza da ogni genere.

 

Che cosa rende Z.F. una esperienza amletica, deviante, diversa rispetto a quasi tutta la musica che usciva durante gli anni ottanta? L'impossibilità totale di rendere la non-musica completamente musicale. Ci sono dei momenti in questo doppio che non ha nulla a che fare con la musica, sono spigoli, ardesie, gatti che potenzialmente si grattano i baffi.. non so: è un miracolo, una grande illuminazione.

 

Quando esisteva quella necessità ontologica del DIY.. potevano accadere miracoli: ZOVIET FRANCE, MAUTHAUSEN ORCHESTRA quando finalmente si decideva di fare a botte con la musica per evacuarsi esistenzialmente; la quarta facciata radio-granulare di un bootleg di Maurizio Bianchi ovvero: la disperazione esistenziale che incontra il dolore mentale a pochi passi dal vampirismo. Ma ho identificato la loro pseudo intenzionalità.. per gli altri è sempre e comunque smeraldina inafferrabilità metafisica o relativista alla Quine. 


  • 0

„Non si può che confermarsi 'stranieri nella propria lingua'. Il plurilinguismo (crogiuolo di idioletti, arcaismi, neologismi di che trabocca il poema) è il contrario d'una accademia di scuola interpreti. È 'Nomadismo': divagazione, digressione, chiosa, plurivalenza, ecc. Il testo intentato è (deve essere) smentito, travolto dall'atto, cioè de-pensato.“

CARMELO BENE
 

 

 


#17 popten

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Inviato 24 ottobre 2021 - 12:32

simon conosci Mohnomishe in stampa LP originale?

Gia' l'involucro è affascinante come poche opere, in base alle mie limitate conoscenze si intende.

 

Qui alcune foto :

 

https://www.discogs....2U6MzY0OTkwNzU=

 

Si tratta di due tavole come di compensato spesso (secondo la descrizione discogs : "2 pezzi di faesite marrone chiaro/masonite"), che contengono gli LP, uno scrigno prezioso!


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#18 DeadManDriver

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Inviato 24 ottobre 2021 - 12:33

Sto ascoltando adesso Milton Nascimento,incuriosito dalla descrizione che ne da Paloz(che stimo virtualmente)
Non capisco cosa ci trovi di ostico,l'impianto base dei brani è ben riconoscibile,basso piano ecc creano il loro ostinato/giro armonico.Poi ci sono tanti ricami vocali e percussionistici,degli assoli ben inseriti nella tonalità.

È una impressione che scrivo mentre sto ascoltandolo,quindi molto superficiale.
Mi piace,anche se la registrazione è un po' cruda.
Ma non ci trovo niente di ostico,anzi molto fluente e quasi Easy listening
  • 0
Una sola certezza.

#19 simon

    Scaruffiano

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Inviato 24 ottobre 2021 - 12:45

simon conosci Mohnomishe in stampa LP originale?

Gia' l'involucro è affascinante come poche opere, in base alle mie limitate conoscenze si intende.

 

Qui alcune foto :

 

https://www.discogs....2U6MzY0OTkwNzU=

 

Si tratta di due tavole come di compensato spesso (secondo la descrizione discogs : "2 pezzi di faesite marrone chiaro/masonite"), che contengono gli LP, uno scrigno prezioso!

 

 

Grazie a Dio ho il disco!  :)


  • 1

„Non si può che confermarsi 'stranieri nella propria lingua'. Il plurilinguismo (crogiuolo di idioletti, arcaismi, neologismi di che trabocca il poema) è il contrario d'una accademia di scuola interpreti. È 'Nomadismo': divagazione, digressione, chiosa, plurivalenza, ecc. Il testo intentato è (deve essere) smentito, travolto dall'atto, cioè de-pensato.“

CARMELO BENE
 

 

 


#20 unkle

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Inviato 24 ottobre 2021 - 12:46

I COIL di Music to play in the Dark, vol. 1 e 2, due miracoli evanescenti, li ascolto da decenni ma ad ogni ascolto mescolano le carte in tavola, e mi lascio avvolgere dall'alone magico e trascendentale.


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#21 Gozer

    Grande eletto non anglofonista Kadosch

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Inviato 24 ottobre 2021 - 12:55

Album inafferrabili:

 

 

inafferrabili.jpg


  • 3
RYM ___ i contenuti

"SOVIET SAM" un blog billizzimo


7 ottobre 2020, il più grande esperto di tennis del forum su Sinner al Roland Garros:

Tra due anni torniamo per vincere.


#22 DeadManDriver

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Inviato 24 ottobre 2021 - 12:59

Bodysong me piasce.Concordo con la tua descrizione.Per me non è inafferrabile, è solo la base minima per fare musica che mi interessi.
  • 1
Una sola certezza.

#23 simon

    Scaruffiano

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Inviato 24 ottobre 2021 - 13:00

I COIL di Music to play in the Dark, vol. 1 e 2, due miracoli evanescenti, li ascolto da decenni ma ad ogni ascolto mescolano le carte in tavola, e mi lascio avvolgere dall'alone magico e trascendentale.

 

Ieri sera (documenti alla mano se volete) ho parlato con l'unico superstite dei COIL, una persona che amo alla follia: STEPHEN THROWER.

 

Stephen non solo non risponde o comunque difficilmente si apre con la plebe, ma già in tempi non sospetti siamo diventati amici, ha capito che il mio romanzo non è stato pubblicato perché dovevo ritornare da CRISTIANO a Sarajevo. Ma ormai il saggio sulla DE-CREAZIONE sembrerebbe ultimato.. e COIL è l'unico esempio in ambito musicale (assieme a SWANS) di CREAZIONE in questo enorme delirio colto che è il mio saggio.

 

Mi sono emozionato davanti a una foto e abbiamo parlato sia pubblicamente che privatamente su determinati questioni troppo private per essere confessate in un forum.

 

Comunque trascendentale non ha nulla ma proprio nulla a che spartire con trascendente. Kant usava la parola trascendentale per definire i limiti della ragione, per Kant trascendentale è l'avvio di una pratica giudiziaria (e non sto scherzando), il ricercare le prove, ovvero le categorie, i giudizi.

 

Kant nella seconda parte della prima critica taglia la testa a Dio (cit.). La stessa cosa, lo stesso qui pro quo lo abbiamo con il buon PAUL SCHRADER nel suo librettino su OZU, BRESSON e DREYER. Del trascendentale si occupano i giornalisti che scodinzolano davanti ai fatti, ai confetti delle dame, resi semi-automatici dalla cocaina trionfante cercando l'approccio organico con divo-diva di routine. 

 

OZU, BRESSON, DREYER aprono le porte al trascendente.. grazie a Dio hanno cercato Dio, uscendo dal tribunale kantiano. Per quale motivo Kant conta di più rispetto all'avvocato LEIBNIZ? per un motivo molto semplice. LEIBNIZ rispetto a Kant è avanti anni luce su tutto.. aveva già pronta la matematica universale ma venne scoperta da Peppe Peano quasi tre secoli dopo.. inventa BORGES LYNCH tutto il cinema d'autore nella sua teodicea.. la differenza è che costui non ha metodizzato la sua sapienza extra umana, mentre il giudice KANT ha inventato non lo schema, ma la sintesi.


  • 0

„Non si può che confermarsi 'stranieri nella propria lingua'. Il plurilinguismo (crogiuolo di idioletti, arcaismi, neologismi di che trabocca il poema) è il contrario d'una accademia di scuola interpreti. È 'Nomadismo': divagazione, digressione, chiosa, plurivalenza, ecc. Il testo intentato è (deve essere) smentito, travolto dall'atto, cioè de-pensato.“

CARMELO BENE
 

 

 


#24 wago

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Inviato 24 ottobre 2021 - 17:12

Dischi con cui ci ho provato e riprovato ma sempre senza successi sostanziali nell'apprezzamento ne ho tanti. Molti sono album amatissimi, e per quanto divertente possa essere giocare al tiro al bersaglio non credo abbia senso proporli qui.
Ho provato a pensare a cose che mi piacciano e pure tanto, e che però continuino a risultarmi enigmatiche e in qualche modo incomprensibili. Ho fatto un po' di fatica ma eccone tre:

Un disco come "Triskaidékaphobie" dei Present, scoperto relativamente da poco (tre anni fa), continua a sorprendermi come qualcosa di alieno, con stafilettate armoniche che escono da non si sa bene dove e rispondono a non si sa quale lovecraftiana logica. Non so quanto quelle costruzioni siano "pensate" e quanto siano semplicemente buttate lì andando a cercare a orecchio quel che suona più doloroso e ieratico; non mi ci sono mai messo e anche se mi ci mettessi dubito ne caverei fuori qualcosa. I riascolti non riescono a farmelo entrare in mente se non come mood e sensazione di trovarsi fuori posto, assaliti da qualcosa di più grande che procede impetuoso fregandosene altamente della tua disutile presenza.

Un po' vicino, nel senso che l'area è sempre prossima a quella dell'avant-prog, è "Sing to God" dei Cardiacs, disco che invece so circa a memoria. Lì la domanda è più come diavolo abbiano fatto a tirar fuori quelle canzoni, tutte sbagliate e storte, eppure in qualche modo orecchiabilissime. Lo considero un po' la versione manicomiale dei primi They Might Be Giants, con la stessa compulsione canzonettara ma andata fuori controllo tipo intelligenza artificiale di Portal 2. In un certo senso il mio sbalordimento non è nemmeno tanto tecnico/teorico ma creativo ed emotivo: a che razza di sensazioni sta dando voce gente che compone un disco (doppio) intero di cose così? Finché il punto è abbeversarsene da ascoltatore ok, ma tirar fuori robe del genere senza sentirsi completamente pazzi non so bene se sia possibile.

L'ultimo che mi è venuto in mente, decisamente più indie-approved, è "22, A Million" di Bon Iver. Disco che mi aveva lasciato spiazzato al primo ascolto e che lo fa ancora a tornarci sopra. Qui la questione è tutta sul suono e il suo ruolo costruttivo. Non ho mai avuto per le mani un OP-1 (che pare sia stato alla base della creazione del disco) e dunque non so bene quanto di per sé "suggerisca" l'adozione di un sound così materico e liquefatto, ma mi pare che a distanza di un po' di tempo la formula resti abbastanza personale da pensare che tanto ovvio non dovesse essere. O meglio: magari suoni così escono fuori facile, ma poi che te ne fai? Chapeau a Vernon per averli saputi vedere al centro di un'espressività organica, non come orpello ma come amplificatore di quella vena super-emozionale che da sempre caratterizza il suo modo di fare musica.


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#25 floods

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Inviato 24 ottobre 2021 - 17:21

Penso che paloz intenda l'incapacità di concettualizzare il perchè questo o quell'album ci piaccia/affascini.

Ok ci riprovo allora!

 

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Quest'album ha tutto quello che non dovrebbe piacermi: arrangiamenti scheletrici, canzoni lunghissime e dilatate all'inverosimile, molte senza una struttura vera e propria, un lentissimo preludio a un ritornello di pochi secondi appena che però quando arriva mi scalda il cuore. Non so perchè ma il senso di comfort e serenità che Blemish mi regala ogni volta è indescrivibile.


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#26 paloz

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Inviato 24 ottobre 2021 - 17:28

Quest'album ha tutto quello che non dovrebbe piacermi: arrangiamenti scheletrici, canzoni lunghissime e dilatate all'inverosimile, molte senza una struttura vera e propria, un lentissimo preludio a un ritornello di pochi secondi appena che però quando arriva mi scalda il cuore. Non so perchè ma il senso di comfort e serenità che Blemish mi regala ogni volta è indescrivibile.

 

 

And the mind's divisive

But the heart knows better

 

 

Disco volutamente e necessariamente sfuggente, specie negli episodi col grande Derek Bailey, ma l'effetto complessivo rimane a suo modo rivelatorio, profondissimo. Good call.


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esoteros

 

I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.

 

(Samuel Beckett, Malone Dies)


#27 Gozer

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Inviato 24 ottobre 2021 - 17:31

Io invece da non amante di glitch e dintorni l'ho sempre trovato poco riuscito: preferisco sia il precedente "Dead Bees on a Cake" (forse il mio Sylvian preferito di sempre), sia "Manafon", che nel ridurre quasi a zero le strutture alla base rivela la sua voce come mai prima.


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"SOVIET SAM" un blog billizzimo


7 ottobre 2020, il più grande esperto di tennis del forum su Sinner al Roland Garros:

Tra due anni torniamo per vincere.


#28 Duck

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Inviato 24 ottobre 2021 - 17:50

Quest'album ha tutto quello che non dovrebbe piacermi: arrangiamenti scheletrici, canzoni lunghissime e dilatate all'inverosimile, molte senza una struttura vera e propria, un lentissimo preludio a un ritornello di pochi secondi appena che però quando arriva mi scalda il cuore. Non so perchè ma il senso di comfort e serenità che Blemish mi regala ogni volta è indescrivibile.

 

Capo. Alla fine è il mio preferito suo (Japan compresi), e non è una cosa scontata visto i miei ascolti abituali.


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«Mister, possiamo lavorare sulle diagonali?», la richiesta di qualche giocatore. No, la risposta del tecnico. 

consigli per il futuro: leggere i fantaconsigli dell'UU e fare l'esatto opposto

Duck tu mi consigliasti di molto bello Delitto e Castigo, che nonostante la lunghezza (per me quello è gia parecchio lunghino) mi piacque parecchio e mi permise anche di fare un figurone con mia cognata in una discussione in cui credeva di tagliarmi fuori.


#29 Bara dei pupi_

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Inviato 25 ottobre 2021 - 01:04

Penso che paloz intenda l'incapacità di concettualizzare il perchè questo o quell'album ci piaccia/affascini.


prendo questa come definizione e parto dicendo che è una caratteristica che mi piace tantissimo nella musica

 

ci sono varie categorie->
1) album appartenenti a un genere duro che, non capisco come mai, su di me hanno un effetto romantico: British Steel dei Judas Priest che potrei citare anche per altri lavori; è un disco heavymetal ma...//// pure il Misty la pensa così sui Judas se non ricordo male

2) album pop (stupendi) che mi fanno passare dalla gioia (iniziale) al dramma durante l'ascolto, e non capisco come mai: The Slim Shady di Eminem e boh dei Pet Shop Boys ne metterei almeno 4, dico Very; scendendo in territori indie, aggiungo The Camera Loves Me dei Would Be Goods della El Records che in questa categoria è fortissima 

3) album di confine tra generi: This Heat e Deceit dei This Heat

4) album che ritengo abbastanza complessi e che non riesco mai a sintetizzare totalmente, quando ne "riassumo" un pezzo, me ne scappa un altro; esempio Third dei Soft Machine --- di solito si tratta di dischi odio&amore nel senso che a seconda della giornata li posso detestare o amare

5) i collage poco accademici: Homotopy to Marie di Nurse With Wound, Geri Reig dei Der Plan e Action and Japanese Demonstration dei D.D.A.A.(Defict des annee anterieures)

6) album che suonano un genere ma suscitano emozioni di un altro (magari opposto): Zen Arcade degli Husker Du è per definizione hardcore ma (mi) sembra un disco psichedelico figlio del 68 (maledetto)

7) i "misteriosi": album fumosi, dai confini poco chiari; ho visto già citati 2 dischi degli Zoviet France, vanno benissimo in questa categoria, come potrebbe andare Darker By Light (e non solo) dei cugini Rapoon ---- un altro nome potrebbe essere quello dei giapposotti Vasilisk, l'album magari Acqua 

8) album per i quali a volte penso "che tamarrata!" e alle altre penso "geni!", insomma non capisco bene come sia possibile coniugare questi 2 aspetti; Rituals dei fiorentini Neon e The Initial Command dei canadesi Front Line Assembly

 

diciamo che afferro poco della musica che mi piace asd e ci tengo a non afferrare; ci sono altri dischi meno famosi per ogni categoria ma mi sono rotto, la sostanza è comprensibile

 

forse è difficile in generale capire/dire/analizzare una che cosa incanta, più facile descriverla quando non piace perché basta un semplice "è una merda"; o forse semplicemente è più affascinante rimanere nel mistero perché il concreto stufa


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#30 Cliff

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Inviato 25 ottobre 2021 - 01:48

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Stesso discorso che per i this heat (ma certo un paio di gradini sotto come qualità nell'insieme), abbastanza storti e non facilmente digeribili ma ipnotici e magnetici.

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Mai del tutto compresi ma ogni tanto ci ritorno e seppur non sia esente da pecche è sempre un bel viaggione. Non il disco (anche se è una raccolta) hip hop più bello di sempre ma uno di quelli più stranianti, parlerei di post-hip hop
  • 1
Ha detto bene il presidente del coni, che il mondo dei dilettanti...chapeau. On duà parler français monsieur, mettenan nous parlon français, tout suit, ma la question n’est parer, n’est pas, comme ça [Carlo Tavecchio]


Caro Sig.'Cliff' di Roma le confesso che non capito..


non vorrei sembrare pedante


#31 Bara dei pupi_

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Inviato 25 ottobre 2021 - 01:58

 
 
Stesso discorso che per i this it (ma certo un paio di gradini sotto come qualità nell'insieme), abbastanza storti e non facilmente digeribili ma ipnotici e magnetici.
  

 

i Liars forse, almeno per me, appartengono ad un altro genere: i confusi, magari anche volontariamente; nel senso che hanno girato un po' di qua e un po' di là esplorando vari generi

 

più che un disco, non riesco a sintetizzarne la carriera ma penso che loro per primi non vogliano essere elaborati troppo nella loro evoluzione continua

 

più che confine tra generi, li vedo come degli esploratori, a volte in maniera ingenua, forse si dice naive per dare una accezione semipositiva; non riesco nemmeno a percepire bene "l'idea di fondo" che lega tutto come ad esempio sono in grado di fare con gli eclettici Trans Am (però non ve la svelo)

 

nel 2021 è uscito questo singolo del chitarrista dei Liars assieme a Xiu Xiu

https://www.youtube....h?v=jspV_JajAhk


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#32 simon

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Inviato 25 ottobre 2021 - 06:55

 

Penso che paloz intenda l'incapacità di concettualizzare il perchè questo o quell'album ci piaccia/affascini.


prendo questa come definizione e parto dicendo che è una caratteristica che mi piace tantissimo nella musica

 

ci sono varie categorie->
1) album appartenenti a un genere duro che, non capisco come mai, su di me hanno un effetto romantico: British Steel dei Judas Priest che potrei citare anche per altri lavori; è un disco heavymetal ma...//// pure il Misty la pensa così sui Judas se non ricordo male

2) album pop (stupendi) che mi fanno passare dalla gioia (iniziale) al dramma durante l'ascolto, e non capisco come mai: The Slim Shady di Eminem e boh dei Pet Shop Boys ne metterei almeno 4, dico Very; scendendo in territori indie, aggiungo The Camera Loves Me dei Would Be Goods della El Records che in questa categoria è fortissima 

3) album di confine tra generi: This Heat e Deceit dei This Heat

4) album che ritengo abbastanza complessi e che non riesco mai a sintetizzare totalmente, quando ne "riassumo" un pezzo, me ne scappa un altro; esempio Third dei Soft Machine --- di solito si tratta di dischi odio&amore nel senso che a seconda della giornata li posso detestare o amare

5) i collage poco accademici: Homotopy to Marie di Nurse With Wound, Geri Reig dei Der Plan e Action and Japanese Demonstration dei D.D.A.A.(Defict des annee anterieures)

6) album che suonano un genere ma suscitano emozioni di un altro (magari opposto): Zen Arcade degli Husker Du è per definizione hardcore ma (mi) sembra un disco psichedelico figlio del 68 (maledetto)

7) i "misteriosi": album fumosi, dai confini poco chiari; ho visto già citati 2 dischi degli Zoviet France, vanno benissimo in questa categoria, come potrebbe andare Darker By Light (e non solo) dei cugini Rapoon ---- un altro nome potrebbe essere quello dei giapposotti Vasilisk, l'album magari Acqua 

8) album per i quali a volte penso "che tamarrata!" e alle altre penso "geni!", insomma non capisco bene come sia possibile coniugare questi 2 aspetti; Rituals dei fiorentini Neon e The Initial Command dei canadesi Front Line Assembly

 

diciamo che afferro poco della musica che mi piace asd e ci tengo a non afferrare; ci sono altri dischi meno famosi per ogni categoria ma mi sono rotto, la sostanza è comprensibile

 

forse è difficile in generale capire/dire/analizzare una che cosa incanta, più facile descriverla quando non piace perché basta un semplice "è una merda"; o forse semplicemente è più affascinante rimanere nel mistero perché il concreto stufa

 

 

 

5) collage poco accademici. 

 

All'inizio ho avuto grandissime difficoltà con H.N.A.S. non riuscivo in nessun modo a capirli, era la mia fase di passaggio: dall'industrial-metal alla musica alla Bertoni.

 

Come mai sono diventati tra le band che più amo? Uno potrebbe dire (non conoscendo H.N.A.S.) che grazie all'ascolto ripetuto ci sono venuto fuori, li ho capiti e dunque (?) amati.

 

No.. secondo il mio modo di pensare, non sarei mai riuscito ad amare H.N.A.S. senza aver studiato profondamente che cosa fosse il collage, che cosa fosse il confine estremo della musica rock tedesca.. e all'epoca sinceramente non guardavo molti film d'autore e non avevo percepito che quei tagli improvvisi, nel collage, erano ispirati da un lato da un situazionismo tra virgolette e dall'altra dalla passione onnivora da parte del genio, per pellicole che ora.. riamo. 

 

Purtroppo non ho il dono dell'onniscienza, ma sono testardo, testardissimo.

 

Quando mi hanno detto: "Guarda, tu non potrai mai capire la musica di Luigi Nono" io ovviamente dopo l'impasse iniziale, mi sono messo a studiare composizione, ho cercato di sforzarmi di pensare la musica come tessitura relativamente continua.. ho pensato alle mie esperienze extra musicali, soprattutto letterarie. Non ho mai voluto arrendermi.. in questo sono stato un grande Idealista.

 

Noi tutti abbiamo un certo grado di precomprensione (credo di natura biologica) della musica o di altre attività estetiche, ma ci sono dei limiti, evidenti

 

Per uscire dai limiti bisogna opporsi al limite sognando l'illimitato e trovare la conferma in una sintesi: set cognitivo, una palestra cognitiva dove puoi esercitarti giornalmente.

 

Ma l'inafferrabilità della musica a pensarci bene, come nella pittura, nel cinema etc. è il suo statuto ontologico.. ben venga dunque questa inafferrabilità.


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„Non si può che confermarsi 'stranieri nella propria lingua'. Il plurilinguismo (crogiuolo di idioletti, arcaismi, neologismi di che trabocca il poema) è il contrario d'una accademia di scuola interpreti. È 'Nomadismo': divagazione, digressione, chiosa, plurivalenza, ecc. Il testo intentato è (deve essere) smentito, travolto dall'atto, cioè de-pensato.“

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#33 paloz

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Inviato 25 ottobre 2021 - 07:52

3) album di confine tra generi: This Heat e Deceit dei This Heat

 

 

Ecco, tra i menzionati mi ritrovo assolutamente nei This Heat: dischi per me impossibili da interiorizzare - non che li ascolti tutti i giorni... - ogni volta diversi nel confronto con i vari momenti della storia musicale che hanno anticipato.


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#34 peppe trotta

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Inviato 25 ottobre 2021 - 11:10

akira rabelais spellewauerynsherde

 

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#35 Bara dei pupi_

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Inviato 25 ottobre 2021 - 11:30

Noi tutti abbiamo un certo grado di precomprensione (credo di natura biologica) della musica o di altre attività estetiche



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#36 zuper

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Inviato 25 ottobre 2021 - 11:48

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Più ci ripasso sopra, e son passati decenni, e più mi rendo conto che non riesco a 'afferrare' i brani al suo interno, facendola breve: a parte alcuni brani più semplici (Le prime 2 tracce credo) e ovviamente traccia per traccia i tratti più salienti non riesco a ricostruire mentalmente i brani al suo interno. 

 

Probabilmente è per quello che lo considero tra gli album del <3 riesce a dare all'ambiente circostante una atmosfera 'migliore'. Come il sale o il glutammato fa risaltare tutto il resto, tanto da rendere superfluo (per il mio cervello)il memorizzarsi il brano singolo di per sè.

 

Motivo per cui ogni volta che lo riascolto con l'intento di ficcarmi in testa la struttura del brano si rivelano tratti non previsti. An Absent Friend l'avrò sentita 20 volte prima di fissarla in testa ma se provassi a riprodurmela mentalmente mi troverei delle lacune.

 

Succede praticamente solo con quest'album (sicuramente succede anche con altri ma perchè mi fan cagare e perdo l'attenzione) quindi non sono del tutto rincoglionito.


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ex-zuper.

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#37 simon

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Inviato 25 ottobre 2021 - 12:38

 

Noi tutti abbiamo un certo grado di precomprensione (credo di natura biologica) della musica o di altre attività estetiche


 

 

Noi tutti abbiamo un certo grado di precomprensione (credo di natura biologica) della musica o di altre attività estetiche. Lo ribadisco pienamente.

 

Quando qualcuno inizia ad ascoltare la musica, o vede un quadro.. un minimo di precomprensione c'è sempre, mi sembra addirittura inevitabile. Una melodia, una determinata tessitura ti colpiscono, e per me e non solo per lo scrivente questo esserne affettati ma comprendenti, inizia la prima volta che ti poni ad ascoltare, a vedere e prosegue nel corso della vita.

 

Se non ti va bene dal punto di vista biologico, allora parliamo di precomprensione mentale.. se non proprio di circolo ermeneutico: so di non sbagliarmi. 

 

Se qualcuno mi porta i testi dove filosofi, scienziati, psicologici, antropologi, NON affermano questo allora sono il primo ad esserne felice in quanto significherebbe solamente una cosa: che ho ancora molto da imparare (e ne sarei felice).


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#38 wago

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Inviato 25 ottobre 2021 - 13:07

Non affermano o affermano che non? Non mi faccia errori da principiante!  :vocab:

 

Comunque la questione è stata ampiamente dibattuta in relazione alla teoria chomskiana dell'esistenza di una grammatica innata (o meglio, di un "Language Acquisition Device", LAD, innato). Ci sono studiosi che sono molto ostili a quasi tutte le forme di "predisposizione" alla lingua, e più in generale alla musica, all'arte, al numero ecc. Alcuni sostengono che la questione sia addirittura mal posta e troppo vaga per essere discussa in maniera sensata. Fra questi, Jeffrey Elman, Paul Griffiths, Michael Howe, Rafael Núñez e in qualche modo diversi neurocostruttivisti.


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#39 Giubbo

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Inviato 25 ottobre 2021 - 13:31

anch'io volevo mettere Coil (proprio Musick to play in the dark), Quarantine di Laurel Halo e Drum's Not Dead dei Liars.

significa quindi che la mistericità della musica assume tratti oggettivi oltre che soggettivi.

 

aggiungo allora:

 

The Residents - Commercial Album

un album di 40 minuti e 40 canzoni estenuante, dei jingle così sciocchini che fanno venire i brividi dalla paura, molto più del Doom Metal.

 

Zs - Xe

Questo è poco conosciuto e difficile da parlarne proprio per la sua inafferrabilità. ad oggi non potrei farne a meno. 2 pezzi su 5 (che occupano quasi tutto l'album) sono dei mantra di allucinazioni di tentativi western che ribolliscono nella lava notturna. non ci avete capito niente? beh neanch'io, ma è la magia di questa musica che proietta sensazioni nella sfera del mai sentito e probabilmente mai immaginato. quindi vitalità.

 

ne aggiungerò altri sicuramente (ad esempio la discografia completa degli Autechre), visto il tema a me caro del topic.


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#40 simon

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Inviato 25 ottobre 2021 - 13:33

Non affermano o affermano che non? Non mi faccia errori da principiante!  :vocab:

 

Comunque la questione è stata ampiamente dibattuta in relazione alla teoria chomskiana dell'esistenza di una grammatica innata (o meglio, di un "Language Acquisition Device", LAD, innato). Ci sono studiosi che sono molto ostili a quasi tutte le forme di "predisposizione" alla lingua, e più in generale alla musica, all'arte, al numero ecc. Alcuni sostengono che la questione sia addirittura mal posta e troppo vaga per essere discussa in maniera sensata. Fra questi, Jeffrey Elman, Paul Griffiths, Michael Howe, Rafael Núñez e in qualche modo diversi neurocostruttivisti.

 

 

Lei parla di "predisposizione" io parlo di "precomprensione".

 

Lei naturalmente mi sta parlando di filosofia analitica (non ne avevo alcun dubbio) e grazie a Dio conosco la grammatica di Chomsky, ma nonostante questo mi appunto i nomi da lei citati e la ringrazio.

 

La mia visione è legata alla cara e vecchia filosofia continentale, soprattutto in campo ermeneutico: GADAMER soprattutto che in un modo o nell'altro urbanizza le tesi del secondo Martin Heidegger e in linea generale alla filosofia neo-aristotelica, non a caso ho parlato di circolo ermeneutico.

 

Ci troviamo davanti a due mondi o modalità diverse: per lo scienziato non esiste Dio, non potrebbe mai esistere lo Spirito Assoluto hegeliano, l'interiorità-esteriorità viene ridotta a una ulteriore scienza ancora in fase ehm "costruttiva" della filosofia della mente.. mentre lo scrivente rimane fermo a una concezione non cartesiana ma come si è scritto precedentemente idealista nell'approccio estetico.. se di scienza si può parlare (nel mio campo di competenza) potrei discutere di fenomenologia di stampo appunto estetico: Luigi Rognoni soprattutto.

 

Sarebbe interessante anche tentare un approccio socio-semiotico a questo determinato tipo di "problema" ma la questione si allarga sempre più e vista la qualità media degli interventi non mi sembra il caso di arrivare a una siffatta mappatura definiamola "globale".

 

La ringrazio.


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#41 paloz

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Inviato 25 ottobre 2021 - 13:40

Con gli Autechre (tardi) è difficile razionalizzare ma ho chiaro che cosa succede, quali sono le dinamiche che sospingono quella musica aliena, e quindi me ne faccio più facilmente una ragione mentre ascolto e mi abbandono al flusso. 

Non è il caso, invece, dei contesti in cui gli elementi di base sono ben riconoscibili (siano di ambito rock, jazz o altro) ma la loro interazione genera chimere, strutture destabilizzanti e risoluzioni non prevedibili. Aggiungerei quindi qualcosa tipo "The Emotional Plague" dei Supreme Dicks, che come i This Heat non sono per me inquadrabili in un'esperienza d'ascolto "rassicurante", che si svolga in modi tendenzialmente simili nel tempo.

 

Quoto anche su "Hex" dei Bark Psychosis, anche se è relativamente più semplice dargli una collocazione col senno di poi (tutto il post-rock a venire).


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#42 corrigan

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Inviato 25 ottobre 2021 - 13:44

 

Quest'album ha tutto quello che non dovrebbe piacermi: arrangiamenti scheletrici, canzoni lunghissime e dilatate all'inverosimile, molte senza una struttura vera e propria, un lentissimo preludio a un ritornello di pochi secondi appena che però quando arriva mi scalda il cuore. Non so perchè ma il senso di comfort e serenità che Blemish mi regala ogni volta è indescrivibile.

 

 

And the mind's divisive

But the heart knows better

 

 

Disco volutamente e necessariamente sfuggente, specie negli episodi col grande Derek Bailey, ma l'effetto complessivo rimane a suo modo rivelatorio, profondissimo. Good call.

 

questo uno-due di Sylvian e Fennesz raggiunge vette-abissimi inesplorati

 


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I distrust orthodoxies, especially orthodoxies of dissent
「その時僕はミサト さんから逃げる事しかできなかった。 他には何もできない、 他も云えない… 子供なんだと ... 僕はわかった

 


#43 simon

    Scaruffiano

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Inviato 25 ottobre 2021 - 14:02

Con gli Autechre (tardi) è difficile razionalizzare ma ho chiaro che cosa succede, quali sono le dinamiche che sospingono quella musica aliena, e quindi me ne faccio più facilmente una ragione mentre ascolto e mi abbandono al flusso. 

 

 

All'inizio di questa bella discussione volevo proprio parlare della formidabile band inglese, della loro produzione più "tarda" e de "STRUCTURES LIVRE I, POUR DEUX PIANOS" di BOULEZ.

 

Quello che tu definisci (genialmente) cosa succede è il mio "atomismo" che precedentemente ho definito precomprensione, attitudine mentale ad afferrare stoicamente il significato o quantomeno un riflesso di significanza del flusso musicale che sto ascoltando.

 

PS: per SGRIGNOLI. Sto controllando i nomi che Lei mi ha dato.. oddio ha cercato proprio i professori più di "nicchia" dell'universo ma.. no, siamo su territori completamente avulsi dalla filosofia, parliamo di negazionismo totale di quanto hanno scritto Anassimandro, Eraclito fino ad arrivare ai post moderni e a RORTY stesso. Pur cercando di porgere l'altra guancia alla filosofia post analitica non riesco a penetrare completamente la loro schermatura, la loro visione sideralmente estranea alla mia. 


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„Non si può che confermarsi 'stranieri nella propria lingua'. Il plurilinguismo (crogiuolo di idioletti, arcaismi, neologismi di che trabocca il poema) è il contrario d'una accademia di scuola interpreti. È 'Nomadismo': divagazione, digressione, chiosa, plurivalenza, ecc. Il testo intentato è (deve essere) smentito, travolto dall'atto, cioè de-pensato.“

CARMELO BENE
 

 

 


#44 cool as kim deal

    Utente contro le bonus track

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Inviato 25 ottobre 2021 - 14:07

Ecco, The emotional plague non l'ho afferrato nemmeno io
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#45 Tom

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Inviato 25 ottobre 2021 - 14:44

Domanda: ma l'inafferabilita' di album improntati alla devianza sonora, allo sperimentalismo e alla liquidita' concettuale non e' un requisito di base di quel tipo di album? Cioe', nel momento in cui si lasciano "afferrare" non si puo' in fondo dire che abbiano fallito il loro intento?

 

Per dire, se mai un giorno mi mettero' li' ad ascoltare seriamente i Residents mi aspetterei proprio una non-musica, "aliena" e fuori di zucca. Dovessi trovarmi a roba che "capisco" e che riesco tranquillamente a contestualizzare credo ne rimarrei deluso.


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#46 floods

    l'utente main$tream

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Inviato 25 ottobre 2021 - 14:56

Io invece da non amante di glitch e dintorni l'ho sempre trovato poco riuscito: preferisco sia il precedente "Dead Bees on a Cake" (forse il mio Sylvian preferito di sempre), sia "Manafon", che nel ridurre quasi a zero le strutture alla base rivela la sua voce come mai prima.

Quei due album rappresentano per me un po' i due estremi stilistici di Sylvian (e forse per quello mi piacciono meno di Blemish): il primo contiene diversi pezzi notevoli ma trovo i suoi arrangiamenti un po' troppo lambiccati e dopo un po' mi stuccano. Il secondo invece per me è davvero troppo spoglio e "struttura-free", durante il suo ascolto perdo continuamente il bandolo della matassa... per inquadrarlo meglio mi era un po' venuta in aiuto la successiva versione remixata però è comunque una pratica che non amo, come se togliesse ufficialità al lavoro prncipale (che mi spiace on amare tanto anche perchè aveva una confezione bellissima).


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RYM enafffffffiiiiooooooooolllll

#47 simon

    Scaruffiano

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Inviato 25 ottobre 2021 - 15:07

Domanda: ma l'inafferabilita' di album improntati alla devianza sonora, allo sperimentalismo e alla liquidita' concettuale non e' un requisito di base di quel tipo di album? Cioe', nel momento in cui si lasciano "afferrare" non si puo' in fondo dire che abbiano fallito il loro intento?

 

 

 

 

Secondo il mio parere in questo caso ci troviamo davanti a un problema semantico. 

 

Se per musica sperimentale intendiamo il celeberrimo 4'33" allora possiamo dire una cosa (posso essere smentito immediatamente): tralasciamo "il silenzio" e pensiamo all'ambiente e agli ambienti ove questo pezzo viene eseguito, senza alcun dubbio qualsiasi rumore o risonanza diviene "musica" secondo il nostro mondo privato, secondo la nostra competenza, secondo la nostra intenzionalità

 

Se per sperimentale intendiamo un disco dei P16.D4 allora non solo stendiamo delle condizioni ontologiche alla sperimentazione, ma arriviamo a comprendere anche significati storico-politici assolutamente determinati, che potrebbero essere univoci (non ci credo) o pluralisti (anche qua tra mille virgolette).

 

Devianza sonora è un tropo, una metafora.. non è un genere musicale, semmai è un attributo a determinate "composizioni" che sperimentali manco lo sono: un esempio potrebbe essere l'apologia di reato sonico della COME ORG. o potrebbe essere persino usato in termini pacatamente ironici.

 

Liquidità concettuale.. oddio dovrebbe essere la premessa maggiore di ogni musica sperimentale che si rispetti. La sua necessità assoluta.

 

Sistemato tra miliardi di virgolette e sotto-mondi dialettali (la lista infinita, il concetto che da liquido "panoramico" zooma lentamente fino a mostrarci il minimo dettaglio, PALOZZO citerebbe JACQUES RANCIERE) rimane allora il perché ascoltiamo questa musica, il perché compriamo questi dischi invece di ascoltare i rumori d'ambiente come faceva Cage stesso (che aveva appunto pochissimi dischi nella sua abitazione).. allora potremmo parlare di predisposizione o attitudine psicologica, o delle maglie informative che ci catturano anche inconsciamente e ci portano a questo tipo di percorso estetico.

 

Sanguineti soprattutto parlando di musica aveva visto giusto: è tutto relativo

 

.. dunque è questo lo statuto ontologico dell'inafferrabilità musicale?


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„Non si può che confermarsi 'stranieri nella propria lingua'. Il plurilinguismo (crogiuolo di idioletti, arcaismi, neologismi di che trabocca il poema) è il contrario d'una accademia di scuola interpreti. È 'Nomadismo': divagazione, digressione, chiosa, plurivalenza, ecc. Il testo intentato è (deve essere) smentito, travolto dall'atto, cioè de-pensato.“

CARMELO BENE
 

 

 


#48 Gozer

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Inviato 25 ottobre 2021 - 15:08

@Floods: 

 

Per me invece "Manafon" e "Dead Bees..." non rappresentano estremi stilistici, bensì il raggiungimento di una formula stilistica compiuta. "Blemish" nel suo tenere il piede in due staffe finisce per pasticciare. Non è un brutto disco (Sylvian e brutto non possono stare nella stessa frase), ma decisamente il suo che riascolto meno volentieri in assoluto, anche meno di "Gone to Earth".


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RYM ___ i contenuti

"SOVIET SAM" un blog billizzimo


7 ottobre 2020, il più grande esperto di tennis del forum su Sinner al Roland Garros:

Tra due anni torniamo per vincere.


#49 wago

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Inviato 25 ottobre 2021 - 15:45

Domanda: ma l'inafferabilita' di album improntati alla devianza sonora, allo sperimentalismo e alla liquidita' concettuale non e' un requisito di base di quel tipo di album? Cioe', nel momento in cui si lasciano "afferrare" non si puo' in fondo dire che abbiano fallito il loro intento?

 

Per dire, se mai un giorno mi mettero' li' ad ascoltare seriamente i Residents mi aspetterei proprio una non-musica, "aliena" e fuori di zucca. Dovessi trovarmi a roba che "capisco" e che riesco tranquillamente a contestualizzare credo ne rimarrei deluso.

 

Eh, ma è qui che entra in gioco la richiesta implicita che i dischi "piacciano". Perché buoni tutti (si fa per dire...) a mettere insieme suoni strampalati, se a questi non si richiede anche di risultare comunque sia comunicativi, o almeno evocativi o comunque sia emozionanti.

I Residents non li ho citati, ad esempio, perché non sono mai riusciti a dirmi nulla. Non ho citato Zappa per lo stesso motivo: la sua musica o mi risulta "chiara" (vedi il relativamente potabile "Hot Rats") oppure non mi suscita alcuna reazione emotiva (una delle ragioni per cui fatico a ritenerlo "prog", genere che l'evocazione l'ha sempre messa al centro).

Non ho citato nemmeno i This Heat e lì entra in gioco un fattore differente: la loro è una musica con cui mi sento molto in sintonia, avendone poi scritto mi ci sono anche approcciato con sguardo un po' più analitico del consueto e ho l'impressione di avere abbastanza "decifrato" l'insieme di sensazioni che mi suscitano e come facciano a suscitarle.

 

Tutto questo per dire che il thread mi risulta stimolante perché non si limita a elencare stramberie ma mette al centro il nostro legame ambivalente con certi dischi. Stanno venendo citati soprattutto album deliberatamente "di frontiera", ma proprio album del genere credo abbiano un "tasso di fallimento" piuttosto alto —  non tanto secondo il criterio che indichi (se non risultassero disorientanti ai più non sarebbero "di frontiera") ma rispetto alla capacità di generare emozioni appaganti. Non per nulla si tratta spesso di opere che o piacciono tanto o lasciano indifferenti (o peggio si fanno odiare).


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"It's a strange world." "Let's keep it that way."

#50 vuvu

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Inviato 25 ottobre 2021 - 16:03

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Amore e odio, immersione e distanza siderale. La fuga mentale di un genio, prima di quella fisica verso l'oriente e ben altre strumentazioni. Un addio alla patria che lascerà comunque un'impronta indelebile con capolavori come "Silence Is The Answer", ovviamente diversissimo da questo "coso" inafferrabile, intrigante, a suo modo totale nella sua incomunicabilità. Ogni tanto ci torno, per capirci ancora meno. E va bene così. 

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"L'intensità del rumore provoca ostilità, sfinimento, narcisismo, panico e una strana narcosi." (Adam Knieste, cit.)

 

"Deve rimanere solo l'amore per l'arte, questo aprire le gambe e farsi immergere dal soffio celeste dello Spirito." (Simon, cit.)

 

La vita è bella solo a Ibiza (quando non c'è nessuno).





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