Grazie alla recensione dei Monkey Plot, scopro quest'etichetta.
Inutile dire che quell'attitudine nordica nei confronti di "generi" come l'avant, il drone e, in un certo senso, il jazz (dal momento che molti di questi artisti hanno questa formazione) mi è sempre piaciuta. Anche nei pochi dischi che ho finora ascoltato emerge quello stile all'apparenza disimpegnato, campestre, ma concreto.
Già i Monkey Plot propongono una sorta di new weird acustica, per me piacevolissima, giocata su sonorità inconsuete, anche se il risultato appare un po' acerbo. A sorprendermi davvero, finora, è l'american primitivism di Stein Urheim e il denso post-rock dei Finland.
Il fil rouge della casa discografica, che emerge anche dall'aspetto grafico, sembra quello di dare spazio ad artisti che non si prendono troppo sul serio, che hanno un approccio giocoso con la musica, ma che riescono, proprio per questo, a fare incisioni di qualità.
Insomma, per certi versi, mi sembra di essere davanti ad una nuova Fonal, senza il folk, però.