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Melancholia [Lars Von Trier, 2011]


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131 replies to this topic

#51 piersa

    Megalo-Man

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Inviato 27 ottobre 2011 - 17:52

Dio che acidume asd


Sì, è un periodo così asd
però può essere che ti farò un regalo tra qualche mese, stay tuned
  • 0

#52 Guest_pierpink86_*

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Inviato 27 ottobre 2011 - 18:04

ah non ne ricevo dal compleanno di dieci anni fa, vedi però di non uscirtene con cose tipo un pacco di profilattici mi raccomando asd
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#53 BlackiceLORDofSILENCE

    Classic Rocker

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Inviato 27 ottobre 2011 - 21:34

@Seattle Sound: Kiefer secondo me non è che non riesce a reggere il peso della scienza... e lui stesso lo precisa al momento del brindisi "Alla vita.. perchè quando si ha a che fare con un numero di calcoli così grande è facile sbagliare". Si uccide per un motivo semplicemente più "banale" (e qui ci si può ricollegare alla "banalità" che afferma lo stesso Von Trier): non ce la fa a dire alla moglie e, di conseguenza, al figlio che lui aveva sbagliato, che tutto quello che aveva detto non era vero.
  • 0
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la mamma dei sottogeneri del metal è sempre incinta

Che poi Hitler è un personaggio così black metal... esteticamente impossibile non restarne colpiti. Stalin è più death-grindcore. Mussolini garage-punk, Mao invece è doom.


#54 Tanit

    pivello

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Inviato 27 ottobre 2011 - 22:30

Penso anche io che il motivo del suicidio sia piuttosto banale e profondamente umano, io l'ho letto come un attacco di codardia ed egoismo che gli ha fatto ingurgitare tutte le pillole senza pensare ai suoi familiari. L'abbandono di moglie e figlio rispecchia l'impossibilità di sopportare un evento di tale portata, non tanto l'incapacità di affrontare i propri familiari.
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#55 Seattle Sound

    Non sono pigro,è che non me ne frega un cazzo.

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Inviato 28 ottobre 2011 - 01:12

@Seattle Sound: Kiefer secondo me non è che non riesce a reggere il peso della scienza... e lui stesso lo precisa al momento del brindisi "Alla vita.. perchè quando si ha a che fare con un numero di calcoli così grande è facile sbagliare". Si uccide per un motivo semplicemente più "banale" (e qui ci si può ricollegare alla "banalità" che afferma lo stesso Von Trier): non ce la fa a dire alla moglie e, di conseguenza, al figlio che lui aveva sbagliato, che tutto quello che aveva detto non era vero.


Comunque ho trovato molto riuscito il ribaltamento di prospettiva dei personaggi tra i due atti. Dalla coppia sutherland/gainsbourg che passa dalla risolutezza e in apparanza solidità della prima parte alla fragilità emotiva della seconda fino al percorso inverso della dunst da animo inquieto ad essere pacificato.
  • 2

Alfonso Signorini: "Hai mai aperto una cozza?"
Emanuele Filiberto: "Sì, guarda, tante. Ma tante..."
(La Notte degli Chef, Canale 5)

 

"simpatico comunque eh" (Fily, Forum Ondarock)

 

"passere lynchane che finiscono scopate dai rammstein"

"Io ho sofferto moltissimo per questo tipo di dipendenza e credo di poterlo aiutare. Se qualcuno lo conosce e sente questo appello mi faccia fare una telefonata da lui, io posso aiutarlo"
(Rocco Siffredi, videomessaggio sul web)


"Ah, dei campi da tennis. Come diceva Battiato nella sua canzone La Cura"


#56 piersa

    Megalo-Man

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Inviato 28 ottobre 2011 - 07:07


@Seattle Sound: Kiefer secondo me non è che non riesce a reggere il peso della scienza... e lui stesso lo precisa al momento del brindisi "Alla vita.. perchè quando si ha a che fare con un numero di calcoli così grande è facile sbagliare". Si uccide per un motivo semplicemente più "banale" (e qui ci si può ricollegare alla "banalità" che afferma lo stesso Von Trier): non ce la fa a dire alla moglie e, di conseguenza, al figlio che lui aveva sbagliato, che tutto quello che aveva detto non era vero.


Comunque ho trovato molto riuscito il ribaltamento di prospettiva dei personaggi tra i due atti. Dalla coppia sutherland/gainsbourg che passa dalla risolutezza e in apparanza solidità della prima parte alla fragilità emotiva della seconda fino al percorso inverso della dunst da animo inquieto ad essere pacificato.


Sì, una specie di Positivi vs Negativi (che magari poteva anche essere allargato alla Rampling che invece scassa la minchia tra i Positivi e poi sparisce).
ragazzi Black e Tanit: ci avete dato dentro con gli spoiler, eh!
E comunque Kiefer fa quello che fa soltanto per entrare nella categoria Idoli del forum
  • 0

#57 Giubbo

    Classic Rocker

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Inviato 28 ottobre 2011 - 10:00

interessante il fatto che la prima parte l'abbia nominata come la Dunst, la seconda come la Gainsburg.

pensate se avesse fatto il contrario: significherebbe focalizzarsi sulla forza di ognuna anzichè sulla fragilità.

nominandoli così invece è come dire "ora Vi mostro la fragilità di X (prima) e di Y (poi)".
  • 3

#58 Paz

    Roadie

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Inviato 28 ottobre 2011 - 13:59

La desacralizzazione del matrimonio: mamma che originalità, non me lo sarei mai aspettato :facepalm:
Non ha alcun senso fare un film in cui si parte dal matrimonio fallito per arrivare al mondo che finisce perchè si scontra con un altro pianeta. Non capisco dov'è che dovrei apprezzare.


Perdonami, ma non credo che tu stia dando la lettura più adeguata di questo film. Quando von Trier dice di aver fatto un film banale, si riferisce alle immagini, non alla trama o alle tematiche trattate, e ciò non perché questi fattori non siano banali (lo sono), ma perché non sono rilevanti, non lo sono mai stati per un regista del genere (e secondo me per nessun grande regista). Il cinema ha a che fare primariamente con immagini, non con trame o personaggi, quelli sono i romanzi. Melancholia NON è un film sulla fine del mondo, sulla "desacralizzazione del matrimonio" (ragazzi, sono decenni che il matrimonio si è desacralizzato da solo!) o cose del genere... Non è un film drammatico. È un film "a tesi": cerca di mostrare attraverso le immagini come i malinconici (preferisco questa parola più antica al termine troppo moderno e psichiatrico "depressi") reagiscano con tranquillità a situazioni di grande stress, mentre i solari (= "sani") sprofondano rapidamente nel panico più totale. È un film sulla malinconia, e sul rapporto tra malinconia e morte, sul modo in cui i malinconici hanno già elaborato, prima di trovarsi di fronte al problema, il pensiero di non esserci più. Che si tratti della fine del mondo è soltanto un pretesto per mostrare certe immagini potenti, che von Trier ama, nonché per riprendere un "genere" cinematografico di successo, e nascondervi dentro - come in un cavallo di Troia - le proprie immagini disturbanti. La fine del mondo è un simbolo per il pensiero della morte, che per ciascuno di noi è effettivamente la fine del mondo. Inoltre, la fine del mondo è il pensiero della vacuità e vanità dell'esistere umano, in forma non autentica. Heidegger, insomma: il malinconico (per Heidegger, chi prova l'angoscia) ha un'esistenza autentica perché ha pensato alla fine (l'essere per la morte), il solare ha un'esistenza inautentica, perché non pensa. Mostrare ciò attraverso le immagini, questo è il problema di von Trier. Che ci sia riuscito o no, è un'altra questione. Poteva riuscirci ancora meglio, forse. Rimane per me un buon film.
  • 6
« Ohne Musik wäre das Leben ein Irrtum » (F. Nietzsche, Götzen-Dämmerung, 1888, cap. I, af. 33).

#59 Kulma

    Roadie

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Inviato 28 ottobre 2011 - 20:27


La desacralizzazione del matrimonio: mamma che originalità, non me lo sarei mai aspettato :facepalm:
Non ha alcun senso fare un film in cui si parte dal matrimonio fallito per arrivare al mondo che finisce perchè si scontra con un altro pianeta. Non capisco dov'è che dovrei apprezzare.


Perdonami, ma non credo che tu stia dando la lettura più adeguata di questo film. Quando von Trier dice di aver fatto un film banale, si riferisce alle immagini, non alla trama o alle tematiche trattate, e ciò non perché questi fattori non siano banali (lo sono), ma perché non sono rilevanti, non lo sono mai stati per un regista del genere (e secondo me per nessun grande regista). Il cinema ha a che fare primariamente con immagini, non con trame o personaggi, quelli sono i romanzi. Melancholia NON è un film sulla fine del mondo, sulla "desacralizzazione del matrimonio" (ragazzi, sono decenni che il matrimonio si è desacralizzato da solo!) o cose del genere... Non è un film drammatico. È un film "a tesi": cerca di mostrare attraverso le immagini come i malinconici (preferisco questa parola più antica al termine troppo moderno e psichiatrico "depressi") reagiscano con tranquillità a situazioni di grande stress, mentre i solari (= "sani") sprofondano rapidamente nel panico più totale. È un film sulla malinconia, e sul rapporto tra malinconia e morte, sul modo in cui i malinconici hanno già elaborato, prima di trovarsi di fronte al problema, il pensiero di non esserci più. Che si tratti della fine del mondo è soltanto un pretesto per mostrare certe immagini potenti, che von Trier ama, nonché per riprendere un "genere" cinematografico di successo, e nascondervi dentro - come in un cavallo di Troia - le proprie immagini disturbanti. La fine del mondo è un simbolo per il pensiero della morte, che per ciascuno di noi è effettivamente la fine del mondo. Inoltre, la fine del mondo è il pensiero della vacuità e vanità dell'esistere umano, in forma non autentica. Heidegger, insomma: il malinconico (per Heidegger, chi prova l'angoscia) ha un'esistenza autentica perché ha pensato alla fine (l'essere per la morte), il solare ha un'esistenza inautentica, perché non pensa. Mostrare ciò attraverso le immagini, questo è il problema di von Trier. Che ci sia riuscito o no, è un'altra questione. Poteva riuscirci ancora meglio, forse. Rimane per me un buon film.

e zitti tutti
  • -1

#60 BlackiceLORDofSILENCE

    Classic Rocker

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Inviato 30 ottobre 2011 - 12:26

interessante il fatto che la prima parte l'abbia nominata come la Dunst, la seconda come la Gainsburg.

pensate se avesse fatto il contrario: significherebbe focalizzarsi sulla forza di ognuna anzichè sulla fragilità.

nominandoli così invece è come dire "ora Vi mostro la fragilità di X (prima) e di Y (poi)".


personalmente credo che anche in questo caso ci sia un fondamento piuttosto semplice e "banale". Semplicemente la prima parte è Dunst-centrica (con tutte le qualità annesse a quel personaggio) e la seconda Gainsbourg-centrica (e anche qui, ovviamente, emergono elementi che non c'erano nella prima parte).
  • 0
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#61 sokurov

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Inviato 02 novembre 2011 - 00:37

Incredibile come una seconda visione abbia radicalmente cambiato il mio giudizio sul film... Effettivamente è un lavoro profondamente personale e introspettivo che merita doverose attenzioni. E una visione non basta assolutamente per analizzarle tutte. Probabilmente una terza sarà ancora più rivelatrice. Bella recensione Simone ;)
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#62 William Blake

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Inviato 02 novembre 2011 - 21:48

Incredibile come una seconda visione abbia radicalmente cambiato il mio giudizio sul film...


immagina quale profonda rivoluzione copernicana sarebbe, se ti capitasse con tutti i film di Von Trier! asd


film implosivo e asciugato rispetto al corrotto e malato "Antichrist" che esponeva ed esplodeva tutte le più profonde e morbose pulsione vontrieriane. opera da lettino dello psicanalista, che fa il paio con "A dangerous method", sullo stato emotivo della "malinconia" e sul riverbero/confronto col mondo esterno (effettivamente "Melancholia" è l'altra faccia di "The Tree of Life").
un applauso a Von Trier che dopo vent'anni è riuscito a coronare il suo più alto obiettivo: distruggere il mondo.
  • 0
Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#63 sokurov

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Inviato 03 novembre 2011 - 01:07


Incredibile come una seconda visione abbia radicalmente cambiato il mio giudizio sul film...


immagina quale profonda rivoluzione copernicana sarebbe, se ti capitasse con tutti i film di Von Trier! asd


film implosivo e asciugato rispetto al corrotto e malato "Antichrist" che esponeva ed esplodeva tutte le più profonde e morbose pulsione vontrieriane. opera da lettino dello psicanalista, che fa il paio con "A dangerous method", sullo stato emotivo della "malinconia" e sul riverbero/confronto col mondo esterno (effettivamente "Melancholia" è l'altra faccia di "The Tree of Life").
un applauso a Von Trier che dopo vent'anni è riuscito a coronare il suo più alto obiettivo: distruggere il mondo.



Guarda, capisco che gli ultimi due Von Trier sono inseparabili per quanto riguarda il tema portante (la depressione del regista) ma "Antichrist" per me rimane tuttora un oggetto oscuro, anzi decisamente un passo falso. In "Melancholia" invece ho respirato una malinconia, una depressione e un'angoscia clamorosamente palpabili in ogni istante, e che culminano nel meraviglioso climax finale. Concordo sull'accostamento agli antipodi col film di Malick, impossibile non accorgersene. Personalmente, il più bel film di Von Trier assieme a "Dogville".
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#64 Fitzcarraldo

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Inviato 03 novembre 2011 - 01:50

Antichrist/Melancholia, due film gemelli. Inseparabili. In entrambi Von Trier prende un genere in mano e lo scuote e sconvolge sin dalle fondamenta filtrando e flettendo una tragedia che in entrambi i casi si affaccia sulla banale/mai-banale condizione mortale dell'individuo umano attraverso una ipersoggetività malata che sconvolge il rapporto dell'uomo all'evento tragico.

Melancholia/The Tree of Life, due film speculari. Seguono lo stesso sentiero che conduce l'uomo alle sue estreme conseguenze: la morte. Entrambi attenti a sviscerare il modo in cui l'uomo si rapporta a ciò. Da questo punto di vista mi ha impressionante come due film contemporaneamente si siano fissati sull'immagine del ponte, lo accennavo anche in recensione, che metaforicamente assumono nello stesso senso: per indicare, ovvero, l'invalicabilità della morte come un qualcosa che l'uomo non può oltrepassare come fa sempre con ogni ostacolo che incontra nel suo cammino attraverso un artificio che facilmente gli consenta di andare oltre. Von Trier mette un cavallo/vita che per ben tre volte si ferma davanti al ponte e proprio non vuole muovere un passo oltre manco se frustato violentemente. Malick sviscera l'artificiosa riconciliazione di un uomo che cede nel trovare una quiete fittizia che non gli appartiene affatto e chiude il film con l'immagine di quel ponte che riflette tanto ciò cui l'uomo si rapporta quanto il modo in cui ci si rapporta.
Personalmente trovo la visione di Malick più oscura di quella di Von Trier. Forse il discorso è Malick è pure meglio strutturato e stratificato, la violenza di Von Trier è però squisitamente dolce.

Tre film, meravigliosi, che richiederanno un po' di tempo per essere assimilati e analizzabili fino in fondo.
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#65 William Blake

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Inviato 03 novembre 2011 - 09:29

Antichrist/Melancholia, due film gemelli. Inseparabili.


per me i film gemelli sono comunque tre, perché "Il grande capo" non faceva differenza e anche lì c'era di mezzo un altro genere, la commedia!
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#66 Fitzcarraldo

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Inviato 03 novembre 2011 - 09:31


Antichrist/Melancholia, due film gemelli. Inseparabili.


per me i film gemelli sono comunque tre, perché "Il grande capo" non faceva differenza e anche lì c'era di mezzo un altro genere, la commedia!

mi fido: l'ho visto troppo tempo fa e ricordo solo belle risate :D
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#67 William Blake

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Inviato 03 novembre 2011 - 13:09



Antichrist/Melancholia, due film gemelli. Inseparabili.


per me i film gemelli sono comunque tre, perché "Il grande capo" non faceva differenza e anche lì c'era di mezzo un altro genere, la commedia!

mi fido: l'ho visto troppo tempo fa e ricordo solo belle risate :D


diciamo che ne "Il grande capo" mancava la depressione conclamata, ma c'era l'insicurezza, e sotto il punto di vista programmatico-cinematografico siamo lì.
  • 0
Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#68 Seattle Sound

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Inviato 07 novembre 2011 - 00:38

Ha ottenuto il maggior numero di nomination agli European film awards.

http://europeanfilma...minations/films
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Alfonso Signorini: "Hai mai aperto una cozza?"
Emanuele Filiberto: "Sì, guarda, tante. Ma tante..."
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"Io ho sofferto moltissimo per questo tipo di dipendenza e credo di poterlo aiutare. Se qualcuno lo conosce e sente questo appello mi faccia fare una telefonata da lui, io posso aiutarlo"
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#69 sanctio

    Michele Saran

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Inviato 28 novembre 2011 - 11:41

incipit uguale e contrario a quello di Antichrist. solo che qui non prende solo i colori, ma anche emblemi, fantasia visionaria-cosmica, il subconscio impaginato come proverbio visivo. Antichrist era stato probabilmente la morte del cinema vontrieriano, questo ne è la possibilissima resurrezione.

mik
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#70 nicholas_angel

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Inviato 04 dicembre 2011 - 11:21

http://www.movieplay...ancholia_18912/

E alla fine ha vinto.
Tra gli attori vincono Tilda Swinton, che per un pelo ha perso a Cannes, e Colin Firth
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#71 wong73

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Inviato 05 dicembre 2011 - 08:43

e, oltre ad averlo premiato, quelli dell'EFA pare persino lo abbiano capito...almeno a giudicare dai discorsi di presentazione fatti durante la cerimonia
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#72 strangelove

    Scaruffiano

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Inviato 07 dicembre 2011 - 15:38

Quando vidi “Melancholia” avrei voluto scrivere qualcosa, ma non trovai né il tempo né le parole giuse. Allora, a distanza di quasi due mesi, chiedo a me stesso come e cosa ricordo dell’ultimo film di Lars von Trier.
Ricordo ovviamente il tanto decantato incipit con le “bellissime immagini”. Francamente, e potrebbe essere un mio problema, mi affascina poco una impaginazione pittorica costruita con un’estetica digitale. A mio avviso un conto è adoperare filtri ottici e lastre per deformare le immagini, come fa ad esempio Sokurov, un altro è servirsi di trucchetti digitali. A me risulta kitsch.
Non sopporto i preraffaelliti e dunque la Dunst in vestito da sposa che cita Ofelia non può affascinarmi, ma non è soltanto questo. Il cinema non è solo un album di belle immagini da sfogliare e, molto sinceramente, il blocco iniziale è in definitiva gratuito. E pretestuosa la citazione di Bruegel: cosa ci azzecca “Il ritorno dei cacciatori” in quel contesto ancora non l’ho capito.
La prima parte del film non sposta di un solo millimetro lo schema collaudato da “Festen” di Thomas Vinterberg (film all’epoca magari sopravvalutato, ma comunque migliore dei Dogma successivi). Davvero, è il campionario di tutto ciò che abbiamo già visto nei film anti-borghesi familiari (una versione seriosa di “Un matrimonio” di Robert Altman? Comunque ben più cinico e innovativo). Leggevo in giro: state certi che von Trier sapeva benissimo di rifare “Festen”. Certo che lo sapeva, ma questo non fa che accrescere le perplessità.
La seconda parte è intima, dilatata. Un “Persona” per questo millennio? Il regista vuol dare per scontato che il personaggio della Dunst sia depresso e identifica il suo malessere (reale, pare) con quello della sua protagonista. Peccato che si scordi del tutto di dirci perché la sua eroina sia ridotta cosi’. Può non importarci nel corso della prima parte, ma se nel secondo blocco vuoi scavare nell’intimità delle due sorelle, come fai a ignorare il processo che le ha portate fin li’? Sono diverse, agli antipodi e reagiscono dunque diversamente, ma perché? Le due appaiono ai miei occhi come delle figurine, prive di un reale perché.
Morando Morandini nella sua scheda su “America Oggi” di Robert Altman (lo tiro di nuovo in ballo anche se non c’entra niente: è un caso) scrive: “Altman non ha bisogno di alzare la voce per fare l’apocalittico”. Invece von Trier si: se non urlasse non saprebbe che pesci pigliare. Io preferisco il ragionamento alla caciara.
Non è di cattivo gusto come “Antichrist”, ma non si discosta dal fare del precedente film.
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#73 Claudio

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Inviato 07 dicembre 2011 - 15:43

Insomma, non vi convincerete mai! :D
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#74 strangelove

    Scaruffiano

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Inviato 07 dicembre 2011 - 15:49

Insomma, non vi convincerete mai! :D


No, mai finchè farà cosi'.
Comunque anche fingendo di indossare i panni del fan vontrieriano giudicherei pellicole come "Le onde del destino" e "Dancer in the dark" le sue migliori (insieme a "The kingdom", che però si discosta dalla sua filmografia).
  • 0

#75 ucca

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Inviato 07 dicembre 2011 - 16:09

ma perchè mai il regista dovrebbe stare li a spiegarti perchè uno è depresso? E' depresso perchè si, perchè è giusto.
Uno potrebbe pure chiedersi, ma che senso ha che ad un certo punto arriva dal nulla un pianeta che senza motivo ci distrugge?
Per lo stesso motivo. Sono domande inutili, è la meravigliosa palla gigante il soggetto, che ci parla attraverso il ronzio di fondo.
La morte è li, la morte si avvicina, ecco vedi, la morte è arrivata ficcati nel culo il tuo ottimismo (Kiefer Sutherland) i tuoi riti del cazzo (la famiglia)
e la tua ansia inutile (la sorella).

SPOILER

ma quant'è bella e definitiva la Durnst quando dice alla sorellina che voleva bersi un bicchiere di buon vino in terrazza per indorare la distruzione "potremmo andare a bercelo al cesso".
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www.crm-music.com

 

Mettere su un gruppo anarcho wave a 40 anni.


#76 strangelove

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Inviato 07 dicembre 2011 - 16:15

ma perchè mai il regista dovrebbe stare li a spiegarti perchè uno è depresso?


Perchè il film non è e non vuole essere "Indipendence Day".
Trier ovviamente non si accontenta di vedere il mondo distrutto, ma vorrebbe dirci perchè si può reagire cosi' e perchè si può regire colà. Però è incapace di farlo.
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#77 Fitzcarraldo

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Inviato 07 dicembre 2011 - 18:40

Quando vidi “Melancholia” avrei voluto scrivere qualcosa, ma non trovai né il tempo né le parole giuse. Allora, a distanza di quasi due mesi, chiedo a me stesso come e cosa ricordo dell’ultimo film di Lars von Trier.
Ricordo ovviamente il tanto decantato incipit con le “bellissime immagini”. Francamente, e potrebbe essere un mio problema, mi affascina poco una impaginazione pittorica costruita con un’estetica digitale. A mio avviso un conto è adoperare filtri ottici e lastre per deformare le immagini, come fa ad esempio Sokurov, un altro è servirsi di trucchetti digitali. A me risulta kitsch.
Non sopporto i preraffaelliti e dunque la Dunst in vestito da sposa che cita Ofelia non può affascinarmi, ma non è soltanto questo. Il cinema non è solo un album di belle immagini da sfogliare e, molto sinceramente, il blocco iniziale è in definitiva gratuito. E pretestuosa la citazione di Bruegel: cosa ci azzecca “Il ritorno dei cacciatori” in quel contesto ancora non l’ho capito.
La prima parte del film non sposta di un solo millimetro lo schema collaudato da “Festen” di Thomas Vinterberg (film all’epoca magari sopravvalutato, ma comunque migliore dei Dogma successivi). Davvero, è il campionario di tutto ciò che abbiamo già visto nei film anti-borghesi familiari (una versione seriosa di “Un matrimonio” di Robert Altman? Comunque ben più cinico e innovativo). Leggevo in giro: state certi che von Trier sapeva benissimo di rifare “Festen”. Certo che lo sapeva, ma questo non fa che accrescere le perplessità.
La seconda parte è intima, dilatata. Un “Persona” per questo millennio? Il regista vuol dare per scontato che il personaggio della Dunst sia depresso e identifica il suo malessere (reale, pare) con quello della sua protagonista. Peccato che si scordi del tutto di dirci perché la sua eroina sia ridotta cosi’. Può non importarci nel corso della prima parte, ma se nel secondo blocco vuoi scavare nell’intimità delle due sorelle, come fai a ignorare il processo che le ha portate fin li’? Sono diverse, agli antipodi e reagiscono dunque diversamente, ma perché? Le due appaiono ai miei occhi come delle figurine, prive di un reale perché.
Morando Morandini nella sua scheda su “America Oggi” di Robert Altman (lo tiro di nuovo in ballo anche se non c’entra niente: è un caso) scrive: “Altman non ha bisogno di alzare la voce per fare l’apocalittico”. Invece von Trier si: se non urlasse non saprebbe che pesci pigliare. Io preferisco il ragionamento alla caciara.
Non è di cattivo gusto come “Antichrist”, ma non si discosta dal fare del precedente film.


mmm però è stranissima 'sta cosa perché ha tutto per piacerti e soprattutto le ragioni che usi per criticarlo sono quelle che dovrebbero fartelo apprezzare.

- incipit, ti risulta kitsch, ok. ma un uso simili della cgi la fa anche il Sokurov che citi (il volo d'aquila che apre apre "Faust", ma ancora più in "Arca russa" e mi pare questo lo sottolineavi anche tu nella recensione) poi Von Trier piega tutto in un immaginario preraffaellita e fiammingo... e se non ti piace c'è poco da fare.

-Bruegel... ma allora non mi leggiiii ;_; Poteva metterci quello come qualsiasi altro quadro esistente, ma quello c'era in "Solaris" ed il film lavora sullo sfondo, senza nemmeno ostentare un citazionismo antipatico, confrontandosi con quel film (apprezzabile, no? dai!)

- la parte dogma del film richiama chiaramente Festen e lì Trier sta parlando direttamente con Vinterberge, gli dice: "il dogma l'ho inventato io e se voglio seguirlo lo faccio meglio di te, ma guarda ora come mando tutto all'aria"

- la depressione non ha motivo, non è depressione per quello o quell'altro oggetto definito causato da un motivo particolare o da un trauma infantile, è un vuoto male, ci sono bellissime pagine di Heidegger in cui parla del nulla che vive in fondo all'angoscia... ecco, è quel male lì quello che descrive (superbamente) Von Trier. Per non dire che se avesse spiegato ogni singolo dettaglio non avrebbe fatto altro che un'opera didascalica utile al massimo in qualche seminario di psicologia.


Perchè il film non è e non vuole essere "Indipendence Day".
Trier ovviamente non si accontenta di vedere il mondo distrutto, ma vorrebbe dirci perchè si può reagire cosi' e perchè si può reagire colà. Però è incapace di farlo.

ma invece lo fa... il malato, la Dunst, soffre di fronte all'incertezza della vita che la fionda in uno stato catatonico, mentre di fronte alla certezza del morire può godere di quello che ha. Fiorisce perché morirà. Il sano, la Gainsbourg, agisce all'esatto opposto.


uff ho risposto frettolosamente, soprattutto all'ultimo punto, perché sono di corsa, ma spero di essermi spiegato decentemente :)
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#78 strangelove

    Scaruffiano

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Inviato 07 dicembre 2011 - 19:04

...


Purtroppo ho veramente pochissimo tempo per risponderti.
Hai spiegato bene le tue ragioni, non lo metto in dubbio, ma non le condivido, mi dispiace. L'utilizzo del digitale in Sokurov a parte il fatto che è minimo ("Arca Russa" non lo vedo da tanto) mi sembra sempre avere un senso compiuto. Per me i tableaux vivants di von Trier sono messi li' soltanto per dire "guarda che bella immagine ti faccio", ma assolutamente fuori contesto. Le ragioni che indichi per le citazioni di Bruegel/Solaris e Dogma non fanno altro che confermare le mie perplessità sul Trier citazionista (Tarkovskij è misurato, anche se non tutti i suoi film mi fanno gridare al miracolo. von Trier non lo è praticamente mai). Heidegger lo conosci infinitamente meglio di me e non metto bocca, ma il von Trier narratore per me (e ripeto: per me) è un disastro.
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#79 Fitzcarraldo

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Inviato 08 dicembre 2011 - 11:14

uffa, dai, fai pace col povero Lars... certo che è depresso se lo tratti male :D

L'unico degli aspetti che citi che ancora non ho ben calcolato è quello sugli aspetti più estetizzanti del suo cinema (vedi gli incipit degli ultimi due film), non capisco quanto ciò sia fine a se stesso e quanto funzionale (ho mie teorie, ma ancor devo pensarci su bene). Comunque a me a prescindere aggrada quantomeno la vista :)
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#80 satyajit

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Inviato 08 dicembre 2011 - 11:38

L'incipit in effetti è questione di gusti. Sulla prima parte sono d'accordo con Diego, brutta e irritante. La sceconda però secondo me è molto bella. Non mi pare che conti particolarmente l'origine dela situazione psicologica dei personaggi, quanto piuttosto la reazione nei confronti della catastrofe. Lì von Trier dà il meglio, tirando fuori una chiara e coerente visione del mondo (come si comporta l'uomo razionale? Come la donna 'debole'? ecc.) e dei gran pezzi di cinema (facilitati dalla protagonista, gran pezzo di...).
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#81 neuro

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Inviato 08 dicembre 2011 - 11:42

*
POPOLARE

Dico la mia da melancolista - vorrei solo evidenziare alcuni particolari secondo me potenti

1) la diciannovesima buca da golf: tutti ben sanno che di buche ce ne son 18 - per chi non avesse mai visto "tutti in campo con Lotti", Von lo fa ripetere mi pare due volte da Sutherland - ma è li' la buca 19 con la madre disperata che vi affonda, con la madre che ha tentato di scappare che rientra - il tema dell'oltre del cosa-c'è-dopo-la-fine, il mondo irraggiungibile al di là dal ponte

2) la differenza con la diagnosi all'ambiente borghese di festen (che mi è piaciuto) è radicale: in festen tu guardi la famiglia borghese e vuoi che sia fatta giustizia vuoi che le cose si aggiustino - ed è più o meno quello che accade - qui tu vedi la famiglia borghese con le loro opprimenti foto di frutteti grigi (che scena!) e vuoi che tutto sia raso al suolo, tutto. Io amo i film politici e leggere la politica nei film dove non c'è - ma qui secondo me il discorso è politico solo nella misura in cui dice: questo pianeta è dominato da un bel po' da questo tipo di persone (ricchi europei/americani bianchi acculturati) - essi sono degli stronzi infelici bastardi - ne consegue che tutto il pianeta deve morire. Non è politico in senso proprio perchè non c'è speranza. D'altro canto: vi avrebbe emozionato nel profondo un film che parla della fine del mondo se l'aveste visto un po' di anni fa? Non credo. Io almeno la sensazione di fine sistemica ce l'ho potente adesso come non mai.

3) il filo di ferro - you don't need to be a weatherman to know where the wind blows - e basta un fil di ferro per vedere che la fine sta arrivando, calcoli e rassicurazioni dall'alto sono solo cazzate - oltre a essere un simbolo potente secondo me l'idea è proprio cinematograficamente geniale, con la sua prospettiva, la messa a fuoco, il ri'guardare nel tempo

4) la scena finale. Tutto quello che gli esseri umani fanno per non guardare all morte è esile come tre bastoni. Pensate ai tre volti. Il bambino si fida dei bastoni. La Gainsbourg non può che guardare e disperarsi. La Dunst sa. Il pianeta è immenso.
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#82 simon

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Inviato 08 dicembre 2011 - 11:51

amo Lars Von Trier da moltissimi anni, anch'io come tantissimi utenti aspettiamo un andare oltre per sempre che potrebbe essere il tanto anticipato film porno. potrebbe essere talmente crudele, così nudo da farci ritornare al cinema...
il nuovo film è un capolavoro e secondo il mio modestissimo modo di interpretare le immagini, radicalmente avverso alla parola filmata, credo che si sia messa in prospettiva una sorta di clash tra il primitivo pasoliniano e il cinerama post kubrick. deleuze tantissimi anni fa teorizzava della possibilità per il cinema, di avere un corpo: ebbene, questo Lars Von Trier potrebbe, attraverso il disfacimento del corpo, oltre la tautologia che è il linguaggio, essere un buon apostolo del Verbo di Deleuze.
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„Non si può che confermarsi 'stranieri nella propria lingua'. Il plurilinguismo (crogiuolo di idioletti, arcaismi, neologismi di che trabocca il poema) è il contrario d'una accademia di scuola interpreti. È 'Nomadismo': divagazione, digressione, chiosa, plurivalenza, ecc. Il testo intentato è (deve essere) smentito, travolto dall'atto, cioè de-pensato.“

CARMELO BENE
 

 

 


#83 neuro

    king (beyond the wall)

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Inviato 08 dicembre 2011 - 11:59

aggiungo una nota soggettiva:

bere vino con chi amo ascoltando buona musica è esattamente una reazione che potrei immaginare di avere io di fronte alla fine del mondo - quando la dunst dice che è una stronzata, quando denuda la morte secondo me con semplicità ti colpisce a fondo e infatti subito affondi come la Gainsbourg
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#84 Twin アメ

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Inviato 08 dicembre 2011 - 12:45

2) la differenza con la diagnosi all'ambiente borghese di festen (che mi è piaciuto) è radicale: in festen tu guardi la famiglia borghese e vuoi che sia fatta giustizia vuoi che le cose si aggiustino - ed è più o meno quello che accade - qui tu vedi la famiglia borghese con le loro opprimenti foto di frutteti grigi (che scena!) e vuoi che tutto sia raso al suolo, tutto.


Bravissimo, è in questi dettagli che il cinismo diventa arte.
E poi Festen capolavoro, niente cazzi, ho sempre in mente la scena della famiglia che fa il trenino fra le stanze lussuose, ripresa da sotto un tavolino, mi pare, quando ormai era già uscita tutta la merda, ma si festeggiava ancora. Sublime.
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“Era un animale difficile da decifrare, il gigante di Makarska, con quella faccia da serial killer e i piedi in grado di inventare un calcio troppo tecnico per essere stato partorito da un corpo così arrogante." (Marco Gaetani  - UU)

 


#85 William Blake

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Inviato 08 dicembre 2011 - 12:52

Dico la mia da melancolista - vorrei solo evidenziare alcuni particolari secondo me potenti

1) la diciannovesima buca da golf: tutti ben sanno che di buche ce ne son 18 - per chi non avesse mai visto "tutti in campo con Lotti", Von lo fa ripetere mi pare due volte da Sutherland - ma è li' la buca 19 con la madre disperata che vi affonda, con la madre che ha tentato di scappare che rientra - il tema dell'oltre del cosa-c'è-dopo-la-fine, il mondo irraggiungibile al di là dal ponte

2) la differenza con la diagnosi all'ambiente borghese di festen (che mi è piaciuto) è radicale: in festen tu guardi la famiglia borghese e vuoi che sia fatta giustizia vuoi che le cose si aggiustino - ed è più o meno quello che accade - qui tu vedi la famiglia borghese con le loro opprimenti foto di frutteti grigi (che scena!) e vuoi che tutto sia raso al suolo, tutto. Io amo i film politici e leggere la politica nei film dove non c'è - ma qui secondo me il discorso è politico solo nella misura in cui dice: questo pianeta è dominato da un bel po' da questo tipo di persone (ricchi europei/americani bianchi acculturati) - essi sono degli stronzi infelici bastardi - ne consegue che tutto il pianeta deve morire. Non è politico in senso proprio perchè non c'è speranza. D'altro canto: vi avrebbe emozionato nel profondo un film che parla della fine del mondo se l'aveste visto un po' di anni fa? Non credo. Io almeno la sensazione di fine sistemica ce l'ho potente adesso come non mai.

3) il filo di ferro - you don't need to be a weatherman to know where the wind blows - e basta un fil di ferro per vedere che la fine sta arrivando, calcoli e rassicurazioni dall'alto sono solo cazzate - oltre a essere un simbolo potente secondo me l'idea è proprio cinematograficamente geniale, con la sua prospettiva, la messa a fuoco, il ri'guardare nel tempo

4) la scena finale. Tutto quello che gli esseri umani fanno per non guardare all morte è esile come tre bastoni. Pensate ai tre volti. Il bambino si fida dei bastoni. La Gainsbourg non può che guardare e disperarsi. La Dunst sa. Il pianeta è immenso.


perfettamente d'accordo. è la fine che meritiamo, rivelata da un fil di ferro e senza speranza. inoltre è anche la spiegazione della melancholia della Dunst personaggio irrresistibilmente attratto dal pianeta blu (il colore dell'inquietudine). la spiegazione del trauma non avrebbe aggiunto nulla al personaggio che è in una crisi irreversibile, senza contare che la depressione è, come ha accennato Simone, un vuoto male o il male del vuoto.
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Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#86 parlopernoia

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Inviato 14 dicembre 2011 - 20:39

Non mi sono mai interessato a Lars Von Trier e al suo particolare modo d'intendere il cinema, quindi il mio giudizio è legato ai confini di Melancholia. La mia mancanza potrebbe avermi impedito di cogliere interconnessioni con film precedenti come Antichrist. Questa era una premessa doverosa perché Melancholia di per sé non mi dice molto. La malinconia è descritta come "la gioia di sentirsi tristi"[Victor Hugo], il dolce oblio abbinato a stagioni come l'autunno, uno stato d'animo che non ha niente a che fare con la depressione. Di tutt'altro avviso era invece Freud: " La melanconia è psichicamente caratterizzata da un profondo e doloroso sentimento, da un venir meno dell'interesse per il mondo esterno, dalla perdita della capacità di amare, dall'inibizione di fronte a qualsiasi attività e da un avvilimento di sé che si esprime in autorimproveri e autoinganni e culmina nell'attesa delirante di una punizione ". Il regista danese pare proprio essersi ispirato a Freud perché Melancholia è riassunto perfettamente in quella definizione. Justine(Kirsten Dunts) cade in una spirale di depressione che la porterà a rompere tutti i legami affettivi(il matrimonio sarà un fallimento), ad uno stato catatonico, in attesa, quasi con gioia, di una punizione finale incarnata da un pianeta sconosciuto che si avvicinerà alla Terra distruggendola. Se l'idea può sembrare interessante la resa lo è meno. La regia è ineccepibile dal punto di vista tecnico ma non basta a mio avviso a riempire i 130 minuti della pellicola, nemmeno con la splendida Tristan und Isolde di Wagner(scelta non a caso). La parte del matrimonio pur avendo senso è forzata, come se Justine subisca un tracollo improvviso e repentino; possibile che il marito sia andato all'altare e che decida di lasciarla nel giro di poche ore? Non succede nemmeno nelle peggiori soap-opera. La recitazione è buona, per quanto possa essere difficile interpretare uno zombi inespressivo. Dopo il matrimonio, in cui non vediamo altro che Kirsten Dunts allontanarsi dalla cerimonia(rappresentazione delle opprimenti convenzioni sociali) e litigare più o meno con tutti, segue una parte di attesa nella villa di Claire, la sorella; attesa dell'apocalisse. Noia assoluta. Nessun dialogo interessante, nessun evento simbolico a parte la scena di nudo completamente gratuita, in cui Justine si sdraia in riva ad un fiume e si prostra verso il pianeta Melancholia desiderandone la punizione. Sarò sincero -se c'è- non ho capito il punto del film. Lars non vuole parlare della malattia in sé, dato che le cause sono appena accennate, ma nel film non c'è altro. L'idea del pianeta che materializza il lento accrescersi della malinconia è senza dubbio affascinante e suggestiva ma ha poco senso nel finale. Perché lo stato psichico di Justine si deve riversare sull'intera umanità? È chiaro che non sia il pianeta a manifestare un'influenza negativa sulle persone, dato che la sorella è sana e razionale fino all'ultimo. L'apocalisse è una proiezione di Justine? Neanche. Lars vuole tirare in ballo una visione surreale e filosofica della melanconia? Possibile, peccato lo faccia con poco cervello e molta macchina da presa e il risultato è scialbo e noioso. Altra scena riuscita è quella nello studio, in cui Justine sostituisce libri di opere d'arte astratte con opere romantiche. Probabilmente un ultimo disperato tentativo di rifiutare l'incombente disumanizzazione. Due scene(e citazioni colte varie su cui pseudointellettuali si masturberanno furiosamente) in 130 minuti però non sono abbastanza per giustificare la meravigliosa accoglienza che la critica italiana ha riservato al film. Mi sono sforzato d'analizzare Melancholia e il risultato è questo: L'ultimo lavoro di Lars Von Trier è fermo al prologo; è inconcludente, un semplice affresco ben dipinto della malattia Freudiana con un velo di nichilismo. Se qualcuno sa spiegarmi dove sbaglio sarò felice d'ascoltarlo.
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#87 strangelove

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Inviato 14 dicembre 2011 - 22:19

...


Ciao, benvenuto.
In pratica sembri esserti iscritto appositamente per darmi man forte (ma sappi che siamo soli). asd
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#88 parlopernoia

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Inviato 14 dicembre 2011 - 23:44

Ciao, benvenuto.
In pratica sembri esserti iscritto appositamente per darmi man forte (ma sappi che siamo soli). asd

Grazie! In pratica mi stai dicendo che l'unico benvenuto che riceverò è il tuo?!
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#89 Fitzcarraldo

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Inviato 15 dicembre 2011 - 00:22

Pongo una domanda. Un film come Melancholia avrebbe dovuto essere un'opera didattica che spiega per filo e per segno la genesi di una malattia seguendo le varie fasi descritte in un manuale di psicotraumatologia, magari arrivando a problematiche risalenti all'infanzia o al rapporto del soggetto coi genitori (per altro accennati)? Sarebbe così un film "migliore"? Non può essere semplicemente la descrizione di uno stato d'animo? Per me questo è Melancholia e su questa sottigliezza, quella della differente sensibilità degli spettatori, si gioca fin da subito la ricezione che ne hanno gli spettatori. Per carità, non affermo che chi non apprezza il film non sia sensibile, ma solo che non sia sensibilmente affine al modo d'esprimersi di Von Trier. Melancholia è uno di quei film che secondo me si sentono, che mi ha turbato come mi ha turbato "L'eclisse" di Antonioni.
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#90 sokurov

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Inviato 15 dicembre 2011 - 00:53

Pongo una domanda. Un film come Melancholia avrebbe dovuto essere un'opera didattica che spiega per filo e per segno la genesi di una malattia seguendo le varie fasi descritte in un manuale di psicotraumatologia, magari arrivando a problematiche risalenti all'infanzia o al rapporto del soggetto coi genitori (per altro accennati)? Sarebbe così un film "migliore"? Non può essere semplicemente la descrizione di uno stato d'animo? Per me questo è Melancholia e su questa sottigliezza, quella della differente sensibilità degli spettatori, si gioca fin da subito la ricezione che ne hanno gli spettatori. Per carità, non affermo che chi non apprezza il film non sia sensibile, ma solo che non sia sensibilmente affine al modo d'esprimersi di Von Trier. Melancholia è uno di quei film che secondo me si sentono, che mi ha turbato come mi ha turbato "L'eclisse" di Antonioni.


Sono d'accordo, e poi io dico, se alla fine del film mi è venuto un attacco di panico un motivo ci sarà no? ;)
E infatti chi meglio della mente malata di Von Trier è capace di toccare certe corde neuro-emozionali?
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#91 parlopernoia

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Inviato 15 dicembre 2011 - 02:11

blablabla

È chiaro che condividi la mia analisi.
"Descrizione di uno stato d'animo" è proprio quello che intendevo con "semplice affresco ben dipinto della malattia Freudiana".
Se però tu individui nella "sensibilità" la causa della differenza di gradimento, ogni discussione è inutile.
Io sostengo però che Melancholia è carente di dialoghi, tematiche e tessuto narrativo.
Dai, ammettiamolo: LvT vorrebbe impressionare come Tarkovskij ma è lontano anni luce(anche registicamente[le cazzo di inquadrature traballanti per un film del genere...]).
Non sto bocciando il film eh. Ma non è il capolavoro di cui tutti parlano.

ps: C E N T O T R E N T A M I N U T I
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#92 strangelove

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Inviato 15 dicembre 2011 - 09:04

possibile che il marito sia andato all'altare e che decida di lasciarla nel giro di poche ore? Non succede nemmeno nelle peggiori soap-opera.


E' anche a causa di queste evidenti scelte melodrammatiche da :facepalm: che l'ho definito un narratore disastroso.
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#93 neuro

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Inviato 15 dicembre 2011 - 09:42

benvenuto a chiunque mi consenta di parlare ancora di Melancholia!


. Il regista danese pare proprio essersi ispirato a Freud


No (o almeno non solo): il riferimento principale e' all'incisione di Durer: vedi il tema dell'astro, del tempo prossimo alla fine, e il tema dei numeri (che non funzionano).

La parte del matrimonio pur avendo senso è forzata, come se Justine subisca un tracollo improvviso e repentino


questo credo sia un errore di interpretazione: non c'e' nessun crollo tantomeno repentino. Sia i riferimenti al suo passato, sia la scena iniziale (secondo me splendida) della macchina fanno capire che la depressione di Justine e' sempre stata li': il matrimonio e' uno sforzo che lei fa per assecondare gli altri, in primis la sorella.

cerimonia(rappresentazione delle opprimenti convenzioni sociali)


anche questo credo sia un errore di interpretazione che si commette per abitudine (vedi, nei commenti precedenti, il confronto con Festen)

Nessun dialogo interessante


Non e' interessante per te il dialogo riguardante Beethoven e il vino? Per me lo e' stato veramente molto (vedi sopra).

nessun evento simbolico


dai questa e' grossa: e il fil di ferro, la buca 19, i bastoni cui ho dedicato righe emozionate nei commenti precedenti? E le pillole (sono ancora li', richiudiamo il cassetto)? E il ponte? E la danza della morte?

una punizione finale incarnata da un pianeta sconosciuto


punizione? questa lettura cattolica secondo me e' incompleta - nella prima parte Justine desidera che tutto si affossi e anche noi (vedi sopra)

ma alla fin fine il pianeta e' semplicemente la morte - la fine della vita

la morte che accade inevitabilmente, che non e' una punizione ne' un premio, dopo la quale non c'e' niente

la morte che da sola giustifica la melancholia - vedi il finale dello Straniero di Camus

la morte che non guardi negli occhi perche' ti fa paura - perche' non guardarla e' l'unica cosa che ti permette di fingere che quello che fai abbia un senso

una vista, una percezione troppo acuta e' quello che danna Justine visto che vede la morte in anticipo, ma anche di non perdere il controllo come gli altri quando la morte arriva davvero
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#94 parlopernoia

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Inviato 15 dicembre 2011 - 11:14

benvenuto a chiunque mi consenta di parlare ancora di Melancholia!

Grazie.
Comunque la lettura Cattolica(lungi da me) e sempre riferita a Freud, che secondo me rimane l'ispirazione maggiore anche alla luce dell'opera "Lutto e Melanconia"(mi pare in Antichrist ci fosse il Lutto).
Anche perché come giustifichi l'enorme pianeta che si chiama MELANCHOLIA?
Semplicemente come la morte? E perché la morte deve essere incarnata in un fottuto pianeta, che ripeto, si chiama MELANCHOLIA? La morte, quella inevitabile, non ha il nome di uno stato depressivo che è anche titolo del film. Come l'intendi te non è quello che si vede. Io al cinema ho visto la melancolia spazzare via tutto.
A questo punto ho paura che Lars sia partito da Freud e sapendo di non essere abbastanza ha cercato di aggiungere altro, temi slegati.
Oltretutto nella tua visione la scena di nudo è veramente gratuita e vuota.

Comunque, a prescindere dalla comprensione, faccio notare che mi hai citato un(1) dialogo in c e n t o t r e n t a m i n u t i.
Gli eventi riguardanti "la buca 19, i bastoni, le pillole, il ponte e la danza della morte" non li definirei proprio eventi, e nemmeno scene, sono particolari, ognuno potrebbe significare qualsiasi cosa.
Questo film piace perché ci avete visto ognuno cosa gli pare.
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#95 marz

    in un romanticismo hegeliano

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Inviato 15 dicembre 2011 - 11:44

aggiungo una nota soggettiva:

bere vino con chi amo ascoltando buona musica è esattamente una reazione che potrei immaginare di avere io di fronte alla fine del mondo - quando la dunst dice che è una stronzata, quando denuda la morte secondo me con semplicità ti colpisce a fondo e infatti subito affondi come la Gainsbourg


Anch'io ho provato un forte senso di smarrimento di fronte alla cruda risposta della Dunst. Quello che fa è proprio lasciar arrugginire le ultime ancore dell'uomo (bere del vino in terrazza, ascoltare la buona musica). Vivere la melancholìa e morire di melancholìa. La Gainsbourg non vive la melancholìa, non è malata.
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#96 Paz

    Roadie

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Inviato 15 dicembre 2011 - 12:49

la scena di nudo è veramente gratuita e vuota.

Comunque, a prescindere dalla comprensione, faccio notare che mi hai citato un(1) dialogo in c e n t o t r e n t a m i n u t i.
Gli eventi riguardanti "la buca 19, i bastoni, le pillole, il ponte e la danza della morte" non li definirei proprio eventi, e nemmeno scene, sono particolari, ognuno potrebbe significare qualsiasi cosa.


Benvenuto!

Ho già scritto la mia su questo film qualche pagina fa. Premetto che tutto sommato il mio giudizio non si discosta troppo dal tuo: per me Melancholia non è certamente un capolavoro. Rimane ciononostante un buon film che ha tutta una serie di difetti e anche, però, il grande pregio di indurre lo spettatore a pensare con il solo ausilio delle immagini, e non di dialoghi, narrazioni o di quelli che tu chiami "eventi". Sarò forse troppo deleuziano ma per me il compito del cinema, inteso come forma d'arte a tutti gli effetti e non come mezzo di intrattenimento di massa, è questo: far pensare attraverso le immagini, non attraverso dialoghi, personaggi, o accadimenti. Ad es. la scena di nudo che hai citato non mi pare per niente ingiustificata, mostra Justine che entra in un rapporto diretto con l'influsso del pianeta blu. Non è verosimile, è solo bella. Piuttosto, io trovo ingiustificato questo bisogno di "giustificare" ogni immagine, di inserirla in un quadro narrativo coerente, lineare, verosimile e perfino divertente! Se mi piace tanto la fantascienza, ad esempio, è proprio perché, posti i giusti presupposti, tutto diventa possibile, tutto diventa verosimile e nessuno rompe più le scatole dicendo a ogni piè sospinto "ma dai! non è verosimile! non è plausibile!" etc.
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#97 nicholas_angel

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Inviato 15 dicembre 2011 - 16:32

Quest'ultimo intervento sarebbe da incorniciare
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#98 parlopernoia

    aspirante indie

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Inviato 15 dicembre 2011 - 18:45


Benvenuto!

...Ad es. la scena di nudo che hai citato non mi pare per niente ingiustificata, mostra Justine che entra in un rapporto diretto con l'influsso del pianeta blu. Non è verosimile, è solo bella. Piuttosto, io trovo ingiustificato questo bisogno di "giustificare" ogni immagine, di inserirla in un quadro narrativo coerente, lineare, verosimile e perfino divertente! Se mi piace tanto la fantascienza, ad esempio, è proprio perché, posti i giusti presupposti, tutto diventa possibile, tutto diventa verosimile e nessuno rompe più le scatole dicendo a ogni piè sospinto "ma dai! non è verosimile! non è plausibile!" etc.


Grazie del benvenuto. Da quanto ho capito siamo più o meno della stessa opinione, però non facciamo confusione. Il giustificare una scena concerne la ricerca del senso, non voglio discutere la sua verosimiglianza. Mi interessa sapere se alcune scene di Melancholia siano semplicemente suggestive o nascondano un significato.(il tuo senso del nudo è "l'instaurazione di un influsso col pianeta", ok è bello, ma che significa?! la Kirsten ha indirizzato i suoi capezzoli sulle frequenze di melancholia?!)
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#99 Twin アメ

    pendolare pre post attilio lombardo

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Inviato 15 dicembre 2011 - 19:07

(il tuo senso del nudo è "l'instaurazione di un influsso col pianeta", ok è bello, ma che significa?! la Kirsten ha indirizzato i suoi capezzoli sulle frequenze di melancholia?!)


Siamo pragmatico-pignoletti? asd
La scena di nudo è semplicemente la trovata estetica di vT per rappresentare l'attrazione fra la protagonista e il pianeta distruttore in cui ella vede la salvezza perché desidera la (auto)distruzione.
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“Era un animale difficile da decifrare, il gigante di Makarska, con quella faccia da serial killer e i piedi in grado di inventare un calcio troppo tecnico per essere stato partorito da un corpo così arrogante." (Marco Gaetani  - UU)

 


#100 Fitzcarraldo

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Inviato 15 dicembre 2011 - 19:27

la Kirsten ha indirizzato i suoi capezzoli sulle frequenze di melancholia?!)


esatto! lo stesso che mezza storia dell'arte mostra, e pure la Ninfa della fonte di Durer

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edit. ma noooo, ma figurati se Von trier va a pensare all'iconografia pittorica

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