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Don Camillo E Peppone


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3 replies to this topic

#1 Reynard

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Inviato 17 settembre 2018 - 19:34

*
POPOLARE

Credo che chiunque abbia il proprio comfort food cinematografico; quel film (o quei film) a cui, qualunque cosa accada, si ritorna con piacere ed affetto, sicuri che ci lasceranno col sorriso sulle labbra.

 

Il mio è legato a questi due personaggi:

Don-Camillo-e-Peppone.jpg

 

Penso non servano presentazioni, vero?

 

Al pari di pochissimi altri (Totò, Fantozzi, Spencer & Hill) si tratta di icone conosciute universalmente, patrimonio trasversale di chiunque nel nostro paese, riconosciuti da qualunque italiano quasi a livello genetico.

 

Tutte realtà legate alla comicità, le icone in questione: forse l'italiano è troppo cinico e troppo beffardo per dar vita a maschere che giocano su altri registri (ve lo vedreste un James Bond italiano?). Fatto sta, però, che anche all'interno di questa vocazione comica i personaggi di Guareschi stiano in un girone a parte. Al contrario di (un certo) Totò e della coppia Spencer & Hill, sono ben piantati nella realtà, immersi in un contesto che non è solo italiano, ma legato a una regione specifica e a un ben preciso momento storico: impensabili da qualunque altra parte e in qualunque altra epoca. E al contrario di Fantozzi, e in parte dello stesso Totò, la loro comicità non ha mai il ghigno amaro e il sapore sulfureo della satira o del grottesco, ma lo spirito più amabile e l'aroma più gentile della commedia di costume. 

Insomma, sono realistici, sono provinciali, sono divertenti in maniera equilibrata e goldoniana, umanissima. Forse per questo sono i più universalizzabili della nostra commedia: più di Totò, praticamente intraducibile; più dei mattatori della commedia all'italiana, difficilmente comprensibili senza conoscere bene la società italiana; più di Fantozzi, che si può solo fraintendere se non se ne respira il crudele cinismo; e alla pari di Bud Spencer e Terence Hill, rispetto a cui hanno però un vero mondo (ancorché piccolo) alle spalle, non un generico scenario 'adventure-friendly'. 

 

E difatti di successo all'estero ne hanno avuto, e non poco.

 

Dei libri di Guareschi ne ho letti un paio, e stranamente ho avvertito una atmosfera un po' diversa di quella creata dai film: innanzitutto perché questi ultimi compongono i frammenti narrativi di Guareschi in trame un po' più strutturate, anche se comunque votate all'episodio autoconcluso. Ma anche l'ambientazione sembra diversa (curiosamente, vista la cura con cui l'autore ricrea il suo microcosmo emiliano). Nei film sembra esserci più luce, più spazio, una prospettiva più ampia sulla piatta terra alle rive del Po. La natura è una presenza più viva e più costante e questo fa, moltissimo. 

D'altra parte alla serie hanno sempre lavorato registi di classe (i primi due diretti da Julien Duvivier, il maestro di Pepé-le-moko); anche se non sono prodotti dalla grande regia, si vede che sono fatti con cura e attenzione al dettaglio.

 

I film della coppia Fernandel-Gino Cervi sono:

Don Camillo del '52

Il ritorno di Don Camillo del '53

Don Camillo e l'onorevole Peppone del '55

Don Camillo monsignore ma non troppo del '61

Il compagno Don Camillo del '65

 

Inutile stare qui a descrivere le trame o a elencare le differenze tra i vari titoli, ché davvero sono tutte variazioni sullo stesso, miracoloso tema. Giusto l'ultimo mescola un po' le carte e tenta la strada dell'italiano all'estero, che andava molto in quegli anni: ma senza guadagnarne granché. 

Le trame si assomigliano tutte: girandola di episodi (intrecciati e non semplicemente giustapposti, creando un minimo di struttura) che ruotano attorno alle tipiche vicende e ai tipici interessi di una cittadina di provincia, in cui i due protagonisti tentano di fregarsi a vicenda, in una competizione basata più che altro sulle beffe e sugli inganni da buona tradizione italiana, nonostante i cazzotti che volano spesso e  volentieri; e, in maniera forse non chiara neppure per loro, ma alquanto evidente, riuscendo sempre a lavorare in una direzione più o meno comune, a maggior vantaggio dei loro parrocchiani/cittadini. 

Il valore aggiunto, come già detto, lo fa il contesto. La folla ampia, e stupendamente caratterizzata, di comprimari. I contrasti dal lieve tono di commedia ma dai risvolti fin troppo reali, risolti a forza di compromesso ma anche di sostanziale bontà d'animo delle persone coinvolte. La rappresentazione precisa, dettagliata, riconoscibilissima, eppur magica e incantata, della cittadina di Brescello. 

E poi l'irrompere, di quando in quando, della storia (o almeno della cronaca). Più di tutti i rappresentanti della comicità italiana sopra citati, Don Camillo e Peppone vivono nel mondo reale. Quindi abbiamo nel secondo film la rappresentazione della piena del Po del 1951 (e le sequenze girate tra acqua e cielo raggiungono quasi un livello da poesia crepuscolare), o nel quarto la citazione dei fatti di Genova. Per non parlare del piccolo apologo sulla distensione de Il compagno Don Camillo.

 

Un vero e proprio punto di forza è rappresentato dall'interazione tra i due protagonisti. Se il punto di vista è fortemente centrato su Don Camillo, e a lui va spesso la nostra simpatia, non si può dire che Peppone sia confinato nel ruolo dell'antagonista, o della spalla comica. Se spesso è sconfitto, si tratta di 'sconfitte' che può anche accreditare come vittorie. Se a volte lo si dipinge come un sempliciotto, altrettanto spesso si rivela ben furbo, e sempre profondamente umano e onesto. 

La rivalità tra i due, condita da rispetto reciproco e un malcelato affetto, può tranquillamente andare sotto il nome di amicizia. Una delle migliori rappresentate nel cinema italiano.

Il merito va soprattutto alla scelta dei due attori protagonisti, un Gino Cervi gigantesco e un Fernandel in stato di grazia (e non scordiamo il suo doppiatore Carlo Romano, che gli ha creato quell'azzeccato accento emiliano).

 

La serie ha due appendici: uno è il film Don Camillo e i giovani d'oggi, che inizialmente doveva essere l'ennesimo Cervi-Fernandel. Quest'ultimo è morto durante le riprese, e dato il ritiro di Gino Cervi il film è stato rigirato con una nuova coppia di protagonisti, Gastone Moschin nel ruolo del prete e Lionel Stander in quello del sindaco. Il film passa per un fallimento completo: in effetti da una sensazione straniante, come vedere un proprio caro rimpiazzato dagli ultracorpi. I due nuovi protagonisti non sembrano totalmente in parte (anche se, se non si chiamasse Don Camillo, il prete di Moschin non mi dispiacerebbe); le vicende sembrano una caricatura di quelle d'annata, con la modernità che proprio non ne vuole sapere di mescolarsi con il 'mondo piccolo', neanche come contrasto. E spiazza pure la scelta del colore, che da al tutto un tono fangoso, smorto, quasi sciatto (gli interni poveri di un tempo emanavano dignità, qui c'è solo grigiore da Italia del dopo boom). Però devo dire che non mi sento di condannarlo in toto

Spoiler

 

La seconda appendice è il film di Terence Hill dell'83, ma di quello si è già parlato in altre sedi, e sembra veramente un esperimento avulso dal suo tempo e che ha un senso solo nella testa del suo autore.


  • 24
La firma perfetta dev'essere interessante, divertente, caustica, profonda, personale, di un personaggio famoso, di un personaggio che significa qualcosa per noi, riconoscibile, non scontata, condivisibile, politicamente corretta, controcorrente, ironica, mostrare fragilità, mostrare durezza, di Woody Allen, di chiunque tranne Woody Allen, corposa, agile, ambiziosa, esperienzata, fluente in inglese tedesco e spagnolo, dotata di attitudini imprenditoriali, orientata alla crescita professionale, militassolta, automunita, astenersi perditempo.

#2 Tom

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Inviato 18 settembre 2018 - 10:21

Gran bel post.

Sono forse i film a cui piu' lego la mia infanzia, classica visione da lettone o divano tra i nonni, anche perche' non li ho praticamente piu' rivisti da allora, se non qualche spezzone. Ricordo che quando li davano in TV era un rito collettivo guardarli, piacevano a tutti e tutti li guardavano, non so davvero quanto sia rimasto di quella passione collettiva. Ancora oggi mi rimangono in mente le inconfondibili voci dei doppiatori (Cervi doppiava se stesso ovviamente) e sequenze "magiche" come quella di una fitta nevicata e le sequenze dell'alluvione. Probabilmente sono i film che hanno meglio incapsulato le atmosfere provinciali di un'Italia che non esiste piu'. Un mondo talmente definito dalla sua "databilita'" da essere, come giustamente noti parlando del film con Moschin e Stander (grandissimi attori, ma appunto troppo moderni e nervosi), persino impossibile da immaginare a colori.

 

Fai bene paragonarli ai film di BS e TH. In effetti anche questi erano film italianissimi, costruiti pero' con uno sguardo quasi hollywoodiano. Non a caso i primi due, i migliori, sono diretti da un francese. Si staccavano dalla commedia all'italiana non solo per una questione di contenuti (niente e cinismo e soprattutto niente ossessione per il sesso), ma anche per toni e atmosfere. Ci si respirava un'aria quasi fordiana.


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#3 piersa

    Megalo-Man

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  • Location14-16 Fabrizi Nicola e Aldo

Inviato 18 settembre 2018 - 18:27

Quando molti anni fa chiesi a Mediaset il noleggio di una copia in 35mm e mi spararono 350Euro mi scappò un sticazzi che subito mi voltai di scatto, sicuro di don camillo alle mie spalle pronto a darmi un cartone. Autorizzai il noleggio, e poi lo proiettammo in dvd ashd


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#4 Cyclo

    Palmen am balkon

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Inviato 13 ottobre 2018 - 19:28

Fra pochi minuti su TV2000 Don Camillo e l'Onorevole Peppone.

Il fatto che non passi più su Rete 4 è una notizia!
  • 0

ma che te ne frega dei meno o dei più sei grande ormai, è ora di pensare a una moto di grossa cilindrata.

 




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