Le donne nelle case chiuse erano schiave, totalmente in balia delle tenutarie (le quali aprivano i bordelli con i soldi di anonimi affaristi), che le compravano dalle famiglie e le strangolavano con contratti capestro. Se una ragazza tentava di scappare ci pensavano carabinieri e polizia a riacciuffarle e a riportarle al lavoro (d'altra parte con le tasse sui bordelli i comuni ci facevano fior di quattrini). C'erano persino delle ordinanze che ne limitavano la circolazione in strada e in molti casi proprio non potevano uscire, per non offendere la vista dei bravi cittadini. Le prostitute "registrate" non avevano praticamente diritti: non potevano lavorare in esercizi pubblici, non potevano aprire attività non legate alla prostituzione e ovviamente erano private di molti dei più elementari diritti civili (anche di voto, laddove non potevano uscire dal bordello). Infatti molte preferivano la strada per non essere "marchiate" a vita come accadeva a quelle nei bordelli.
Meno male che qualcuno finalmente l'ha detto!!!
Mi spuntano gli aculei quando sento certe sbrodolate nostalgiche per i bordelli di una volta, che sono solo ripetizione acritica della versione degli "utilizzatori finali" delle generazioni passate; ricordi resi ancor più rosei dal tempo trascorso e dalla nostalgia della gioventù. Ma "un bel ricordo", per quanto legittimo, non rimanda necessariamente alla realtà dei fatti: una mia prozia e sua sorella avevano un bel ricordo, che nessun resoconto storico o documentario poté mai scalfire, della prima guerra mondiale, perché il padre quando tornava a casa in licenza portava la cioccolata; e una mia vecchia conoscente serbava gran nostalgia del tempo di guerra perché era sfollata in un bel paesino dove poteva divertirsi con gente della sua età. Casi limite ma mica tanto, perché indicatori di un modo di pensare che se ne infischia di cosa la medesima realtà significhi per altri: per i clienti la nuova quindicina significava curiosità per i nuovi arrivi, per le prostitute l'essere trasportate come bestiame al prossimo bordello.
Quando si fanno notare queste cose elementari si viene immediatamente e automaticamente accusati di preferire il degrado della prostituzione per strada o di essere dei bigottoni invasati che s'illudono di poter eliminare la prostituzione. Entrambe sono grosse sciocchezze. Certo, la legalizzazione (e fiscalizzazione) dell'attività e il suo svolgimento in un contesto di sicurezza, sotto forma di azienda (bordello) o impresa individuale sarebbero altamente auspicabili, ancorché irrealizzabili perché da noi dove non arriva la mafia arriva la Chiesa, o entrambe.
Ma non ha nessun senso deformare una realtà storica che era tutt'altro che dorata; e infatti se andate a leggervi le dichiarazioni dell'epoca vedrete che la Merlin non condannava la prostituzione, ma il suo sfruttamento nelle forme praticate col sistema dei bordelli.
Che poi a una buona intenzione e azione sia seguito il nulla e il caos è una delle tipicità del nostro Paese.