Dio che acidume
Sì, è un periodo così
però può essere che ti farò un regalo tra qualche mese, stay tuned
Inviato 27 ottobre 2011 - 17:52
Dio che acidume
Inviato 27 ottobre 2011 - 18:04
Inviato 27 ottobre 2011 - 21:34
la mamma dei sottogeneri del metal è sempre incinta
Che poi Hitler è un personaggio così black metal... esteticamente impossibile non restarne colpiti. Stalin è più death-grindcore. Mussolini garage-punk, Mao invece è doom.
Inviato 27 ottobre 2011 - 22:30
Inviato 28 ottobre 2011 - 01:12
@Seattle Sound: Kiefer secondo me non è che non riesce a reggere il peso della scienza... e lui stesso lo precisa al momento del brindisi "Alla vita.. perchè quando si ha a che fare con un numero di calcoli così grande è facile sbagliare". Si uccide per un motivo semplicemente più "banale" (e qui ci si può ricollegare alla "banalità" che afferma lo stesso Von Trier): non ce la fa a dire alla moglie e, di conseguenza, al figlio che lui aveva sbagliato, che tutto quello che aveva detto non era vero.
Alfonso Signorini: "Hai mai aperto una cozza?"
Emanuele Filiberto: "Sì, guarda, tante. Ma tante..."
(La Notte degli Chef, Canale 5)
"passere lynchane che finiscono scopate dai rammstein"
"Io ho sofferto moltissimo per questo tipo di dipendenza e credo di poterlo aiutare. Se qualcuno lo conosce e sente questo appello mi faccia fare una telefonata da lui, io posso aiutarlo"
(Rocco Siffredi, videomessaggio sul web)
"Ah, dei campi da tennis. Come diceva Battiato nella sua canzone La Cura"
Inviato 28 ottobre 2011 - 07:07
@Seattle Sound: Kiefer secondo me non è che non riesce a reggere il peso della scienza... e lui stesso lo precisa al momento del brindisi "Alla vita.. perchè quando si ha a che fare con un numero di calcoli così grande è facile sbagliare". Si uccide per un motivo semplicemente più "banale" (e qui ci si può ricollegare alla "banalità" che afferma lo stesso Von Trier): non ce la fa a dire alla moglie e, di conseguenza, al figlio che lui aveva sbagliato, che tutto quello che aveva detto non era vero.
Comunque ho trovato molto riuscito il ribaltamento di prospettiva dei personaggi tra i due atti. Dalla coppia sutherland/gainsbourg che passa dalla risolutezza e in apparanza solidità della prima parte alla fragilità emotiva della seconda fino al percorso inverso della dunst da animo inquieto ad essere pacificato.
Inviato 28 ottobre 2011 - 10:00
Inviato 28 ottobre 2011 - 13:59
La desacralizzazione del matrimonio: mamma che originalità, non me lo sarei mai aspettato
Non ha alcun senso fare un film in cui si parte dal matrimonio fallito per arrivare al mondo che finisce perchè si scontra con un altro pianeta. Non capisco dov'è che dovrei apprezzare.
Inviato 28 ottobre 2011 - 20:27
e zitti tutti
La desacralizzazione del matrimonio: mamma che originalità, non me lo sarei mai aspettato
Non ha alcun senso fare un film in cui si parte dal matrimonio fallito per arrivare al mondo che finisce perchè si scontra con un altro pianeta. Non capisco dov'è che dovrei apprezzare.
Perdonami, ma non credo che tu stia dando la lettura più adeguata di questo film. Quando von Trier dice di aver fatto un film banale, si riferisce alle immagini, non alla trama o alle tematiche trattate, e ciò non perché questi fattori non siano banali (lo sono), ma perché non sono rilevanti, non lo sono mai stati per un regista del genere (e secondo me per nessun grande regista). Il cinema ha a che fare primariamente con immagini, non con trame o personaggi, quelli sono i romanzi. Melancholia NON è un film sulla fine del mondo, sulla "desacralizzazione del matrimonio" (ragazzi, sono decenni che il matrimonio si è desacralizzato da solo!) o cose del genere... Non è un film drammatico. È un film "a tesi": cerca di mostrare attraverso le immagini come i malinconici (preferisco questa parola più antica al termine troppo moderno e psichiatrico "depressi") reagiscano con tranquillità a situazioni di grande stress, mentre i solari (= "sani") sprofondano rapidamente nel panico più totale. È un film sulla malinconia, e sul rapporto tra malinconia e morte, sul modo in cui i malinconici hanno già elaborato, prima di trovarsi di fronte al problema, il pensiero di non esserci più. Che si tratti della fine del mondo è soltanto un pretesto per mostrare certe immagini potenti, che von Trier ama, nonché per riprendere un "genere" cinematografico di successo, e nascondervi dentro - come in un cavallo di Troia - le proprie immagini disturbanti. La fine del mondo è un simbolo per il pensiero della morte, che per ciascuno di noi è effettivamente la fine del mondo. Inoltre, la fine del mondo è il pensiero della vacuità e vanità dell'esistere umano, in forma non autentica. Heidegger, insomma: il malinconico (per Heidegger, chi prova l'angoscia) ha un'esistenza autentica perché ha pensato alla fine (l'essere per la morte), il solare ha un'esistenza inautentica, perché non pensa. Mostrare ciò attraverso le immagini, questo è il problema di von Trier. Che ci sia riuscito o no, è un'altra questione. Poteva riuscirci ancora meglio, forse. Rimane per me un buon film.
Inviato 30 ottobre 2011 - 12:26
interessante il fatto che la prima parte l'abbia nominata come la Dunst, la seconda come la Gainsburg.
pensate se avesse fatto il contrario: significherebbe focalizzarsi sulla forza di ognuna anzichè sulla fragilità.
nominandoli così invece è come dire "ora Vi mostro la fragilità di X (prima) e di Y (poi)".
la mamma dei sottogeneri del metal è sempre incinta
Che poi Hitler è un personaggio così black metal... esteticamente impossibile non restarne colpiti. Stalin è più death-grindcore. Mussolini garage-punk, Mao invece è doom.
Inviato 02 novembre 2011 - 00:37
Inviato 02 novembre 2011 - 21:48
Incredibile come una seconda visione abbia radicalmente cambiato il mio giudizio sul film...
Inviato 03 novembre 2011 - 01:07
Incredibile come una seconda visione abbia radicalmente cambiato il mio giudizio sul film...
immagina quale profonda rivoluzione copernicana sarebbe, se ti capitasse con tutti i film di Von Trier!
film implosivo e asciugato rispetto al corrotto e malato "Antichrist" che esponeva ed esplodeva tutte le più profonde e morbose pulsione vontrieriane. opera da lettino dello psicanalista, che fa il paio con "A dangerous method", sullo stato emotivo della "malinconia" e sul riverbero/confronto col mondo esterno (effettivamente "Melancholia" è l'altra faccia di "The Tree of Life").
un applauso a Von Trier che dopo vent'anni è riuscito a coronare il suo più alto obiettivo: distruggere il mondo.
Inviato 03 novembre 2011 - 01:50
I'm too old for this shit
Inviato 03 novembre 2011 - 09:29
Antichrist/Melancholia, due film gemelli. Inseparabili.
Inviato 03 novembre 2011 - 09:31
mi fido: l'ho visto troppo tempo fa e ricordo solo belle risate
Antichrist/Melancholia, due film gemelli. Inseparabili.
per me i film gemelli sono comunque tre, perché "Il grande capo" non faceva differenza e anche lì c'era di mezzo un altro genere, la commedia!
I'm too old for this shit
Inviato 03 novembre 2011 - 13:09
mi fido: l'ho visto troppo tempo fa e ricordo solo belle risate
Antichrist/Melancholia, due film gemelli. Inseparabili.
per me i film gemelli sono comunque tre, perché "Il grande capo" non faceva differenza e anche lì c'era di mezzo un altro genere, la commedia!
Inviato 07 novembre 2011 - 00:38
Alfonso Signorini: "Hai mai aperto una cozza?"
Emanuele Filiberto: "Sì, guarda, tante. Ma tante..."
(La Notte degli Chef, Canale 5)
"passere lynchane che finiscono scopate dai rammstein"
"Io ho sofferto moltissimo per questo tipo di dipendenza e credo di poterlo aiutare. Se qualcuno lo conosce e sente questo appello mi faccia fare una telefonata da lui, io posso aiutarlo"
(Rocco Siffredi, videomessaggio sul web)
"Ah, dei campi da tennis. Come diceva Battiato nella sua canzone La Cura"
Inviato 28 novembre 2011 - 11:41
Inviato 04 dicembre 2011 - 11:21
Inviato 05 dicembre 2011 - 08:43
Inviato 07 dicembre 2011 - 15:38
Inviato 07 dicembre 2011 - 15:43
Inviato 07 dicembre 2011 - 15:49
Insomma, non vi convincerete mai!
Inviato 07 dicembre 2011 - 16:09
www.crm-music.com
Mettere su un gruppo anarcho wave a 40 anni.
Inviato 07 dicembre 2011 - 16:15
ma perchè mai il regista dovrebbe stare li a spiegarti perchè uno è depresso?
Inviato 07 dicembre 2011 - 18:40
Quando vidi “Melancholia” avrei voluto scrivere qualcosa, ma non trovai né il tempo né le parole giuse. Allora, a distanza di quasi due mesi, chiedo a me stesso come e cosa ricordo dell’ultimo film di Lars von Trier.
Ricordo ovviamente il tanto decantato incipit con le “bellissime immagini”. Francamente, e potrebbe essere un mio problema, mi affascina poco una impaginazione pittorica costruita con un’estetica digitale. A mio avviso un conto è adoperare filtri ottici e lastre per deformare le immagini, come fa ad esempio Sokurov, un altro è servirsi di trucchetti digitali. A me risulta kitsch.
Non sopporto i preraffaelliti e dunque la Dunst in vestito da sposa che cita Ofelia non può affascinarmi, ma non è soltanto questo. Il cinema non è solo un album di belle immagini da sfogliare e, molto sinceramente, il blocco iniziale è in definitiva gratuito. E pretestuosa la citazione di Bruegel: cosa ci azzecca “Il ritorno dei cacciatori” in quel contesto ancora non l’ho capito.
La prima parte del film non sposta di un solo millimetro lo schema collaudato da “Festen” di Thomas Vinterberg (film all’epoca magari sopravvalutato, ma comunque migliore dei Dogma successivi). Davvero, è il campionario di tutto ciò che abbiamo già visto nei film anti-borghesi familiari (una versione seriosa di “Un matrimonio” di Robert Altman? Comunque ben più cinico e innovativo). Leggevo in giro: state certi che von Trier sapeva benissimo di rifare “Festen”. Certo che lo sapeva, ma questo non fa che accrescere le perplessità.
La seconda parte è intima, dilatata. Un “Persona” per questo millennio? Il regista vuol dare per scontato che il personaggio della Dunst sia depresso e identifica il suo malessere (reale, pare) con quello della sua protagonista. Peccato che si scordi del tutto di dirci perché la sua eroina sia ridotta cosi’. Può non importarci nel corso della prima parte, ma se nel secondo blocco vuoi scavare nell’intimità delle due sorelle, come fai a ignorare il processo che le ha portate fin li’? Sono diverse, agli antipodi e reagiscono dunque diversamente, ma perché? Le due appaiono ai miei occhi come delle figurine, prive di un reale perché.
Morando Morandini nella sua scheda su “America Oggi” di Robert Altman (lo tiro di nuovo in ballo anche se non c’entra niente: è un caso) scrive: “Altman non ha bisogno di alzare la voce per fare l’apocalittico”. Invece von Trier si: se non urlasse non saprebbe che pesci pigliare. Io preferisco il ragionamento alla caciara.
Non è di cattivo gusto come “Antichrist”, ma non si discosta dal fare del precedente film.
ma invece lo fa... il malato, la Dunst, soffre di fronte all'incertezza della vita che la fionda in uno stato catatonico, mentre di fronte alla certezza del morire può godere di quello che ha. Fiorisce perché morirà. Il sano, la Gainsbourg, agisce all'esatto opposto.Perchè il film non è e non vuole essere "Indipendence Day".
Trier ovviamente non si accontenta di vedere il mondo distrutto, ma vorrebbe dirci perchè si può reagire cosi' e perchè si può reagire colà. Però è incapace di farlo.
I'm too old for this shit
Inviato 07 dicembre 2011 - 19:04
...
Inviato 08 dicembre 2011 - 11:14
I'm too old for this shit
Inviato 08 dicembre 2011 - 11:38
Inviato 08 dicembre 2011 - 11:42
POPOLARE
Inviato 08 dicembre 2011 - 11:51
„Non si può che confermarsi 'stranieri nella propria lingua'. Il plurilinguismo (crogiuolo di idioletti, arcaismi, neologismi di che trabocca il poema) è il contrario d'una accademia di scuola interpreti. È 'Nomadismo': divagazione, digressione, chiosa, plurivalenza, ecc. Il testo intentato è (deve essere) smentito, travolto dall'atto, cioè de-pensato.“
CARMELO BENE
Inviato 08 dicembre 2011 - 11:59
Inviato 08 dicembre 2011 - 12:45
2) la differenza con la diagnosi all'ambiente borghese di festen (che mi è piaciuto) è radicale: in festen tu guardi la famiglia borghese e vuoi che sia fatta giustizia vuoi che le cose si aggiustino - ed è più o meno quello che accade - qui tu vedi la famiglia borghese con le loro opprimenti foto di frutteti grigi (che scena!) e vuoi che tutto sia raso al suolo, tutto.
“Era un animale difficile da decifrare, il gigante di Makarska, con quella faccia da serial killer e i piedi in grado di inventare un calcio troppo tecnico per essere stato partorito da un corpo così arrogante." (Marco Gaetani - UU)
Inviato 08 dicembre 2011 - 12:52
Dico la mia da melancolista - vorrei solo evidenziare alcuni particolari secondo me potenti
1) la diciannovesima buca da golf: tutti ben sanno che di buche ce ne son 18 - per chi non avesse mai visto "tutti in campo con Lotti", Von lo fa ripetere mi pare due volte da Sutherland - ma è li' la buca 19 con la madre disperata che vi affonda, con la madre che ha tentato di scappare che rientra - il tema dell'oltre del cosa-c'è-dopo-la-fine, il mondo irraggiungibile al di là dal ponte
2) la differenza con la diagnosi all'ambiente borghese di festen (che mi è piaciuto) è radicale: in festen tu guardi la famiglia borghese e vuoi che sia fatta giustizia vuoi che le cose si aggiustino - ed è più o meno quello che accade - qui tu vedi la famiglia borghese con le loro opprimenti foto di frutteti grigi (che scena!) e vuoi che tutto sia raso al suolo, tutto. Io amo i film politici e leggere la politica nei film dove non c'è - ma qui secondo me il discorso è politico solo nella misura in cui dice: questo pianeta è dominato da un bel po' da questo tipo di persone (ricchi europei/americani bianchi acculturati) - essi sono degli stronzi infelici bastardi - ne consegue che tutto il pianeta deve morire. Non è politico in senso proprio perchè non c'è speranza. D'altro canto: vi avrebbe emozionato nel profondo un film che parla della fine del mondo se l'aveste visto un po' di anni fa? Non credo. Io almeno la sensazione di fine sistemica ce l'ho potente adesso come non mai.
3) il filo di ferro - you don't need to be a weatherman to know where the wind blows - e basta un fil di ferro per vedere che la fine sta arrivando, calcoli e rassicurazioni dall'alto sono solo cazzate - oltre a essere un simbolo potente secondo me l'idea è proprio cinematograficamente geniale, con la sua prospettiva, la messa a fuoco, il ri'guardare nel tempo
4) la scena finale. Tutto quello che gli esseri umani fanno per non guardare all morte è esile come tre bastoni. Pensate ai tre volti. Il bambino si fida dei bastoni. La Gainsbourg non può che guardare e disperarsi. La Dunst sa. Il pianeta è immenso.
Inviato 14 dicembre 2011 - 20:39
Inviato 14 dicembre 2011 - 22:19
...
Inviato 14 dicembre 2011 - 23:44
Grazie! In pratica mi stai dicendo che l'unico benvenuto che riceverò è il tuo?!Ciao, benvenuto.
In pratica sembri esserti iscritto appositamente per darmi man forte (ma sappi che siamo soli).
Inviato 15 dicembre 2011 - 00:22
I'm too old for this shit
Inviato 15 dicembre 2011 - 00:53
Pongo una domanda. Un film come Melancholia avrebbe dovuto essere un'opera didattica che spiega per filo e per segno la genesi di una malattia seguendo le varie fasi descritte in un manuale di psicotraumatologia, magari arrivando a problematiche risalenti all'infanzia o al rapporto del soggetto coi genitori (per altro accennati)? Sarebbe così un film "migliore"? Non può essere semplicemente la descrizione di uno stato d'animo? Per me questo è Melancholia e su questa sottigliezza, quella della differente sensibilità degli spettatori, si gioca fin da subito la ricezione che ne hanno gli spettatori. Per carità, non affermo che chi non apprezza il film non sia sensibile, ma solo che non sia sensibilmente affine al modo d'esprimersi di Von Trier. Melancholia è uno di quei film che secondo me si sentono, che mi ha turbato come mi ha turbato "L'eclisse" di Antonioni.
Inviato 15 dicembre 2011 - 02:11
È chiaro che condividi la mia analisi.blablabla
Inviato 15 dicembre 2011 - 09:04
possibile che il marito sia andato all'altare e che decida di lasciarla nel giro di poche ore? Non succede nemmeno nelle peggiori soap-opera.
Inviato 15 dicembre 2011 - 09:42
. Il regista danese pare proprio essersi ispirato a Freud
La parte del matrimonio pur avendo senso è forzata, come se Justine subisca un tracollo improvviso e repentino
cerimonia(rappresentazione delle opprimenti convenzioni sociali)
Nessun dialogo interessante
nessun evento simbolico
una punizione finale incarnata da un pianeta sconosciuto
Inviato 15 dicembre 2011 - 11:14
Grazie.benvenuto a chiunque mi consenta di parlare ancora di Melancholia!
Inviato 15 dicembre 2011 - 11:44
aggiungo una nota soggettiva:
bere vino con chi amo ascoltando buona musica è esattamente una reazione che potrei immaginare di avere io di fronte alla fine del mondo - quando la dunst dice che è una stronzata, quando denuda la morte secondo me con semplicità ti colpisce a fondo e infatti subito affondi come la Gainsbourg
Inviato 15 dicembre 2011 - 12:49
la scena di nudo è veramente gratuita e vuota.
Comunque, a prescindere dalla comprensione, faccio notare che mi hai citato un(1) dialogo in c e n t o t r e n t a m i n u t i.
Gli eventi riguardanti "la buca 19, i bastoni, le pillole, il ponte e la danza della morte" non li definirei proprio eventi, e nemmeno scene, sono particolari, ognuno potrebbe significare qualsiasi cosa.
Inviato 15 dicembre 2011 - 18:45
Benvenuto!
...Ad es. la scena di nudo che hai citato non mi pare per niente ingiustificata, mostra Justine che entra in un rapporto diretto con l'influsso del pianeta blu. Non è verosimile, è solo bella. Piuttosto, io trovo ingiustificato questo bisogno di "giustificare" ogni immagine, di inserirla in un quadro narrativo coerente, lineare, verosimile e perfino divertente! Se mi piace tanto la fantascienza, ad esempio, è proprio perché, posti i giusti presupposti, tutto diventa possibile, tutto diventa verosimile e nessuno rompe più le scatole dicendo a ogni piè sospinto "ma dai! non è verosimile! non è plausibile!" etc.
Inviato 15 dicembre 2011 - 19:07
(il tuo senso del nudo è "l'instaurazione di un influsso col pianeta", ok è bello, ma che significa?! la Kirsten ha indirizzato i suoi capezzoli sulle frequenze di melancholia?!)
“Era un animale difficile da decifrare, il gigante di Makarska, con quella faccia da serial killer e i piedi in grado di inventare un calcio troppo tecnico per essere stato partorito da un corpo così arrogante." (Marco Gaetani - UU)
Inviato 15 dicembre 2011 - 19:27
la Kirsten ha indirizzato i suoi capezzoli sulle frequenze di melancholia?!)
I'm too old for this shit
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